martedì 30 giugno 2020

Dammi tre parole: scattanohhhh le vetturehhhh

Più o meno all'ora di pranzo, c'è la classifica delle cinquanta canzoni più trasmesse da Radio International, dieci posizioni al giorno, da lunedì a venerdì. Al martedì ci sono le posizioni dalla 40 fino alla 31, e il percorso della classifica di oggi si è incrociato, alla posizione 30-qualcosa, con la canzone "16 marzo" di Achille Lauro, in caduta rispetto a qualche tempo fa, dato che me la ricordavo tra la top-ten delle canzoni più trasmesse, in passato, o poco ci manca.
Ogni volta in cui la sentivo, quel suo ritornello che recita "ti rinnamorerai a marzo, il 16 marzo" mi faceva pensare solo una cosa, ovvero a quello che succede per noi ogni anno quando siamo più o meno a metà marzo. Sono felice che, nonostante il consueto ricambio delle canzoni di Radio International, ci sia ancora, nella classifica, e che ancora una volta mi abbia rimandato alla stessa identica cosa, ma quando non sembra più così tanto lontana.

Tra soli tre giorni, a 215 giorni di distanza da quando il sipario calò ad Abu Dhabi sul mondiale 2019 lo scorso 1° dicembre, i motori si riaccenderanno per le prove libere del primo evento della stagione.
Sembra passato un secolo da quel giorno in cui Vanzini invocava la bandiera rossa per il bug che aveva messo provvisoriamente in disuso il DRS, così come sembra passato un secolo da quando tre mesi e mezzo fa saltava in extremis il gran premio d'Australia.
Il ritorno della Formula 1 non è ovviamente il primo ritorno: la NASCAR corre già da quasi un paio di mesi, mentre anche il campionato di Indycar è già ricominciato all'inizio di giugno. In più c'è stato il primo evento della Formula 4 danese, che ha mandato in fibrillazione un po' di gente perché 1) è l'unica serie minore iniziata finora, 2) Juju Noda ha fatto parlare di sé.

La vita di prima è solo un lontano ricordo. Molte cose che mi piaceva fare al momento attuale non esistono più e, al momento attuale, non saprei nemmeno fare previsioni sul giorno in cui mi ricapiterà di nuovo - se mai mi ricapiterà - di andare a ballare la salsa insieme a L., il mio amico tifoso di Button, e mentre ballo calcolare mentalmente chi sia in vantaggio tra me e lui in una serie o nell'altra in base ai risultati dei piloti nati nei nostri anni di nascita. Mi è venuto in mente che io lo batto in termini di Rookie of the Year a Indianapolis e anche in base all'epicità di come il pilota in oggetto si sia procacciato quell'importante titolo. L'unico 1988 ROTY a Indy, infatti, è nientemeno che JR Hildebrand...

Questi discorsi in apparenza disconnessi gli uni dagli altri, portano tutti verso un unico importante messaggio di fondo: se anche tutto il resto non è ancora tornato e non so nemmeno quando tornerà, se mai tornerà, almeno tornerà la Formula 1.
So che ci sono stati altri campionati e ho anche visto o seguito qualcosa, in questi ultimi tempi, ma la Formula 1, per me, rimane sempre insostituibile. Ci sono tanti campionati che mi affascinano, ma penso che nessuno potrà mai affascinarmi tanto quello che ho seguito fin dall'infanzia e la cui passione è per me una cosa che mi definisce.
Saranno mesi in cui si andranno a stipare un bel po' di campionati, dato che da luglio a dicembre ci sarà più o meno tutto quello che doveva esserci da marzo a dicembre. Appunto per questo mi sarà difficile rimanere aggiornata su tutto con la stessa assiduità con cui sono stata aggiornata negli ultimi due anni o tre anni.

Questo non vuole dire che il mio amore per i motori sia immutato, quanto piuttosto che in certi momenti sarà necessario fare delle scelte e che penso che possa essere abbastanza chiaro che cosa sceglierò prima di tutto il resto. Spero che possiate comprendermi, quindi, se non ci saranno con la stessa frequenza di prima gli aggiornamenti sulle serie minori.
Non intendo smettere di scrivere in proposito, ma al momento vedo più probabile, per molte di esse, un riassunto di fine stagione come è stato per le serie minori asiatiche/ neozelandesi che si sono svolte nei primi mesi del 2020. Ovviamente, qualora accadano eventi di particolare spessore, dedicherò loro il dovuto spazio, ma al momento attuale vedo improbabile una sintesi puntuale di ogni singolo evento, anche per le serie che seguivo con maggiore assiduità negli scorsi anni.


lunedì 29 giugno 2020

F1 The Golden Days: GP Francia 2007

Oggi avremmo dovuto commentare un esaltante ed eccitante gran premio al Paul Ricard, ma non ne abbiamo avuto uno da elogiare, quindi recuperiamo i bei vecchi tempi, anche se la location era diversa. Oppure era proprio la location diversa la ragione per cui erano bei tempi? Comunque correva l'anno 2007 ed era appena scoppiata una grossa bomba: negli ultimi giorni di giugno si era sollevato un polverone infinito dopo che era venuta alla luce la strana storia di Nigel Stepney e delle fotocopie dei progetti della Ferrari lasciati in giro per le copisterie di Maranello. A tredici anni di distanza da quegli eventi, trovo ancora tutto ciò follemente surreale. Questo non significa che io non creda alle versioni ufficiali. Significa che, se un liceale che si diletta a scrivere racconti mi sottoponesse un racconto di fantasia in cui si svolgono eventi analoghi, obietterei: "il tuo protagonista intende vendere progetti che potrebbero valere milioni, perché mai non spende poche centinaia di euro per comprarsi una stampante o uno scanner e non si fa le fotocopie a casa invece di lasciarle in giro a caso?"
Comunque esisteva ancora qualche gara a fare da contorno alla spy story e quel primo giorno di luglio, la mia ultima domenica da non-ancora-diplomata, si gareggiava a Magny-Cours: Felipe Massa in pole position davanti a Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen, il tutto mentre Fernando Alonso annaspava a fine top-10 perché aveva avuto un problema tecnico in corso d'opera.

Mentre al via Iceman risaliva in seconda piazza portandosi alle spalle del compagno di squadra, al quarto posto si installava stabilmente Robert Kubica, appena rientrato in Formula 1 dopo avere saltato il GP degli Stati Uniti per l'infortunio rimediato in Canada.
La Ferrari si avviava quindi verso la doppietta e, allora come al giorno d'oggi, le doppiette Ferrari seppure un po' meno rare non erano immuni a ciò che succede d'abitudine nel corso di una doppietta Ferrari: state sicuri che, se avete due ferraristi primo e secondo, non riusciranno ad arrivare al traguardo nelle posizioni originali, ma che tali posizioni, per una ragione o per l'altra, finiranno per essere invertite. Inizio a chiedermi se non sia una regola scritta nelle stelle che svettano sul mondo del motorsport.
Primo pitstop: tutto regolare, anche se Raikkonen, rimanendo in pista più a lungo, è riuscito ad avvicinarsi a Massa un po' di più di quanto non lo fosse prima.
Secondo pitstop: ancora una volta Raikkonen rimane in pista più a lungo con la vettura più leggera e i tempi da lui registrati gli bastano per strappare la leadership al compagno di squadra quando questo esce dai box.
Ci siamo ritrovati quindi con le due Ferrari ancora in prima e seconda posizioni a parti invertite e la McLaren di Hamilton ancora al terzo posto, a fare più che altro gara a sé, ancora davanti a Kubica che faceva gara a sé.

La Renault di Giancarlo Fisichella e la BMW di Nick Heidfeld hanno preceduto al traguardo la McLaren del campione del mondo che è arrivato soltanto settimo, nella penultima posizione della zona punti, visti i tempi. L'ultimo punto disponibile è andato alla Honda, guidata da Jenson Button, nel mezzo di quella stagione in cui il suo compagno di squadra Rubinho non è andato a punti nemmeno una volta (cosa da cui si sarebbe ripreso in pieno con il podio del 2008).
Vincitore morale Christijan Albers, per essere riuscito a farsi inquadrare nel corso della gara nonostante guidasse una modesta Spyker. Sfortunatamente per lui, la ragione per cui si faceva notare era l'andare in giro per la pitlane con il bocchettone della benzina penzolante dalla vettura. Negli anni a venire anche illustri personaggi come Felipe Massa e Heikki Kovalainen, esponenti di due team rispettabili come Ferrari e McLaren, sarebbero stati protagonisti di simili sventure, rubandogli definitivamente l'attenzione, uno dei due in particolare dato che del Kova non si parla più di tanto in relazione ai bocchettoni della benzina... dopotutto l'incendio di Singapore spento da lui stesso è decisamente più affascinante come evento che lo riguarda.

Torniamo al duo di testa: a quel punto della stagione, mentre i due McLaren Bros erano separati da nientemeno che 14 punti (quelli che si conquistavano all'epoca vincendo una gara e arrivando quinto in quella successiva, o con un secondo e un terzo posto), i ferraristi erano lontani ben 17 e 22 punti da Hamilton, leader della classifica. Raikkonen era quello che distava 22 punti dalla vetta e penso si possa dire che questo gran premio sia stato uno dei primi punti di svolta, che a fine anno avrebbe contribuito in qualche modo alla vittoria del titolo mondiale, che a metà stagione sembrava decisamente lontana (considerate che distava dal leader del campionato di una quantità di punti superiore a quella che si ottenevano vincendo due gare, un po' come essere a oltre cinquanta punti di gap al giorno d'oggi).
Tornando strettamente alla location, sarebbe stata la prima di due doppiette consecutive ottenute dalla Ferrari a Magny-Cours. Ironia della sorte, anche in quella del 2008 sarebbero occorse cause random a scambiare le posizioni dei due piloti: se nel 2007 si era trattato di un overcut dovuto al traffico, nel 2008 Massa avrebbe strappato la leadership a Raikkonen con quest'ultimo costretto a rallentare vistosamente per la rottura di uno scarico.


giovedì 25 giugno 2020

Le brutte intenzioni, la maleducazione...

[Ispirata a Bugo e Morgan, l'avevo postata sul forum mesi fa ma ho deciso di inserirla anche qui in occasione dell'anniversario di Baku 2017]

SV: Le brutte intenzioni, la maleducazione
Quella brutta figura di Baku
E le ruotate, le circostanze
Bevi come Iceman ma fallo responsabilmente
Rimetti in ordine Bottas e Stroll
Dan mostra i denti, non provare invidia
Non lamentarti che la mia auto è peggio
Ti prego, resta senza benzina
Che brutta strategia, ma mica lo sapevo

LH: Volevo fare il gangster
Con due bulldog inglesi
Così nessuno capiva che vincevo
Vestirmi male con le gomme in crisi
E invece faccio sorrisi ad ogni scemo
Ho del blistering, me l'hai chiesto tu
Ma non ti trollo più

SV: Scelgo il vestito migliore per il matrimonio
Del mio amico con gli occhi tristi
Vado sul podio a scolarmi champagne
Chiedo un parere glaciale e alcolista
L'ho trovato al bar e in Alfa Romeo
Odio Alonso per stare un po' meglio
Odio Alonso, che sembra stia meglio
E un figlio di papà invece lo sportello
Ma non sono Schneider
Anche se lo credevo

LH: Volevo fare il gangster
Con due bulldog inglesi
Così nessuno capiva che vincevo
Vestirmi male con le gomme in crisi
E invece faccio sorrisi ad ogni scemo
Ho del blistering, me l'hai chiesto tu
Ma non ti trollo più

SV: Rinuncia alla cresta, fatti la coda
Paga le tasse come Valentino
Mangia vegano nei piatti in piombo
E al mio paese io coltivo l'orto
Ascolta la musica della West Coast
Hai mille tatoo, esprimi opinioni
Anche se vinci, rispondi sempre
Le gomme non vanno
Però di te mi importa veramente
Al di là di queste stupide ambizioni
Il tuo colore preferito è il grigio
Saremo vecchi indubbiamente, ma non saremo soli

LH: Volevo fare il gangster
Con due bulldog inglesi
Così nessuno capiva che vincevo
Essere come Sutil e spaccare i bicchieri
E invece batto il cinque, che è uno scemo
Ho del blistering, me l'hai chiesto tu
Ho del blistering, me l'hai chiesto tu
Ma non ti trollo più
Ma non ti trollo più, ma non ti trollo...

mercoledì 24 giugno 2020

Perché Vettel viene visto come un perdente per non avere vinto il mondiale in Ferrari e Raikkonen post-2014 no: un'analisi dei loro obiettivi dichiarati

Siamo a fine giugno e, come se fosse la prima settimana di marzo, siamo vicini al giorno in cui il mondiale finalmente inizierà. Non ci sono dubbi sul fatto che ormai sentiamo i motori nell'aria... e infatti si sono risvegliate anche le solite Leclettel war, ma grazie al cielo sarà l'ultimo anno, perché a fine stagione Vettel leverà le tende e allora non ci sarà più niente e nessuno a provocare indirettamente le continue rotture tra i fanboy ferraristi che affollano gli spazi web (e probabilmente non solo gli spazi web, ma è dura incontrare molta gente con cui parlare di Formula 1, fuori dal web).
Sono contenta ovviamente che il momento in cui lo split si concretizzerà sia sempre più vicino, perché con esso coinciderà il ritorno alla normalità nel fandom (o almeno spero), ma purtroppo ci sarà una stagione lunga e intrisa di eventi in cui ci toccherà ancora versare molto sangue. Da un lato ci sono i fanboy di Leclerc che tacciano chiunque non segua i loro istinti di essere un fan di Vettel e di fatto un traditore. Dall'altro ci sono i fanboy di Vettel che si pongono allo stesso livello blaterando qualcosa a proposito di mondiali vinti in passato per mettere a tacere gli altri.

Quello che nessuno sembra avere capito è che in realtà Vettel e Leclerc non hanno niente in comune a parte il fatto di indossare una tuta dello stesso colore ed essere nello stesso momento piloti dello stesso team. Non che questa sia roba da poco, questo no, ma quello che la gente sembra non capire è che lo status dell'uno non dipende necessariamente dallo status dell'altro. Giusto per chiarire il concetto, quando Vettel debuttava in Formula 1, Leclerc doveva ancora compiere dieci anni. Non sono piloti della stessa epoca, o quantomeno non lo saranno per gran parte, così come per gran parte delle loro carriere non c'è stato o non ci sarà un grosso punto di contatto tra di loro.
Per dirla in altri termini, i Leclettel sono due "estranei" destinati a incontrarsi e a scontrarsi per l'arco temporale ridotto di due anni. Non sappiamo quanto durerà la carriera dell'uno e quella dell'altro, ma sappiamo che quella che sta per iniziare è la quattordicesima stagione in Formula 1 di Vettel. Quindi per almeno dodici stagioni, Vettel non è stato in diretto contrasto con Leclerc. Idem per quest'ultimo, a meno che non si ritiri a fine stagione con soli tre anni di carriera all'attivo.

Così come una volta, l'estate scorsa, quando mio padre disse che i titoli di Vettel non valevano niente *perché* è un pilota inferiore a Leclerc gli ricordai che quell'argomentazione non poteva reggere in quanto ai tempi dell'ultimo titolo di Vettel, Leclerc doveva avere all'incirca sedici anni e correre in Formula Renault, un giorno i risultati di Leclerc non potranno essere valutati sulla base di quelli di Vettel. Mi spiego meglio: quando la gente parla della carriera *di Leclerc*, va a scomodare argomenti come Turchia 2010 e il confronto con Ricciardo nel 2014. Eppure sono cose che non riguardano neanche minimamente la carriera di Leclerc, che non hanno alcuna influenza sui suoi risultati e che non ne devono avere.
Vettel è uno che non ha vinto un fico secco in carriera? Può darsi (e dopo vi spiego perché questa affermazione può tranquillamente corrispondere a verità). Però il fatto che Vettel abbia o non abbia vinto un fico secco in carriera, di per sé, non dice molto sul valore di Leclerc. Anzi, in un prossimo futuro, un giorno Leclerc potrebbe essere ricordato meglio se questo fosse percepito come un confronto tra vincenti.
Dopotutto in passato Schumacher vinceva perché "non aveva rivali", tra qualche anno si dirà lo stesso di Hamilton e poi di quelli che verranno dopo.

Ciao Leclerc, è stato bello parlare di te e del tuo roseo futuro (anche se le voci di mercato davano più per "roseo" in termini di Racing Point il futuro di altri), ora parliamo del curriculum vitae di Vettel, di quello di Raikkonen-ritorno in Ferrari e del perché, nonostante i numeri in effetti non suggeriscano esattamente questo, il ritorno di Raikkonen sia visto come un successo e quello di Vettel no (Ice-nation, so che state per premere sulla X e per bloccarmi, ma sto per dire qualcosa a sostegno del vostro idolo e non a sostegno di Vettel, quindi se ve ne andate ora vi perderete proprio quello che vorreste leggere).
Essenzialmente Raikkonen è tornato nel 2014, ha avuto un confronto con Alonso tale da far rivalutare Massa, ha avuto un confronto decisamente più presentabile nei confronti di Vettel... e basta. Ha ottenuto una vittoria in cinque anni. Lo ribadisco: UNA vittoria in cinque anni, cioè in un numero di gran premi compreso tra i novanta e i cento. Anche Vettel è stato in Ferrari per cinque anni dal 2015 in poi. Non avrà battuto il record di velocità massima a Monza, però ha vinto quattordici gare, quindi se non vado errata *appena* tredici in più di Raikkonen. Eppure, tra i due, chi viene visto come il maggiore fallimento? ...e la responsabilità è sua.

Se c'è una cosa che conta sicuramente, nella percezione di un pilota, sono gli obiettivi che lui stesso si dà e fino a che punto riesca a realizzare questi obiettivi. Cos'ha detto Raikkonen al suo ritorno in Ferrari? Niente, credo. A parte qualche "bwoah" e qualche altra cosa che ha fatto sorridere la gente di più di quanto abbia sorriso lui stesso in tutta la sua vita. Non ha detto che avrebbe vinto il mondiale, non ha detto che avrebbe fatto sfaceli. È stato lì cinque anni, ha ottenuto qualche performance di spessore, ha vissuto di rendita in tutte le altre occasioni, ha dichiarato che la Ferrari era il suo ultimo team, quando è arrivato il momento di andare via ha detto che non era pronto per il ritiro... e basta. Non ha mai parlato di obiettivi, non si è mai posto degli scogli da superare, non ha mai detto che un titolo vinto in passato non gli bastava per sentirsi completo.
Mentre Raikkonen andava avanti a "bwoah" e a monosillabi, Vettel ci raccontava che un titolo vinto in Ferrari vale sicuramente di più di quattro titoli vinti in Redbull e che solo un titolo in Ferrari l'avrebbe reso una persona completa. Ogni volta in cui qualcuno afferma che i titoli vinti da Vettel in passato non valgono, non fa altro che affermare la stessa identica cosa che lui stesso ha affermato più di una volta tra le righe.

Se non vuoi avere addosso l'aura del perdente te ne devi sapere costruire una diversa e Vettel non è mai stato in grado di farlo, fin dal primo momento in cui ha lasciato la Redbull. Se lui stesso si fosse posto in modo diverso, i suoi fallimenti verrebbero visti in chiave molto meno negativa. Non verrebbe visto come una pagina imbarazzante della storia della Ferrari, quanto piuttosto come un male necessario, un traghettatore tra un passato e un futuro fatti entrambi di successo.
Perché quando sei un pilota Ferrari e affermi "quest'anno vincerò il mondiale", se non vuoi perdere la faccia devi o mantenere la promessa fatta, oppure non essere mai stato credibile. Nessuno ha mai preso sul serio Barrichello e Massa, quando affermavano che avrebbero vinto il titolo, nonostante uno dei due ci sia andato molto vicino al volante di una Ferrari. Ciò fa sì che entrambi siano ricordati in modo abbastanza positivo, forse più dopo la loro uscita di scena che prima. Questo non accadrà mai a Vettel, per il semplice fatto che, quando ha detto che avrebbe vinto il mondiale, la gente non ha riso alle sue spalle ma gli ha creduto. E mentre qualsiasi errore avvenuto al volante è perdonabile, forse è questo l'errore che non lo sarà mai: non solo ha assicurato che avrebbe ottenuto dei risultati che non ha mai ottenuto, ma ha anche e soprattutto deciso di mettere in ombra i suoi risultati passati, in nome di qualcosa che non è mai arrivato. A peggiorare la situazione, non è mai tornato sui propri passi, almeno finora, cosa che sarebbe avvenuta se avesse messo da parte il proprio obiettivo dichiarato in nome di un altro obiettivo.

Anche cose semplici del tipo "Bernd Schneider è sempre stato il mio idolo, quindi il mio sogno è prendere parte ad almeno un evento one-off del DTM come wildcard". Anche un eventuale affermare, se la sua carriera in F1 dovesse andare oltre il 2020, che aiutare la Force India o la Haas ad arrivare in top-ten è un obiettivo che non può essere sottovalutato e che spera che il suo contributo possa essere d'aiuto a una squadra in difficoltà. Per ironia della sorte, sia che risollevi la squadra sia che non lo faccia, a nessuno importerà così tanto da giudicarlo in negativo qualora il tentativo non andasse in porto.
Credo che Vettel e Raikkonen siano, seppure in modo molto diverso l'uno dall'altro, la dimostrazione che in Formula 1 finisci per diventare, in termini di reputazione e di status, esattamente chi decidi di essere. Se Raikkonen è diventato un figo a cui non importa niente della classifica finale e, anzi, non arrivare in top-3 significa non dovere andare al gala, Vettel non è riuscito neanche da lontano ad eguagliare un simile risultato. Fin dal primo giorno in cui è passato in Ferrari ha voluto porsi come uno che non aveva mai vinto niente di serio prima e che doveva a tutti i costi risollevare la propria carriera... ed è diventato esattamente questo, uno che non ha mai vinto niente di serio prima, i cui campionati sono costantemente messi in discussione. E ne ha vinti quattro, non uno solo come i vari Damon Hill che sono stati tacciati di non meritarsene nemmeno uno.

Fin dal primo giorno a Maranello, Vettel avrebbe avuto in mano le carte necessarie per non passare come il peggiore fallimento della storia della Ferrari, invece ha fatto l'opposto. Non mi sembra così strano che, alla fine, così in tanti ci abbiano marciato sopra. I suoi detrattori di un tempo non vedevano l'ora di demolirlo... ed è stato lui il primo ad affermare che vincere un mondiale solo in Ferrari era più importante di vincerne quattro in Redbull.
Su questo si basa tutto quello che è venuto dopo, ovvero la stampa all'unanimità contro di lui, gli opinionisti televisivi contro di lui e perfino il profilo ufficiale della Formula 1 che ha deciso di trasmettere come F1 replay contemporanei quasi solo gare in cui ha collezionato ritiri, errori o incidenti random. Su questo si basa il fatto che la maggior parte dei tifosi della Ferrari lo schifino al momento e che, con tutta probabilità, se ne sbatteranno altamente le palle di lui qualora passasse in un altro team. Su questo si basano i flame che appestano da anni i vari fandom motoristici e l'invivibilità di molti di essi.
Attenzione, non sto dicendo che la responsabilità *diretta* delle azioni altrui sia di Vettel. Sto solo dicendo che, se in prima persona ti dipingi come un perdente, non c'è niente di più banale e scontato di essere considerato tale. Raikkonen-il ritorno non è mai caduto in questa trappola, Vettel sì: questa è la ragione per cui agli occhi di molti di noi Vettel è una vergogna per il motorsport per non avere vinto il mondiale in Ferrari, mentre Raikkonen è un idolo per avere vinto una gara a parità di vettura.

martedì 23 giugno 2020

A sostegno di Bubba Wallace

Cari fanboy della NASCAR, dove "cari" è un eufemismo, perché in un paio di giorni mi avete fatto rivalutare gran parte dei fanboy delle altre serie automobilistiche, so che non leggerete mai questo mio post, perché siete americani e non conoscete l'italiano, e dopotutto non mi interessa comunicare con voi, perché non capireste... però una cosa ve la voglio dire, spiritualmente: SIETE TOSSICI. Anzi, SIETE DELLE M*RDE. E i vostri piagnistei hanno rotto le palle. Perché la ragione per cui piagnucolate è questa: il pilota afroamericano Bubba Wallace ha ricevuto minacce di morte a sfondo razzista e con metodi da avvertimento mafioso, eppure secondo voi è lui il colpevole, per avere denunciato il fatto, o per avere esposto il suo presunto pensiero politico in un modo che non vi piace.
Che poi, vogliamo parlarne? Tutto ciò che ha fatto Bubba Wallace è esprimersi a sostegno dell'uguaglianza tra tutti i cittadini statunitensi (lo ripeto: CITTADINI STATUNITENSI) indipendentemente dalle loro origini etniche. In linea teorica, sono passate centinaia di anni da quando ciò poteva essere considerato un'opinione politica. Al giorno d'oggi, a mio vedere, non dovrebbero esserci a proposito pensieri di destra, di sinistra, di centro, apolitici o da indipendent thinker. Dovrebbe essere piuttosto una cosa scontata. Il fatto che ci sia chi si batte per questa causa, significa che evidentemente non lo è. O meglio, che può esserlo sulla carta, ma che quello che è sulla carta non si traduce in realtà.

La colpa di Bubba Wallace è stata quella di avviare una petizione per chiedere alla NASCAR di impedire a team e spettatori di esibire durante gli eventi della NASCAR la "confederation flag", la bandiera degli indipendentisti sudisti durante la guerra di secessione, la cui indipendenza si basava su "sani principi" quali la legittimazione della schiavitù e della supremazia bianca. Ovvero roba che dovrebbe essere sorpassata da circa centosessant'anni (dove nello scrivere "dovrebbe essere sorpassata da circa centosessant'anni mi viene il voltastomaco al pensiero di come si vivesse centosessant'anni fa negli States).
Dopo la vittoria dei nordisti nella guerra di secessione, tale bandiera era considerata un simbolo di tradimento e, ancora oggi, al di fuori degli stati del sud, è considerata simbolo di tradimento della patria. Quindi non mi sorprende più di tanto che un simile simbolo sia stato vietato durante gli eventi sportivi della NASCAR, mi stupisce piuttosto che al giorno d'oggi ci sia chi si sente oltraggiato dal non potere portare con sé questa bandiera... o meglio, di non poterla portare con sé quando va ad assistere alle gare di NASCAR, perché vorrei ricordare che questi, a casa loro, possono fare quel cavolo che gli pare senza che la NASCAR batta ciglio. Mi verrebbe piuttosto da chiedermi perché questi sentano il bisogno di portarsi una bandiera sudista quando vanno ad assistere a una gara di NASCAR e perché pensino che il non poterla portare vada a minare il loro pensiero politico. Qualora costoro sentano il bisogno irrefrenabile di andare ad assistere a una gara di NASCAR indossando magliette o cappelli o esponendo gadget che inneggino a qualunque politico americano contemporaneo, nessuno glielo vieta.

La questione della confederation flag non è passata inosservata. Fanboy che inneggiano al diritto di esibire le proprie origini a cui sono legati e perfino un pilota part-time di NASCAR Truck che ha dichiarato di volersi ritirare per dalle competizioni per questo. Peraltro quel pilota di Truck a sostegno del "preservare le origini" non è neanche nato in uno stato ex sudista. E ha un cognome italiano, Ciccarelli, pronunciato alla cazzum, Sissarelli, ovvero non la sua pronuncia italiana e neanche quella inglese, quindi tutto questo interesse per le origini non dovrebbe averlo.
Poi è successo che un'azienda che si occupa del design di caschi abbia espresso sostegno a Ciccarelli e che il pilota Ryan Blaney, della Sprint Cup e grande amico di Wallace, abbia deciso di interrompere la loro collaborazione, venendo accusato di "violare la libertà di pensiero", come se un singolo privato non potesse decidere autonomamente a chi far produrre e dipingere i propri caschi. A Blaney è stato suggerito di "stare lontano dalla politica" nonostante non abbia detto alcunché di politico. E nel frattempo Wallace è stato letteralmente preso di mira dai fanboy sui social network. In molti hanno anche fatto notare come, essendo un backmarker, non dovrebbe avere voce in capitolo su certe questioni... e qui cari fanboy, viene fuori la vostra peggiore bassezza: non sapete come replicare? e allora scomodate il numero irrisorio di top-ten che costui ha ottenuto.

In un clima da "se sei scarso di meriti di ricevere minacce di morte a sfondo razzista" (non entro nel merito delle performance di Wallace, perché non saprei dire quanto dipenda dal team e quanto dal pilota, ma soprattutto perché NULLA ha a che vedere con il discorso), questo pilota è stato invitato a pensare a imparare a guidare, invece di denunciare le minacce di morte che riceve, e in molti hanno sostenuto che in NASCAR ci sia un complotto a suo favore per farlo vincere (nell'ultima gara disputata è arrivato quattordicesimo, sicuramente merito di un kompl8!!!1!!!!1!!! e non mi sembra neanche che sia il peggiore dei suoi risultati).
In più in molti sostengono che si sia inventato tutto con il benestare della NASCAR per farsi pubblicità. Giustificazione numero 1 a questo pensiero: un anno fa un attore di una serie TV inscenò un'aggressione a sfondo razzista nei suoi confronti per farsi pubblicità. Giustificazione numero 2: nel box dove è stato fatto trovare un cappio al team di Wallace dovrebbero esserci le telecamere e chiunque sia stato dovrebbe essere stato ripreso... un po' come se disattivare o oscurare le telecamere fosse impossibile, o come se fosse impossibile andarsene in giro a volto coperto in un ambiente in cui si può entrare soltanto indossando la mascherina per ragioni sanitarie. Il fatto che uno che riceve da settimane insulti sui social sia davvero stato preso di mira e minacciato, ovviamente, è una cosa del tutto impossibile ai loro occhi.
Insomma, non so cosa dire... che ambiente "sano" che c'è nel motorsport Made in USA e non solo nel motorsport...

EDIT 24/06 - stando al comunicato della Nascar, dalle indagini sarebbe risultato che il presunto cappio era lì da mesi e che i membri del team si siano suggestionati (cosa quest'ultima che, comunque, la direbbe lunga sul clima che si respira da quelle parti).

lunedì 22 giugno 2020

Il debutto di Juju Noda

Uno degli sport preferiti della gente, in particolare di quella che affolla i social network, deve essere quello di affondare tutto ciò per cui le altre persone sembrano provare un minimo di interesse.
È il caso della Formula 4 danese, che è partita in questo weekend, unica serie minore a partire adesso, e che ha guadagnato il suo quarto d'ora di popolarità grazie alla presenza di un nome passato ben poco inosservato.
Curiosamente il campionato stesso ha deciso di non sfruttare quel nome per vendere la propria immagine nel resto del mondo. Il loro sito è aggiornato al 2019 in termini di piloti e al calendario pre-coronavirus in termini di date. Nessuna traccia del nome di Juju Noda, ragazzina di quattordici anni giapponese, celebre perché accompagnava il padre sul lavoro e guidava le monoposto del suo team a tempo perso, ma lo faceva a dieci anni e occasionalmente batteva record ottenuti dai piloti titolari.

Non mi sembra così strano che una quattordicenne vista come un futuro nome importante del motorsport e che detiene il record di essere stata la più giovane tester di monoposto non passi inosservata, anche se gareggia in un campionato che pare dimenticato dai suoi stessi fondatori.
La F4 danese è una delle F4 meno sotto ai riflettori, non offre punti superlicenza e ci sono due categorie di vetture, le Formula 4 e le Formula 5. Queste ultime sono di fatto delle Formula Ford e, stando alle spiegazion tecniche, hanno gli stessi cavalli delle Formula 4, ma sono più pesanti e quindi meno scattanti. Per il resto possono competere più o meno alla pari e non è così strano trovare piloti di F5 nelle posizioni che contano sia in qualifica sia in gara.
Un weekend pare essere così composto:
- una sessione di prove libere;
- una sessione di qualifica che determina la griglia di partenza di Gara 1;
- Gara 2 con reverse grid delle prime otto posizioni;
- Gara 3 la cui griglia di partenza è stilata sui tempi aggregati delle due gare precedenti.

La prima gara, Juju Noda l'ha iniziata dalla pole position, dopo avere dovuto saltare le prove libere e dopo la penalizzazione di Conrad Laursen, che aveva ottenuto il miglior tempo in regime di bandiere gialle.
Ha vinto, davanti allo stesso Laursen, con Mads Hoe (F5) a completare il podio.
Solo che la Noda ha i suoi limiti, è una ragazzina di quattordici anni che ne dimostrerà al massimo dodici, quindi indegna di considerazione. Oppure degna di commenti del cavolo tipo "ma se corresse in Formula 2 non avrebbe vinto"... e grazie al cavolo, di solito i piloti in Formula 2 ci arrivano dopo qualche anno di esperienza, che al momento attuale la Noda non ha.
La F4 danese, ovviamente, non è uno dei campionati più all'avanguardia, ma la Noda non l'ha scelto per "vincere facile" quanto piuttosto perché è l'unico a cui può partecipare prima di arrivare a quindici anni. Altrimenti avrebbe potuto tranquillamente restare in Giappone e costruirsi una carriera da quelle parti.

Dopo l'ottavo posto di partenza dalla reverse grid è risalita fino alla terza posizione in una gara vinta da Sebastian Ogaard, per poi essere squalificata per un'irregolarità tecnica relativa alle gomme utilizzate nella seconda gara.
Di conseguenza, la pole per tempi aggregati per l'ultima gara è stata annullata e ha dovuto partire dalla dodicesima piazza. È giunta in quarta posizione, alle spalle di Laursen, Ogaard e Hoe.
Nel corso del weekend è diventata la quinta ragazza a vincere una gara di Formula 4 (le altre erano Alexandra Monhaupt, Belen Garcia ed entrambe le sorelle Al Qubaisi), oltre che la persona più giovane a vincerne una.
Ovviamente questo è stato solo l'inizio, ma non penso che un inizio del genere possa essere così facilmente snobbato. Teniamola d'occhio e magari smettiamola con le solite guerre tra fan e hater. Quello che Juju Noda un giorno farà in altre serie non ha una grossa rilevanza adesso. Oggi come oggi gareggia in Danimarca e ha fatto un buon esordio. Osservazioni del tipo "però non vincerebbe il mondiale di Formula 1 a quattordici anni" non hanno tutto questo gran senso...


domenica 21 giugno 2020

Seconda chance

"La faccenda si stava mettendo nel migliore dei modi. Restava la sosta. Entrai ai box temendo che potesse succedere qualcosa, un po' come a Toronto. Non per colpa dei ragazzi, ma sono cose che capitano: ruote bloccate, bocchettone del serbatoio che non si apre e così via. Invece, quando vidi la mano del mio capo meccanico Donnie che si alzava facendomi segno di partire, scattai senza far spegnere il motore e mi dissi: è fatta, non mi ferma più nessuno. E invece non era fatta un cacchio."
- Alex Zanardi (citazione della sua autobiografia "Però, Zanardi da Castel Maggiore" sul suo incidente in Indycar)

Quando uscivamo da scuola, c'erano due diverse fermate dell'autobus quasi equamente distanti dalla scuola. Molti sceglievano di andare a quella che l'autobus faceva per prima. Prima entravi e più era probabile trovare un posto a sedere. Andando a quella che l'autobus faceva per seconda, era stipato di gente anche se molti abitavano a poche fermate di distanza dalla scuola e prima ancora di metà percorso scuola-casa mia si trovava posto.
Io non andavo molto d'accordo con alcune delle persone che andavano alla prima fermata, tanto che l'avevo ribattezzata "fermata della gentaglia", mentre avevo un'amica che abitava, nei primi anni delle superiori, poco distante dalla seconda fermata. Facevo la strada con lei, mi fermavo lì dove dovevo prendere l'autobus e lei andava a casa.
Poi in terza superiore arrivò Alessia. Si era trasferita da un altro indirizzo della stessa scuola e prima la conoscevo solo di vista. Divenne la mia compagna di banco e spesso e volentieri facevamo la strada insieme. Andavamo all'altra fermata e, quando percorrevamo il portico di via Bondanello, passavamo davanti alla sede dell'AVIS. C'era un cartello con una foto di Alex Zanardi, che era il testimonial dell'AVIS di Bologna. Alessia non sapeva niente di motorsport, era l'ultimo dei suoi interessi, eppure sapeva chi fosse. Non c'era nessuno che non lo sapesse.

Ricordo che scoprii della sua esistenza nel 1998. Aveva già corso in Formula 1 in passato, ma quando ero troppo piccola per ricordarmi di qualcuno che non fosse Senna o Alesi (o Berger o Schumacher o Hill, altri piloti a quei tempi proprio non avrei saputo nominarli). Ai pranzi della domenica dai nonni a volte capitava di guardare la Formula 1 e una volta mi capitò di giocare all' "impiccato" (non so se si chiami così anche nelle altre zone d'Italia, comunque intendo quel gioco in cui si deve far indovinare una parola mettendo i - come consonanti e i + come vocali) con mia zia mettendoci dei nomi di piloti.
L'interesse per la Formula 1 era a livelli di "teniamo accesa la TV e poi parliamo dei fatti nostri", ma anche se alla lontana faceva parte della nostra domenica. Un giorno, mentre parlavamo della Ferrari, mia zia mi chiese: "lo sai che l'anno prossimo verrà in Formula 1 un pilota di Castel Maggiore?"
Le assicurai che avrei tifato per quel pilota che aveva vissuto in passato nello stesso paese in cui abitavano i miei zii, ma non mantenni fede a quanto avevo affermato. Il 1999 era un'epoca in cui ero troppo fissata con Hakkinen, Irvine e la gamba fratturata di Schumacher per prestare attenzione a Zanardi.

Poi un giorno di settembre del 2001, mio padre venne a casa e disse che aveva sentito dire che Zanardi, correndo "in America" aveva avuto un grave incidente e in ospedale avevano dovuto amputargli le gambe. Non era andata esattamente così. Correva in Formula CART, ma l'incidente non era successo in America. E soprattutto non avevano dovuto amputargli le gambe: quelle se n'erano andate con il musetto della sua vettura dopo che era stato centrato in pieno durante la prima gara di Indycar avvenuta in Europa.
Per ironia della sorte, quella gara aveva rischiato di essere annullata. Quel weekend tutto lo sport americano era fermo dopo gli attentati di New York. Per il fatto che si corresse all'Eurospeedway in Germania, la gara venne disputata regolarmente. Anche se, se non vado errata, anche le condizioni meteo avevano rischiato di farla saltare.
Sempre per ironia della sorte, il ritorno di Zanardi negli States non era stato così eccezionale: nel team di Morris Nunn non stava ripetendo gli stessi risultati che l'avevano portato a vincere due titoli con Ganassi nel 1997/98, eppure, proprio quel giorno, insieme al suo compagno di squadra, un giovane Tony Kanaan, era nella posizione ideale per puntare alla vittoria. Poi accadde quello che tutti sappiamo: dopo l'ultima sosta ai box, finì in testacoda e una delle vetture che sopraggiungevano non riuscì a evitarlo.

Pochi anni più tardi, sotto i portici delle strade di Castel Maggiore, nel tragitto che portava dall'istituto tecnico commerciale alla fermata degli autobus che avrebbero portato me e Alessia alle nostre rispettive case nei nostri paesini di periferia, a volte capitava di nominarlo, quando vedevamo la sua foto. Fu Alessia, proprio Alessia, quella che non sapeva nulla di motorsport, a raccontarmi alcuni aneddoti sulla famiglia di Zanardi che, quando lessi la sua autobiografia (la prima, quella che parlava della sua giovinezza e della sua carriera di pilota in Formula 1 e Indycar), si rivelarono esatti.
Per anni, ogni volta in cui capitava di nominarlo in qualche discorso, c'era qualcuno che sapeva dove abitasse sua madre, dove abitasse sua nonna (fun fact, la nonna di Zanardi abitava poco lontano dai miei zii), in quali posti andasse Zanardi quando era dalle parti di Bologna... Avere un amico di un amico di un amico i cui genitori erano conoscenti di Zanardi era considerato un motivo di vanto e, ai tempi, in realtà, Zanardi non era ancora quello a cui siamo abituati di ora. Era semplicemente il pilota che aveva perso le gambe "correndo in America"...

Mi spiego meglio: da nerd della Formula 1 quale sono, solo durante una visita alla sede dell'AVIS di Castel Maggiore fatta con la scuola indicativamente nel 2006, vedendo una cornice con una foto di Zanardi al volante di una monoposto di Ganassi e leggendo nella didascalia che aveva vinto due titoli in Indycar scoprii che era stato molto di più e che non si dava nessun peso al fatto che fosse stato l'unico italiano campione di Indycar della storia. Di fatto nessuno, dalle nostre parti, se lo fila per la sua carriera di pilota. Quello che è stato dopo, campione paralimpico in handbike, invece, è sotto gli occhi di tutti ed è quello che ha portato persone anche non appassionate di motori, e non più solo dalle nostre parti ma in tutta Italia, a considerarlo un personaggio importante dello sport italiano.
Ai nostri occhi, Zanardi è una fenice risorta dalle proprie ceneri, che ha saputo ispirare tante persone, non necessariamente appassionati di sport, non necessariamente appassionati di automobilismo o di ciclismo. Ha fatto capire a molti che nella vita esistono seconde chance e credo che sia per questo che è entrato nel cuore anche di gente a cui non importa un fico secco di nessuno dei due sport nei quali ha gareggiato.

Qualsiasi cosa ne pensino quelli che hanno criticato la cosa, ha il suo senso che da due giorni sia nelle notizie di apertura del telegiornale, dopo un grave incidente che gli è capitato durante una staffetta di handbike a Siena, nella quale è uscito di strada andando a schiantarsi contro un camion nella corsia opposta, evento a seguito del quale ha dovuto subire un intervento chirurgico per i traumi cranici e facciali riportati e si trova in coma farmacologico, senza certezze su quello che sarà il suo futuro, se ne avrà uno.
Ha il suo senso anche che tanti, tra di noi, siano in apprensione per le sue condizioni di salute, dopo tutto quello che gli è successo e dopo che, nel 2001, è sopravvissuto a un incidente che lasciava ben poche speranze. Ha il suo senso che noi appassionati di motorsport ci chiediamo come sia possibile che, non per la prima volta, ci ritroviamo di fronte a un pilota che sta rischiando la vita per qualcosa di molto meno pericoloso di quello che accadeva in pista. Non è un'idea facile da accettare, perché su certe cose ti metti il cuore in pace e su altre molto meno.

Diversamente da altre persone che vivono dalle mie parti, non ho mai incontrato Alex Zanardi. Però mi è stato riferito, da più di una persona, che quando viene a trovare i suoi parenti che abitano vicino a Bologna se ne va in giro in handbike in certi posti della zona. Più di una volta, nel corso degli anni, mi è capitato mentre andavo a lavorare di incrociare un tipo che se ne andava in giro in handbike. Non ho la più pallida idea di chi fosse. Poteva essere lui, così come non esserlo. Questo pensiero lo rende ai miei occhi molto più "persona comune", nonostante tutto.
Gli auguro tutto il meglio possibile, perché è stato una grande fonte di ispirazione per tutti, perché la sua storia ha dato speranze a persone che pensavano di non averle e perché glielo devo, dopo non averlo mai preso in considerazione quando ero bambina e quando lui correva per la Williams.
È stata la sua autobiografia a farmi appassionare fino in fondo alla Indycar e farmi sentire una sorta di vicinanza con lui, un po' di rimpianto per avere scoperto solo nel 2012/13 il suo glorioso passato motoristico. Del resto non ne so granché, ma mi basta per sentire che devo sperare.

venerdì 19 giugno 2020

Coco ci ha lasciati

Tramite i suoi profili social, Lewis Hamilton ci ha informati della morte ad appena sette anni della sua Coco, che con Roscoe formava la coppia di cani più cool dei social network. Era la seconda arrivata tra i due bulldog glamour del nostro rapper preferito ed era con lui fin dal 2013. Secondo quanto riferito in passato dallo stesso Hamilton, Coco era un cane nato con problemi di salute, che lui aveva deciso di salvare dall'abbattimento.
Seppure non avesse una vita sociale intensa tanto quanto quella di Roscoe, anche Coco spesso accompagnava il Gangster Rapper in giro per il mondo. Un pensiero anche a Roscoe, che è rimasto solo. :-///


martedì 16 giugno 2020

Jamie Chadwick in Formula Regional con Prema... "Eh, sì, ma in GP3 Sophia Florsch vive di stenti"

Non ho l'audacia di affermare che oggi sia stato un grande giorno per le donne nel motorsport, ma solo perché ho l'impressione che il margine di rischio a cui andiamo incontro possa essere più elevato di quanto potrebbe apparire a primo impatto. Purtroppo ho anche qualche sensazione negativa, grazie al contributo degli appassionati di motori che, anche in questa circostanza, potrebbero dare il loro contributo.
Ma andiamo con ordine: vi ricorderete sicuramente di Jamie Chadwick, campionessa della MRF Challenge e poi della W Series, tester occasionale di Formula E, legata alla Williams da un ruolo formale e di fatto una sorta di pilota di junior team. L'ultima volta che l'abbiamo vista al volante è stato pochi mesi fa: gareggiava nella Formula 3 Asia e avevo parlato del suo progresso avvenuto da un certo punto della stagione in poi. Il giro di boa è avvenuto in concomitanza di quella che, prima di una squalifica per jump start, era sembrato la sua prima vittoria.
In questa stagione la Chadwick doveva tornare a gareggiare nella W Series, in quanto la regola secondo cui chi vince il campionato non può più prendere parte a una seconda edizione non è retroattiva, visto che nel 2019 non erano stati dati punti superlicenza. Solo che la W Series 2020 è saltata per effetto del coronavirus, lasciando a piedi fino al 2021 tutte le concorrenti, almeno dal punto di vista di quel campionato.

Dopo le prime notizie relative a un test con il team, la bomba è scoppiata stamattina: Jamie Chadwick disputerà il campionato 2020 di Formula Regional (che partirà nel corso dell'estate inoltrata e durerà fino all'autunno inoltrato) e lo farà con Prema, tanto che tra i suoi compagni di squadra ci sarà anche il fratello del Predestinatohhhh. Non siamo tuttavia qui per parlare di Arthur Leclerc, ma soltanto della Chadwick.
Ci sono molte cose che parlano a suo favore: molti piloti della F.Regional provengono dalla Formula 4 o da campionati minori, Prema ha un buon nome relativamente alla serie in questione, la vettura è molto simile a quella della W Series e a quella della F3 asiatica nelle quali ha già gareggiato... insomma, Jamie Chadwick si trova in un'ottima posizione, in questo momento, il che la rende la donna più vicina ad avere, un giorno, un futuro in Formula 1.
Chadwick è anche la ragazza che, più di ogni altra, tra quelle dell'attuale panorama motoristico, sarebbe adatta a un futuro in Formula 1. Ha un palmares interessante, ha mostrato un palmares interessante, ha buone possibilità di conquistare i punti necessari a ottenere la superlicenza (è a quota 10 su 40 grazie al risultato della F3 asiatica) e il legame con Prema potrebbe accompagnarla nei passi successivi della sua carriera.

Però, ed è questo che mi spaventa, intorno a lei c'è un'aura che promette bene e male allo stesso tempo: gareggerà nello stesso campionato in cui l'anno scorso correva Sophia Florsch, con cui in tanti la confrontano per il semplice fatto che sono donne. Florsch era quella che dimostrava grandi risultati, pur senza mai salire sul podio, ma era colpa del team, colpa della macchina, con i team di GP3 che hanno "riconosciuto il suo potenziale", secondo l'opinione pubblica. La stessa opinione pubblica, dalla Chadwick si aspetta che vinca il titolo o che ci arrivi vicino, altrimenti sarà considerata un flop.
Jamie Chadwick ha un curriculum di tutto rispetto e, diversamente da qualcun'altra, sembra stia scegliendo di gareggiare in campionati compatibili con il suo grado di esperienza, oltre che con il suo budget. Eppure c'è un'ombra enorme che incombe su di lei: qualunque cosa faccia, viene scomodato il confronto con la Florsch, e purtroppo il fanbase di quest'ultima è abbastanza a livello ultrà. Qualunque cosa Sophia faccia, appare come eroica, con una mistificazione completa della sua immagine. Qualunque cosa un'altra ragazza faccia, viene scomodata la Florsch e la teoria che la Florsch l'avrebbe fatta meglio. I risultati della Florsch vengono attribuiti a un mezzo non all'altezza. I risultati della Chadwick vengono spesso attribuiti a una concorrenza scadente o a serie poco altolocate.

Questo atteggiamento è una variante di un fenomeno che tutti conosciamo: l'idolatria di uno specifico pilota, scelto come guru, e tutto quello che fa quel pilota diviene improvvisamente interessante anche per chi se ne fregava. I risultati di quel pilota sono dettati, unico caso al mondo, dal merito, mentre i risultati altrui vanno demonizzati, oppure va rimarcato come il guru avrebbe fatto di meglio se fosse stato lì.
C'è un guru e ci sono tanti inetti, che si appropriano di risultati e volanti destinati al guru. Quest'ultimo, però, risorge sempre dalle proprie ceneri e tutto ciò che fa, commenti acidi contro altri piloti o team o motoristi o campionati compresi, viene glorificato. Il guru è un idolo e non deve esserci spazio per nessuno, se non per lui. Gli altri sono solo approfittatori che, se non fosse stato per l'assenza dell'idolo o la vettura non competitiva dell'idolo, non sarebbero arrivati da nessuna parte.
Sophia Florsch viene trattata dal suo fanbase nella stessa identica maniera in cui il fanbase di Fernando Alonso si comporta nei confronti di quest'ultimo. Certo, il livello è molto diverso, stiamo parlando di situazioni completamente diverse dal punto di vista strettamente motoristico, ma per il tifo formato bar e formato social poco cambia.
Quello che è da vedere è come questo scontro a distanza tra le Flodwick verrà gestito da chi ha il potere di condizionare le loro carriere. Perché i fan di Alonso idolizzano i suoi team radio, ma la Honda si è vendicata di brutto nei suoi confronti, ma non è detto che la storia si ripeta in altre situazioni.

domenica 14 giugno 2020

La prima fan fiction sulla W Series, ispirata alla cancellazione del campionato 2020: SeWiSeries

C'era una volta la W Series, o meglio, c'era e ci sarà ancora, ma non quest'anno. La scorsa settimana è stata annunciata la cancellazione del campionato: di otto eventi, sei dovevano essere gare di contorno del DTM, in eventi che sono stati quasi interamente cancellati a seguito della riprogrammazione del calendario. Gli ultimi due dovevano essere eventi di contorno della trasferta Nord-Centro americana della Formula 1, che ancora non è stata confermata.
Si erano qualificate come partecipanti Jamie Chadwick, Beitske Visser, Alice Powell, Marta Garcia, Emma Kimilainen, Fabienne Wohwend, Miki Koyama, Sarah Moore, Vicky Piria, Tasmin Pepper, Jessica Hawkins e Sabré Cook, prime dodici classificate del 2019.
Delle nuove selezionate, tre provenivano dalla F4 spagnola, Belen Garcia, Nerea Martì, Irina Sidorkova, due dalla Road to Indy attuale o passata, Bruna Tomaselli e Ayla Agren, una da una sorta di Top Gear dove è pilota e presentatrice, tale Abbie Eaton. Anche Katherine Legge e Michelle Gatting sembravano destinate a passare la selezione, ma sono state "scartate" forse sulla base della scelta di gareggiare potenzialmente nella W Series solo quando non ci fossero sovrapposizioni con altri campionati. E la regola della W Series è: "non porti sponsor, ma vai a correre altrove solo quando non sei impegnata con noi".
Dovevano essere selezionate verosimilmente altre due candidate, forse per un ruolo di riserve, ma l'epidemia di coronavirus ha sospeso tutto. Nello specifico, il campionato 2020 è rimandato al 2021, con la line-up sopra citata.
Io però ho deciso di immaginarmi un campionato 2020 in questa fan fiction semiseria (e credo che sia la prima fan fiction sulla W Series a vedere la luce), in cui ho voluto inserire anche due protagoniste femminili che sono un genderswap dei Vettelton (con una decina d'anni di meno, per esigenze di trama). BUONA LETTURA! <3

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Tutto era iniziato con un test, in Spagna. Erano in sedici e soltanto otto avevano superato quell’importante tagliola. Lulù Hamilton era stata una di loro. Le altre erano due ragazze della Road to Indy, una pilota/ conduttrice televisiva di un programma sui motori, tre ragazzine che nella stagione precedente avevano gareggiato nella Formula 4 spagnola... e infine una perfetta sconosciuta, di cui Lulù non aveva mai sentito parlare.
Era una ragazza con i capelli biondi ricci e un paio d’occhi azzurro shocking che ricordavano molto quelli di un certo pilota che in passato aveva vinto quattro titoli al volante di una Redbull... un certo Jaime Alguersuari, che in seguito aveva lasciato i motori per andare a fare il DJ, deluso dal non essere diventato il pilota spagnolo più vincente di tutti i tempi. Dopotutto era abbastanza difficile riuscirci, dopo i due titoli in Renault nel 2005 e 2006 e quello del 2008 con la McLaren, Fernando Alonso ne aveva vinti altri cinque con la Mercedes...
Proprio di Alonso Lulù aveva parlato con la sconosciuta dagli occhi azzurri il primo giorno in cui si erano incontrate. Era stato solo una scusa per attaccare bottone:
“Che cosa ne pensi del fatto che Alonso l’anno scorso abbia battuto il record dei titoli di Schumacher?”
L’altra era diventata pallida come un lenzuolo lavato in candeggina. Poi si era lasciata andare a un urlo liberatorio: “Che orrorehhhh!”
Era una fangirl incallita di Michael Schumacher, quella era la ragione della sua reazione, ma aveva un curriculum di tutto rispetto. Così come Lulù aveva vinto parecchie gare della Formula 4 britannica, fintanto che gli sponsor non l’avevano abbandonata, l’altra aveva ottenuto diverse vittorie nella Formula 4 ADAC. Si chiamava Sabine Vettel ed era sicura di sé abbastanza da pensare di non essere stata scelta per la W Series solo per fare numero.
“Il mio obiettivo era passare in Formula Regional, ma non avevo abbastanza fondi, quindi ho scelto questa strada. Sono pronta a sfidare Jamie Chadwick, non credo proprio che riuscirà a vincere un altro titolo tanto facilmente.”
Era vero, anche Lulù lo pensava, ma non perché desse molto credito a Beitske Visser, Alice Powell, Emma Kimilainen e Marta Garcia, le ragazze che si erano distinte per essere le più vicine a lei nella stagione 2019. Aveva quindi affermato: “Sono certa che Jamie non si ripeterà... e anche che sarò io a batterla, magari guidando su due ruote sole.”
“Ti piace il motomondiale?”
“Sì, mi piacerebbe un sacco anche testare una MotoGP, il mio sogno sarebbe guidare la moto di Valentino Rossi un giorno o l’altro.”
“Lando Norris sarebbe fiero di te.”
“Non me ne importa un fico secco di Lando Norris. È solo un ragazzino brufoloso. E poi non mi piacciono quelli della sua età. Si credono fighi e divertenti, ma i veri piloti fighi e divertenti erano quelli che circolavano in Formula 1 qualche anno fa.”
“Ti piace qualcuno in particolare?”
“Certo che me ne piace uno in particolare. Quando lo vedo mi sento avvolta dalle fiamme, ubriaca come se mi fossi scolata un’intera cassa di Heineken.”
“Mhm... #IsRosbergCareerOver?”
“Ma quale #CareerOver, quello è un figone micidiale, mi piacerebbe sposarmelo, uno come lui!” Lulù cercò di trattenersi, per non mettersi a sbavare.
Sabine scosse la testa.
“Non ti facevo così tanto fangirl. Di uno che si è appropriato dei risultati positivi che spettavano al mio Michael, poi...”
Il... suo Michael?!
“E meno male che sono io la fangirl!”
In un attimo iniziarono a insultarsi, con Sabine che lanciò una terribile accusa: “Sei insopportabile come il gran premio dell’Azerbaijan!”
A quel punto scoppiò la rissa. Per Lulù sarebbe stata una vittoria facile, se l’altra non l’avesse afferrata violentemente per le treccine, prima che facesse la propria comparsa Emma Kimilainen, l’unica che aveva già raggiunto la soglia dei trent’anni e che, in virtù dell’essere la più vecchia in griglia, si sentiva in dovere di fare la predica alle giovincelle come loro.
Lulù non si era data per vinta. Sapeva che avrebbe asfaltato Sabine, quell’anno, era una consapevolezza che le dava la forza di andare avanti. Poi la situazione precipitò: per non fare saltare la stagione nonostante l’epidemia di coronavirus, tutte le concorrenti furono costrette a trasferirsi in un apposito stabile che sembrava un po’ una comune degli anni ’70, per avere contatti solo tra di loro. Quella situazione sarebbe stata replicata nei singoli circuiti... e Lulù e Sabine sarebbero state compagne di stanza.

***

Il campionato iniziò nel migliore dei modi. O meglio, non nel migliore in assoluto, ma Sabine non si preoccupò più di tanto. Pochi giorni prima della gara di Igora Drive, in Russia, ricevette un messaggio da parte di un ragazzo che si dichiarava molto affascinato da lei. Aveva ottenuto il suo numero da Vivien Kesztheliy, tester e riserva della W Series nell’anno precedente, per proporle di fare una videochiamata per conoscersi.
Sabine accettò, seppure riluttante, per scoprire che il ragazzo in questione era nientemeno che Mick Schumacher, un bellissimo ragazzo biondo con gli occhi azzurri, che per giunta altri non era che il figlio del suo idolo!
La sua nuova amicizia con il giovane fu un grande slancio per lei. Si qualificò in seconda fila, dietro a Chadwick e Visser, battendo Lulù Hamilton, la sua compagna di stanza alla quale non rivolgeva la parola da febbraio. Le giornate erano lunghe e noiose, ma per fortuna adesso c’era Mick...
In gara le due ragazze della prima fila scattarono bene, ma la Visser fu costretta a rallentare per non venire a contatto con la campionessa in carica. Sabine si infilò e ottenne il suo primo podio all’esordio, niente male per essere una che veniva snobbata da tutto e da tutti. Lulù arrivò quarta alle spalle della Visser e si lamentò sui social di quanto il campionato fosse falsato.
Per l’occasione, al loro ritorno nella sede della W Series, dopo giorni di quella trafila, Sabine ci tenne a chiarire un importante punto: “Non sono iscritta né su Twitter né su Instagram, quindi se non fosse per Belen Garcia che mi ha informato della cosa, non saprei delle tue lamentele su di me. A questo proposito puoi anche smetterla e riprendere a postare foto sdolcinate del tuo cane.”
A quelle parole, Lulù scoppiò a piangere a dirotto.
“Roscoe mi manca un sacco!” si lamentò. “Mi manca anche Coco, ma Roscoe... non c’è nessuno come Roscoe! Come vorrei che fosse qui con me!”
Sabine, che abitava in una casa di campagna e che adorava scorazzare per i campi a bordo di una Cinquecento vintage per andare a salutare le mucche del vicinato, comprendeva perfettamente il suo stato d’animo. Bastò il pianto di Lulù, in onore del suo cane, per distendere improvvisamente l’atmosfera tra di loro. Si scambiarono un abbraccio e si promisero a vicenda che sarebbero diventate amiche.
Nei giorni che le separavano da Anderstorp in Svezia, dove si sarebbe svolta la gara successiva, parlarono molto, scoprendo di avere ben poche cose in comune: Sabine adorava le camicie a quadri, mentre Lulà prediligeva gli indumenti da rapper, oppure l’andare in giro indossando microscopici top abbinati a degli shorts, Sabine adorava Raikkonen, mentre Lulù avrebbe spedito volentieri un mazzo di fiori a Massa in segno d’ammirazione, a Sabine piaceva la Ferrari e a Lulù la Mercedes, Sabine beveva Redbull e Lulù Monster, Sabine andava a letto alle dieci di sera e Lulù alle due di notte, a Sabine piacevano le passeggiate per le campagne, mentre Lulù adorava i locali notturni, Sabine non conosceva nessun cantante di età inferiore a trent’anni, mentre Lulù era una grandissima fan di Justin Bieber, Rita Ora e Ariana Grande... In più a Sabine piaceva la pasta alla carbonara, mentre Lulù era vegana. Non solo: mangiava addirittura carbonara vegana guarnita con panna di soia, un orrore a trecentosessanta gradi. Però, come da loro promessa, stavano diventando davvero amiche e si sentivano due lati della stessa medaglia.
In Svezia ottennero addirittura gli stessi risultati della gara precedente, ma al contrario. Mentre Beitske Visser vinse la gara, Lulù arrivò seconda, mentre Sabine si accontentò del quarto posto dopo un vano inseguimento a Emma Kimilainen. Il loro destino, però, era ben diverso: arrivò Monza, dove si svolgeva un double-header per compensare l’uscita di scena di Messico e Stati Uniti a fine stagione, per concentrare tutta la stagione in Europa.
Lulù vinse dalla pole position la prima gara della sua carriera e Sabine si classificò in seconda posizione. Non era soddisfatta di essere stata battuta proprio dalla sua amica e compagna di stanza, ma questo la aiutò a migliorarsi. Una videochiamata con Mick e un pensiero al giorno in cui, nel 2008, Tina Menezes - al secondo posto dopo Schumacher nella classifica degli idoli di Sabine - aveva conquistato pole e vittoria a Monza al volante di una Toro Rosso la fecero andare molto su di giri. Strappò la pole e nel pomeriggio vinse anche la gara. Lulù era dietro di lei, al secondo posto. Peccato, sarebbe stata bella la presenza di una finlandese come Emma, a interpretare la parte di Heikki Kovalainen. Emma, però, era arrivata soltanto terza e si consolava con lo champagne. Le altre sfidanti, invece, non avevano nemmeno quella magra consolazione, le loro gare non all’altezza. Nel giro di pochi mesi, Sabine Vettel e Lulù Hamilton erano divenute le principali contendenti al titolo.

***

Brands Hatch avrebbe dovuto venire dopo il Norisring, ma un intervento nel calendario aveva invertito quelle due tappe.
Lulù non era pienamente convinta di quella scelta, non si sentiva ancora pronta per il suo gran premio di casa, ma se ne fece ben presto una ragione. Scattò dalla pole, ma accadde qualcosa di terribile: un contatto con Emma alla prima curva la mandò in testacoda, un po’ come succedeva spesso a Sabine durante le sessioni di prove libere. Non era una cosa affatto piacevole, specie considerando che Sabine in quel modo si portò in testa alla gara.
Lulù non riuscì a vedere la luce del podio, sul quale salirono Jamie Chadwick e Alice Powell. Fu molto straziante essere presa in giro proprio dalla sua amica, e nemmeno il traguardo, dato che in un secondo momento fu costretta al ritiro per un contatto con Sarah Moore. Per fortuna anche le altre ragazze avevano collezionato qualche ritiro negli eventi precedenti, quindi almeno non si trovava tanto lontana dalla vetta della classifica.
“Qui a casa tua, qui a casa tua!” la prese in giro Sabine dopo la gara.
Tutto ciò era terribile, ancora più del ritiro.
“Stai attenta, che ti faccio il malocchio!” la minacciò Lulù.
Si sforzò di far funzionare le proprie macumbe e, nel proprio gran premio di casa, Sabine si andò a schiantare mentre era in testa. Lulù ottenne la vittoria e stavolta fu lei a prendere in giro la sua avversaria. Però erano di nuovo appaiate in testa alla classifica, con risultati fotocopia l’una con l’altra, e potevano riprendere a considerarsi best friend forever.
Nei giorni che le separavano dall’evento di Assen, nella patria di Max Verstappen, pilota che nessuna delle due sopportava al pari di Charles Leclerc e degli altri ragazzini che si credevano talentuosi, fighi e futuri campioni, si fecero un sacco di confidenze. Lulù le mostrò tutte le fanart di Nico Rosberg che aveva realizzato e le raccontò anche la trama di una fan fiction self insert che aveva scritto nell’ormai lontano 2016.
“In quella fanfic ero la sua compagna di squadra in Mercedes e non facevamo altro che litigare, a volte perfino nel retro del podio dove ci tiravamo cappellini addosso. Nico non sopportava che avessi vinto dei mondiali e che lui fosse ancora a secco, quindi mi prometteva che mi avrebbe battuta almeno quella stagione...”
“E poi cosa succedeva?”
“Succedeva che Nico vinceva il mondiale e io stavo malissimo. Poi, però, dopo i festeggiamenti, me ne andavo in giro per l’hotel a sette stelle di Abu Dhabi senza sapere dove andare e sbagliavo stanza. Entravo in quella di Nico e lui era in bagno che si faceva la doccia. Mi spogliavo e lo raggiungevo... e ce l’aveva enorme! Ma non facevo in tempo a contemplare le sue grazie molto a lungo, perché in quel momento mi sbatteva contro la cabina della doccia e mi metteva in bocca tre metri di lingua.”
“Quindi la sua lingua era più lunga del suo membro?”
“Come sei simpatica...”
“Scusa, non volevo distrarti mentre mi parlavi di un simile racconto da Premio Nobel.”
“Io e Nico facevamo sesso interrottamente per due giorni, al termine dei quali mi informava della sua intenzione di ritirarsi dalle competizioni. Io ci rimanevo di sasso, perché temevo che al suo posto avrei avuto un compagno di squadra poco figo tipo Bottas...”
“Noto qualche similitudine con la realtà.”
“Già. Peccato che non sia successo davvero. Per uno come Nico avrei rinunciato più che volentieri a un titolo mondiale.”
“Non ne sono così convinta, ma non fa niente...”
Aveva ragione a non esserne convinta: la W Series non era il mondiale di Formula 1, ma qualche tempo dopo Lulù arrivò ad Assen più agguerrita che mai. Le bastava fare un punto in più di Sabine per vincere il titolo, quindi non si preoccupò di Beitske Visser in testa, all’inseguimento della vittoria. Avrebbe fatto meglio a preoccuparsi di Sabine, però: la sua compagna di stanza la superò allo start e a Lulù non rimase altro che un lungo inseguimento.
Poi arrivò l’ultimo giro.
Lulù stava guadagnando, ormai Sabine doveva vederla negli specchietti.
La affiancò più volte.
La affiancò anche sul traguardo.
Lo tagliarono insieme e in quel momento il cronometro saltò. Andarono al parc fermé senza che nessuna delle due sapesse chi si fosse classificata seconda e chi terza.
Lulù ne approfittò per parcheggiare davanti al cartello del secondo posto, per scaramanzia, ma Sabine obiettò che, secondo lei, avrebbe dovuto invertire i cartelli non appena fosse stato comunicato il risultato ufficiale: gli addetti ai lavori dovevano essere già all’opera per cercare di risolvere il bug.
Tiravano per le lunghe. Lulù non sapeva cosa aspettarsi e si passava con ansia le mani tra le treccine impregnate di sudore.
Beitske si stava già dirigendo verso il podio, quindi la seguirono. Sugli schermi comparve il replay del loro intenso duello.
“È stato bellissimo” osservò Sabine. “Vorrei che questo momento durasse per sempre.”
“Perché?”
“Perché finché non sapremo con certezza il risultato, ci sembrerà di avere vinto ex-equo.”
Lulù sentì le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Ignorando la Visser che cercava di attirare la sua attenzione, si lanciò su Sabine e la abbracciò.

sabato 13 giugno 2020

F1 The Golden Days: GP Canada 2011

Provate a chiedere a molti appassionati di Formula 1 relativamente giovani qual è il loro gran premio preferito di sempre, oppure chiedete a qualche appassionato di vecchia data qual è la sua gara preferita dell'ultimo decennio: molti vi risponderanno Canada 2011 (che è stato oggetto del replay di oggi sul canale della Formula 1, anche se questo post ce l'avevo pronto già da un po', ed è la seconda volta di fila dopo il replay Baku 2017 che mi capita), anche se poi, magari, quel giorno stesso si erano lamentati delle lunghe attese, delle safety car e della bandiera rossa. Magari chiedete loro chi è stato il miglior pilota in quell'occasione. Vi risponderanno senza dubbio il vincitore Jenson Button, ma con tutta probabilità a gara in corso non la pensavano allo stesso modo. Su questo non c'è niente di incoerente: prima che Button superasse agevolmente le peripezie nelle quali era rimasto coinvolto, nessuno poteva sapere con quale maestria sarebbe riuscito a superare le suddette peripezie.

La gara di Jenson Button non era iniziata nel migliore dei modi, con un contatto con il compagno di squadra Lewis Hamilton, cosa che, se non fosse riuscito in seguito a vincere la gara, gli avrebbe sicuramente garantito commenti negativi.
Hamilton definitivamente fuori dai giochi al momento dell'impatto, Button nelle retrovie, Mazzoni che parlava di quanto la gara di quest'ultimo fosse rovinata (sì, un riferimento al Sommo dovevo metterlo), mentre davanti tutto proseguiva nel migliore dei modi, oppure nel peggiore a seconda dei punti di vista: c'era un po' di indecisione su gomme da asciutto e gomme da bagnato, c'era la pioggia che si faceva più intensa o meno a seconda dei momenti. Arrivati a un terzo di gara, questa è stata interrotta per pioggia intensa, con Sebastian Vettel, Kamui Kobayashi (che secondo Mazzoni era "senza fissa dimora") e Felipe Massa (che secondo Giovannelli era "bagnato come un pulcino", se non ricordo male) nelle prime tre posizioni.

Diverse inquadrature di cornacchie che scorazzavano per la pista più tardi, dopo circa due ore di sospensione fatte di meccanici davanti a tazze di tè e di piloti della HRT che speravano che la gara non riprendesse viste le loro posizioni nei confronti delle Marussia e delle Caterham (che si chiamavano Virgin e Lotus, non Marussia e Caterham, ma non soffermiamoci su queste sottigliezze) la gara è ripresa, con grande soddisfazione di Button, che così finalmente poteva riprendere la sua scalata.
La sua scalata al momento si è fermata in una fiancata di Alonso quando era risalito ormai nelle zone più basse della top-ten: dopo una foratura che l'ha fatto precipitare nelle retrovie, Button si è ritrovato ancora una volta a risalire dall'ultima posizione, mentre davanti c'era chi se la passava bene, tipo Kobayashi, Massa e Heidfeld tra la seconda e la quarta posizione.

O almeno, a tutti loro sarebbe piaciuto conservare quelle posizioni, perché nel frattempo Michael Schumacher si faceva largo tra la folla, arrivando a un certo punto a superare Massa che superava Kobayashi per il secondo posto. Avremmo ritrovato più tardi Massa a fare a sportellate con un doppiato (lo stesso che sarebbe stato paragonato da Vettel a un cetriolo in occasione di un futuro incidente analogo in Malesia 2012) e Kobayashi a lottare con Heidfeld per una posizione di minore gloria prima del ritiro per incidente di quest'ultimo.
Nel frattempo Sebastian Vettel, Michael Schumacher e Mark Webber componevano la top-3, ma il nostro eroe risalito due volte dal fondo non si era ancora dato per vinto e stazionava in quarta piazza, con il podio a portata di mano e l'intenzione di accaparrarselo, prima che si facesse sera, tra una safety car e l'altra.

Avrebbe potuto prendersela comoda, stare a guardare con la Coca Cola in mano quello che succedeva davanti a lui: Schumacher e Webber in lotta per il secondo posto, con Webber al sorpasso, ma tagliando una chicane, che ha dovuto di nuovo cedere a Schumacher la posizione.
Mentre il mondo dibatteva di chi, tra i due, fosse più meritevole della seconda piazza, Button ha deciso di non prendere parte al dibattito. Se li è messi dietro uno dopo l'altro così come se niente fosse, andando a lanciarsi all'inseguimento di Vettel. Nel frattempo Webber ne approfittava per strappare la terza posizione a Schumacher, ma non era più una faccenda che riguardasse Button (che ai miei tempi non era ancora stato ribattezzato Jensinho nei miei post - bei tempi, quelli...) che, nel frattempo, poteva vedere a occhio nudo il posteriore di Vettel.

Poi, all'ultimo giro, Vettel ha deciso di fare un giro per i prati facendosi trollare. Si sarebbe ripreso vincendo altre gare in carriera, diversamente da JR Hildebrand... azz, mi ero ripromessa che non avrei citato un ben più clamoroso caso di epic fail avvenuto nello stesso periodo, però non sono riuscita a trattenermi.
Torniamo in topic e concludiamo, con la top ten: Jenson Button (McLaren), Sebastian Vettel (Redbull), Mark Webber (Redbull), Michael Schumacher (Mercedes), Vitaly Petrov (Renault), Felipe Massa (Ferrari), Kamui Kobayashi (Sauber), Jaime Alguersuari (Toro Rosso), Rubens Barrichello (Honda), Sebastien Buemi (Toro Rosso). Il tutto, oltre quattro ore dopo il momento dello start: è questa la gara che ha portato alla modifica regolamentare relativa alle tempistiche. Prima c'era solo la regola di non superare le due ore di effettiva gara. Dopo c'era anche quella di non superare le quattro ore dal via alla bandiera a scacchi, qualunque fosse la lunghezza di eventuali interruzioni.


giovedì 11 giugno 2020

Nel mondo ideale, quella era una vittoria ex-equo

In questi giorni lo scorso anno si svolgeva quel controverso gran premio del Canada in cui Vettel tagliava il traguardo per primo, ma Hamilton vinceva in quanto l'altro veniva penalizzato con cinque secondi per avergli tagliato la strada durante un duello. Le polemiche sulle fonti di informazione e sui media non si sprecarono: c'era chi vedeva complotti, favoritismi, chi pensava che l'accaduto fosse giusto ma non sempre per ragioni coerenti ("Vettel è più lento di Hamilton quindi avrebbe dovuto fargli strada ed è giusto che sia stato penalizzato per non averlo fatto" - non so voi, ma questa fa molto fanboy di Answers Yahoo dei tempi d'oro).

A distanza di un anno quell'evento mi lascia l'amaro in bocca, per una ragione che va un po' oltre quelle citate. Credo che il risultato finale sia stato esattamente quello che avremmo avuto se tutto fosse proseguito senza prese di posizione da parte dei commissari: in quello stint di gara Hamilton era decisamente più veloce e con buone probabilità avrebbe cercato di nuovo il sorpasso su Vettel. Ovvio che, con l'altro destinato a una penalità, abbia deciso di fare il free rider. Non scontato, forse, ma molto plausibile.
A parte questo la cosa che mi infastidisce è che da parte dei commissari, almeno fino a quei giorni, ci siano stati a mio parere un po' due pesi e due misure. Non mi riferisco ai differenti top driver, né ad avvenimenti accaduti negli anni precedenti. Parlo dei top driver vs midfielder/backmarker.

Cosa sarebbe successo se la stessa manovra fosse accaduta nello stesso gran premio ma non tra piloti che lottavano per la vittoria o per il podio? Magari per una decima posizione o qualcosa del genere? Ho il sospetto che i commissari se ne sarebbero sbattuti altamente. Non sempre l'hanno fatto dopo, ma ho la sensazione che prima di quel giorno ci fosse la tendenza a chiudere un occhio o entrambi finché le sportellate non erano troppo pesanti.
Il problema è che da duelli tra eventuali backmarker ci possono essere importanti ripercussioni sulla classifica costruttori e sui relativi big money. Insomma, un impatto maggiore del vincere una gara in più o in meno in carriera per i Vettelton, rispettivamente a quota 50+ e 80+.

Canada 2019 si prestava molto alle polemiche facili, ci scommetto che Liberty Media sperava in una rissa in stile Nascar o qualcosa del genere. Purtroppo per loro i piloti di Formula 1 hanno la propensione a inventarsi "vendette" più trash, tipo quella dei cartelli invertiti, e invece di innescare risse tra di loro o con meccanici random sono in grado di rapportarsi tra di loro in maniera decisamente più civile.
Così Hamilton era convinto che Vettel meritasse la penalità e Vettel era convinto di essere stato derubato, ma non c'è mai stato un momento in cui abbiano dato segno di volerla trasformare in una polemica personale. Anzi, ricordo Hamilton che abbracciava Vettel sul podio e Vettel che diceva al pubblico si smetterla di fischiare contro Hamilton. Vettelton vs desiderio di polemica: 1 a 0.



martedì 9 giugno 2020

Statistiche random sulle date di nascita dei campioni del mondo del passato

Una sera in cui avevo poco da fare mi sono messa a cercare tutte le date di nascita di tutti i campioni del mondo della storia della Formula 1, osservando quanto segue:
- uno è nato negli anni 1900;
- due sono nati negli anni '10;
- quattro sono nati negli anni '20;
- quattro sono nati negli anni '30;
- ben sette sono nati negli anni '40;
- quattro sono nati negli anni '50;
- quattro anche negli anni '60;
- solo due negli anni '70, il decennio con minore rappresentanza in epoca moderna;
- cinque invece sono nati negli anni '80.

Farina 30.10.1906
Fangio 24.06.1911
Ascari 13.07.1918
Brabham 02.04.1926
P.Hill 20.04.1927
G.Hill 15.02.1929
Hawthorn 10.04.1929
Surtees 11.02.1934
Clark 04.03.1936
Hulme 14.06.1936
Stewart 11.06.1939
Andretti 28.02.1940
Rindt 19.04.1942
Jones 02.11.1946
Fittipaldi 12.12.1946
Hunt 29.08.1947
K.Rosberg 06.12.1948
Lauda 22.02.1949
Scheckter 29.01.1950
Piquet 17.08.1952
Mansell 08.08.1953
Prost 24.02.1955
Senna 21.03.1960
D.Hill 17.09.1960
Hakkinen 28.09.1968
Schumacher 03.01.1969
Villeneuve 09.04.1971
Raikkonen 17.10.1979
Button 19.01.1980
Alonso 29.07.1981
Hamilton 07.01.1985
N.Rosberg 27.06.1985
Vettel 03.07.1987

Il duo Jones/Fittipaldi è quello con la minore distanza in termini di età, nonostante gli otto anni che hanno separato il primo titolo di Fittipaldi dal titolo di Jones. Il gap maggiore sembra invece essere di otto anni e sei mesi tra Villeneuve/Raikkonen, e in effetti i due sono diventati campioni del mondo a dieci anni di distanza.
Ad ogni modo il destino del mondo sembra essere nelle mani dei pochi piloti di fine anni '80 e di quelli nati nella prima metà degli anni '90: qualora nessuno di loro dovesse diventare campione del mondo e tra i prossimi campioni del mondo dovessero esserci Verstappen o Leclerc o piloti di età affine se non più giovane, si potrebbe arrivare a un gap di oltre dieci anni.

lunedì 8 giugno 2020

Indycar 2020: si parte dal Texas

Drivers, restart your engines, che è arrivato il momento di dare il via alla stagione 2020 di Indycar.
La stagione in realtà doveva iniziare lo scorso marzo e le vetture erano anche scese in pista per una sessione di prove libere a St. Petersburg, ma tutto era statp interrotto in corso d'opera, mentre almeno il campionato di Formula 1 venica interrotto senza che le vetture fossero scese in pista in modo totalmente random per poi tornare a casa in modo altrettanto random.
Dopo quel momento ci sono state varie gare saltate, cancellate o rimandate, tra cui la Indy 500 che si svolgerà il 23 agosto, in quella che in altre occasioni sarebbe stata piena pausa estiva. Ad ogni modo non pensiamo ad agosto quanto piuttosto al fatto che la stagione sia iniziata nel weekend appena terminato: sabato 6 giugno il campionato è partito dal Texas Motorspeedway per la Texas 300.

La gara si svolgeva quando da noi erano circa le due di notte e avevo pianificato una strategia piuttosto efficace: mettermi a letto a leggere in attesa del grande momento, poi seguire almeno un po' di livetiming sul cellulare, in attesa che giungesse il momento di recuperare o la gara oppure un highlight di lunghezza sufficiente a comprendere chr cosa fosse accaduto.
Poi il mal di testa ha avuto la meglio. Ho messo il libro da parte, ho chiuso gli occhi e mi sono svegliata di soprassalto verso le sei di mattina. Stavo sognando (non sto scherzando) che Kanaan postava su instagram dei post strappalacrime dopo avere litigato con Castroneves.
Dopo questo momento mi sono ricordata dell'inizio del campionato di Indycar e di essermi persa totalmente anche le news sull'evento. Quindi sono andata su twitter e ho cercato di recuperare qualcosa.

Poi nel pomeriggio della domenica ho visto un "exhtended highlight" della durata di circa dodici minuti, non il massimo che speravo, ma si tratta pur sempre di una sintesi che ha chiarito in modo abbastanza lineare come siano andate le cose, anche se ha snobbato interamente il Grande Samurai Takuma Sato, non-starter per un incidente avvenuto in qualifica, poche ore prima della gara. E con Sato che si spalma sui muri, il mondo sta tornando alla normalità.
La normalità comprendeva anche Josef Newgarden in pole position, in testa nella prima parte di gara, davanti a Simon Pagenaud (compagno di scorribande virtuali e polemiche di Trollando Norris) e all'immancabile Scott Dixon, il detersivo più celebre di Sportmediaset o chiunque fosse.
Costui è stato buono a guardare finché non ha approfittato di una safety car per portarsi in testa nel momento più opportuno.

Per essere una gara su ovale è stata tutto sommato abbastanza tranquilla, con quell'incidente, tuttavia, a stravolgere un po' la situazione: il rookie Rinus Veekay (dove Veekay sta per VK, le iniziali del suo vero cognome Van Kalmthout) è andato in testacoda e ha... mhm... collezionato? il termine inglese è "collected", direi, l'altro rookie Alex Palou, uno spagnolo che in passato ha corso con licenza giapponese quindi che non gli venga voglia di vincere a Indianapolis nel Memorial Weekend...
La sintesi ha poi mostrato di nuovo Newgarden in testa, fintanto che il Detersivo si è preso la leadership con un sorpasso poco prima del completamento di metà gara. Giri di pitstop a parte, non si sarebbe più schiodato da quella posizione fino alla fine. Frattanto il suo compagno di squadra Felix Rosenqvist si è portato in seconda posizione al suo inseguimento.

A parte Santino Ferrucci che sbatteva in pitlane, senza causare eccessivi intoppi, non abbiamo visto incidenti in pista finché non ci ha pensato proprio lo stesso Rosenqvist a dieci giri dalla fine: anche stavolta vincerà la prossima.
Dopo qualche giro dietro la safety car, la gara è ripresa per i giri finali: tutto tranquillo fino allo schianto di Charlie Kimball, avvenuto mentre il vincitore tagliava il traguardo.
Vincitore Scott Dixon davanti a Josef Newgarden e Simon Pagenaud, con nientemeno che Zach Veach appena giù dal podio. Ed Carpenter ha completato la top-5 davanti a Conor Daly (e già il fatto che Daly abbia un volante è una cosa che non capita tutti i giorni), Colton Herta, Ryan Hunter-Reay, Oliver Askew e nientemeno che Tony Kanaan, autore di una gloriosa decima piazza dopo certi ultimi posti della scorsa stagione. A seguire undicesima piazza per Charlie Kimball, poi Pat O'Ward, Will Power, Marco Andretti, Alexander Rossi, Jack Harvey, Graham Rahal, James Hinchcliffe e Marcus Ericsson: una Caterham è per sempre.


sabato 6 giugno 2020

Schumacher, Hakkinen e Coulthard a secco di punti nei race rewatch: dal Belgio '98 all'Australia '99 le cose non cambiano

Mercoledì della scorsa settimana andava in scena il replay del più famoso gran premio degli anni '90, quello che tutti conoscevano già alla perfezione.
Trionfava Damon Hill, sulla Jordan, in precedenza inseguitore di Michael Schumacher. Costui aveva superato indenne il primo start, uno dei pochi, superato indenne anche il secondo, nonostante un contatto con Mika Hakkinen.
Il compagno di squadra di quest'ultimo si distingueva per una marea di cavolate, poi finiva per essere tamponato violentemente da Msc durante un doppiaggio sotto al diluvio. Cosa analoga accadeva tra Giancarlo Fisichella e Shinji Nakano, ma who kers.

Damon Hill vs Ralf Schumacher vs ordini di scuderia in casa Jordan, il tutto mentre Jean Alesi sulla Sauber se ne stava lì ad aspettare che venisse il momento di salire sul podio. Quel momento arrivava dopo una gara fatta di eventi strani e insoliti, che conduceva una gloria del passato neanche troppo lontano ad appropriarsi della carica di vincitore strano, un Panis di successo, uno perfetto per i race replay, dove il trio Schumacher- Hakkinen- Coulthard vede ben poco spesso la gloria della zona punti.
Andate a spiegare a qualche ragazzino che quelli erano i protagonisti. Non vi crederanno: sono tutti coinvinti che al mondo esistano solo Herbert e Panis.

Questa settimana siamo passati ai folletti irlandesi ma la linea di fondo non cambia: gara con un attrition rate da urlo, Schultardkkinen ben lontani dal potere portare a casa punti... e vittoria di Eddie Irvine, la prima in carriera, nell'anno in cui avrebbe lottato per il mondiale.
Gare brevi e indolori per il duo McLaren, fuori per problemi tecnici, anche se Hakkinen mentre era in testa, quindi magari tanto indolore no.
Niente incidenti particolarmente bizzarri, ma Msc al centro di una lunga serie di peripezie: la macchina che non parte, lo start dal fondo... poi anche una foratura, nonché a quel punto il destino di essere ultimo e doppiato, uno dei pochi fuori dai punti peraltro.

Eddie Irvine, Heinz-Harald Frentzen, Ralf Schumacher, con HH nei colori Jordan rimpiazzato alla Williams proprio da quest'ultimo.
Al centro dell'attenzione l'idolo delle ragazzine dei tempi, ancora accanto a Msc e non al vero eroehhhh della stagione 1999: Mika Salo, che sarebbe arrivato qualche mese più tardi come nota stylish in un mondiale più improbabile del previsto.
I ragazzini di oggi continueranno a farsi strane idee su chi vincesse i gran premi di frequente ai tempi, ma non importa: consoliamoci con i rewatch recenti, un concentrato di vittorie di Daniel Ricciardo (oggi ci sarà Baku 2017 di cui ironia della sorte ho pubblicato un post proprio ieri mattina), indiscusso trionfatore di ogni singolo evento odierno.

venerdì 5 giugno 2020

F1 The Golden Days: GP Azerbaijan 2017

Tutto è calmo ma non troppo, il Gran Premio cancellato dell'Azerbaijan si avvicina, tra un mese inizierà seriamente il campionato quindi è come se fossimo a febbraio, solo che a febbraio forse eravamo un minimo meno ossessionati dal commentare qualsiasi cosa o persona sui social network.
Ad ogni modo Baku ci ricorda di come nella vita ci siano delle linee guida da rispettare e di come più le rispettiamo e più sarà facile avere successo nella vita, anche applicandole ai social.
Si parte e tutto fila liscio, almeno dove i nostri occhi sono puntati e almeno fino al terzo bicchiere di vodka da parte di Kimi Raikkonen e Valtteri Bottas.
Poi si scatena il caos:
VB: "La vodka è tutta mia!!!11!!!1"
KR: "Noooohhhh è miahhhh!!!111!!!"
VB: "Non ci pensare nemmeno!!!11!!!11 Restituiscimi subito la bottiglia!!11!!!1!"
Quando Raikkonen gli tira la bottiglia di vodka addosso, Bottas finisce nelle retrovie, addirittura doppiato.
Lezione di vita numero 1: la lucidità. Prima di compiere azioni avventate, siano esse azioni effettive o semplici azioni sui social, bisognerebbe essere certi di essere nelle facoltà mentali migliori per farlo.

Tutto continua a filare più o meno liscio, si perde per strada un po' di gente che non conta, ma si sa che gli occhi sono focalizzati solo su chi sta sempre al centro dell'attenzione. Quindi più ti nascondi sotto una cappa di vetro stando lontano dalle polemiche da fandom e meglio sarà per te.
Anche perché le polemiche non sempre vanno a finire bene, come sanno Lewis Hamilton e Sebastian Vettel.
LH: "Maylander, che ca**o fai? Se non vai un po' più forte sarò costretto ad andare piano e la gente dirà che l'ho fatto di proposito."
SV: "Minacciare di rallentare di proposito equivale ad averlo fatto, non vedo nessuna differenza. Per questa ragione mi vedo costretto a ristabilire la giustizia tirandoti una ruotata!"
LH: "Cosa sono queste manovre assassine?!?!?!? Come ti sei permesso?!"
SV: "Veramente la ruotata non te l'ho ancora tirata."
LH: "Ma hai detto che l'hai fatto e ciò equivale a farlo."
SV: "Quindi ora lo faccio sul serio."
LH: "Bravo co***one, lo sai che tra anni e anni mentre io e te saremo di nuovo best friend forever e ci daremo la lingua in bocca la gente litigherà per questo episodio e ci criticherà per non fare più altrettanto?!"
Lezione di vita numero 2: accusare altri di loro presunte intenzioni senza certezze e senza prove (magari, nel nostro caso, su una frase di poche parole riportata in un titolo) non sempre è la scelta che paga, idem fare polemica invece di impiegare il proprio tempo in maniera più costruttiva.

In un modo o nell'altro tutto sembra riprendere a filare liscio e lo sarà almeno finché qualcuno che non ha l'abitudine di stare lì dove conta proverà a inoltrarsi in un terreno a lui sconosciuto senza sapere come comportarsi: proseguiamo quindi con le disavventure di Felipe Massa.
FM: "Stanotte mi è apparso in sogno un gufo che mi ha riferito che Hamilton avrebbe perso il poggiatesta e che Vettel sarebbe stato penalizzato per la ruotata che gli ha tirato e in questo momento mi trovo esattamente dietro di loro. Questo significa che, non appena si leveranno di torno..."
La sua vettura: "Errore. Ti sei addentrato in un terreno in cui non sai come muoverti, quindi dovrò punirti per questo, smettendo di funzionare per impedirti di continuare a stare dove non dovresti. In più devo punire anche Claire Williams."
CW: "Perché?"
La sua vettura: "Perché sei donna e sei alla guida di un team di poco successo, ma siccome sei la figlia del titolare anche i fanboy sessisti dovranno arrendersi all'evidenza che non hai avuto il posto perché l'hai data alle persone giuste e saranno costretti a screditarti nello stesso modo in cui ti screditerebbero se tu fossi un uomo."
Lezione di vita numero 3: mai essere al posto giusto nel momento sbagliato o nel posto sbagliato al momento giusto. Per esempio, quello che ho appena ricostruito, non è neanche stato notato, perché accadeva qualcosa di più coinvolgente, quindi non valeva nemmeno la pena di essere lì.

Mentre la macchina di Felipe Massa si prepara al momento in cui metterà fine alla gara del proprio pilota, siamo ancora tutti impegnati a pensare a Sergio Perez ed Esteban Ocon litigano a proposito di chi, tra di loro, finirà sul podio o vincerà il gran premio (fatto accaduto prima della bandiera rossa, ma con i due che, con le macchine più o meno malmesse, hanno preso parte al restart):
CP: "Io sonohhhh più figohhhh di te!!!11!!"
EO: "Noooohhhh, sono molto più figohhhh io e credo dovrai arrenderti all'evidenza!"
CP: "Taci o ti prendo a sportellate."
EO: "No, non hai capito nulla, sarò io a prendere a sportellate te."
CP: "Sogna, sogna... il mio sogno nel cassetto è distruggerti."
EO: "Sarò io a distruggere te e anche il tuo cassetto. Così dovrai tenere i sogni in tasca, al posto che tenere in tasca la vittoria!"
Lezione di vita numero 4: no alle "guerre tra poveri". Se ciascuno di noi si focalizzasse sugli obiettivi comuni, invece di fare a gara su chi si focalizza meglio sugli obiettivi, forse tutti ci comporteremmo in modo più costruttivo.
Non tutti noi potremmo essere migliori degli altri, così come tra Perez e Ocon soltanto uno dei due avrebbe potenzialmente vinto il gran premio. Cerchiamo almeno di non fare la fine di Perez e Ocon.
Non riuscire ad apparire fighi come lo vorremmo a volte fa parte solo della nostra routine quotidiana. A volte bisogna semplicemente arrendersi all'evidenza... ed è così che Nico Hulkenberg striscia contro il muro, proprio nel giorno in cui un pilota a caso avrebbe potuto andare a podio.

Sul podio ci vanno Daniel Ricciardo, Valtteri Bottas e Lance Stroll. Come ci sono riusciti? Non saprei, forse ascoltando la loro ipotetica conversazione nella sala pre-podio possiamo farci venire qualche idea:
DR: "A un certo punto mi sono detto che non c'era da fare altro, per vincere, che aspettare che tutti si eliminassero tra di loro. È un po' come sui social dove la gente litiga, si blocca e si segnala, facendosi bannare gli uni con gli altri. Alla fine per diventare il leader incontrastato dei social quello che conta è durare abbastanza da essere l'unica persona che finisce nelle bacheche degli altri. Almeno finché non decideranno che il mio sorriso è una promozione subliminale alla lobby dei dentisti, sono al sicuro. Ma siccome tutti hanno una paura marcia dei dentisti perché non hanno dei denti belli e sani come i miei, cercheranno di dimenticarsi della loro esistenza anche quando sono impegnati a parlare delle cose brutte che capitano nelle loro vite."
VB: "Io ho provato a farmi strada nel mondo da ubriaco ma non ci sono riuscito. Quindi ho aspettato di liberarmi dell'alcool e, a quel punto, da sobrio sono riuscito a trollare tutti."
LS: "Che schifohhhh i poverihhhh, passano tutto il tempo a fare polemiche spargendo quintali di sterco sugli altri tramite social perché non sanno come fare per fare venire sera. Io invece faccio venire sera contando gli spiccioli - sinonimo di mazzette di banconote - che tengo nella mia collezione di salvadanai. Oggi, mentre ero lì tranquillo che guidavo tenendo una mano in tasca per accertarmi che ci fosse ancora il mio portafoglio, mi sono accorto di avere tagliato il traguardo entro i primi tre. È stata un'esperienza meravigliosa."
Ultima lezione di vita: il modo migliore per non finire coinvolti nelle polemiche degli altri è tenersi deliberatamente fuori dalle polemiche degli altri. Fate così anche voi e vincerete senz'altro il Gran Premio dell'Azerbaijan 2017.



mercoledì 3 giugno 2020

Le date ufficiali della stagione europea

Incredibile ma vero, per la prima volta dopo mesi non si parla di cancellazioni, quanto piuttosto di date ufficiali. Il calendario completo è ancora abbastanza in alto mare, perché non si sa bene cosa salterà e che cosa resterà in piedi al di fuori dell'Europa, ma ieri è stato ufficializzato che cosa succederà in Europa, quando i motori si riaccenderanno tra un mese. Otto gran premi su sei circuiti diversi, con delle "doppie" che servono anche e soprattutto per fare numero, visto che non si sa esattamente quante gare potranno esserci dopo l'Europa.

Con Monaco, Francia e Olanda fuori definitivamente dalla stagione 2020 (Monaco da mesi, Francia anche, Olanda definitivamente annullato di recente) gli altri circuiti sono stati, in alcune circostanze, risistemati, anche quelli che avrebbero comunque dovuto svolgersi nel corso dell'estate.
La prima parte della stagione sarà così composta:

5 luglio - GP AUSTRIA
12 luglio - GP AUSTRIA II
19 luglio - GP UNGHERIA
2 agosto - GP GRAN BRETAGNA
9 agosto - GP GRAN BRETAGNA II
16 agosto - GP SPAGNA
30 agosto - GP BELGIO
6 settembre - GP ITALIA

Le due "doppie" avranno altri nomi, non si chiameranno quindi GP d'Austria e GP Gran Bretagna, bensì GP della Stiria (dalla regione in cui si trova il Redbullring, sarebbe un po' come un Monza II con il nome di GP di Lombardia) e GP del 70esimo anniversario.
Si segnala inoltre che, a contorno di TUTTI gli eventi, ci saranno sia la Formula 2 sia la Formula 3. Si segnala anche (fatevene una ragione) che nel mese di luglio dovrebbero partire un bel po' di altri campionati, minori e non, quindi ci saranno un bel po' di SoVrApPoSiZiOnI!!!11!!!!!

Non ci sarà invece la sovrapposizione tra la prima casella della griglia di partenza e il rappresentante motoristico delle marmotte assassine del Quebec, in quanto le sprint race di qualifica proposte per il GP "di Stiria" e del "70esimo anniversario" non sono state approvate.
Personalmente non avrei boicottato la Formula 1 come volevano fare alcuni se ci fosse stato in quelle due occasioni un sistema di qualifica fatto a sprint race. Però tutto sommato sono soddisfatta che non ci sia: l'idea di vedere i top driver partire dietro e ottenere le prime file dopo duellihhhh e sorpassihhhh è una cosa, l'idea di vedere le Williams partire davanti ed essere superate da tutti per andare a partire nelle ultime file non mi sembra che contribuisca a tenere molto alta la dignità del suddetto team.

Aggiungo un'ultima cosa in proposito, se mi è concessa: è pur vero che una sprint race di qualifica non è quella che conta e quella che assegna punti, tuttavia vorrei far notare che si porterebbe avanti il concetto di spettacolo con il format "piloti più veloci che partono dietro per fare duellihhhh e sorpassihhhh".
Ciò stride profondamente con la teoria secondo cui i piloti più veloci devono partire davanti e, di conseguenza, bisogna rivedere le retrocessioni in griglia per sostituzioni di componenti del motore. Perché Verstappen che parte tra gli ultimi perché ha cambiato motore non va bene, mentre Verstappen che parte tra gli ultimi perché è uno dei primi piloti in classifica invece dovrebbe essere una cosa che contribuisce allo spettacolohhhh?

Con questo penso di potere chiudere queste mie osservazioni a proposito dell'inizio della stagione, che sarà tra un mese (proprio il 3 si svolgeranno le prove libere del primo Redbullring). Anzi, no, aggiungo che ieri sera al TG3 Regionale dell'Emilia Romagna hanno fatto un servizio sul campionato di Formula 1, in chiusura (non so come funzionino nelle altre regioni, anzi, se volete fatemi sapere se anche a voi è mai capitato di vedere servizi sulla F1 nonostante non c'entrassero nulla con la regione) e in quel servizio ho sentito distintamente la voce di Mazzoni! Non è la prima volta, peraltro, che mi capita di beccare in quel TG qualche servizio sulla F1 presentato da Mazzoni.
Purtroppo non mi sembra abbia detto che a Monza si svolgerà il 1000esimo gran premio della storia della Ferrari e che la Rossa vorrà sicuramente festeggiare in bellezza. Anzi, per fortuna della Ferrari, non l'ha detto.