venerdì 16 aprile 2021

Il Sussurro della Farfalla - Puntata n.6 (blog novel)

Il mondiale di Diamond Formula è passato nelle puntate precedenti per Valencia e per Roma, ormai mancano solo due appuntamenti alla fine del campionato, ma quello di Imola è distante ancora alcune settimane.
In questo nuovo episodio Selena attende di rivedere Edward, al quale tuttavia si vede costretta a nascondere i torbidi segreti della sua vita, si scopre attratta da Oliver, seppure questo possa complicare la sua vita (contornata appunto da torbidi segreti), ma soprattutto incontra in modo casuale(?) un nuovo personaggio: Kathy Yves.
Altresì nota come Kathy Di Francesco, in passato è stata coinvolta in un intrigo motoristico nel quale lo stesso Patrick si era ritrovato invischiato proprio a Imola quindici anni prima e che spero coinvolgerà anche voi lettori. <3


Mentre Selena posava il bicchiere sul tavolo, il ragazzo del bar le fece scivolare una mano sul ciuffo rosso che le cadeva davanti agli occhi. La fece rabbrividire al pensiero che la parrucca non rimanesse a posto al cento per cento, rivelandosi per quello che era. Quel caschetto dal colore vistoso, abbinato agli occhiali da hipster con lenti purtroppo graduate - gli unici che era riuscita a procurarsi - che le rendevano la vista sfuocata, dovevano servire a nascondere la sua identità e, in effetti, sarebbe stato difficile, a chi la conosceva solo superficialmente, riconoscerla come Selena Bernard.
Cos'avrebbe pensato il ragazzo del bar se avesse scoperto che quelli rossi tagliati corti non erano i suoi veri capelli? Di certo non doveva importargli molto il suo aspetto, ma si sarebbe senz'altro posto delle domande, avrebbe voluto sapere perché quella sera indossasse una parrucca.
Selena fece un profondo respiro, cercando di togliersi dalla testa quelle paranoie. Perché la parrucca avrebbe dovuto muoversi? E soprattutto perché il ragazzo del bar avrebbe dovuto prestare così tanta attenzione ai suoi capelli? Non dovevano essere quelli la ragione per cui l'aveva invitata a casa sua dopo la serata al bar.
Si chiamava Alex e Selena gli aveva fatto credere di chiamarsi a sua volta Alex, un amaro tributo alla madre che due anni prima aveva sconvolto la sua vita, trascinandola in un vortice di menzogne dal quale non avrebbe mai potuto uscire.
Per un attimo aveva avuto il timore che il ragazzo del bar non le credesse e pretendesse la sua vera identità, poi si era resa conto che non c'erano possibilità che Alex scoprisse l'inganno. Se un giorno avesse incontrato Selena Bernard per strada, avrebbe stentato a riconoscerla, e dopotutto Selena avrebbe pur sempre potuto negare. Inoltre aveva scelto bene il luogo, si era allontanata da casa a sufficienza da non rendere molto probabile un futuro incontro occasionale. Il ragazzo del bar si sarebbe ritrovato davanti due opzioni, quella di dimenticarla per sempre, oppure di porsi delle domande a cui non avrebbe saputo dare risposta. Qualunque strada scegliesse, non sarebbe stato più affare di Selena. Quella serata, per lei, doveva servire soltanto a rendere un po' più credibile la verità che Alexandra Bernard, sua madre, aveva costruito per lei.
Dopo essersi allontanato da lei e accomodato sulla sedia più vicina, il ragazzo del bar le chiese: «Vuoi bere qualcos'altro?»
Selena scosse la testa.
«No, sono a posto così.»
Quelle parole, che nella sua immaginazione avrebbero dovuto convincere il ragazzo del bar a passare oltre, non ebbero l'effetto desiderato. Alex allungò una mano e prese il telecomando appoggiato su un ripiano del mobile vicino al tavolo, poi accese la televisione.
«Ti va di guardarci un film, se troviamo qualcosa di bello?»
Selena aveva voglia di mettersi le mani tra i capelli della parrucca, ma si trattenne appena in tempo. Aveva seguito il ragazzo del bar a casa sua per andare a letto con lui, non certo per guardare un vecchio film selezionato dai palinsesti televisivi per chi alle due di notte inoltrate né dormiva né aveva di meglio da fare.
Alex non attese una sua risposta - Selena non sapeva come dirgli di no senza apparire scortese - e si mise a fare zapping, fermandosi un attimo ad ascoltare un servizio trasmesso da un telegiornale notturno. Si parlava di un nuovo disco appena pubblicato da una band rock che Selena non aveva mai sentito nominare e le parve assurdo che il ragazzo del bar pensasse a un gruppo musicale in quel momento. La situazione, tuttavia, era destinata a peggiorare. Quando il servizio dedicato agli spettacoli terminò, seguì la pagina sportiva. Si parlava del gran premio dell'indomani, argomento che avrebbe potuto suscitare l'interesse di Selena, almeno quando ad essere presente era la vera Selena e non una sua alter-ego dai capelli rosso fiammante.
Il ragazzo del bar non condivideva il suo stesso interesse, dal momento che spense addirittura il televisore, borbottando: «Al telegiornale non dovrebbero dare spazio a quel ciarpame.»
«Ne deduco» ribatté Selena, «Che non tu non sia un appassionato di automobilismo.»
Il ragazzo del bar rise.
«Vuoi scherzare? Secondo te dovrei perdere il mio tempo a guardare venti idioti che girano in tondo ai trecento all'ora rischiando di ammazzarsi contro un muro? No, grazie, non fa per me. Nessuno dovrebbe guardare quella roba, per come la penso, ma a quanto pare esistono tante teste di cazzo che perdono tempo dietro a quelle scemenze.»
Selena raggelò. Aveva scelto la persona sbagliata. Non aveva bisogno di feeling con il ragazzo scelto per raggiungere il proprio scopo e avrebbe potuto tollerare da lui l'espressione, entro i limiti dell'accettabilità, di qualsiasi pensiero politico, sociale o religioso... ma quello che aveva affermato andava troppo oltre e l'idea di scappare a gambe levate iniziava a farsi largo dentro di lei.
Il ragazzo del bar peggiorò addirittura la situazione, aggiungendo: «Quando andavo al liceo, il mio compagno di banco era un grande appassionato di motori. Aveva perfino un poster di Keith Harrison appeso alla parete della sua stanza... una roba veramente da sfigati. Non sai quanto ho goduto quando Harrison è morto, pensando al dispiacere del mio ex compagno di banco.» Ricominciò a ridere, nonostante avesse appena accennato alla morte di una persona. «Ti pare, quell'idiota ci sarà sicuramente rimasto male, mentre Harrison ha fatto esattamente la fine che si era scelto, un po' come quell'altro che correva contro di lui. Come si chiamava, Patrick Herrmann? Tutta gente che al giorno d'oggi si trova sotto quattro metri di terra, esattamente dove dovrebbe essere.»
Selena si morse la lingua per non parlare e, quando lo fece, riuscì a non dare alcun segno di turbamento.
«Dammi un bicchiere d'acqua.»
«Come hai detto?»
«Ti ho detto di darmi un bicchiere d'acqua.»
Il ragazzo del bar ridacchiò, accantonando definitivamente Patrick Herrmann e Keith Harrison.
«Sei sicura che vuoi dell'acqua?»
«Sì, frizzante se ce l'hai.»
«Ho qualcosa di molto meglio da offrirti.»
«Beh, io voglio dell'acqua» sbottò Selena. «Di alcool ne ho già bevuto abbastanza per stasera. Mi gira la testa.»
«Vuoi sdraiarti un po'? La mia stanza è...»
Selena lo interruppe: «No, grazie, non voglio sdraiarmi.»
Avrebbe voluto aggiungere che avrebbe dovuto portarla in camera da letto molto prima, invece di compiacersi di disgrazie accadute in Diamond Formula, ma iniziava a sentirsi felice che non l'avesse fatto.
«Okay, allora cosa facciamo, cerchiamo un film?»
Selena scosse la testa.
«No, scusami, è meglio se vado a casa.»
«Ti accompagno?»
«No, prendo un taxi.»
«Ti accompagno io» insisté il ragazzo del bar. «Se hai bevuto troppo, non voglio lasciarti sola.»
«Me la posso cavare, ti ringrazio» replicò Selena, con freddezza. «Grazie per la bella serata.»
Il ragazzo del bar prese fuori dalla tasca dei jeans il cellulare.
«Mi salvo il tuo numero.»
«Quale numero?»
«Quello che non mi hai ancora dato. Te n'eri dimenticata?»
«No, non me ne sono dimenticata» chiarì Selena. «Non intendo darti il mio numero. Preferisco lasciare tutto al caso: se vuole che ci rivediamo, allora sono certa che ci rivedremo.»
«Non dovresti credere così ciecamente nel destino. Cosa succederà se il destino decide che non dobbiamo rivederci?»
«Tu incontrerai un'altra ragazza e io incontrerò un altro ragazzo.»
Il ragazzo del bar fece per replicare, ma Selena si alzò in piedi, già pronta per uscire dalla stanza.
«Ci vediamo, Alex.»
Il ragazzo del bar sorrise.
«Speriamo.»
Selena non aggiunse altro. Gli voltò le spalle, aggiunse la porta e uscì dall'appartamento di Alex, un luogo in cui non sarebbe entrata mai più. Nessuno dei suoi problemi era stato risolto, ma l'alternativa sarebbe stata di gran lunga peggiore.
Camminò a lungo, dopo essere scesa dal taxi, quasi senza preoccuparsi della direzione. Si trovò quasi per caso là dove tutto era iniziato, la spiaggia, dove sua madre le aveva fatto la proposta che aveva stravolto tutto.
Nell'oscurità quasi totale, si sedette a terra. Si sfilò finalmente la parrucca rossa, mentre gli occhiali se li era già infilati in tasca dopo essere scesa dall'auto. Perse la cognizione del tempo. Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse rimasta sola, quando si accorse di non esserlo più.
Erano poco più di due ombre, ma Selena riuscì a riconoscere chiaramente uno di loro, seppure facesse parte di un'altra vita: era Oliver Fischer, il giornalista che intendeva scrivere un libro sulla storia di Patrick Herrmann, convinto ci fosse qualcosa di rimasto ancora oscuro in quella ufficiale.
In un primo momento non fece caso a chi fosse con lui, né diede peso alle loro parole. Poi, quando i due furono talmente vicini da renderle impossibile non ascoltare, si arrese all'evidenza.
«La vedi, no? Ormai sai cosa nasconde.»
Erano fermi, a pochi passi da lei, ma non sembravano preoccuparsi della sua presenza.
L'uomo che era con Oliver lo rassicurò: «Non preoccuparti, siamo su due dimensioni parallele, non può sentirci.»
«Invece vi sento» replicò Selena, a denti stretti.
Né Oliver né l'altro diedero segno di averla udita. Forse erano davvero in una dimensione parallela, ma avevano valutato male le regole di quelle presunte dimensioni.
Oliver osservò: «Non so come abbia fatto Alexandra a incastrarla, quello che è successo ha dell'assurdo. E soprattutto, come è riuscita a mettere in piedi un piano del genere?»
«Alexandra Bernard ha sempre avuto gli agganci giusti» replicò l'uomo che si trovava con lui. «È riuscita a fare cose ben più difficili, per lei deve davvero essersi trattato solo di firmare un paio di assegni.»
«Quello che non capisco è come abbia fatto a portare Selena dalla sua parte.»
«Non le ha lasciato scelta.»
«Conosco Selena. Non si sarebbe fatta incantare tanto facilmente.»
L'uomo che si trovava con Oliver gliela indicò.
«È lei la Selena che ha accettato la volontà della madre senza opporsi. È poco più di una ragazzina e se ne andava in giro travestita per non farsi riconoscere. Dimenticati di chi è diventata. Pensa a chi era e a chi sia stato a farla diventare tale.»
Oliver abbassò lo sguardo.
«Certo, Alexandra. L'ha girata e rigirata come voleva lei, impedendole di prendere in prima persona le decisioni, un po' come se volesse costringerla a vivere la vita di un'altra persona.»
«E l'ha fatto. Solo una cosa non aveva considerato: Selena Bernard, al giorno d'oggi, è diventata comunque una donna realizzata.»
Doveva riferirsi alla Selena Bernard dell'altra vita, quella di cui Oliver Fischer faceva parte. Selena, tuttavia, non si pose domande in merito, perché l'aveva finalmente riconosciuto: si trattava di Keith Harrison.
Si alzò in piedi, cercando di attirare l'attenzione sua e di Oliver.
«Mi sentite?»
Non ricevette risposta, quindi comprese da sé che non c'era modo di mettersi in contatto con loro.
Oliver, da parte sua, continuò a parlare con Harrison.
«Va bene, è una donna realizzata, ma non potrà mai raccontare a nessuno chi è davvero. Ci sarà sempre un muro di menzogne a separarla dagli altri.»
«Credo abbia imparato a conviverci» replicò Keith. «Non c'è niente a cui non si possa adattarsi, quando non ci sono alternative. Ormai non può più tornare indietro. Non ha mai potuto farlo.»
Oliver insisté: «Seppure la vita che sta vivendo ora non le dispiaccia, Alexandra ha comunque rovinato tutto. È per questo che voglio convincerla a permettermi di raccontare una certa parte della storia: è giusto che non sia solo io a sapere chi era davvero Alexandra Bernard.»
Keith puntualizzò: «Ricordati che è sempre sua madre.»
Oliver alzò le spalle.
«Una madre che la odia.»
«Non riesco a credere che Alexandra Bernard potesse davvero odiare sua figlia.»
«Pensi che quella donna potesse provare altri sentimenti?» obiettò Oliver. «Ha solo distrutto tutto ciò che aveva intorno... e l'ha fatto perché le piaceva distruggere. Non dimenticare che è stata lei la prima a proporre quel dannato accordo tra Whisper e Dynasty. Se non l'avesse fatto, tutto sarebbe andato molto diversamente. Però sono certo che Alexandra non se ne sia mai dispiaciuta o pentita.»

******

Selena si svegliò di soprassalto, impiegando qualche istante prima di realizzare dove fosse. Aveva trascorso la serata con Oliver Fischer e, seduti davanti alla TV, che avevano acceso dopo avere discusso a lungo di Patrick Herrmann, si erano addormentati entrambi.
Cercò di non urtarlo nel muoversi per non svegliarlo, prese il telecomando e abbassò il volume al minimo. Era meglio andare via, cercando di togliersi dalla testa il sogno assurdo che aveva fatto.
Tutto era iniziato con un episodio davvero accaduto nel suo passato, quando aveva tentato di rendere più realistica la verità che Alexandra le aveva imposto, poi la situazione era radicalmente cambiata. Una notte di tredici anni prima Selena si era davvero rifugiata sulla spiaggia dopo essere scesa da un taxi che doveva riportarla a casa, senza però incontrare nessuno.
Oliver Fischer a quei tempi doveva avere all'incirca quindici anni e, ovviamente, Keith Harrison non avrebbe potuto essere in quel luogo, né vi erano ragioni per cui dovesse essere al corrente di certi eventi, peraltro accaduti dopo la sua morte. Era stato tutto frutto della mente di Selena, anche se il sogno le appariva piuttosto vivido, come le accadeva soltanto di rado.
Si sforzò di tornare alla realtà, rievocando gli eventi della sera precedente. Purtroppo anche da quel fronte non c'era molto di positivo: ricordava chiaramente il momento in cui Oliver aveva cercato di baciarla, e soprattutto sapeva di non essersi tirata indietro. Era duro da accettare, ma Oliver Fischer le piaceva, anche se avrebbe fatto meglio a toglierselo dalla testa, come aveva sempre dovuto fare.
"La nostra vicinanza è pericolosa" si disse, con amarezza.
Era meglio andare via e sperare che Oliver non le parlasse mai di quello che era capitato tra di loro. Da parte sua, Selena non l'avrebbe fatto, se non fosse stato necessario o se non fosse stato il giornalista a tirare fuori l'argomento.
Si sfilò le scarpe, per non fare rumore a causa dei tacchi, si alzò e uscì dal soggiorno. Così come si era allontanata da quella stanza se ne andò anche dall'appartamento, cercando di non fare rumore nell'aprire e chiudere la porta. Attraversò il pianerottolo, sempre con le scarpe in mano, prese le chiavi che teneva in tasca ed entrò a casa propria, sempre nella maniera più silenziosa possibile: se il portiere avesse sofferto d'insonnia, avrebbe potuto venire a conoscenza dei suoi movimenti e Selena preferiva evitarlo nel modo più assoluto.
Lontana da Oliver, il sogno che aveva fatto non smise di tormentarla, ma almeno il loro bacio le parve qualcosa di meno grave. Aveva rischiato di più con Edward, l'autunno precedente, e l'importante era non esporsi più a simili livelli di pericolo.

******

Selena controllò per l'ultima volta di non avere dimenticato niente, poi uscì in strada. Era ancora molto presto, ma aveva temuto che Edward potesse sentirla e svegliarsi. Una volta all'esterno fece un sospiro di sollievo: era andato tutto bene, anche se forse qualcosa rischiava di spezzarsi per sempre.
Edward Roberts e sua moglie erano stati, per molti anni, i suoi migliori amici. Dopo la morte di Sharon, Selena era sempre stata accanto a Edward e non le era mai pesato. Il loro legame non era stato mai messo in discussione, da nessuno dei due, e per molto tempo non era accaduto niente che portasse in una direzione rischiosa.
Selena non avrebbe saputo dire con certezza quando la situazione avesse iniziato a mutare, quando la sua amicizia con Edward avesse iniziato a trasformarsi in qualcosa di più. Dopo la morte di Patrick e la decisione di non ribellarsi alla volontà della madre, non aveva mai seriamente pensato all'eventualità che un uomo entrasse a far parte della sua vita. Nei primi anni aveva pensato che, se fosse riuscita a mascherare parte della verità, forse avrebbe potuto avere un fidanzato al proprio fianco, ma aveva intrapreso un'altra direzione. Non aveva nascosto nulla e aveva realizzato che, se anche ci fosse riuscita, non sarebbe riuscita a costruire un rapporto basato sulla fiducia, se fosse stata lei la prima a dovere tacere sul proprio passato.
Fintanto che Edward restava soltanto un amico, non si sentiva in dovere di rendergli conto delle proprie azioni, ma sarebbe stato diverso se tra loro si fosse instaurato un rapporto romantico. Con quale coraggio avrebbe potuto riferire a Edward che tutto quello che credeva di sapere su di lei era falso? Con quale coraggio avrebbe potuto rivelargli che Thomas non era frutto del suo amore con Patrick, dopo avergli fatto credere che fosse nato proprio da quella relazione?
Tirarsi indietro le era costato, la sera precedente, e ancora di più le costava andare via, allontanandosi da Edward. Nonostante ciò non aveva mai maledetto la propria scelta, anzi, era contenta di avere accettato l'imposizione di Alexandra e costruito la vita che aveva vissuto negli ultimi quattordici anni. Non era stato un errore, anzi, era stata la soluzione migliore per Thomas.
Non pensava quasi mai ai giorni in cui si era isolata dal mondo insieme alla madre, seppure mentendo a se stessa fingeva di avere rimosso il giorno in cui il dottor Parker si era installato a casa loro, facendo prepotentemente irruzione nelle loro esistenze fatte di segreti.
Il dottor Parker era stato pagato profumatamente, nell'eterna convinzione di Alexandra Bernard che chiunque potesse essere comprato. Alla fine, tuttavia, era cambiato qualcosa anche tra di loro: Selena era certa che, seppure in un primo momento il medico avesse accettato l'incarico soltanto attirato dal compenso economico, in seguito si fosse sinceramente affezionato ad Alexandra. Non c'era da sorprendersi che, diversi anni dopo, avessero iniziato una relazione. Per fortuna, non incontrando quasi mai la madre, Selena si era sempre risparmiata di vedere anche lui. Stare lontana da chi conosceva la vera realtà l'aveva aiutata ad accettare meglio la falsa veridicità di quella ufficiale. Finché era sola con se stessa, Selena non aveva bisogno di nascondersi.
Mentre si dirigeva alla fermata dell'autobus più vicina cercò di scacciare i dirompenti ricordi del passato, quelli che non avrebbe mai potuto condividere con Edward. Quando salì sul mezzo si sentì più lontana, non solo fisicamente, dall'amico al quale forse avrebbe dovuto rinunciare.
Si sedette e tirò fuori il cellulare. Rilesse gli ultimi messaggi che si erano scambiati, rivivendo la gioia che aveva provato - gioia probabilmente condivisa - nell'avvicinarsi del suo soggiorno a casa sua.
"È tutto finto, Selena" si disse, "e ti devi rassegnare, come hai sempre fatto."

******

«Signora Bernard, signora Bernard!»
Selena fece un sospiro. A volte riusciva a schivare il portiere, ma non era uno di quei giorni. Salutò l'uomo con un sorriso, sperando che bastasse, ma non fu fortunata.
«Signora Bernard, posso farle una domanda?» le domandò il portiere, quasi sbarrandole la strada per impedirle di attraversare l'atrio e giungere al portone. «Lo so, dovrei comportarmi in maniera più discreta, ma non posso fare a meno di...»
Siccome non intendeva ascoltare un monologo, Selena lo esortò: «Mi dica.»
Il portiere si sentì autorizzato a invadere la sua sfera privata, il che non era esattamente una novità.
«Stanotte non riuscivo a dormire, quindi sono venuto a fare un giro giù nel cortile...»
Si interruppe, forse per non apparire troppo precipitoso, ma Selena ipotizzò dove volesse andare a parare.
Cercò di sviarlo: «Ha visto qualcosa di interessante, in cortile?»
«No, ma ho sentito qualcosa di interessante mentre rientravo» ammise il portiere. «Ho sentito una porta che si chiudeva e un'altra che si apriva. Non era uno dei primi piani, quindi ho pensato potesse essere il suo. Mi è capitato di vederla uscire con Oliver Fischer, alcune volte...»
«Esatto, sono uscita con Oliver Fischer, alcune volte» precisò Selena, «Ma non l'ho visto, stamattina. Non gli ho chiesto se nel corso della notte abbia aperto la porta.»
«Finge di non capire, signora Bernard?»
«E lei finge che questi siano affari suoi?»
Il portiere, senza distogliere lo sguardo, le suggerì: «Se lo è possibile, stia lontana dal signor Fischer, lo dico per il suo bene.»
«Non mi sembra che il signor Fischer sia una persona pericolosa.»
«Pericoloso non credo che lo sia, ma mi sembra abbia molte cose da nascondere. Chi è, da dove proviene? Perché si è trasferito proprio qui?»
«Si pone le stesse domande anche sugli altri abitanti del palazzo?»
Il portiere scosse la testa.
«No, certo che no, ma mi sono informato, il signor Fischer sta scrivendo un libro sul povero Patrick Herrmann. Perché si è trasferito proprio a casa sua? E poi... non voglio fare i conti in tasca a nessuno, ma questo è un palazzo signorile. Come può un giornalista quasi alle prime armi permettersi di pagare l'affitto?»
«Oliver Fischer lavora per la televisione» precisò Selena. «Non ho idea di quanto possa guadagnare, né gliel'ho mai chiesto, ma è un personaggio conosciuto, probabilmente ha un ottimo stipendio.»
«Rimane il fatto che il suo comportamento non mi convince.»
«Lei ha dato un consiglio a me, io vorrei dare un consiglio a lei. Cerchi di non preoccuparsi troppo del comportamento di Fischer. Non credo possa dare problemi a qualcuno, qui nel palazzo.»
Il portiere ammise: «Non penso nemmeno io che voglia dare problemi a qualcun altro, ma sono preoccupato per lei. Potrebbe dare dei problemi a lei, signora Bernard. In fondo, scusi per la sfacciataggine, Patrick Herrmann era il suo fidanzato.»
Selena annuì.
«Sì, lo era, ma è stato una vita fa.»
«Non si fidi di quel giornalista. Non mi stupirebbe se volesse convincerla a condividere con lui i suoi drammi per guadagnare o per farsi pubblicità. Signora Bernard, ho paura che Fischer la stia sfruttando e questo non sarebbe giusto nei suoi confronti. Lei è una persona così perbene, così gentile...»
«Grazie per la considerazione» ribatté Selena, «Ma posso cavarmela. Non c'è bisogno che si metta delle preoccupazioni per me.»
«Va bene, cercherò di non farlo. Mi scusi se le sono sembrato poco discreto, ma non era assolutamente mia intenzione.»
«E lei mi scusi se la lascio solo, ma devo andare a incontrare una cliente e non voglio correre il rischio di fare tardi.»
«Buon lavoro, allora.»
Finalmente il portiere si fece da parte e Selena poté dirigersi verso il portone. Uscita all'esterno fece per avviarsi verso la propria auto, ma vi trovò proprio Oliver accanto.
«Ehi, me lo dai un passaggio?» le domandò il giornalista.
«Potresti chiamare un taxi» replicò Selena, «O deciderti a comprarti una macchina. Comunque, che io sappia, è ancora educazione salutare.»
«Hai ragione, scusami» ribatté Oliver. «Ciao Selena, è un piacere vederti.»
«È un piacere anche per me, ma ho un appuntamento di lavoro» precisò Selena. «Non ho tempo per darti un passaggio.»
«Invece ce l'hai» rispose Oliver. «Forse te ne sei dimenticata, ma mi ieri hai detto esattamente dove devi andare. Sono di strada, quindi puoi tranquillamente accompagnarmi.»
Selena alzò gli occhi al cielo.
«Tu sei abituato a ottenere tutto quello che vuoi, vero?»
«Non sempre, ma in molti casi ci riesco.» Oliver fece un sorriso. «Ieri, per esempio, sono riuscito a baciarti.»
Selena fu scossa da un brivido.
«Sali in macchina.»
«Grazie... ma non dici niente sul bacio? Sono certo che è piaciuto anche a te.»
«Ho detto sali in macchina» ribadì Selena, «Altrimenti sarai costretto ad andare a piedi.»
Salirono a bordo e Selena avviò il motore.
Mentre usciva dal cortile, Oliver le chiese: «Ti è piaciuto, vero? Non mi hai ancora risposto.»
«Non ti ho ancora risposto, né lo farò» mise in chiaro Selena. «Ieri sera ci siamo lasciati un po' andare, ma preferirei che facessimo finta di niente.»
«Il portiere dice che secondo lui hai una storia con Edward Roberts» osservò Oliver. «Mi viene il dubbio che sia per lui che ti metti tutti questi problemi.»
«No, non ho una storia con Edward Roberts» replicò Selena. «È uno dei miei più cari amici, però.»
«Temo di non potere dire la stessa cosa. Credo di non essergli molto simpatico.»
«Immagino che siano parecchie le persone a cui non stai simpatico, conoscendo il tuo carattere.»
«È un modo come un altro per dire che per apprezzarmi bisogna essere superiori? Beh, tu lo sei, sei meglio di chiunque abbia mai incontrato.»
«Piantala di adularmi.»
«E tu non startene imbambolata. Non so se te ne sei accorta, ma non sta passando nessuno sulla strada principale. Devo pensare che tu sia troppo distratta da me?»
Selena si immise sulla via.
«Devi pensare per prima cosa a tapparti quella bocca, perché sono abituata a guidare in silenzio.»
«Okay, ma prima devo dirti una cosa.»
«Ovvero?»
«Ovvero che stanotte ti ho sognata.»
Selena si sforzò di rimanere impassibile.
«Davvero? E cosa facevamo in quel sogno?»
«Non facevamo niente. Eravamo sulla spiaggia, ti vedevo, ma non riuscivamo a parlarci. Tu portavi una parrucca.»
Selena frenò bruscamente.
«Cos'hai sognato?!»
«Ehi, tutto bene?» le chiese Oliver, girandosi a guardarla. «Sei sicura che te la senti di guidare? Ti vedo un po' sconvolta.»
Selena si sforzò di riprendere un'andatura normale.
«Va tutto bene, ma potresti ripetermi quello che hai sognato?»
«Ti vedevo in spiaggia. Tu eri più giovane di adesso e portavi una parrucca con i capelli rossi. Poi te la toglievi. Eri bionda, ma avevi i capelli lisci.»
Selena valutò quanto appena udito, ricordando l'avvertimento del portiere. Era possibile che Oliver sapesse qualcosa sul suo passato? E se anche così fosse stato, come poteva essere al corrente di un fatto talmente insignificante? E soprattutto, come poteva sapere cos'avesse sognato lei stessa quella notte?
Selena decise di continuare a indagare.
«Eri da solo su quella spiaggia?»
«No.»
«Chi c'era con te?»
«Non ha importanza.»
«Sì, invece, ce l'ha» replicò Selena. «Chi c'era con te?»
«Un amico.»
«Quale amico?»
«Va bene, c'era Keith Harrison» le confidò Oliver, «Ma che importanza ha?»
Selena gli confidò: «Anch'io ho sognato te e Keith Harrison, sulla spiaggia. Vi vedevo, ma non riuscivo a parlarvi.»
Oliver non parve molto stupito.
«Abbiamo passato la serata a parlare della Diamond Formula dei suoi tempi e l'abbiamo menzionato più di una volta. Non è così sconvolgente averlo sognato.»
«E la parrucca?»
«Quale parrucca?»
«Quella che indossavo. Come te la spieghi?»
«Non sento il bisogno di spiegarmela. Nei sogni succedono tante cose strane, dopotutto.»
«Sì, ma questa mi pare più strana di altre.»
«Va beh, può capitare. Abbiamo parlato di Keith Harrison e l'abbiamo sognato. La parrucca era solo un elemento inspiegabile.»
Appariva chiaro che Oliver non conoscesse quell'episodio passato, pertanto Selena decise di non insistere. Smise di parlare del sogno in comune e proseguì il tragitto diretta verso la casa della cliente con la quale doveva incontrarsi.
Oliver parve comprendere la sua volontà di restare in silenzio e, per lungo tempo, non proferì parola. Con la coda dell'occhio, Selena notò che digitava qualcosa sullo smartphone.
Poco dopo Oliver le confidò: «Il mio impegno è saltato all'ultimo.»
«Quindi dove dovrei portarti adesso?» chiese Selena.
«A casa, ma ovviamente con le tue tempistiche. Posso aspettarti in macchina, mentre sei dalla cliente.»
«E se non volessi lasciarti da solo nella mia macchina?»
Oliver ridacchiò.
«Hai paura di non trovarla più?»
Selena gli propose: «Vieni con me.»
«Dove?»
«Dalla cliente. Le dirò che sei il mio assistente o qualcosa del genere.»
«Ti avverto che non ne so niente di design» ribatté Oliver. «Non potrò esserti molto utile.»
«Non devi fare niente per essermi utile» puntualizzò Selena. «Devi solo stare zitto e lasciarmi fare il mio lavoro.»
«Va bene. Da chi andiamo? Come si chiama la cliente? Vive qui o ha case in tutto il mondo di cui una è casualmente nelle vicinanze?»
«La seconda che hai detto. È una signora sui cinquanta, sicuramente piena di soldi. Si chiama Kathy Yves.»
«Kathy Yves?!» esclamò Oliver. «Oh, cazzo! Sì, vengo con te, subito.»
«La conosci?»
«Era la moglie di Gigi Di Francesco. È un caso davvero curioso che abbia contattato proprio te. Dubito che non sappia chi sei.»

******

«Sally?»
Selena si girò. A rivolgersi a lei, con un nome errato, era stata Kathy Di Francesco, presente per oscure ragioni nell'area hospitality della squadra. Sui trentacinque anni, molto elegante nel suo tailleur beige, con lunghi capelli biondo cenere, non aveva avuto molte interazioni con gli altri presenti.
Non c'era da sorprendersi che non sapesse il suo nome, ma ci tenne a correggerla: «Mi chiamo Selena.»
«Scusa, avevo capito male.»
«Non fa niente.»
«Ti chiederai, forse, perché ti sto parlando...»
Selena annuì.
«Sì, in effetti me lo chiedo.»
«Non so se ne sei informata, ma in passato sono stata sposata con il team principal di una squadra avversaria.»
«Whisper, mi ha detto mia madre.»
«Esatto. Ciò nonostante, ho sempre avuto un certo rapporto di amicizia con Veronica Young e con suo marito Scott.»
A Selena non era sembrato che le due fossero particolarmente affiatate, ma non fece domande. Le venne da pensare che, nonostante le parole di facciata, anche Kathy faticasse a sopportare la presunta amica. Veronica non brillava certo per simpatia, anche se, per fortuna, nei weekend di gara era spesso troppo impegnata per prendersi il lusso di intromettersi negli affari privati delle altre persone.
«E io cosa c'entro?» chiese Selena.
«Hai ragione, tu cosa c'entri?» Kathy accennò una risatina. «Sai, Selena, Veronica mi ha detto chi sei.»
«Sono la figlia di Alexandra Bernard, che sponsorizza Patrick Herrmann» si affrettò a confermare Selena.
«Sì, esatto, ma non sei solo la figlia della signora Alexandra, secondo quanto afferma Veronica.»
«Non so cosa affermi Veronica, ma non sa molte cose di me.»
Kathy riprese a ridere.
«Sei giovane e ingenua, Selena. Veronica sa molte più cose di quante tu possa immaginare. Sa che tra te e Herrmann c'è qualcosa.»
Selena valutò la possibilità di negare, ma decise che non ne valeva la pena. Presto la sua relazione con Patrick sarebbe venuta alla luce: Imola era il penultumo appuntamento della stagione e il suo amato le aveva assicurato di potersi prendere il lusso di smettere di nascondersi, dopo la fine del campionato.
Kathy attese qualche istante, prima di riprendere: «Naturalmente a Veronica non interessa la vostra relazione e non interessa nemmeno a me...»
Selena non riuscì a trattenersi.
«Ci mancherebbe altro.»
«Hai ragione, devo esserti sembrata un'impicciona.»
«Non mi permetterei mai di dire una cosa del genere.»
«Ma sicuramente l'avrai pensato.» Kathy la guardò negli occhi. «Se fosse per me, ti direi solo una cosa.»
«Ovvero?»
«Ovvero sii felice. Hai un fidanzato ricco, famoso e attraente, probabilmente il sogno della maggior parte delle ragazze della tua età.»
«Ma...?» la esortò Selena, dato che Kathy non sembrava molto rapida, quando si trattava di venire al dunque.
«Ho avuto una relazione con Patrick Herrmann, in passato» le confidò l'altra, a quel punto. «È stato l'errore più grande della mia vita. Per lui ho mandato a monte il mio matrimonio... e poi è finita.»
«Io non sono sposata» ribatté Selena. «Ho vent'anni compiuti appena un mese fa e posso permettermi di correre certi rischi.»
«Sicuramente, ma se fossi al posto tuo starei lontana da quel tipo. Quando stava con me, non è mai stato sincero sui suoi sentimenti.»
«Non capisco il nesso tra quello che è successo tra di voi e quello che potrebbe succedere tra me e lui.»
«Intendo dire che probabilmente non conosci tutto di Patrick. Se sapessi chi è e che cos'ha fatto davvero, forse saresti la prima a scappare a gambe levate.»
«E se Patrick mi avesse parlato del suo passato e io avessi deciso di accettarlo?»
Kathy scosse la testa.
«No, non può averti raccontato proprio tutto.»
«So che è stato con delle donne sposate, che la maggior parte delle sue storie sono finite male e...» Selena si interruppe. C'era altro che aveva scoperto, ma non si sarebbe lasciata scappare niente. «Non vedo ragioni per preoccuparsi per me. In fondo è solo Veronica ad essere convinta che Patrick sia il grande amore della mia vita.»
«Certo, hai ragione, solo perché sei giovane ho dato per scontato che tu fossi anche ingenua al punto tale da convincerti che Patrick Herrmann potesse davvero innamorarsi di te» replicò Kathy. «Mi spiego meglio, con questo non voglio dire che sia tu il problema. È proprio lui, non è capace di provare dei sentimenti genuini, che sia tu o che sia qualcun'altra. Se per te è solo una storiella e non ti importa più di tanto di lui, allora non ho più niente da dire, anche se, secondo me, potresti puntare a qualcosa di meglio.»
«Grazie per il consiglio, Katia» rispose Selena, sbagliando il suo nome di proposito - in fondo la Di Francesco l'aveva chiamata Sally, meritava di essere ripagata con la stessa moneta. «Penso di essere grande abbastanza per essere in grado di gestire da sola la mia vita privata, ma apprezzo comunque l'interessamento. Me la caverò, in ogni caso.»

******

Kathy Yves dimostrava molti anni in meno della sua età anagrafica: doveva essere vicina ai cinquanta, se ancora non li aveva raggiunti o addirittura superati. Elegantissima proprio come un tempo, sarebbe stato impossibile non riconoscerla. Come asserito da Oliver, era molto improbabile che il nome Selena Bernard non le dicesse niente, ma si comportò come se non l'avesse ricollegata alla ragazza alla quale aveva dato suggerimenti di dubbio valore quindici anni prima.
Selena decise di fare lo stesso, nell'affermare: «È un piacere conoscerla, signora Yves. Come avrà intuito, io sono la signora Bernard, mentre lui è il mio assistente, il signor Fischer.»
La signora Yves riservò un sorriso a Oliver.
«Piacere di conoscerla, signor Fischer. Pensavo che la signora Bernard sarebbe venuta da sola, ma mi ha fatto una piacevole sorpresa.»
«Il piacere è tutto mio» ribatté Oliver, «Specie considerato che il mio fascino proverbiale a colpito ancora.»
Selena gli scoccò un'occhiata di fuoco.
«Mi scusi, signora Yves. Purtroppo non ha ancora imparato a tacere nei momenti più opportuni.»
«Si figuri, il suo aiutante mi sembra un ragazzo simpatico.»
«Se fosse per me» intervenne Oliver, «La ringrazierei, ma dubito che la signora Bernard me lo consentirebbe senza licenziarmi. Quindi da questo momento in poi mi atteggerò a pianta ornamentale e mi limiterò a fare ciò che la mia titolare mi ordinerà di fare.»
La signora Yves domandò: «Posso offrirvi qualcosa prima di iniziare? Un caffè?»
«No, grazie» si affrettò a rispondere Selena. «Non vogliamo essere di disturbo.»
«Allora possiamo andare nel mio studio a discutere di lavoro» dichiarò la signora Yves. «Vi faccio strada.»
Selena la seguì, accompagnata dal suo "assistente", che per fortuna rimase in religioso silenzio mentre Yves esponeva i propri progetti, chiedendo fino a che punto fossero realizzabili.
Quaranta minuti più tardi uscirono dalla casa della donna e finalmente Selena poté mettere in chiaro ciò che pensava.
«Se avessi potuto, ti avrei cacciato fuori io stessa a calci nel fondoschiena. Come ti è venuto in mente di fare quelle battute assurde?»
«Dai, non prendertela, Kathy si è sicuramente divertita» replicò Oliver. «Scusami, ho cercato di trattenermi, ma non ci sono riuscito, l'idea di prenderla un po' in giro era troppo bella per essere messa da parte senza fare neanche un piccolo tentativo.»
Selena lo fissò con fermezza.
«Perché?»
«Mi è venuto spontaneo.»
«Perché ti è venuto spontaneo, è questo che voglio sapere» chiarì Selena. «Conosci quella donna? Hai mai avuto a che fare con lei?»
«No, non la conosco personalmente» ammise Oliver, «Ma era la moglie di Gigi Di Francesco, come ti ho detto, e...»
Selena lo interruppe: «Inizio a pensare che la tua sia un po' un'ossessione. Va bene, quella donna è stata l'amante di Patrick Herrmann, ma non ti sembra esagerato questo accanimento nei suoi confronti?»
«Mhm... a me non pare accanimento.»
«Hai ragione, forse non è la parola giusta, ma mi sembra che tu ti sia lasciato prendere un po' troppo la mano.»
«Hai ragione, scusa, spero che questo non abbia ripercussioni sul tuo lavoro.»
«Penso di no.»
«Meglio così. Andiamo a casa, ora?»
«Sì, è il caso che andiamo.»
«Oppure...» Oliver parve riflettere. «Mi è venuta un'idea ancora migliore. Andiamo a pranzo insieme da qualche parte, prima di tornare a casa?»
«A pranzo insieme, io e te?»
«Perché no? Per caso hai paura che Edward Roberts sia geloso?»
«Ti stai prendendo troppe libertà, assistente» puntualizzò Selena. «Io ed Edward siamo solo amici. Se vuoi possiamo organizzare anche un pranzo o una cena insieme a lui, nei prossimi giorni.»
«Un pranzo o una cena con Edward Roberts? E perché mai?»
«Verrà a trovarmi insieme a sua figlia. Ci sarà anche mio figlio, domani torna a casa per le vacanze di Pasqua.»
«Allora vedi che faccio bene a pensare che ci sia qualcosa tra di voi?»
«C'è qualcosa: una profonda amicizia. Di conseguenza non devo rendergli conto di quello che faccio, così come lui non deve rendere conto a me.»
«Meglio così, non mi piace l'idea di fare il terzo incomodo. Non sono come Patrick Herrmann, dopotutto.»
Selena spalancò gli occhi.
«Cos'hai detto?»
«Niente, lascia stare, scherzavo.»
«Non scherzare su Patrick, per favore. Ma soprattutto non scherzare su me e te insieme.»
«Perché no?» obiettò Oliver. «Dopotutto ci siamo baciati... ed è già qualcosa.»
Selena sospirò.
«Penso sia meglio se andiamo a pranzo, come hai proposto tu. Hai qualche idea sul posto?»
«Mi va bene qualcosa di semplice, anche un bar.»
«Anche a me.»
«Credo ce ne sia uno qua vicino. Andiamo?»
Si avviarono a piedi e Selena seguì Oliver senza replicare. Doveva essere un giorno favorevole alle coincidenze: Selena era già stata in quel posto, molti anni prima.

******

Selena attraversò la strada in fretta, per raggiungere Patrick che la aspettava in macchina. Per depistare Alexandra, Herrmann aveva dovuto attenderla lungo la via, nonostante il luogo di partenza fosse lo stesso per entrambi.
Salì a bordo e Patrick parve sollevato della sua presenza.
«Meno male che sei arrivata. Ho temuto che potessi fare tardi.»
«Non è colpa mia.»
«Lo so, avrai dovuto inventarti una scusa con tua madre.»
«Sì, e ti avverto che inizio a non poterne più» puntualizzò Selena. «Non possiamo semplicemente dirle come stanno le cose? Sarebbe molto più facile per entrambi e dopo potremmo finalmente essere liberi.»
«Ancora un po' di pazienza, Selena. È già mercoledì. Domenica sarò campione del mondo e non avrò più bisogno del supporto della signora Alexandra.»
«E se non vincessi il titolo?»
«Sarò comunque stato convincente abbastanza da rimanere in squadra, anche senza la sponsorizzazione di tua madre.»
Si immise sulla strada e, mentre si dirigevano a destinazione, diede a Selena le spiegazioni che non aveva potuto darle poche ore prima al telefono.
«Ho scelto bene il posto e non dovrebbe esserci nessuno che si impiccia, però non si sa mai. Per questo motivo è importante che facciamo finta che il nostro incontro con Harrison e sua moglie sia casuale.»
«E, dimmi, per quale motivo, se incontrassimo casualmente Harrison e sua moglie dovremmo metterci a parlare con loro, dato che tutti e due ce l'hanno a morte con te?»
«Questa è una meravigliosa domanda, in effetti, ma non dovrebbe esserci gente che si impiccia, dove stiamo andando, e poi devo parlare solo con Keith, non con Emma. In fondo siamo liberi di parlare con chi ci pare, non credi?»
«Credo di sì, ma mi hai parlato di un incontro segreto. Quello che sta per succedere potrebbe essere ben diverso da un incontro segreto.»
Patrick precisò: «Dici sempre che non ti piacciono i segreti. Dovresti essere contenta.»
«Non mi piace nemmeno questa situazione, però» replicò Selena. «Cosa vogliono Harrison e sua moglie da te? E perché devo esserci anch'io?»
Patrick la rassicurò: «Non devi fare niente, solo farti vedere insieme a me. Devo parlare con Keith privatamente, di una faccenda di lavoro, tutto qui.»
«Non potevate parlarne al telefono? Nessuno avrebbe visto niente e...»
Patrick la interruppe: «No, non potevamo parlarne al telefono. È una faccenda un po' complicata. Quando la stagione sarà finita, ti spiegherò tutto. Sempre ammesso che, quando partiremo insieme, ti interessi ancora di questa storia.»
Selena decise di non fare altre domande, si limitò a sperare che non accadesse niente di spiacevole. Un quarto d'ora più tardi seguì Patrick all'interno di un bar piuttosto piccolo, con una sola persona addetta al servizio. Non c'erano clienti, a parte una coppia seduta a un tavolo. Non fu difficile riconoscerli: erano i coniugi Harrison.
Patrick si limitò a salutarli con un cenno della mano, che i due ricambiarono, poi invitò Selena a sedersi con lui a un altro tavolo. Ordinarono due spremute d'arancia, senza degnare di uno sguardo Keith ed Emma. Pochi minuti più tardi, i due pagarono la loro consumazione e uscirono dal bar.
«E adesso?» chiese Selena, a bassa voce.
«Adesso aspettiamo qualche istante, poi esco e raggiungo Keith dietro al bar. Tu resti qui al tavolo, io cercherò di fare presto.»
Selena accettò, con una sola variazione. Una volta che Patrick fu uscito, chiese al barista dove fosse la toilette. Quando le venne indicata, vi si recò. Fu molto fortunata: il bagno si affacciava proprio sul piccolo cortile sul retro verso il quale Patrick si era diretto. Dalla finestra semichiusa, Selena poteva udire la sua voce e quella di Harrison.
«Non dire idiozie, ho capito che l'hai fatto apposta» stava affermando Keith. «Era un errore da rookie, non avresti mai fatto una cazzata del genere.»
«Vogliamo parlare di te, allora?» replicò Patrick. «È inutile che fai tanto il santo, so benissimo che cos'hai fatto.»
«Di Francesco ha detto che avevate pronto un ricorso contro di noi e che se avessimo vinto la gara sareste stati in grado di farci squalificare per irregolarità...»
«Cazzate. Di Francesco sta cercando di vendere il mondiale.»
«Gigi non lo farebbe mai. Vincere significa tutto per lui.»
«Fidati, è così. Di Francesco ha cercato di accordarsi con Veronica. La vostra squadra è disposta a perdere il titolo di proposito, a condizione che io faccia una dichiarazione pubblica a vostro favore. Vogliono che confermi che è stato Diaz a sbagliare, non la squadra. Di Francesco è disposto a farmi vincere il mondiale, in cambio. Avrei potuto vincere facilmente, a Imola. Hai ragione, quel testacoda l'ho fatto apposta. Era un segnale. Volevo dimostrare a Di Francesco e a Veronica che non ci sto. Vi batterò lo stesso e lo farò con merito. Poi racconterò al mondo la mia verità.»


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