Non sembrano esistere ricostruzioni molto dettagliate della gara, quindi bisogna un po' arrangiarsi con quello che si ha a disposizione. Ciò che abbiamo a disposizione è una entry list a dir poco interminabile, con una settantina di piloti che hanno tentato la qualificazione. In griglia, però, c'erano solo trentatré posti, con Walt Faulkner che ha ottenuto la pole position al volante di una Kurtis Kraft.
Pare che non abbia leaderato nemmeno il primo giro, ma abbia perso diverse posizioni: avrebbe chiuso la gara al settimo posto, nel caso siate interessati al suo risultato finale - questo, tuttavia, sarebbe accaduto dopo 138 giri di gara, al posto dei canonici 200.
La gara è infatti terminata in anticipo, quando è stata redflaggata a causa della pioggia, sancendo la vittoria di Johnnie Parsons, davanti a Bill Holland (vincitore della precedente edizione) e Mauri Rose (vincitore delle due annate precedenti alla vittoria di Holland).
Oltre a Parsons, Holland e Rose sono stati gli unici altri piloti che hanno leaderato dei giri, con Johnnie il pilota che ne ha leaderati di più. Una leggenda metropolitana, che pare essere stata smentita, narra che Parsons - che come il poleman guidava una Kurtis Kraft - sapesse di avere problemi di motore e che abbia puntato al disputare il maggior numero si giri in testa, per via del premio economico destinato a chi otteneva questo record, ma che poi l'arrivo della pioggia e la consistente diminuzione della durata della gara gli abbiano permesso di ottenere la vittoria.
Piccola curiosità per i gossippari impenitenti quanto me: Johnnie Parsons era stato in precedenza sposato con tale Arza, poi divenuta dopo il loro divorzio moglie del pilota Duane Carter, che disputava a sua volta la Indy 500 del 1950 e si è classificato dodicesimo.
Secondo il sito findagrave.com, Arza Parsons - che ha avuto in totale sei figli, di cui tre con ciascuno dei due mariti - è morta all'età di 95 anni il 29 maggio 2016, giorno in cui si è svolta la centesima edizione della Cinquecento Miglia di Indianapolis.
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