Immaginate che sia una domenica sera tranquilla e che il campionato di Indycar sia tornato a trovarci dopo un mese di assenza, con un gran premio che è una novità assoluta: siamo a Nashville in Tennessee per il Music City Grand Prix, destinato ad essere definito dagli addetti al lavori statunitensi come la versione americana del Gran Premio di Montecarlo. Obiettivamente parlando mi sembra che ci siano numerose differenze tra le due cose, ma mi soffermerò solo su una, la più fondamentale: a Montecarlo ci sono le gru che, in caso di incidente, liberano la pista in un tempo stimabile intorno a mezzo minuto. Nashville è una cosa un po' diversa: ogni tanto tra una safety car e l'altra si è gareggiato per mezzo minuto.
Le persone di buon senso che l'indomani sarebbero rientrate al lavoro dopo una settimana di ferie, verosimilmente, avrebbero avuto l'accortezza di non seguire dall'Europa una gara trashissima iniziata alle 23.45 e proseguita fino circa alle due e mezza di notte, ma io non sono una di quelle persone di buon senso. Quindi una parte della gara l'ho vista su uno streaming non ufficiale su Youtube strutturato come livetiming a schermo quasi intero e gara nel riquadrino, commentata in spagnolo dal titolare del canale. Non so se esista ancora quel canale, ma intorno a metà gara non esisteva più quello streaming. Dopo l'ho seguita tramite livetiming e social, vedendo update e video degli incidenti che venivano riproposti su Twitter. Di fatto oserei dire che ciò che non ho visto sono stati i giri dietro la safety car nella seconda parte di gara.
Facciamo un passo indietro a quando Herta ha ottenuto la pole position con un giro magistrale, venendo tacciato da tutto e da tutti di essere il futuro vincitore dell'evento. Nell'innocenza dei suoi 21(?) anni il piccolo Herta ha commesso un errore madornale: non si è grattato a sufficienza, quindi ne ha poi pagato le conseguenze. Ma a questo ci arriveremo tra molto tempo, passiamo a elencare il resto della top-5 in griglia, ovvero Dixon, Rossi, Rosenqvist e Grosjean, con quest'ultimo che ha preso la quarta piazza non appena la gara è partita... gara che è stata immediatamente neutralizzata dall'ingresso della safety car quando nelle retrovie Kellett è finito in testacoda. Quando la safety car si è levata di mezzo, poi, è avvenuto l'episodio clou dell'evento.
Ericsson ha visto il posteriore di Bourdais e ha pensato che fosse un trampolino di lancio. O meglio, probabilmente Ericsson non ha visto il posteriore di Bourdais davanti a sé e vi è cozzato addosso, decollando e mettendo fine alla gara di Bourdais. Incredibilmente quando è atterrato non ha messo fine alla propria, è rientrato ai box, ha scontato una penalità, ha attraversato altre peripezie e nonostante tutto era in gara. Nel frattempo ne capitavano di tutti i colori: al restart è entrata nuovamente la safety car perché c'era McLaughlin in testacoda dopo un contatto, poi una volta che è stata data bandiera verde a centro gruppo Power ha speronato Pagenaud, che si è girato, con varie vetture finite coinvolte in un ingorgo che è costato l'esposizione della bandiera rossa durante la quale i meccanici di Johnson hanno lavorato sulla sua macchina provocandone la squalifica.
Tra i vari piloti coinvolti nel mega-incidente c'erano anche Sato e Veekay che hanno ripreso la gara al momento del restart, Sato venendo costretto al ritiro ai box dopo un po', Veekay passando molto tempo ai box e poi fermandosi lungo la pista dopo esservi rientrato... guess what, è entrata nuovamente la safety car. In questi frangenti varie vetture sono rientrate ai box mentre la safety car in pista andava ai due all'ora, tanto che Herta per poco non è uscito in testa. In testa, però, c'era Ericsson su una diversa finestra di pitstop... sì, lo stesso Ericsson che aveva crashato like a boss nelle prime fasi di gara. Al restart Herta ha superato un paio di vetture e si è portato secondo, mentre attendevamo con pazienza che entrasse la safety car successiva, certi che sarebbe arrivata. L'artefice del suo ingresso è stato Power, che dopo avere speronato il suo compagno di squadra Pagenaud prima, adesso ha speronato l'altro suo compagno di squadra McLaughlin. Anche Kellett si è ritrovato coinvolto nell'incidente.
Eravamo solo a metà della gara quindi potevano succedere ancora tante cose e infatti ci hann pensato anche O'Ward e Rossi a fare confusione, con un nuovo ulteriore ingresso della safety car. È andata meglio più tardi quando si sono toccati Grosjean e Pagenaud, i due costretti a rientrare ai box ma apparentemente niente danni troppo elevati per il proseguimento della gara. Grosjean era anche stato in testa a un certo punto ed era su una strategia diversa dagli altri, ma non sapremo mai dove sarebbe arrivato se non ci fosse stato il suo contatto con il connazionale. Comunque se la passava decisamente peggio Ware, compagno di squadra di Grosjean, blackflaggato verso la fine della gara per essere troppo lento, cosa che ricordo essere successa per l'ultima volta molto tempo fa, penso quando la De Silvestro e Alesi parteciparono alla Indy 500 su vetture con i "meravigliosi" motori Lotus.
A quel punto era tutto a posto, stavamo viaggiando verso la fine della gara e Herta, secondo, stava viaggiando verso un potenziale vittoria, perché Ericsson che era in testa veniva avvertito di dovere risparmiare carburante. E invece Herta ha viaggiato verso un muro a cinque giri dalla fine, provocando mi piacerebbe dire l'ingresso della safety car, invece no, è stata redflaggata la gara per questioni sceniche ed è meglio non dire cosa ne penso di tutto ciò, perché non sarebbero cose molto gradevoli. Poi c'è stato il restart, quando da noi era ormai notte inoltrata (non che prima non lo fosse) e nonostante la poca benzina, Ericsson ha tagliato il traguardo davanti a tutti, in una gara che era iniziata volando. Qualcuno ha detto che in Formula 1 un pilota che aveva avuto un simile incidente non sarebbe riuscito a vincere la gara, ma sinceramente credo che non sarebbe riuscito nemmeno a ripartire.
Risultato: 1. Marcus Ericsson (Ganassi), 2. Scott Dixon (Ganassi), 3. James Hinchcliffe (Andretti), 4. Ryan Hunter-Reay (Andretti), 5. Graham Rahal (Rahal), 6. Ed Jones (Coyne), 7. Alex Palou (Ganassi), 8. Felix Rosenqvist (Arrow McLaren), 9. Helio Castroneves (Shank), 10. Josef Newgarden (Penske), 11. Santino Ferrucci (Rahal), 12. Pato O'Ward (Arrow McLaren), 13. Conor Daly (Carpenter), 14. Will Power (Penske), 15. Jack Harvey (Shank), 16. Romain Grosjean (Coyne), 17. Alexander Rossi (Andretti), 18. Max Chilton (Carlin), 19. Colton Herta (Andretti), 20. Cody Ware (Coyne), 21. Simon Pagenaud (Penske), 22. Scott McLaughlin (Penske), 23. Dalton Kellett (Foyt), 24. Rinus Veekay (Carpenter), 25. Takuma Sato (Rahal), 26. Jimmie Johnson (Ganassi), 27. Sebastien Bourdais (Foyt).
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
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