lunedì 8 giugno 2020

Indycar 2020: si parte dal Texas

Drivers, restart your engines, che è arrivato il momento di dare il via alla stagione 2020 di Indycar.
La stagione in realtà doveva iniziare lo scorso marzo e le vetture erano anche scese in pista per una sessione di prove libere a St. Petersburg, ma tutto era statp interrotto in corso d'opera, mentre almeno il campionato di Formula 1 venica interrotto senza che le vetture fossero scese in pista in modo totalmente random per poi tornare a casa in modo altrettanto random.
Dopo quel momento ci sono state varie gare saltate, cancellate o rimandate, tra cui la Indy 500 che si svolgerà il 23 agosto, in quella che in altre occasioni sarebbe stata piena pausa estiva. Ad ogni modo non pensiamo ad agosto quanto piuttosto al fatto che la stagione sia iniziata nel weekend appena terminato: sabato 6 giugno il campionato è partito dal Texas Motorspeedway per la Texas 300.

La gara si svolgeva quando da noi erano circa le due di notte e avevo pianificato una strategia piuttosto efficace: mettermi a letto a leggere in attesa del grande momento, poi seguire almeno un po' di livetiming sul cellulare, in attesa che giungesse il momento di recuperare o la gara oppure un highlight di lunghezza sufficiente a comprendere chr cosa fosse accaduto.
Poi il mal di testa ha avuto la meglio. Ho messo il libro da parte, ho chiuso gli occhi e mi sono svegliata di soprassalto verso le sei di mattina. Stavo sognando (non sto scherzando) che Kanaan postava su instagram dei post strappalacrime dopo avere litigato con Castroneves.
Dopo questo momento mi sono ricordata dell'inizio del campionato di Indycar e di essermi persa totalmente anche le news sull'evento. Quindi sono andata su twitter e ho cercato di recuperare qualcosa.

Poi nel pomeriggio della domenica ho visto un "exhtended highlight" della durata di circa dodici minuti, non il massimo che speravo, ma si tratta pur sempre di una sintesi che ha chiarito in modo abbastanza lineare come siano andate le cose, anche se ha snobbato interamente il Grande Samurai Takuma Sato, non-starter per un incidente avvenuto in qualifica, poche ore prima della gara. E con Sato che si spalma sui muri, il mondo sta tornando alla normalità.
La normalità comprendeva anche Josef Newgarden in pole position, in testa nella prima parte di gara, davanti a Simon Pagenaud (compagno di scorribande virtuali e polemiche di Trollando Norris) e all'immancabile Scott Dixon, il detersivo più celebre di Sportmediaset o chiunque fosse.
Costui è stato buono a guardare finché non ha approfittato di una safety car per portarsi in testa nel momento più opportuno.

Per essere una gara su ovale è stata tutto sommato abbastanza tranquilla, con quell'incidente, tuttavia, a stravolgere un po' la situazione: il rookie Rinus Veekay (dove Veekay sta per VK, le iniziali del suo vero cognome Van Kalmthout) è andato in testacoda e ha... mhm... collezionato? il termine inglese è "collected", direi, l'altro rookie Alex Palou, uno spagnolo che in passato ha corso con licenza giapponese quindi che non gli venga voglia di vincere a Indianapolis nel Memorial Weekend...
La sintesi ha poi mostrato di nuovo Newgarden in testa, fintanto che il Detersivo si è preso la leadership con un sorpasso poco prima del completamento di metà gara. Giri di pitstop a parte, non si sarebbe più schiodato da quella posizione fino alla fine. Frattanto il suo compagno di squadra Felix Rosenqvist si è portato in seconda posizione al suo inseguimento.

A parte Santino Ferrucci che sbatteva in pitlane, senza causare eccessivi intoppi, non abbiamo visto incidenti in pista finché non ci ha pensato proprio lo stesso Rosenqvist a dieci giri dalla fine: anche stavolta vincerà la prossima.
Dopo qualche giro dietro la safety car, la gara è ripresa per i giri finali: tutto tranquillo fino allo schianto di Charlie Kimball, avvenuto mentre il vincitore tagliava il traguardo.
Vincitore Scott Dixon davanti a Josef Newgarden e Simon Pagenaud, con nientemeno che Zach Veach appena giù dal podio. Ed Carpenter ha completato la top-5 davanti a Conor Daly (e già il fatto che Daly abbia un volante è una cosa che non capita tutti i giorni), Colton Herta, Ryan Hunter-Reay, Oliver Askew e nientemeno che Tony Kanaan, autore di una gloriosa decima piazza dopo certi ultimi posti della scorsa stagione. A seguire undicesima piazza per Charlie Kimball, poi Pat O'Ward, Will Power, Marco Andretti, Alexander Rossi, Jack Harvey, Graham Rahal, James Hinchcliffe e Marcus Ericsson: una Caterham è per sempre.


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