giovedì 20 novembre 2025

Riflessioni su Daniil Kvyat e le monoposto guidate dall'AI

Nello scorso fine settimana, ad Abu Dhabi, si è svolta la seconda edizione di una gara per monoposto controllate dell'intelligenza artificiale, con sei vetture presenti che sembrano avere percorso venti giri. Una di queste, in più, ha preso parte a una gara AI vs pilota umano, battendo la nostra vecchia conoscenza Daniil Kvyat. Quella macchina guidata tramite AI aveva il numero 33, quello di Max Verstappen quando non era campione del mondo, cosa che ha strappato non poche risate ai motorsport addicted e che mi ha stimolato questa riflessione.
Conosciamo Kvyat per i suoi trascorsi in Formula 1, per il fatto che si fosse procacciato una promozione dalla Toro Rosso alla Redbull e che nel 2015 non avesse sfigurato per niente al fianco di Daniel Ricciardo. La sua carriera in Formula 1 sembrava ben avviata e, nonostante l'ombra di Verstappen incombesse sul team, nulla sembrava preannunciare il disastro imminente.

Quando la situazione ha iniziato a precipitare, non ce ne siamo nemmeno accorti. Era una mattina di aprile (il 17, ma la data non è rilevante) del 2016, per noi in Europa, e si svolgeva il GP della Cina. Kvyat l'ha concluso al terzo posto, tutto sembrava filare liscio, ci siamo anche fatti qualche risata quando nel pre-podio Sebastian Vettel gli ha rivolto le celebri parole: "you came like a torpedo".
Secondo Vettel, la partenza turbolenta di Kvyat era stata ciò che aveva innescato un contatto tra le due Ferrari, nel quale lo stesso Vettel ma soprattutto Kimi Raikkonen avevano perso diverse posizioni. Di fronte alle accuse di Sebastian, Kvyat sembrava piuttosto divertito. Abbiamo pensato che fosse finita lì, ma non lo era.
Due settimane più tardi, al proprio gran premio di casa a Sochi, Kvyat avrebbe servito su un piatto d'argento alla Redbull la scusa che la squadra stava cercando per metterlo a piedi.

Il GP della Russia si è svolto il 1° maggio, data che ai tempi era irrilevante, ma che al giorno d'oggi ha assunto un certo significato. Non è chiaro se ciò che è accaduto sia stato frutto del caso o un'azione deliberata, quello che è certo è che Kvyat è venuto a contatto al via per ben due volte con Vettel, mandandolo a sbattere contro le barriere e costringendolo al ritiro. Giusto per non farsi mancare nulla, nel caos che si è innescato anche Ricciardo ci ha rimesso, ma ormai il danno era comunque già fatto senza margine di recupero.
In ultima sintesi Kvyat ha messo in atto quello che sembrava un revenge crash nei confronti di quello che un tempo era stato il golden boy della Redbull, il tutto quando la Redbull non vedeva l'ora di metterlo alla porta e rimpiazzarlo con Verstappen, cosa accaduta di lì a qualche giorno: per il "russo di Roma" iniziava definitivamente la stagione del declino.

Mentre Max vinceva il primo gran premio con la Redbull, Daniil alla Toro Rosso passava anni difficili, venendo appiedato ogni volta in cui c'era qualcun altro che poteva essere al posto suo. Al GP di Germania 2019, tuttavia, si è preso una bella soddisfazione: un terzo posto con la Toro Rosso, proprio nel fine settimana in cui lui e la compagna Kelly Piquet erano divenuti genitori di Penelope.
Mentre la carriera in Formula 1 di Kvyat è andata avanti tra alti e bassi per qualche stagione, la relazione con Kelly è terminata nel 2020(?). Cose che succedono, ma la particolarità è che Kelly poi è divenuta proprio la compagna di Max Verstappen, con il quale ha avuto una figlia.
Per quello che sembra un assurdo scherzo del destino, Lily Verstappen è venuta alla luce il 1° maggio 2025... ve l'avevo detto di tenervi in mente la data del GP della Russia 2016, Lily è nata nell'esatto anniversario del gran premio che ha sancito ufficialmente le disgrazie di Kvyat.

Quella che ho raccontato è la storia di un pilota, e neanche di quelli di alto rango. È un susseguirsi di emozioni e di colpi di scena.
Il motorsport rappresenta questo per me: emozioni. Una vettura senza pilota, spinta dell'intelligenza artificiale, a mio avviso è solo una scatola vuota che non trasmette emozioni. Magari sarà anche un interessante esperimento tecnologico, ma non avrà quella componente umana che rende perfettamente imperfetto il binonio tra auto e pilota.



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