...perché se ottieni un podio alla Indy 500, sei una ferma in NASCAR e sei poco simpatica, rimani pur sempre una che ha ottenuto un podio alla Indy 500 #JustSaying.
Per chi non fosse particolarmente interessato alle corse americane, vorrei segnalare che lo scorso novembre Danica Patrick, pilota 35enne originaria di una città dell'Illinois che porta lo stesso nome di un simpatico bulldog che frequenta assiduamente il paddock durante i weekend di gara in Formula 1, ha annunciato il proprio ritiro dalle competizioni: quel del 2017 è stata la sua ultima stagione completa in NASCAR e, nel 2018, intende partecipare alla Daytona 500 e alla Indy 500, con la Indy 500 che, salvo ripensamenti dell'ultima ora, dovrebbe essere l'ultima gara della sua carriera.
Oltre a tutto ciò ha anche annunciato la separazione dal fidanzato pilota di NASCAR Ricky Stenhouse Jr, mettendo fine a tutte le mie battute durante le pseudo-cronache alle gare della Sprint Cup, ma questo, al momento, non ci interessa.
Al momento attuale la presenza di Danica Patrick alla Cinquecento Miglia di Indianapolis non è né ufficiale né scontata. Fino a qualche giorno fa non aveva ancora uno sponsor che intendesse darle la possibilità di prendere parte all'evento. Più o meno tre o quattro giorni fa, invece, lo sponsor è arrivato ed nientemeno che GoDaddy, lo sponsor che è stato con lei negli ultimi anni della sua carriera in Indycar e nei primi anni della sua carriera in NASCAR.
Tutto ciò ha fatto insorgere gli hater Made in USA, che le hanno rinfacciato di rubare il volante a piloti più competitivi di lei e di non meritare affatto di prendere parte alla Indy 500, perché in NASCAR ha combinato poco e niente, perché ciò distoglie l'attenzione da Newgarden (è un po' come dire che la presenza di Sirotkin in Formula 1 distoglie l'attenzione da Hamilton, ma nevermind), che ormai l'età avanza e che non è più gnocca come un tempo...
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...wait, wait, wait. Premesso che non voglio discutere dell'aspetto fisico di Danica Patrick, i commenti su questo aspetto non mi interessano: non sono una tumblr baby, so che gli uomini commentano l'aspetto fisico delle donne e se tali uomini sono fanboy sgrammaticati che scrivono insulti ai piloti come commento alle loro foto sui social, non mi devo aspettare che abbiano argomenti di discussione particolarmente elevati dal punto di vista culturale.
Quello che non mi torna è perché partendo dall'inettitudine di Danica Patrick in NASCAR si arrivi alla conclusione che Danica Patrick è un'inetta anche al volante di una Indycar. La Patrick non è una pilota di NASCAR che ha deciso di passare in Indycar. È un'ex pilota di Indycar che, dopo avere passato sette anni in Indycar, ha deciso di passare in NASCAR, dove si è visto chiaramente che la NASCAR non era il suo punto di forza.
Danica Patrick come pilota di Indycar dovrebbe essere valutata per quello che ha fatto in Indycar, che in sintesi è:
> qualificarsi in seconda fila alla sua prima Indy 500, terminare la gara in quarta posizione dopo essere stata in testa per alcuni giri e avere dovuto rallentare perché non aveva abbastanza carburante per arrivare in fondo, venendo votata come rookie of the year;
> ottenere nel corso degli anni almeno un paio di pole position, una vittoria, alcuni piazzamenti sul podio (di cui un terzo posto alla Indy 500 nel 2009) e parecchie top-ten, dimostrandosi più portata per gli ovali che per gli altri tipi di tracciati.
Ora, che in Indycar Danica Patrick non sia stata Dario Franchitti o Scott Dixon è un dato di fatto, ma oserei dire che non è stata neanche il primo Mario Moraes che passava per la strada. Per intenderci, è una di quelli che se non c'è forse non se ne sente la mancanza, ma che se c'è non è uno scandalo come vedere al volante gente del calibro di Arnd Meier o del Dr. Jack Miller, anche se, devo essere sincera, personaggi di quel calibro avrebbero il loro fascino.
Non ci vedo nulla di male se la sua carriera dovesse terminare con la partecipazione alla Indy 500, la gara che tredici anni fa l'ha resa celebre. Anzi, lo troverei addirittura molto romantico, la bella conclusione di una carriera fatta di alti e bassi da parte di un personaggio che ha comunque fatto molto parlare di sé, nel bene e nel male.
Non trovo che abbia molto senso scomodare i suoi risultati in NASCAR, se non per affermare che, con ogni probabilità, avrebbe ottenuto di più se avesse continuato a gareggiare in Indycar. Non credo neanche che abbia molto senso affermare che la vittoria che ha ottenuto non vale perché "la metà dei piloti non c'erano".
Che la Patrick abbia ottenuto una sola vittoria (e che pare che sia stata l'unica vittoria della sua carriera sulle monoposto - nelle serie minori made in USA aveva avuto buoni risultati e vari piazzamenti a podio, ma pare mai nessuna vittoria) è un dato di fatto e rimane, però il fatto che la sua vittoria sia avvenuta in una circostanza in cui "la metà dei piloti non c'erano" non è un dato di fatto, anzi, è revisionismo storico.
Era l'epoca della reunion tra IRL e Champ Car non si erano messi d'accordo su dove gareggiare in una certa data. I team della IRL hanno gareggiato a Motegi, i team di Champ Car hanno gareggiato a Long Beach, questo è vero. Però è altrettanto vero che, con l'eccezione di una manciata di piloti, alla gara di Long Beach hanno preso parte team e piloti che non hanno disputato il resto della stagione. A Motegi c'erano diciotto vetture, quando di solito ce n'erano ventitré o ventiquattro. Di assenti celebri ce n'erano al massimo un paio e la convinzione generale, all'epoca, era che la IRL fosse superiore alla Champ Car.
Quindi sul fatto che la vittoria della Patrick sia una "vittoria rubata" ho qualche dubbio, e peraltro mi pare che il secondo classificato (Helio Castroneves, due volte vincitore della Indy 500 all'epoca, divenute in seguito tre) non si sia definito vincitore morale o cose del genere.
Quindi, in conclusione, per come la penso io siamo di fronte a un ennesimo caso in cui i fanboy, proclamandosi conoscitori della Verità Assoluta, valutano le performance di un(a) pilota in una serie basandosi su fattori che hanno ben poco a che vedere con le sette stagioni disputate in quella serie.
Tra parentesi, a suo tempo la Patrick fu un vero e proprio tormentone mediatico, quindi penso che, in generale, se dovesse prendere parte alla Indy 500 la Indycar potrebbe ottenerne esposizione mediatica, che fa sempre comodo, considerando che quest'anno non ci saranno ex campioni del mondo di Formula 1 che sfidano la sorte sperando di non rompere il motore anche in Indycar...
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
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