MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
giovedì 15 novembre 2018
Formula Parody: come non si dovrebbe mai scrivere una fan fiction | Capitolo 1
Capitolo 1: OMG, c’è un pilota fighissimo e il mio radar si è acceso!!!111!!!!!1!! Però ho incontrato anche un modello molto più figo!!!11!!!11!! Sto mettendo in dubbio la mia asessualità, di cui ero sempre stata convinta!!!!11!!! Per riprendermi, mangerò una piadina preparata da Will Stevens!!!11!!!11! A proposito, chi è Will Stevens???222???22??
Tutto iniziò il giorno del mio diciannovesimo compleanno. Quel giorno, oltre ad essere il giorno del mio diciannovesimo compleanno, fu anche il giorno in cui presi trenta e lode nell’esame di fisica quantistica e in cui ricevetti un’interessante proposta di lavoro.
Avevo in quei giorni deciso di candidarmi come commessa all’Esselunga per arrotondare e pagare le tasse universitarie, ma per errore, invece di inviare il curriculum all’Esselunga lo inviai a Sky Sport, che mi offrì uno stage annuale con un rimborso spese di tremila euro al mese, ingaggiandomi come giornalista sportiva.
Appurato tramite il mio profilo twitter che la mia F3DE F3RR4R1ST4 non era in discussione, decisero di mandarmi come inviata a seguire il campionato di Formula 1. Nel frattempo, nonostante fossi in giro per il mondo di continuo, riuscii a superare brillantemente tutti gli esami del mio corso di laurea in ingegneria nucleare.
Perché una futura ingegnera nucleare era diventata giornalista sportiva? Non era chiaro nemmeno a me, ma fin dal momento in cui raggiunsi Sepang (volevo scrivere Melbourne, ma l’Autrice© me l’ha impedito, dato che riteneva più interessante far iniziare la storia in media res invece che piazzare il solito gran premio d’Australia, che tra parentesi era stato vinto da Felipehhhh Nassssser al volante della Sauber) capii che era la mia strada, anche se sfortunatamente, di tanto in tanto, sulla mia strada c’era qualcuno che non mi lasciava passare.
Un tizio alto un metro e un tappo che con tutta probabilità era il fattorino del kebab venuto a portare panini e pizze, stava sulla mia strada mentre cercavo disperatamente di imbucarmi nel box della Caterham, essendomi dimenticata che, essendo la Caterham fallita, non aveva più un box.
«Ehi, tu!» sbottai, in dialetto reggioemiliano, lingua ufficiale della Malesia e del mondo, dandogli uno spintone per farlo levare di torno, «Perché non ti sposti?»
Lui mi guardò con aria colpevole, avvampando.
Se non fosse stato un banale fattorino del kebab, avrei potuto prendere in considerazione l’idea di innamorarmi follemente di lui, ma non lo feci. Rimasi a osservarlo per qualche minuto, mentre veniva spintonato da tutti i passanti. Rimasi lì finché qualcuno non venne addosso a me, facendomi quasi cadere a terra.
Stavo precipitando, quando le sue mani mi afferrarono. Non avevo la più pallida idea di chi fosse, ma avvertii una profonda eccitazione, nonostante fino a tre minuti prima fossi profondamente innamorata del mio ragazzo cassiere dell’Esselunga, che era stato assunto dopo avere erroneamente consegnato al negozio dell’Esselunga il curriculum destinato a Sky Sport, con il quale intrattenevo una relazione platonica, visto che tra di noi facevamo soltanto discorsi politico-economici, in particolare sul prezzo della benzina, e non avevamo tempo da dedicare ad altro.
«Fai attenzione, Chica» mi disse un profondo accento latino-americano. «Se sprechi il tuo tempo a fissare Will Stevens, potresti incontrare qualche malintenzionato.»
«Will Stevens?» Quel nome non mi era nuovo. «Per caso è il fondatore di una catena mondiale di kebab? Credevo fosse solo un fattorino!»
«In realtà» mi disse il latino-americano, «Nessuno sa esattamente chi sia. Sta qui e sta in mezzo alle scatole agli altri.»
Finalmente, recuperato l’equilibrio, mi girai e mi misi ad ammirare il mio salvatore, che mi aveva fatto capire che il mio tempo era troppo prezioso. Aveva le lentiggini, indossava un enorme sombrero e, dettaglio che mi rimase più impresso, invece di un semplice perizoma leopardato portava una tuta che recitava a caratteri cubitali “Sahara Force India”, termini che non avevo mai udito prima di quel momento. Si presentò: il suo nome era Sergiohhh Perez Mendozahhh, più comunemente noto come Sergiohhhh Perez o come Checohhhh. Era messicano e aveva venticinque anni. Era un tipo molto più interessante del fattorino del kebab di cui non ricordavo più il nome.
Il motivo del mio disappunto, legato alla tuta al posto del perizoma leopardato, derivava dai photoshot del mio modello preferito, un bellissimo latinoamericano che mi avrebbe fatto dimenticare in un nanosecondo che ero frigida, asessuale e a favore della castità prematrimoniale. Credevo però che non avrei mai avuto una chance concreta di incontrare quel meraviglioso modello, quindi tanto valeva mettermi a sbavare alla sola vista del pilota messicano, che però purtroppo andava di fretta, perché sperava di fare in tempo a scendere in pista per le qualifiche, invece di perdere tempo a gironzolare.
Il mio cuore prese a saltellare, tanto che iniziai a sospettare che di lì a poco avrei avuto un infarto, ma terminato il suo balletto, ritornò a posto. Io, che avevo sbavato fino a quel momento, mi asciugai un rivolo di saliva.
Dimenticai le mie fantasie a proposito di essere coinvolta in un threesome con Checohhhh e con il modello latinoamericano dei miei sogni soltanto quando mi ricordai che ero lì per lavorare e per intercettare Felipehhhh Nassssser non appena fosse sceso dalla vettura. In un campionato che sembrava essere sul punto di essere dominato dalle Mercedes era riuscito a farsi largo vincendo il gran premio d’Australia con più facilità di quanta ne avesse avuta Kamuiiii Kobayashiiii un anno prima. Dopotutto Kobayashiiii aveva dovuto faticare a lungo, ma fortunatamente alla partenza aveva avuto l’intuizione di scagliare la vettura di Felipehhhh Massahhhh contro ai suoi tre più grandi avversari, che stranamente erano usciti indenni dalla prima curva, diversamente dallo sventurato Massahhhh, e che, non solo, erano riusciti contro tutti i pronostici a contendersi il podio e la vittoria fino all’ultima curva; ultima curva in cui Ericssonnnn aveva buttato fuori in un colpo solo Bianchiiii e Chiltonnnn (quelli che nel 2013 avevano cercato di strappare a Charles Picccc la vittoria del titolo, per intenderci, peraltro senza riuscirci, tanto che Picccc si era confermato campione del mondo, trionfando anche con la Caterham oltre ad avere già vinto un campionato con la Marussia, nonostante prendesse mediamente sette secondi al giro dalle Redbull o dalle Mercedes di turno), autoeliminandosi a propria volta. A quel punto, nonostante fosse stato infastidito da Gutierrezzzz che gli stava negli scarichi, il Grande Samurai Kamuiiii Kobayashi aveva avuto ben poche difficoltà a tagliare il traguardo in prima posizione, con appena due centesimi di secondo di margine sul bellissimo bambino sopracciglione Estebaby Gutierrezzzz.
Questo, almeno, era quanto avevo appreso frettolosamente leggendo la pagina Wikipedia del gran premio in oggetto, perché io aspirante commessa dell’Esselunga e aspirante ingegnera nucleare, non avevo mai provato un particolare interesse per la Formula 1, prima dell’ingaggio da parte di Sky Sport F1. Sì, è vero, sul mio profilo twitter scrivevo insulti rivolti ad Alonso perché aveva lasciato la Ferrari, ma in realtà non sapevo nemmeno chi fosse.
Nell’attesa che Nasssser, leader del mondiale, si degnasse di scendere dalla macchina e di prendermi in considerazione, ripresi a cercare il box della Caterham: mi ero nuovamente dimenticata del suo fallimento, avvenuto mestamente dopo che Kobayashiiii aveva faticosamente vinto il titolo nonostante Gutierrezzzz non gli avesse lasciato un attimo di respiro.
Non trovai il box della Caterham, ma trovai il box del kebab. C’era quel Will-who’s-that-guy di poco prima che preparava panini, mentre un ragazzo con i capelli scarmigliati spazzava il pavimento. Mi misi a parlare con quest’ultimo, che mi raccontò che oltre ai kebabbari facevano anche i piloti, quando la macchina si accendeva, il che accadeva raramente. Il suo nome era Roberto Bloody Merhi e ci scambiammo il contatto Wattsapp. Diventammo amici inseparabili, ma dato che questa storia parla soltanto di figonihhhh che volevo portarmi a letto direi di soprassedere sulla nostra amicizia e di prenderla fuori solo quando sarà consona alla trama il che, ovviamente, accadrà.
Per farla breve, le Mercedes si qualificarono in prima e seconda posizione, proprio come tutti a parte me e Felipehhhh Nasssser si aspettavano.
L’intervista con Felipehhhh fu strappalacrime:
«Stavolta non è andata come speravi.»
«No, dato che sono stato placcato in stile rugby da una giornalista italiana che ha iniziato a sventolarmi un microfono davanti al naso. Non sarebbe nemmeno così terribile se tale microfono non me l’avesse appena sbattuto sul naso.»
«Scusa Felipehhhh. Come la vedi per domani? Pensi di avere speranze di vittoria?»
«No, il favorito è Ericssonnnn.»
«Questo significa che voi della Sauber siete comunque messi bene e siete l’unica vera alternativa alle Mercedes.»
«Sì, in Sauber sono messi bene. Ora scusami, ma vado di fretta. Devo portare mio figlio a fare un tour del paddock. Ci vediamo... a proposito, come ti chiami?»
«Bruna Astrali e, no, non sono parente di Stella Bruno. Lei lavora per la concorrenza.»
«Piacere di conoscerti, Bruna. A presto! Ah, aspetta un attimo, solo una cosa: io non guido più la Sauber da dieci anni, adesso sono in Williams.»
Rimasi spiazzata dalla mia gaffe. Quel playboy stempiato guidava la Williams? Dovevo assolutamente consultare Wikipedia e schiarirmi le idee.
Mentre mi schiarivo le idee alla pagina intitolata “Campionato di Formula 1 2015” vidi qualcosa di bellissimo e ammaliante, ovvero il nome di un pilota che, a quanto pareva, nel tempo libero faceva il testimonial di perizomi leopardati.
Lasciamo comunque ogni cosa a suo tempo. Per il momento dovevo concentrarmi su Checohhhh, che purtroppo il giorno successivo in gara non ottenne lo sperato successo. Vinse Ericssonnnn. Non so se rendo l’idea: vinse Ericssonnnn.
Era terribile. Sentivo il bisogno irrefrenabile di mangiare kebab indiano. Per fortuna anche Checohhhh aveva lo stesso desiderio, così trascorremmo la serata post-gara al “Manor Marussia Paddock Kebab Shop”, dove per tutta la sera Will-who’s-that-guy, in assenza del kebab, servì piadine romagnole guarnite con bresaola, Emmental e lattuga.
Io e Checo trascorremmo tutta la serata seduti su un set di pneumatici da bagnato, insieme a due bambini dall’aria smarrita che si lamentavano, uno perché il suo idolo Fernandohhhh non gli aveva fatto un autografo, l’altro perché non essendo finito sul podio era stato preso a sberle dal padre più o meno per la dodicesima volta nel corso del weekend. Consolai i piccoli Carlitohhhh e Maxxxx come meglio potevo, da brava sorella maggiore (l’Autrice© sostiene che Carlitohhhh, nato nel 1994, sia più vecchio di me, ma non ha importanza), e feci buona impressione su Checohhhh che, alla fine della cena, decretò che sarei stata una brava mamma e che gli sarebbe piaciuto avere insieme a me dei figli che avremmo chiamato Pedro e Ricardo. Io protestai, perché preferivo chiamarli in un altro modo, ma non aveva importanza, quello che contava era che in un futuro molto vicino avremmo avuto dei figli! (volevo utilizzare “!!!!1111!!11!!” come segno di punteggiatura, ma l’Autrice© non era d’accordo.)
Decisi di coronare la serata andando a cercare Fernandohhhh per fargli la predica per come aveva trattato il povero Carlitohhh, ma non lo trovai e, anzi, per errore, finii dentro al box della Lotus, dove vidi un uomo completamente nudo che possedeva selvaggiamente una donna, altrettanto nuda, sdraiata sull’ala anteriore di una monoposto. Rimasi ammaliata, non per l’atto in sé, ma per il culo sodo di lui. Mi trattenni finché potevo, ma poi urlai di eccitazione.
«OH HOLY CATERHAM! Tu sei Pastoronehhhh, il sexy-toy dei perizomi leopardati!»
Ebbi un orgasmo così, sulla fiducia, e soltanto quando era troppo tardi realizzai di avere rovinato con le mie urla di eccitazione la scena principale del film “Cinquanta Sfumature di Jordonado”, con i cui introiti il team Lotus sperava di riuscire a pagare i pezzi di ricambio per le vetture.
Fu imbarazzante per me, per Pastoronehhhh e per la sua fiction-partner. Però Pastoronehhhh disse che secondo lui avevo un sorriso che rompeva lo schermo e che, se mi fosse interessato un secondo lavoro come pornoattrice, probabilmente c’era spazio anche per me.
Checohhhh, che da bravo ragazzo mi stalkerava di nascosto e aveva assistito a tutta la scena, entrò così dal nulla e prese a insultarlo, sostenendo che era offensivo insinuare che io potessi diventare una pornoattrice. Aggiunse che l’unica cosa che lo tratteneva dal saltargli addosso e picchiarlo era che sarebbe stato molto equivoco saltare addosso a un uomo completamente nudo e che, anzi, sarebbe saltato addosso molto più volentieri alla Carmelina, che però non sembrava molto interessata a lui. D’altronde come darle torto? Aveva appena preso parte a una scena di sesso selvaggio con un modello recentemente eletto Mister Venezuela; Checohhhh al confronto doveva apparirle una nullità.
Dal momento che Checohhhh era troppo impegnato a fare la predica al bellissimo modello, andai a fare un giro. Non era il mio giorno fortunato, perché non incontrai nessuno se non Will il piadinaro, che mi regalò una piadina al salame che rifiutai, perché l’unico salame a cui pensavo era quello che il pornoattore aveva tra le gambe.
In Cina, mi dissi, sarebbero arrivati tempi migliori... se non in generale, almeno quelli fatti cronometrare da Felipehhhh Nasssser o Felipehhhh Massahhhh o come si chiamavano quei due, non aveva importanza.
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