Dicevamo, venti vetture sono andate in griglia e una di queste era la Tyrrell di Derek Daly, sponsorizzata da Candy, un marchio di elettrodomestici che si era lamentato della poca visibilità del proprio logo sulla carrozzeria delle monoposto. Quando le vetture sono arrivate a Sainte-Devote, il pilota è entrato negli annali del motorsport. Decollando dopo avere tamponato l'Alfa Romeo di Bruno Giacomelli, è atterrato al di sopra della vettura di Jean-Pierre Jarier. Altre vetture coinvolte: la McLaren di Alain Prost, costretto al ritiro, e di striscio la Brabham di Nelson Piquet, che invece ha proseguito. Numerose vetture, nel tentativo di evitare l'incidente, hanno perso tempo, ma nessun altro è rimasto propriamente coinvolto nel botto. Torniamo quindi a occuparci di Jarier: il top nell'incidente di Daly sta nel fatto che il francese era al volante dell'altra Tyrrell e che di fatto entrambe le vetture del team erano fuori dopo pochi metri. Il signor Candy, però, è stato molto soddisfatto (non sto scherzando): le foto dell'incidente sono finite su giornali e telegiornali e nell'inquadratura dell'atterraggio di Daly il logo dello sponsor era in primo piano, al centro della scena.
Guardando la prima parte di gara (su Youtube c'è un video in cui la gara è integrale, però si alternano pezzi della telecronaca inglese e di quella tedesca) mi sono chiesta come mai l'impressione fosse che ci fossero in pista solamente sei vetture, ma dopo un po' sono riuscita a darmi una risposta: i primi sei erano i piloti che non avevano dovuto trovare un varco tra le vetture incidentate alla prima curva, rimanendone irreparabilmente attardati. Si è venuto a creare un trenino che avrebbe fatto lamentare la gente di oggi per l'assenza di duellihhhh e sorpassihhhh, composto da: Didier Pironi (Ligier - ritirato per incidente verso due terzi di gara), Alan Jones (Williams - ritirato per un problema tecnico dopo una ventina di giri), Carlos Reutemann (Williams - passato in testa dove c'è rimasto fino alla bandiera a scacchi), Jacques Laffite (Ligier - giunto al traguardo in seconda posizione), Patrick Depailler (Alfa Romeo - ritirato verso due terzi di gara per un guasto al motore), Nelson Piquet (Brabham - giunto a fine gara in terza posizione). Di fatto questo trenino si è venuto a scomporre per vari ritiri e perché le vetture in coda al trenino stesso sono rimaste indietro più si andava avanti con la gara.
La gara ha avuto un attrition rate abbastanza elevato, tanto che alla fine solamente otto vetture sono arrivate al traguardo (o per meglio dire nove, ma a questo ci arriveremo tra un po'). Oltre al podio già citato, hanno chiuso a punti Jochen Mass (Arrows), Gilles Villeneuve (Ferrari) e Emerson Fittipaldi (Copersucar), mentre hanno chiuso nelle ultime due posizioni Mario Andretti (Lotus) e Riccardo Patrese (Brabham), rigorosamente indicato dalla grafica come "Ricardo" (solo a partire dal 1983 il suo nome sarebbe stato scritto in modo corretto nella grafica del Gran Premio di Montecarlo). Quest'ultimo aveva proseguito nonostante un incidente avvenuto in precedenza con la Renault di René Arnoux che aveva provocato il ritiro del pilota francese. Dato che stiamo parlando di Arnoux, ci tengo a puntualizzare che nel corso del gran premio, prima di ritirarsi, è stato protagonista di un duello breve e indolore con Villeneuve, nel corso del quale è stato superato dal canadese. Approfitto di questo momento intenso per comunicare quale sia stato il destino di Jean-Pierre Jabouille al volante dell'altra Renault: si è ritirato per un guasto più o meno nel momento in cui si ritirava anche Jones.
Non è andata meglio al vincitore dell'edizione 1979, Jody Scheckter infatti, dopo una breve presenza iniziale poco lontano dalle posizioni della top-6 (o per meglio dire, molto lontano fisicamente, ma poco lontano in termini di posizioni) si è ritirato per problemi tecnici quando erano stati percorsi poco più di una ventina di giri. Ne approfitto per commentare, in questo momento solenne, l'aspetto estetico della Ferrari 1980: se la Ferrari deve essere la vettura più bella presente in pista anche quando non vince il mondiale, lì non c'era neanche lontanamente vicina. Detto questo credo che sia giusto terminare parlando di chi invece la gara l'ha finita, ovvero Jan Lammers, pilota dell'ATS: al traguardo c'è arrivato, ma non ha percorso abbastanza giri per essere considerato classificato. Non solo, la nona piazza è andata a Elio De Angelis (Lotus), nonostante questo il traguardo non l'abbia visto, essendosi ritirato per incidente quando aveva completato almeno il 90% della percorrenza totale.
Questioni meteo: non le ho approfondite per il momento, quindi in finale di post vi informo che quando la gara è iniziata il cielo era nuvoloso, mentre successivamente un po' di pioggia la si è vista. Non ci metto la mano sul fuoco perché potrei avere capito una cosa per un'altra, ma se non ricordo male mi sembra di avere sentito dire in telecronaca che in caso di pioggia intensa la gara sarebbe stata interrotta, cosa che ho sentito dire in varie telecronache degli anni '80, relative a gran premi disputati in circuiti random. In apparenza, quindi, la tanto glorificata pioggia con cui si correva insindacabilmente e inevitabilmente nel passato potrebbe essere una delle tante leggende metropolitane relative al motorsport vintage. Spero di non avervi sconvolti troppo con questa affermazione, così come io non sarei sconvolta nello scoprire che ai tempi le critiche che venivano mosse alla Formula 1 erano molto simili a quelle che vi vengono mosse al giorno d'oggi. Dal 1980, comunque, per il momento è tutto.
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