mercoledì 13 agosto 2025

GP Ungheria 1995: le peripezie di Taki Inoue

13 Agosto 1995, una data che entrerà nella storia. All'Hungaroring, Damon Hill scatta dalla pole position affiancato dal compagno di squadra David Coulthard. Non saranno loro a enttare nella storia, né lo sarà Michael Schumacher che parte dalla terza piazza, affiancato alla Ferrari di Gerhard Berger, né Mika Hakkinen che sulla McLaren è quinto con accanto a sé l'altra Ferrari di Jean Alesi.
Eviterei a questo punto di illustrare tutta la griglia di partenza, concentrandomi sui fatti. Le Williams mantengono le posizioni 1/2, mentre Hakkinen dopo pochi giri è costretto al ritiro per un guasto al motore. Dopo tredici giri, su un totale di settantasette, Schumacher si inserisce tra le due Williams dopo un sorpasso su Coulthard, affermando: "Ce l'ho enormehhhh!!!111!!11!!" Davidone non si scompone: "Anch'io ce l'ho enorme." Lettori malpensanti, stanno solo discutendo dell'ampiezza delle loro mascelle.
Più o meno mentre accade tutto ciò, si scatena l'apoteosi, l'evento che passerà alla storia del motorsport e che anche anche adesso viene ricordato con grande partecipazione.

Taki Inoue, pilota della Footwork, che viaggia in questo momento in una diciottesima piazza abbastanza rispettabile dietro al compagno di squadra Max Papis, si ritira per un guasto al motore. Sceso dalla macchina, corre a prendere un estintore...
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...e niente, viene investito da un mezzo dei commissari sopraggiunto sul posto e viene messo a terra.
Non è il primo incidente strano che gli capita. A Montecarlo, per esempio, alla fine di una sessione di prove libere è rimasto fermo lungo il tracciato, si è slacciato le cinture e poi è stato sbalzato fuori dalla monoposto quando la safety car, che stava facendo un giro dimostrativo, gli è finita addosso.
Non raggiungerà più questi livelli di poesia, ma si farà comunque notare di lì a un mese quando gli Schumill si spalmeranno tra di loro - curiosamente davanti a un pannello pubblicitario della Candy - subito dopo che li aveva rallentati durante un doppiaggio. Aggiungo che alcuni anni fa commentando l'episodio durante una telecronaca della GP2, Hill ha parlato del fatto, citandolo come "un pilota giapponese", vedo che ha lasciato molto il segno se gli ex colleghi neanche sanno come si chiama!

Il trittico Hill/ Schumacher/ Coulthard rimane nelle prime tre posizioni nel proseguire di questa giornata falsata dal fatto che poco dopo la metà della percorrenza Alesi sia costretto al ritiro da un guasto. In sintesi, avevamo due Ferrari in pista, adesso ne abbiamo una soltanto, quella di Berger, che porta il numero 28 e di conseguenza non è stylish come quella di Alesi.
Nelle fasi finali della gara, Berger è quinto, alle spalle di uno che se fosse pilota Ferrari negli anni '90 anziché negli anni 2000 porterebbe il numero 28 come uno sfigato qualsiasi. Essere quarto a bordo di una Jordan, però, è tanta roba. Quando dopo settantatré giri di gara il motore della Benetton di Schumacher si ammutolisce e gli Hillthard si ritrovano 1/2, ecco che Rubens Barrichello risale al terzo posto e inizia a viaggiare verso il podio.
Michelone probabilmente lo informa: "Se io fossi un pilota Ferrari del 1995 anziché del 1996 porterei il numero 27 e sarei il più stylish di tutti". Rubinho non è particolarmente toccato da queste parole, c'è di peggio nella vita, tipo la macchina che inizia a rallentare a poche curve dal traguardo.

Barrichello non salirà sul podio, ma in compenso ci andrà Berger, tentando di ristabilire l'ordine naturale delle cose. Johnny Herbert, nel frattempo, porta la Benetton a punti cogliendo una quarta piazza, davanti alla Sauber del nostro eroe Heinz-Harald Frentzen. L'ultimo punto disponibile se lo aggiudica la Ligier, nonostante il ritiro di Martin Brundle mentre si trovava in bassa zona punti. Abbiamo quindi un altro eroe da festeggiare, dato che sesto giunge Olivier Panis.
Barrichello viene classificato settimo e dietro di lui si classificano le due Minardi. Se fossimo nel 2003 anziché nel 1995, Luca Badoer conquisterebbe un punto dato che giunge ottavo. Se fosse un pilota Ferrari, però, guiderebbe una macchinina a pedali anziché una monoposto, quindi non avrebbe né il 27 né il 28. Dietro al suo compagno di squadra Pedro Lamy, arriva infine un'altra Sauber, guidata da Jean-Christophe Boullion.
Si conclude così una storica giornata che ha solo fatto da contorno alle struggenti peripezie di Takachico Inoue detto Taki.


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Milly Sunshine