giovedì 17 luglio 2025

In ricordo di Jules Bianchi (03.08.1989 - 17.07.2015) nel suo decimo anniversario di morte

È strano pensare a come certi piloti ci restino nel cuore, ma solo per le ragioni sbagliate. È strano pensarci proprio oggi, che sono trascorsi dieci anni esatti dal 17 luglio 2015, il giorno della morte di Jules Bianchi, un intero decennio, eppure sembra ancora dietro l'angolo, sensazione che spero durerà il più a lungo possibile, perché almeno vorrà dire che nessuno ha subito la sua stessa sorte, almeno non nello stesso campionato.
Credo sia difficile far capire che cosa questo pilota abbia significato per me, così come che cos'abbiano significato anche altri, in tutti questi anni in cui sono stata un'appassionata di Formula 1, ma almeno gli altri sono vivi e forse risulta più comprensibile, perché sono percepiti più come umani che come una sorta di creature mistiche da menzionare una volta all'anno, anzi due, perché di fatto morire dopo nove mesi di coma significa avere due anniversari di morte, l'uno il 5 ottobre e l'altro il 17 luglio.

Penso sia stato ai tempi in cui era terzo pilota della Force India che è nato tutto. Erano i tempi in cui tutti detestavano Felipe Massa ("il vero campione del mondo 2008", sarebbe stato descritto, di lì a qualche anno, prima dell'approdo di Lewis Hamilton in Ferrari), il cui manager era Nicolas Todt. E allora ecco che, in modo totalmente random, tutti accusavano Jules Bianchi di essere un raccomandato con un posto in Formula 1 grazie al suo manager.
Spoiler alert, i piloti titolari della Force India erano quel Paul Di Resta che oggi fa commenti soporiferi per la televisione britannica e quel Nico Hulkenberg il cui recente podio con la Sauber è stato la versione meno "da poveri" dei punti di Bianchi con la Marussia.
Io ero una fangirl di Massa, ai tempi in cui non si parlava d'altro che di Nicolas Todt che apparentemente distribuiva posti in Formula 1 a piloti ritenuti incapaci dal tifoso medio, ma solo se non c'era altro da dire su di loro, perché mettiamo che un pilota fosse seguito da Todt Jr, ma fosse anche molto propenso agli incidenti e amico del Presidente del Venezuela, allora non si parlava del suo manager - sì, l'ho scritto, anche Pastor Maldonado era uno dei "piloti di Todt".

Il mio sogno nel cassetto era che qualcuno, un giorno, potesse mettere a tacere quegli hater. C'era un solo modo in cui poteva succedere, pensavo, ed era che Bianchi arrivasse in Formula 1 e che la sua storia una volta giunto nella massima categoria mettesse quei fanboy nella condizione di doversi rimangiare le proprie parole.
E poi, dato che si vociferava di un suo possibile futuro in Ferrari, un giorno, c'era sempre quell'opzione: che finisse per indossare quella tuta rossa che generalmente costringe il fanboy medio a cambiare radicalmente punto di vista, dato che averla indossata semplicemente per dei test non era abbastanza, anzi, era un furtohhhh nei confronti dei piloti più meritevoli, quelli che un giorno al volante della Rossa avrebbero potuto contrastare il dominio di Sebastian Vettel.
Poveri illusi, non sapevano ancora che la Ferrari aveva solo un modo per interrompere il dominio di Vettel, ovvero ingaggiarlo. Una coppia Vettel/ Bianchi, comunque, l'avrei trovata top, solo per fare venire l'orticaria ai fanboy.

L'occasione è arrivata con la piccola Marussia, uno dei "nuovi team", quelli che uscivano puntualmente in Q1 al sabato e che non avevano chance di prendere punti la domenica. Era già stato annunciato Luiz Razia a fare coppia con Max Chilton, poi lo sponsor di Razia si è tirato indietro, la Ferrari è stata annunciata come fornitore di motori per la stagione successiva e Bianchi, scartato dalla Force India che a Di Resta ha affiancato Adrian Sutil, è divenuto il nuovo pilota della Marussia.
Ricordo a tale proposito un articolo pieno di veleno nei suoi confronti, sul sito derapate.it, nel quale gli davano del raccomandato che rubava il volante ai piloti meritevoli, il tutto mentre Razia sarebbe stato un pilota pagante e l'altro titolare Chilton, era visto come uno dei peggiori della griglia.
Lo scrivo perché certi fatti mi sono rimasti impressi, e non mi sembra di avere mai sentito qualcuno dire "ho cambiato idea e ho rivalutato i suoi risultati", né prima del GP del Giappone 2014, né tra questo e il mese di luglio 2015, e neanche a posteriori.

Pilota vivo => tifoso medio hater.
Pilota in coma => tifoso medio pronto a divenire fan.
Pilota morto => tifoso medio fan sfegatato.

Le piccole soddisfazioni sono arrivate con un misero tredicesimo posto in Malesia 2013, quella volta in cui Vettel si è tirato i piatti con Mark Webber catalizzando tutta l'attenzione. Roba da poco, si può dire, ma non troppo, perché per la prima volta la Marussia ha battuto la Caterham in classifica piloti, grazie a quel risultato. Valeva la decima posizione nel mondiale costruttori, quindi l'ultima che valeva la ripartizione degli introiti dei diritti televisivi.
Poi è arrivato il 2014, risalente a inizio stagione ho trovato un topic su Forum Autosport nel quale veniva criticato per non fare la differenza rispetto a Chilton, che era considerato uno scarso, quindi doveva essere uno scarso lui stesso. Credo che quel nono posto ottenuto al GP di Montecarlo sia stata la giusta risposta alle critiche, in un'epoca in cui le critiche rimanevano comunque limitate ai forum, ai social network e ai siti gestiti a livello meno giornalistico... in estrema sintesi, non era la bolgia da cui siamo circondati al giorno d'oggi, ma di qualcosa in cui il singolo individuo rimaneva solo ed esclusivamente un singolo individuo e non un role model.

Sono poche le performance che mi sono arrivate dritte fino al cuore e quei punti conquistati alla quinta stagione di una squadra che fino ad allora non aveva mai visto la top-ten sono a mio avviso una piccola poesia meritevole di essere considerata parte della storia.
Forse esiste una regola non scritta secondo cui le performance eroiche sono controbilanciate dall'esatto opposto e la gara seguente si è conclusa con un tamponamento di Chilton, arrivato a cannone giusto per interrompere il proprio record di pilota con più gran premi finiti consecutivamente dopo io debutto travolgendo il proprio compagno di squadra.
Qualcos'altro di positivo è successo: delle Q2, qualche momento di spessore come una P10 provvisoria a un certo punto al GP di Gran Bretagna, prima di scivolare nuovamente nelle retrovie... e una Marussia nona in classifica costruttori, davanti perfino a una squadra di maggiore prestigio come la Sauber.

Poi i rumour, l'idea che sarebbe stato lui a prendere il posto di Fernando Alonso, che di punto in bianco era in aria di addio alla Ferrari a fine stagione. Non sarebbe stato lui, perché poi al sabato, giorno delle qualifiche del GP del Giappone, è stato annunciato che Vettel avrebbe lasciato la Redbull.
Non sarebbe stato lui in ogni caso, perché l'indomani è uscito di pista su un rivolo d'acqua alla stessa curva di Sutil, finendo contro al trattore che rimuoveva la Sauber incidentata, la dinamica alla quale, per una questione di centimetri, Martin Brundle era scampato nello stesso tratto di pista, in simili condizioni meteo, esattamente vent'anni prima.
Allora è stato così che all'improvviso, di punto in bianco, tutti l'avrebbero voluto in Ferrari. È stato così che anche molti suoi hater hanno iniziato a prepararsi a diventare suoi tifosi postumi, come sarebbe accaduto ufficialmente nove mesi più tardi.

Immagine generata con ChatGPT

Chiedo scusa per la schiettezza con cui mi sono espressa in questo post, ma penso sia arrivato il momento giusto per dire certe cose, per far notare come la questione Nicolas Todt sia stata usata per screditare Jules Bianchi per tutto il tempo della sua carriera in Formula 1 e poi accantonata, di comodo, dopo la sua morte.
L'atteggiamento ambivalente nei suoi confronti - il non dire "mi sbagliavo a criticarlo" invece che "l'ho sempre ammirato" - è una delle cose che trovo più irritanti. Una delle, ho detto. L'altra è considerarlo una sorta di profeta venuto ad annunciare la futura venuta di Charles Leclerc, o il fare coincidere quest'ultimo con la figura di Bianchi sulla base dell'amicizia tra le loro famiglie e una presunta somiglianza fisica (che personalmente avevo notato le vedendo le foto di Leclerc ai tempi dell'Alfa Romeo).
Sia chiaro, non ho nulla contro il menzionare il legame tra Bianchi e Leclerc, se succede in maniera pertinente, ma ho moltissimo contro il considerare Bianchi non come un pilota e una persona a sé stante, ma solo ed esclusivamente in funzione di Leclerc, che ai tempi in cui Bianchi conquistava quel risultato eroico a Montecarlo neanche sapevamo chi fosse.




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