domenica 14 giugno 2020

La prima fan fiction sulla W Series, ispirata alla cancellazione del campionato 2020: SeWiSeries

C'era una volta la W Series, o meglio, c'era e ci sarà ancora, ma non quest'anno. La scorsa settimana è stata annunciata la cancellazione del campionato: di otto eventi, sei dovevano essere gare di contorno del DTM, in eventi che sono stati quasi interamente cancellati a seguito della riprogrammazione del calendario. Gli ultimi due dovevano essere eventi di contorno della trasferta Nord-Centro americana della Formula 1, che ancora non è stata confermata.
Si erano qualificate come partecipanti Jamie Chadwick, Beitske Visser, Alice Powell, Marta Garcia, Emma Kimilainen, Fabienne Wohwend, Miki Koyama, Sarah Moore, Vicky Piria, Tasmin Pepper, Jessica Hawkins e Sabré Cook, prime dodici classificate del 2019.
Delle nuove selezionate, tre provenivano dalla F4 spagnola, Belen Garcia, Nerea Martì, Irina Sidorkova, due dalla Road to Indy attuale o passata, Bruna Tomaselli e Ayla Agren, una da una sorta di Top Gear dove è pilota e presentatrice, tale Abbie Eaton. Anche Katherine Legge e Michelle Gatting sembravano destinate a passare la selezione, ma sono state "scartate" forse sulla base della scelta di gareggiare potenzialmente nella W Series solo quando non ci fossero sovrapposizioni con altri campionati. E la regola della W Series è: "non porti sponsor, ma vai a correre altrove solo quando non sei impegnata con noi".
Dovevano essere selezionate verosimilmente altre due candidate, forse per un ruolo di riserve, ma l'epidemia di coronavirus ha sospeso tutto. Nello specifico, il campionato 2020 è rimandato al 2021, con la line-up sopra citata.
Io però ho deciso di immaginarmi un campionato 2020 in questa fan fiction semiseria (e credo che sia la prima fan fiction sulla W Series a vedere la luce), in cui ho voluto inserire anche due protagoniste femminili che sono un genderswap dei Vettelton (con una decina d'anni di meno, per esigenze di trama). BUONA LETTURA! <3

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Tutto era iniziato con un test, in Spagna. Erano in sedici e soltanto otto avevano superato quell’importante tagliola. Lulù Hamilton era stata una di loro. Le altre erano due ragazze della Road to Indy, una pilota/ conduttrice televisiva di un programma sui motori, tre ragazzine che nella stagione precedente avevano gareggiato nella Formula 4 spagnola... e infine una perfetta sconosciuta, di cui Lulù non aveva mai sentito parlare.
Era una ragazza con i capelli biondi ricci e un paio d’occhi azzurro shocking che ricordavano molto quelli di un certo pilota che in passato aveva vinto quattro titoli al volante di una Redbull... un certo Jaime Alguersuari, che in seguito aveva lasciato i motori per andare a fare il DJ, deluso dal non essere diventato il pilota spagnolo più vincente di tutti i tempi. Dopotutto era abbastanza difficile riuscirci, dopo i due titoli in Renault nel 2005 e 2006 e quello del 2008 con la McLaren, Fernando Alonso ne aveva vinti altri cinque con la Mercedes...
Proprio di Alonso Lulù aveva parlato con la sconosciuta dagli occhi azzurri il primo giorno in cui si erano incontrate. Era stato solo una scusa per attaccare bottone:
“Che cosa ne pensi del fatto che Alonso l’anno scorso abbia battuto il record dei titoli di Schumacher?”
L’altra era diventata pallida come un lenzuolo lavato in candeggina. Poi si era lasciata andare a un urlo liberatorio: “Che orrorehhhh!”
Era una fangirl incallita di Michael Schumacher, quella era la ragione della sua reazione, ma aveva un curriculum di tutto rispetto. Così come Lulù aveva vinto parecchie gare della Formula 4 britannica, fintanto che gli sponsor non l’avevano abbandonata, l’altra aveva ottenuto diverse vittorie nella Formula 4 ADAC. Si chiamava Sabine Vettel ed era sicura di sé abbastanza da pensare di non essere stata scelta per la W Series solo per fare numero.
“Il mio obiettivo era passare in Formula Regional, ma non avevo abbastanza fondi, quindi ho scelto questa strada. Sono pronta a sfidare Jamie Chadwick, non credo proprio che riuscirà a vincere un altro titolo tanto facilmente.”
Era vero, anche Lulù lo pensava, ma non perché desse molto credito a Beitske Visser, Alice Powell, Emma Kimilainen e Marta Garcia, le ragazze che si erano distinte per essere le più vicine a lei nella stagione 2019. Aveva quindi affermato: “Sono certa che Jamie non si ripeterà... e anche che sarò io a batterla, magari guidando su due ruote sole.”
“Ti piace il motomondiale?”
“Sì, mi piacerebbe un sacco anche testare una MotoGP, il mio sogno sarebbe guidare la moto di Valentino Rossi un giorno o l’altro.”
“Lando Norris sarebbe fiero di te.”
“Non me ne importa un fico secco di Lando Norris. È solo un ragazzino brufoloso. E poi non mi piacciono quelli della sua età. Si credono fighi e divertenti, ma i veri piloti fighi e divertenti erano quelli che circolavano in Formula 1 qualche anno fa.”
“Ti piace qualcuno in particolare?”
“Certo che me ne piace uno in particolare. Quando lo vedo mi sento avvolta dalle fiamme, ubriaca come se mi fossi scolata un’intera cassa di Heineken.”
“Mhm... #IsRosbergCareerOver?”
“Ma quale #CareerOver, quello è un figone micidiale, mi piacerebbe sposarmelo, uno come lui!” Lulù cercò di trattenersi, per non mettersi a sbavare.
Sabine scosse la testa.
“Non ti facevo così tanto fangirl. Di uno che si è appropriato dei risultati positivi che spettavano al mio Michael, poi...”
Il... suo Michael?!
“E meno male che sono io la fangirl!”
In un attimo iniziarono a insultarsi, con Sabine che lanciò una terribile accusa: “Sei insopportabile come il gran premio dell’Azerbaijan!”
A quel punto scoppiò la rissa. Per Lulù sarebbe stata una vittoria facile, se l’altra non l’avesse afferrata violentemente per le treccine, prima che facesse la propria comparsa Emma Kimilainen, l’unica che aveva già raggiunto la soglia dei trent’anni e che, in virtù dell’essere la più vecchia in griglia, si sentiva in dovere di fare la predica alle giovincelle come loro.
Lulù non si era data per vinta. Sapeva che avrebbe asfaltato Sabine, quell’anno, era una consapevolezza che le dava la forza di andare avanti. Poi la situazione precipitò: per non fare saltare la stagione nonostante l’epidemia di coronavirus, tutte le concorrenti furono costrette a trasferirsi in un apposito stabile che sembrava un po’ una comune degli anni ’70, per avere contatti solo tra di loro. Quella situazione sarebbe stata replicata nei singoli circuiti... e Lulù e Sabine sarebbero state compagne di stanza.

***

Il campionato iniziò nel migliore dei modi. O meglio, non nel migliore in assoluto, ma Sabine non si preoccupò più di tanto. Pochi giorni prima della gara di Igora Drive, in Russia, ricevette un messaggio da parte di un ragazzo che si dichiarava molto affascinato da lei. Aveva ottenuto il suo numero da Vivien Kesztheliy, tester e riserva della W Series nell’anno precedente, per proporle di fare una videochiamata per conoscersi.
Sabine accettò, seppure riluttante, per scoprire che il ragazzo in questione era nientemeno che Mick Schumacher, un bellissimo ragazzo biondo con gli occhi azzurri, che per giunta altri non era che il figlio del suo idolo!
La sua nuova amicizia con il giovane fu un grande slancio per lei. Si qualificò in seconda fila, dietro a Chadwick e Visser, battendo Lulù Hamilton, la sua compagna di stanza alla quale non rivolgeva la parola da febbraio. Le giornate erano lunghe e noiose, ma per fortuna adesso c’era Mick...
In gara le due ragazze della prima fila scattarono bene, ma la Visser fu costretta a rallentare per non venire a contatto con la campionessa in carica. Sabine si infilò e ottenne il suo primo podio all’esordio, niente male per essere una che veniva snobbata da tutto e da tutti. Lulù arrivò quarta alle spalle della Visser e si lamentò sui social di quanto il campionato fosse falsato.
Per l’occasione, al loro ritorno nella sede della W Series, dopo giorni di quella trafila, Sabine ci tenne a chiarire un importante punto: “Non sono iscritta né su Twitter né su Instagram, quindi se non fosse per Belen Garcia che mi ha informato della cosa, non saprei delle tue lamentele su di me. A questo proposito puoi anche smetterla e riprendere a postare foto sdolcinate del tuo cane.”
A quelle parole, Lulù scoppiò a piangere a dirotto.
“Roscoe mi manca un sacco!” si lamentò. “Mi manca anche Coco, ma Roscoe... non c’è nessuno come Roscoe! Come vorrei che fosse qui con me!”
Sabine, che abitava in una casa di campagna e che adorava scorazzare per i campi a bordo di una Cinquecento vintage per andare a salutare le mucche del vicinato, comprendeva perfettamente il suo stato d’animo. Bastò il pianto di Lulù, in onore del suo cane, per distendere improvvisamente l’atmosfera tra di loro. Si scambiarono un abbraccio e si promisero a vicenda che sarebbero diventate amiche.
Nei giorni che le separavano da Anderstorp in Svezia, dove si sarebbe svolta la gara successiva, parlarono molto, scoprendo di avere ben poche cose in comune: Sabine adorava le camicie a quadri, mentre Lulà prediligeva gli indumenti da rapper, oppure l’andare in giro indossando microscopici top abbinati a degli shorts, Sabine adorava Raikkonen, mentre Lulù avrebbe spedito volentieri un mazzo di fiori a Massa in segno d’ammirazione, a Sabine piaceva la Ferrari e a Lulù la Mercedes, Sabine beveva Redbull e Lulù Monster, Sabine andava a letto alle dieci di sera e Lulù alle due di notte, a Sabine piacevano le passeggiate per le campagne, mentre Lulù adorava i locali notturni, Sabine non conosceva nessun cantante di età inferiore a trent’anni, mentre Lulù era una grandissima fan di Justin Bieber, Rita Ora e Ariana Grande... In più a Sabine piaceva la pasta alla carbonara, mentre Lulù era vegana. Non solo: mangiava addirittura carbonara vegana guarnita con panna di soia, un orrore a trecentosessanta gradi. Però, come da loro promessa, stavano diventando davvero amiche e si sentivano due lati della stessa medaglia.
In Svezia ottennero addirittura gli stessi risultati della gara precedente, ma al contrario. Mentre Beitske Visser vinse la gara, Lulù arrivò seconda, mentre Sabine si accontentò del quarto posto dopo un vano inseguimento a Emma Kimilainen. Il loro destino, però, era ben diverso: arrivò Monza, dove si svolgeva un double-header per compensare l’uscita di scena di Messico e Stati Uniti a fine stagione, per concentrare tutta la stagione in Europa.
Lulù vinse dalla pole position la prima gara della sua carriera e Sabine si classificò in seconda posizione. Non era soddisfatta di essere stata battuta proprio dalla sua amica e compagna di stanza, ma questo la aiutò a migliorarsi. Una videochiamata con Mick e un pensiero al giorno in cui, nel 2008, Tina Menezes - al secondo posto dopo Schumacher nella classifica degli idoli di Sabine - aveva conquistato pole e vittoria a Monza al volante di una Toro Rosso la fecero andare molto su di giri. Strappò la pole e nel pomeriggio vinse anche la gara. Lulù era dietro di lei, al secondo posto. Peccato, sarebbe stata bella la presenza di una finlandese come Emma, a interpretare la parte di Heikki Kovalainen. Emma, però, era arrivata soltanto terza e si consolava con lo champagne. Le altre sfidanti, invece, non avevano nemmeno quella magra consolazione, le loro gare non all’altezza. Nel giro di pochi mesi, Sabine Vettel e Lulù Hamilton erano divenute le principali contendenti al titolo.

***

Brands Hatch avrebbe dovuto venire dopo il Norisring, ma un intervento nel calendario aveva invertito quelle due tappe.
Lulù non era pienamente convinta di quella scelta, non si sentiva ancora pronta per il suo gran premio di casa, ma se ne fece ben presto una ragione. Scattò dalla pole, ma accadde qualcosa di terribile: un contatto con Emma alla prima curva la mandò in testacoda, un po’ come succedeva spesso a Sabine durante le sessioni di prove libere. Non era una cosa affatto piacevole, specie considerando che Sabine in quel modo si portò in testa alla gara.
Lulù non riuscì a vedere la luce del podio, sul quale salirono Jamie Chadwick e Alice Powell. Fu molto straziante essere presa in giro proprio dalla sua amica, e nemmeno il traguardo, dato che in un secondo momento fu costretta al ritiro per un contatto con Sarah Moore. Per fortuna anche le altre ragazze avevano collezionato qualche ritiro negli eventi precedenti, quindi almeno non si trovava tanto lontana dalla vetta della classifica.
“Qui a casa tua, qui a casa tua!” la prese in giro Sabine dopo la gara.
Tutto ciò era terribile, ancora più del ritiro.
“Stai attenta, che ti faccio il malocchio!” la minacciò Lulù.
Si sforzò di far funzionare le proprie macumbe e, nel proprio gran premio di casa, Sabine si andò a schiantare mentre era in testa. Lulù ottenne la vittoria e stavolta fu lei a prendere in giro la sua avversaria. Però erano di nuovo appaiate in testa alla classifica, con risultati fotocopia l’una con l’altra, e potevano riprendere a considerarsi best friend forever.
Nei giorni che le separavano dall’evento di Assen, nella patria di Max Verstappen, pilota che nessuna delle due sopportava al pari di Charles Leclerc e degli altri ragazzini che si credevano talentuosi, fighi e futuri campioni, si fecero un sacco di confidenze. Lulù le mostrò tutte le fanart di Nico Rosberg che aveva realizzato e le raccontò anche la trama di una fan fiction self insert che aveva scritto nell’ormai lontano 2016.
“In quella fanfic ero la sua compagna di squadra in Mercedes e non facevamo altro che litigare, a volte perfino nel retro del podio dove ci tiravamo cappellini addosso. Nico non sopportava che avessi vinto dei mondiali e che lui fosse ancora a secco, quindi mi prometteva che mi avrebbe battuta almeno quella stagione...”
“E poi cosa succedeva?”
“Succedeva che Nico vinceva il mondiale e io stavo malissimo. Poi, però, dopo i festeggiamenti, me ne andavo in giro per l’hotel a sette stelle di Abu Dhabi senza sapere dove andare e sbagliavo stanza. Entravo in quella di Nico e lui era in bagno che si faceva la doccia. Mi spogliavo e lo raggiungevo... e ce l’aveva enorme! Ma non facevo in tempo a contemplare le sue grazie molto a lungo, perché in quel momento mi sbatteva contro la cabina della doccia e mi metteva in bocca tre metri di lingua.”
“Quindi la sua lingua era più lunga del suo membro?”
“Come sei simpatica...”
“Scusa, non volevo distrarti mentre mi parlavi di un simile racconto da Premio Nobel.”
“Io e Nico facevamo sesso interrottamente per due giorni, al termine dei quali mi informava della sua intenzione di ritirarsi dalle competizioni. Io ci rimanevo di sasso, perché temevo che al suo posto avrei avuto un compagno di squadra poco figo tipo Bottas...”
“Noto qualche similitudine con la realtà.”
“Già. Peccato che non sia successo davvero. Per uno come Nico avrei rinunciato più che volentieri a un titolo mondiale.”
“Non ne sono così convinta, ma non fa niente...”
Aveva ragione a non esserne convinta: la W Series non era il mondiale di Formula 1, ma qualche tempo dopo Lulù arrivò ad Assen più agguerrita che mai. Le bastava fare un punto in più di Sabine per vincere il titolo, quindi non si preoccupò di Beitske Visser in testa, all’inseguimento della vittoria. Avrebbe fatto meglio a preoccuparsi di Sabine, però: la sua compagna di stanza la superò allo start e a Lulù non rimase altro che un lungo inseguimento.
Poi arrivò l’ultimo giro.
Lulù stava guadagnando, ormai Sabine doveva vederla negli specchietti.
La affiancò più volte.
La affiancò anche sul traguardo.
Lo tagliarono insieme e in quel momento il cronometro saltò. Andarono al parc fermé senza che nessuna delle due sapesse chi si fosse classificata seconda e chi terza.
Lulù ne approfittò per parcheggiare davanti al cartello del secondo posto, per scaramanzia, ma Sabine obiettò che, secondo lei, avrebbe dovuto invertire i cartelli non appena fosse stato comunicato il risultato ufficiale: gli addetti ai lavori dovevano essere già all’opera per cercare di risolvere il bug.
Tiravano per le lunghe. Lulù non sapeva cosa aspettarsi e si passava con ansia le mani tra le treccine impregnate di sudore.
Beitske si stava già dirigendo verso il podio, quindi la seguirono. Sugli schermi comparve il replay del loro intenso duello.
“È stato bellissimo” osservò Sabine. “Vorrei che questo momento durasse per sempre.”
“Perché?”
“Perché finché non sapremo con certezza il risultato, ci sembrerà di avere vinto ex-equo.”
Lulù sentì le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Ignorando la Visser che cercava di attirare la sua attenzione, si lanciò su Sabine e la abbracciò.

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Milly Sunshine