martedì 6 aprile 2021

Something touched me deep inside the day the hope for women in motorsport died

Era da un po' di tempo che volevo parlarne, ma prima volevo schiarirmi le idee e magari aspettare qualche notizia ufficiale che non è mai arrivata. Veniamo al punto: una decina di giorni fa è iniziato il campionato statunitense di Formula 4, il campionato a cui Juju Noda doveva partecipare. È iniziato tutto benissimo: il miglior tempo nelle prove libere, con tanto di record, perché era la prima ragazza a farlo in quella serie.
Tempo poche ore e tutto è precipitato: arrivato il momento delle qualifiche non è scesa in pista e nessuna informazione è stata data fino all'indomani inoltrato. La comunicazione del suo account ufficiale è che si ritirava dall'evento per "delicate reasons" che alcuni hanno identificato come ipotetici episodi di razzismo anti-asiatico, smentiti dal suo account ufficiale.

A dieci giorni di distanza non si sa cosa sia accaduto a Juju Noda, se non che si è ritirata da un campionato in cui poteva essere una front runner. Qualcuno sostiene che amici di amici di amici che lavorano in F4 dicono che è stata squalificata per irregolarità tecniche, e che il suo sponsor ha minacciato di abbandonarla se non avesse lasciato il team di Jay Howard, ma di solito non è così che viene gestita una squalifica e poi quel team ha altre tre vetture che hanno partecipato senza alcun problema. In più lo sponsor era arrivato pari passo con l'ingaggio da parte di quel team.
Oggi come oggi non si sa quali siano i piani futuri della Noda, se e dove gareggerà quest'anno. Quello che è certo è che una potenziale grossa occasione sembra essere svanita nel nulla e che quello che è successo è passato pressoché inosservato... perché in fin dei conti è un campionato occidentale e se ci si pongono dei dubbi è giusto porseli solo sull'incivile oriente e di certo non su quello che avviene nella santissima America.

Un giorno, quando i figli dei vicini di casa mi chiederanno perché non ci sono donne che competono ad alto livello, racconterò loro anche questa storia. Dirò che a un certo punto c'era una ragazzina competitiva e che, non appena ha fatto il miglior tempo in una sessione di test, è accaduto qualcosa di grave abbastanza dallo spingere suo padre o chi per lui a ritirarla dal campionato.
Dirò che non avrò mai la certezza matematica le due cose siano collegate l'una all'altra, ma che il forte sospetto in proposito mi è venuto. E quando mi chiederanno se non c'erano altre ragazze in quel campionato specificherò che c'erano, ma che il problema di Juju Noda non è mai stato quello di essere una ragazza. È stato al massimo quello di sovvertire la regola aurea del motorsport, quella a cui credono anche tanti tifosi e, peggio ancora, tante tifose, secondo cui le ragazze devono scendere in pista per essere dolci, kawaii e fare da tappezzeria.
Dirò che per la legge dei grandi numeri con proporzioni di una ragazza ogni 15/20 piloti è difficile che se tra loro ce ne sono due competitivi uno dei due sia proproo la ragazza, ma che in me aleggia da sempre il sospetto che, se c'è una ragazza competitiva, o trova il modo di affondarsi da sola, o qualcuno trova il modo per affondarla.


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Milly Sunshine