martedì 23 giugno 2020

A sostegno di Bubba Wallace

Cari fanboy della NASCAR, dove "cari" è un eufemismo, perché in un paio di giorni mi avete fatto rivalutare gran parte dei fanboy delle altre serie automobilistiche, so che non leggerete mai questo mio post, perché siete americani e non conoscete l'italiano, e dopotutto non mi interessa comunicare con voi, perché non capireste... però una cosa ve la voglio dire, spiritualmente: SIETE TOSSICI. Anzi, SIETE DELLE M*RDE. E i vostri piagnistei hanno rotto le palle. Perché la ragione per cui piagnucolate è questa: il pilota afroamericano Bubba Wallace ha ricevuto minacce di morte a sfondo razzista e con metodi da avvertimento mafioso, eppure secondo voi è lui il colpevole, per avere denunciato il fatto, o per avere esposto il suo presunto pensiero politico in un modo che non vi piace.
Che poi, vogliamo parlarne? Tutto ciò che ha fatto Bubba Wallace è esprimersi a sostegno dell'uguaglianza tra tutti i cittadini statunitensi (lo ripeto: CITTADINI STATUNITENSI) indipendentemente dalle loro origini etniche. In linea teorica, sono passate centinaia di anni da quando ciò poteva essere considerato un'opinione politica. Al giorno d'oggi, a mio vedere, non dovrebbero esserci a proposito pensieri di destra, di sinistra, di centro, apolitici o da indipendent thinker. Dovrebbe essere piuttosto una cosa scontata. Il fatto che ci sia chi si batte per questa causa, significa che evidentemente non lo è. O meglio, che può esserlo sulla carta, ma che quello che è sulla carta non si traduce in realtà.

La colpa di Bubba Wallace è stata quella di avviare una petizione per chiedere alla NASCAR di impedire a team e spettatori di esibire durante gli eventi della NASCAR la "confederation flag", la bandiera degli indipendentisti sudisti durante la guerra di secessione, la cui indipendenza si basava su "sani principi" quali la legittimazione della schiavitù e della supremazia bianca. Ovvero roba che dovrebbe essere sorpassata da circa centosessant'anni (dove nello scrivere "dovrebbe essere sorpassata da circa centosessant'anni mi viene il voltastomaco al pensiero di come si vivesse centosessant'anni fa negli States).
Dopo la vittoria dei nordisti nella guerra di secessione, tale bandiera era considerata un simbolo di tradimento e, ancora oggi, al di fuori degli stati del sud, è considerata simbolo di tradimento della patria. Quindi non mi sorprende più di tanto che un simile simbolo sia stato vietato durante gli eventi sportivi della NASCAR, mi stupisce piuttosto che al giorno d'oggi ci sia chi si sente oltraggiato dal non potere portare con sé questa bandiera... o meglio, di non poterla portare con sé quando va ad assistere alle gare di NASCAR, perché vorrei ricordare che questi, a casa loro, possono fare quel cavolo che gli pare senza che la NASCAR batta ciglio. Mi verrebbe piuttosto da chiedermi perché questi sentano il bisogno di portarsi una bandiera sudista quando vanno ad assistere a una gara di NASCAR e perché pensino che il non poterla portare vada a minare il loro pensiero politico. Qualora costoro sentano il bisogno irrefrenabile di andare ad assistere a una gara di NASCAR indossando magliette o cappelli o esponendo gadget che inneggino a qualunque politico americano contemporaneo, nessuno glielo vieta.

La questione della confederation flag non è passata inosservata. Fanboy che inneggiano al diritto di esibire le proprie origini a cui sono legati e perfino un pilota part-time di NASCAR Truck che ha dichiarato di volersi ritirare per dalle competizioni per questo. Peraltro quel pilota di Truck a sostegno del "preservare le origini" non è neanche nato in uno stato ex sudista. E ha un cognome italiano, Ciccarelli, pronunciato alla cazzum, Sissarelli, ovvero non la sua pronuncia italiana e neanche quella inglese, quindi tutto questo interesse per le origini non dovrebbe averlo.
Poi è successo che un'azienda che si occupa del design di caschi abbia espresso sostegno a Ciccarelli e che il pilota Ryan Blaney, della Sprint Cup e grande amico di Wallace, abbia deciso di interrompere la loro collaborazione, venendo accusato di "violare la libertà di pensiero", come se un singolo privato non potesse decidere autonomamente a chi far produrre e dipingere i propri caschi. A Blaney è stato suggerito di "stare lontano dalla politica" nonostante non abbia detto alcunché di politico. E nel frattempo Wallace è stato letteralmente preso di mira dai fanboy sui social network. In molti hanno anche fatto notare come, essendo un backmarker, non dovrebbe avere voce in capitolo su certe questioni... e qui cari fanboy, viene fuori la vostra peggiore bassezza: non sapete come replicare? e allora scomodate il numero irrisorio di top-ten che costui ha ottenuto.

In un clima da "se sei scarso di meriti di ricevere minacce di morte a sfondo razzista" (non entro nel merito delle performance di Wallace, perché non saprei dire quanto dipenda dal team e quanto dal pilota, ma soprattutto perché NULLA ha a che vedere con il discorso), questo pilota è stato invitato a pensare a imparare a guidare, invece di denunciare le minacce di morte che riceve, e in molti hanno sostenuto che in NASCAR ci sia un complotto a suo favore per farlo vincere (nell'ultima gara disputata è arrivato quattordicesimo, sicuramente merito di un kompl8!!!1!!!!1!!! e non mi sembra neanche che sia il peggiore dei suoi risultati).
In più in molti sostengono che si sia inventato tutto con il benestare della NASCAR per farsi pubblicità. Giustificazione numero 1 a questo pensiero: un anno fa un attore di una serie TV inscenò un'aggressione a sfondo razzista nei suoi confronti per farsi pubblicità. Giustificazione numero 2: nel box dove è stato fatto trovare un cappio al team di Wallace dovrebbero esserci le telecamere e chiunque sia stato dovrebbe essere stato ripreso... un po' come se disattivare o oscurare le telecamere fosse impossibile, o come se fosse impossibile andarsene in giro a volto coperto in un ambiente in cui si può entrare soltanto indossando la mascherina per ragioni sanitarie. Il fatto che uno che riceve da settimane insulti sui social sia davvero stato preso di mira e minacciato, ovviamente, è una cosa del tutto impossibile ai loro occhi.
Insomma, non so cosa dire... che ambiente "sano" che c'è nel motorsport Made in USA e non solo nel motorsport...

EDIT 24/06 - stando al comunicato della Nascar, dalle indagini sarebbe risultato che il presunto cappio era lì da mesi e che i membri del team si siano suggestionati (cosa quest'ultima che, comunque, la direbbe lunga sul clima che si respira da quelle parti).

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