Il 21 dicembre 2012 si avvicina e alle 11.11 ora di
Greenwich, quindi le 12.11 per noi, finirà il tredicesimo ciclo del calendario
Maya. Secondo fonti attendibili, come "Voyager" e
"Mistero", il mondo finirà. Dal momento che Gianfranco Mazzoni non ha
mai detto nulla in proposito, però, esiste la possibilità consistente di poter
vedere l’alba del 22 dicembre.
Ma analizzando i numeri, 21-12-2012, abbiamo forse modo
di capire di quale morte dovremo morire e che cosa fare per scampare alla fine
che si abbatterà sul nostro pianeta, oltre che di capire per quale ragione i
complottisti riescano ad abbinare a qualunque fatto dei significati legati alla
numerologia. Vale sempre la regola che se alzi gli occhi al cielo e vuoi vedere
un ufo a tutti i costi, anche la luna piena ti può sembrare un ufo.
Partiamo dal numero 21 cercando di scoprire che cosa si
nasconde dietro queste due inquietanti cifre.
Innanzi tutto partiamo da un semplice calcolo: 1+2 = 3,
il numero dei titoli vinti da Sebastian Vettel. Ma l’1 e il 2 sono anche,
rispettivamente, il numero di titoli vinti da Raikkonen e da Alonso. Con un po’
di attenzione si può notare che questi tre piloti, nel mondiale 2012, si sono
classificati nelle prime tre posizioni.
Ancora più inquietante è il fatto che il 21 è anche il
numero di gara che aveva Bruno Senna nel 2010 e che stava scritto sul
cappellino blu che ha portato per tutta la stagione, che veniva a suo tempo
tagliuzzato in ogni capitolo delle fanfic su Chandy che scrivevo all’epoca.
In HRT Senna era il compagno di squadra proprio di
Chandhok, i due sono stati compagni di squadra anche precedentemente in GP2 e
che numeri avevano quell’anno? Senna aveva il 2, Chandhok aveva l’1. Si torna a
21.
21 inoltre è anche il numero degli anni di vita che si
stima che una persona normale (qualora ci fosse qualche persona normale che ora
sta leggendo) nello scoprire che il nome "Bruno" in portoghese
brasiliano viene pronunciato "Brunu".
Quindi, se Vettel, Alonso e Raikkonen non dovessero
essere i responsabili della fine del mondo, la responsabilità cadrebbe su Senna
e Chandhok. Da notare infatti come proprio nel 2012 la HRT, team per cui sono
stati compagni di squadra nel 2010, stagione del loro debutto, sia fallita.
Come se non bastasse Bruno Senna è nato a Sao Paulo,
città d’origine della nonna di Barrichello e del Gufo di Interlagos.
Una coincidenza maggiormente inquietante è inoltre che
nel 1995 era Pedro Diniz a portare il numero 21 sulla Forti e che anche Diniz è
originario di Sao Paulo.
Quindi anche Diniz è un concittadino sia del Gufo di
Interlagos, sia della nonna di Barrichello.
A rendere ulteriormente più inquietante Pedro Diniz è che
il suo casco era ispirato a quello di Carlos Pace. A Carlos Pace è dedicato il
circuito di Interlagos, luogo di residenza del Gufo di Interlagos nonché nell’estrema
prossimità della casa della nonna di Barrichello, dove Rubens ha trascorso la
sua prima infanzia nel corso della quale si arrampicava sui muretti del
circuito ["Grande Mazzoni!" CIT. ing. Bruno, GP del Brasile 2011].
Veniamo al numero 12. Anch’esso è costituito da 1+2 = 3 e
per questo valgono tutte le considerazioni precedentemente narrate.
Il 12, però, ha ulteriori implicazioni: è infatti il
numero storico della Lotus negli anni ‘80-’90 e il numero che la Lotus portava
fino al 1994, quando ha chiuso i battenti a fine stagione.
Il fallimento della Lotus, correlato al numero 12, è
indicativo della fine, ma come se non bastasse nel 1995 il numero 12 si trovava
sulla Simtek, che è fallita dopo pochi mesi. Quindi il numero 12 è collegato a
due fallimenti molto vicini l’uno all’altro!
Non solo: il numero 12 è anche il numero che Nicolas
Hulkenberg portava in questa stagione, che si è rivelato nefasto quando Nico si
è ritrovato in testa a un gran premio e, dopo aver sfiorato la vittoria o il
podio, ha chiuso soltanto in quinta posizione. E’ inutile dire che si trattava
del gran premio del Brasile a Interlagos!
Il dodicesimo gran premio stagionale inoltre è stato
quello del Belgio, dove la partenza è stata apocalittica. Questo è un ulteriore
segnale che la fine è vicina. Quindi il prossimo 21 dicembre siate molto cauti
nell’uscire di casa: potreste incontrare Grosjean.
Inoltre se vi ritrovaste a un attraversamento pedonale a
un semaforo fate di nuovo attenzione: qualcuno, magari qualcuno che parla con
un forte accento venezuelano, potrebbe partire col semaforo ancora rosso e
falciarvi.
A proposito: come se non bastasse Grosjean per rendere l’apocalisse
imminente, nella collisione in partenza furono coinvolti anche Maldonado e
Perez, che si toccarono l’uno con l’altro, anche questo dettaglio dovrebbe
farvi accapponare la pelle.
Torniamo sul 1+2 = 3. Notiamo che il 3 era anche il
numero che portava Felipe Massa nel 2009, e si torna sempre a Sao Paulo, città
d’origine non solo di Massa, ma anche del Gufo di Interlagos e della nonna di
Barrichello.
Inoltre nel 2009 il dodicesimo gran premio stagionale fu
quello del Belgio, ultima apparizione in Formula 1 di Luca Badoer, il pilota
che ha fatto più gare senza prendere neanche un punto.
Una nota curiosa è che Badoer aveva debuttato nel 1993
alla Lola, i cui numeri erano 21 e 22. Dal momento che Badoer aveva il numero
22 e che i risultati sono stati condizionati dalla sfiga all’inverosimile,
questo è un indicatore di malaugurio: non vedremo l’alba del 22 dicembre, a
meno che Hamilton e Button non intervengano in nostro aiuto, dato che entrambi
hanno vinto il mondiale con il numero 22 (a Interlagos). Ma sono troppo
impegnati a unfollowarsi su Twitter, specie ora che non sono più compagni di
squadra, per intervenire in nostro aiuto!
12 è inoltre il numero dei team che ci sono stati in
questa stagione, e che a causa del fallimento della HRT si sono ritrovati ad essere
solo 11. Questo riporta alle fantomatiche 11.11 (ora di Greenwich), ma ne
riparleremo più avanti.
Veniamo al 2012. In questa stagione ben otto piloti hanno
ottenuto almeno una vittoria stagionale, e 8 è anche il numero che dovrebbe
portare Hamilton nella prossima stagione. E’ inoltre il numero che ha portato
Rosberg quest’anno in Mercedes, rifiutato da Michael Schumacher perché
sosteneva che i numeri pari gli portano sfortuna, avendo debuttato con il
numero 32 ed essendosi ritirato in quella gara. Fortunatamente dopo ha avuto
solo numeri pari, non come lo sfortunato Taki Inoue, che ha debuttato a sua
volta col 32 (sulla Simtek sponsorizzata dalla Korean Air e di conseguenza
collegata a Psy e a "Gangnam Style"), ma che ha portato solo numeri
pari nel 1995 non potendo mostrare a pieno le proprie potenzialità.
Quindi l’8 in quanto numero pari è numero del malaugurio,
e il Gufo è ritenuto da taluni l’uccello del malaugurio.
Inoltre sommando 3+5 = 8, e 35 è il numero che portava
Perry McCarthy sull’Andrea Moda, quindi collegato a Top Gear, a The Stig quello
originale, ma soprattutto al fatto di non essersi qualificato nemmeno una volta
in tutta la sua carriera. Il suo compagno di squadra Roberto Moreno
(brasiliano... ma sfortunatamente ai fini di questa analisi non di Sao Paulo),
invece, ci riuscì in un’occasione (Montecarlo 1992), ma si ritirò al 12° giro,
che richiama il mese di dicembre e il 2012.
Il 2012 è stato inoltre l’ultimo anno della HRT, e
sommando tutte le cifre si ottiene 2+0+1+2 = 5, nonché numero che portava
Fernando Alonso. Dal momento che Alonso ha perso il mondiale all’ultima gara a
Interlagos, questo è un altro segnale inquietante di una fine imminente.
5 è inoltre il numero massimo di titoli vinti consecutivamente
da Michael Schumacher e costituisce un record. Quando ha vinto quei cinque
titoli il suo compagno di squadra era Rubens Barrichello, conterraneo del Gufo
di Interlagos nonché cresciuto tra i muretti di tale circuito.
Torniamo in Brasile e in particolare a Sao Paulo: nel
2008 al gran premio di Silverstone, Massa fece ben 5 testacoda.
Il 5 è anche strettamente collegato ai numeri di gara di
Taki Inoue:
- alla Simtek portava il numero 32, dove 3+2 = 5;
- alla Footwork portava il numero 10, che è il doppio di
5.
Analizziamo inoltre i numeri 21 e 12 nella loro
scomposizione in fattori, alla ricerca di altre inquietanti coincidenze.
21 = 3x7, si nota come il 3 e il 7 siano i numeri di
titoli mondiali vinti rispettivamente da Sebastian Vettel e Michael Schumacher,
che hanno in comune il fatto di essere gli unici piloti tedeschi ad essere
diventati campioni del mondo nella storia della Formula 1.
12 = 2x6, si nota come il 2 e il 6 siano numeri portati
da Felipe Massa in diversi momenti della sua carriera, e si ricorda che Massa è
nato a Sao Paulo e quindi è concittadino del Gufo di Interlagos.
12 = anche 3x4, e il 3 e il 4 sono i numeri che portavano
Massa e Raikkonen in Ferrari nel 2009 loro ultima stagione da compagni di
squadra, così come quelli che portavano Schumacher e Barrichello nel 2000 prima
stagione da compagni di squadra; e qui c’è da dire che anche Barrichello è di
Sao Paulo.
21/12 = 21+12 = 33, che è il numero di Paul Belmondo
quando era alla Pacific nel 1994. Dato che per tutta la stagione Belmondo è
stato abbonato all’ultima posizione ed è riuscito a qualificarsi soltanto due
volte perché c’erano meno vetture di quelle che avrebbero dovuto esserci, è
evidente come il numero 33 sia un numero di malaugurio. Un segnale inquietante
è al suo primo appuntamento con il numero 33, nel gran premio del Brasile, a
Interlagos quindi patria del Gufo, su due sessioni di qualifiche, Belmondo non
fu nemmeno in grado di far cronometrare un tempo.
2+1 + 1+2 = 6, torniamo al numero che aveva Massa in
questa stagione, quindi torniamo in Brasile, patria del Gufo di Interlagos.
2+1 + 1+2 + 1+2 = 9, il numero di Kimi Raikkonen in
questa stagione, nonché numero che porterà nella prossima stagione.
Inoltre si può notare che 2+1, 1+2, 1+2, presi uno per
uno danno 3, 3, 3, che letto tutto di seguito potrebbe essere 333.
333 è l’esatta metà del numero 666, il cosiddetto numero
della Bestia. In dialetto bolognese si usa indicare i bovini con un termine che
tradotto significa "le bestie", quindi indicando i bovini il numero
della Bestia può indicare la Redbull, che peraltro ha vinto gli ultimi tre
mondiali.
Sì, ma 333 è la metà di 666. Appunto: metà della Redbull,
che implicherebbe che soltanto metà della Redbull è vincente. Infatti tra
Vettel e Webber soltanto Vettel lo è.
2+1 + 1+2 + 2+0+1+2 = 11, che peraltro corrisponde all’orario
delle 11.11 ora di Greenwich in cui il mondo dovrebbe finire.
11 è il numero che portava Paul Di Resta in questa
stagione, e Paul Di Resta essendo nato in Scozia è nato in un luogo in cui il
fuso orario in uso è quello di Greenwich.
Di Resta inoltre è nato il 16 aprile, e quindi festeggia
il compleanno lo stesso giorno di Christian Albers, colui che sperimentò l’arte
di volare nei cieli imolesi dopo un incontro ravvicinato del terzo tipo con
Yuji Ide, uno dei tre giapponesi che hanno guidato per la Super Aguri (e qui
ritorniamo al numero 3).
11 è inoltre il numero storico della Lotus degli anni ‘80-’90,
nonché numero che aveva la Lotus fino al 1994, anno in cui ha chiuso i
battenti.
Nel 1995 il numero 11 lo portava la Simtek, e quindi era
il numero che portava Schiattarella quando a Montecarlo si esibì nei suoi
molteplici testacoda ripetuti, in una performance che tentava di imitare
Ricardo Rosset (che neanche a dirlo è nato a Sao Paulo).
È anche il numero che avrebbe dovuto portare Hideki Noda
se la Simtek non fosse fallita, dal momento che doveva disputare la seconda
parte della stagione al posto di Schiattarella.
Noda non ha più gareggiato da allora ed è rimasto fermo a
un totale di 3 gran premi disputati (con la Larrousse prima che fallisse –
tanto per stare in tema di fallimenti, che preannunciano un imminente fine
della nostra galassia... infatti come si può vivere in un mondo dove non ci
sono la Larrousse e la Simtek?), e con questo si torna alle statistiche sul
numero 3.
Inoltre il fatto che la Simtek fosse sponsorizzata dalla
Korean Air è un legame indiretto con la Corea, luogo in cui nella sua prima
edizione del 2010 (sono state disputate in totale 3 edizioni, e si torna al
numero 3), Massa che arrivò terzo (e si torna al numero 3), inciampò sui
gradini che conducevano al podio.
Nel 1996 il numero 11 ce l’aveva Barrichello alla Jordan,
e quindi torniamo nuovamente in Brasile. Abbiamo anche a che fare, seppure
molto alla lontana e arrampicandoci sugli specchi, con l’India, in quanto alla
Jordan nel 2005 ha debuttato Karthikeyan, dove ha ottenuto il miglior risultato
in carriera a Indianapolis, gara che fu vinta da Schumacher. Quando Schumacher
ha vinto il gran premio di Indy in cui Karthikeyan arrivò quarto, erano passati
circa 11 anni dal suo primo titolo.
Il numero 11 è ugualmente inquietante in quanto in
occasione dell’undicesima vittoria della Benetton, che avvenne a Montecarlo nel
1994, Michael Schumacher ottenne il suo primo grand chelem.
Inoltre l’11 luglio di cinque anni dopo (che si ricollega
al 2+0+1+2 = 5) inoltre si fratturò una gamba in un incidente al gran premio di
Silverstone, sullo stesso circuito in cui Massa fece cinque testacoda diversi
anni più tardi. E anche qui torniamo in Brasile.
Nel 1999, anno dell’incidente in cui Schumacher si ruppe
la gamba, vinse il titolo Hakkinen, che aveva debuttato alla Lotus con il numero
11.
Ma l’orario è 11.11, ovvero 11+11 ovvero 22. Qui ci
colleghiamo a Hamilton e Button che hanno vinto il mondiale, entrambi in Brasile
e battendo piloti brasiliani, con il numero 22. I due sono entrambi inglesi e
nati in un luogo in cui si usa il fuso orario di Greenwich.
E non è tutto. Il Brasile e il numero 11 hanno un ulteriore
inquietante collegamento, indicatore del fatto che l’apocalisse è imminente:
- Massa ha vinto un totale di 11 gran premi;
- Barrichello ha vinto un totale di 11 gran premi;
- 11 e 11, i gran premi vinti da Massa e da Barrichello,
danno il risultato 11.11, orario della fine del mondo.
Ma non è tutto nemmeno questo: dov’è avvenuta l’11^
vittoria di Massa? A Interlagos! Di Barrichello ovviamente non si può dire lo
stesso, dato che a Interlagos è sempre stato affetto da una sfiga cosmica, dato
che finalmente soltanto nel 2004 è riuscito a vedere la luce del podio. Era la
12^ volta che gareggiava su quel circuito, il che si collega al mese di
dicembre e all’anno 2012.
Qual è l’inquietante conclusione di questa approfondita
analisi? Come avrete notato, tutto sembra ruotare intorno al Brasile. Sembra quindi
evidente che per convincersi dell’imminente fine sia necessario avere fumato
quintali di erba brasiliana! Visti i soggetti che sono già stati menzionati è
necessario però unirla a erba indiana, erba messico-venezuelana, litri di vodka
finlandese e birra tedesca. Una volta unito il tutto, si può tranquillamente
ballare la samba suonata dalle cornamuse, omaggio di Di Resta.
A questo punto vi sarete convinti che la fine del mondo è
solo una leggenda metropolitana... ma attenzione! Negli ultimi gran premi
stagionali Massa aveva la tendenza ad andare più veloce di Alonso. E se questo
fosse un VERO segnale di una fine imminente?
Sì, lo so, vi state chiedendo "ma Milù Sunshine è tornata solo per queste cazzate?"
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Milly Sunshine