lunedì 22 giugno 2020

Il debutto di Juju Noda

Uno degli sport preferiti della gente, in particolare di quella che affolla i social network, deve essere quello di affondare tutto ciò per cui le altre persone sembrano provare un minimo di interesse.
È il caso della Formula 4 danese, che è partita in questo weekend, unica serie minore a partire adesso, e che ha guadagnato il suo quarto d'ora di popolarità grazie alla presenza di un nome passato ben poco inosservato.
Curiosamente il campionato stesso ha deciso di non sfruttare quel nome per vendere la propria immagine nel resto del mondo. Il loro sito è aggiornato al 2019 in termini di piloti e al calendario pre-coronavirus in termini di date. Nessuna traccia del nome di Juju Noda, ragazzina di quattordici anni giapponese, celebre perché accompagnava il padre sul lavoro e guidava le monoposto del suo team a tempo perso, ma lo faceva a dieci anni e occasionalmente batteva record ottenuti dai piloti titolari.

Non mi sembra così strano che una quattordicenne vista come un futuro nome importante del motorsport e che detiene il record di essere stata la più giovane tester di monoposto non passi inosservata, anche se gareggia in un campionato che pare dimenticato dai suoi stessi fondatori.
La F4 danese è una delle F4 meno sotto ai riflettori, non offre punti superlicenza e ci sono due categorie di vetture, le Formula 4 e le Formula 5. Queste ultime sono di fatto delle Formula Ford e, stando alle spiegazion tecniche, hanno gli stessi cavalli delle Formula 4, ma sono più pesanti e quindi meno scattanti. Per il resto possono competere più o meno alla pari e non è così strano trovare piloti di F5 nelle posizioni che contano sia in qualifica sia in gara.
Un weekend pare essere così composto:
- una sessione di prove libere;
- una sessione di qualifica che determina la griglia di partenza di Gara 1;
- Gara 2 con reverse grid delle prime otto posizioni;
- Gara 3 la cui griglia di partenza è stilata sui tempi aggregati delle due gare precedenti.

La prima gara, Juju Noda l'ha iniziata dalla pole position, dopo avere dovuto saltare le prove libere e dopo la penalizzazione di Conrad Laursen, che aveva ottenuto il miglior tempo in regime di bandiere gialle.
Ha vinto, davanti allo stesso Laursen, con Mads Hoe (F5) a completare il podio.
Solo che la Noda ha i suoi limiti, è una ragazzina di quattordici anni che ne dimostrerà al massimo dodici, quindi indegna di considerazione. Oppure degna di commenti del cavolo tipo "ma se corresse in Formula 2 non avrebbe vinto"... e grazie al cavolo, di solito i piloti in Formula 2 ci arrivano dopo qualche anno di esperienza, che al momento attuale la Noda non ha.
La F4 danese, ovviamente, non è uno dei campionati più all'avanguardia, ma la Noda non l'ha scelto per "vincere facile" quanto piuttosto perché è l'unico a cui può partecipare prima di arrivare a quindici anni. Altrimenti avrebbe potuto tranquillamente restare in Giappone e costruirsi una carriera da quelle parti.

Dopo l'ottavo posto di partenza dalla reverse grid è risalita fino alla terza posizione in una gara vinta da Sebastian Ogaard, per poi essere squalificata per un'irregolarità tecnica relativa alle gomme utilizzate nella seconda gara.
Di conseguenza, la pole per tempi aggregati per l'ultima gara è stata annullata e ha dovuto partire dalla dodicesima piazza. È giunta in quarta posizione, alle spalle di Laursen, Ogaard e Hoe.
Nel corso del weekend è diventata la quinta ragazza a vincere una gara di Formula 4 (le altre erano Alexandra Monhaupt, Belen Garcia ed entrambe le sorelle Al Qubaisi), oltre che la persona più giovane a vincerne una.
Ovviamente questo è stato solo l'inizio, ma non penso che un inizio del genere possa essere così facilmente snobbato. Teniamola d'occhio e magari smettiamola con le solite guerre tra fan e hater. Quello che Juju Noda un giorno farà in altre serie non ha una grossa rilevanza adesso. Oggi come oggi gareggia in Danimarca e ha fatto un buon esordio. Osservazioni del tipo "però non vincerebbe il mondiale di Formula 1 a quattordici anni" non hanno tutto questo gran senso...


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