Tifare per partito preso, quasi per imposizione, non era cosa per me, già da allora non mi sentivo in dovere di adeguarmi a un tifo imposto dall'alto, qualcosa che mi ha portata, in età più matura, a staccarmi molto dal concetto classico di tifo. Quindi oserei dire che sia stata forse quell'esaltazione di un solo pilota che, nel mio caso, invece di farmi provare interesse per il suo sport, mi ha portata inizialmente a disinteressarmene totalmente, nonostante fossi invece un'appassionata di automobilismo.
Per molti anni Valentino Rossi ha rappresentato questo per me: un'imposizione alla quale ribellarmi, al punto da sperare che il suo passaggio in Formila 1 non si concretizzare, per evitate che quel tipo di tifo travolgesse uno sport che invece amavo tanto. Ad oggi penso sia un peccato che non sia andato in Formula 1: da quello che emerge dai suoi test chissà, magari poteva essere un pilota di livello discreto, in un team di metà classifica.
Non mi piaceva il modo in cui perfino non appassionati di motori dicevano che se non lo tifavo allora non ero una vera italiana, o cose del genere. Pensavo non mi piacesse Valentino Rossi, quando poi ho realizzato che ai tempi semplicemente mi era indifferente e ciò che non mi piaceva era la glorificazione fine a se stessa, specie considerato che gli altri piloti italiani e i team italiani non godevano di alcuna considerazione, nella maggior parte dei casi.
Quando ho iniziato, negli anni seguenti, a maturare qualche genere di interesse vero per il motomondiale, a seguire le gare che mio nonno vedeva in TV o anche a guardarne qualcuna per conto mio quando mio nonno non c'era più, per ironia della sorte sono diventata quella che, secondo i role model del tifo motoristico, avrei dovuto essere guardando la Formula 1. Simpatizzo per la Ducati, che peraltro è il team della mia città, chiunque la guidi, sperando possa avere buoni risultati. E da questo punto di vista Rossi non è stato esattamente il ducatista dai risultati migliori, ma è in buona compagnia di molti altri.
Al giorno d'oggi non ho un interesse particolare per quello che fa Valentino Rossi in pista. Non lo elogio come certi fanboy di vecchia data, né lo scredito come hanno iniziato a fare anche certi suoi fanboy una volta che ha smesso di vincere. Ne ho visti pochi di piloti rimanere così a lungo se erano così in difficoltà, ma ne ho visti anche tanti altri insultati gratuitamente per il loro insuccesso. Ecco, dentro di me ho scelto di ribellarmi anche a questo.
Alla luce di quanto detto sopra, si potrebbe pensare a una mia indifferenza nei confronti del ritiro di Valentino Rossi, previsto per fine stagione e annunciato qualcosa come tre quarti d'ora fa. No, non mi è indifferente (al punto tale che questo post lo trovate taggato "Valentino Rossi" ed è il primo pilota di motociclismo che si guadagna un label su questo blog), perché pur non essendo mai stata una sua tifosa, si tratta comunque di uno sportivo che di fatto, è finito a rappresentare qualcosa per me.
Non è tanto il fatto che quando ero ancora una bambina ai pranzi a casa dai nonni seguivamo le sue imprese o il fatto che mio nonno fosse un suo fanboy al punto che non era "oggi c'è il motomondiale" ma "oggi corre Valentino". È che adesso di anni ne ho trentatré, quindi quel periodo ormai è lontano da parecchio tempo.
Ne ricordo di sportivi che hanno rappresentato tanto e che hanno ricevuto grande apprezzamento, ma nessuno di loro è stato sulla bocca di tutti, da sportivo attivo, per venticinque anni, salendo sulla cresta onda ancora minorenne e restando al centro della scena, a modo suo, fino a ben oltre quarant'anni. Questo è Valentino Rossi: uno che, al di là di tutto, non ha rappresentato un'epoca, ma un quarto di secolo.
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