Mesi fa avevo proposto la recensione di "Febbre della Velocità" (1978), ieri di "Pole Position, i guerrieri della Formula 1" (1980) e oggi è il momento di proporre la recensione a un ennesimo documentario sul motorsport risalente a quei vecchi tempi. Correva infatti l'anno 1983 e tutto ciò che mi restava da scoprire, quando ho iniziato a guardare il film (al momento disponibile su Youtube in inglese) era scoprire che tipo di impronta avesse questa terza perla del passato. "Febbre della Velocità" mi era sembrato una sorta di "Drive to Survive" in salsa splatter, focalizzato sugli incidentihhhh che generano spettacolo e sulla mortehhhh che è da very uominy, "Pole Position" un prodotto invece ben più soft e, seppure con i suoi difetti, orientato a una sua logica, anziché al mettere insieme scene a caso. Mi sento di dire che "Turbo Time" non rientri con esattezza in nessuna delle due categorie sopra citate: seppure abbia molto focus sugli incidenti non è mai splatter e macabro, seppure narri le vicende di un'epoca abbastanza ristretta, non vi è alcuna continuità storica.
"Turbo Time" è un documentario che mescola scene di Formula 1, di motociclismo su pista e motocross, aggiungendo all'occorrenza altri tipi di auto, di moto o in generale di mezzi dotati di motore.
Le scene di Formula 1, quando non includono incidenti, prevedono generalmente la presenza di partenze o vetture finite in testacoda. Le scene di motociclismo, invece, prevedono una sfilza di cadute tale da lasciar credere allo spettatore che non vi sia alcuna possibilità di rimanere in equilibrio in sella a una moto da competizione.
Specie la parte relativa alle monoposto l'ho trovata molto evocativa e ho adorato vedere e riconoscere spezzoni di gara che nel corso degli anni ho visto su Youtube quando le trovavo in versione integrale, o quantomeno in extended highlights.
Per quanto riguarda le moto, non sono esattamente la mia passione e, come già detto, non ho apprezzato molto il fatto che vi fossero solo cadute spesso senza il loro contesto: sento dire da anni che il motomondiale è più bello perché ci sono i duellihhhh e i sorpassihhhh... ebbene, o negli anni '80 non era così, oppure chi ha realizzato il film ne era totalmente ignaro, perché i duelli e i sorpassi sono del tutto tralasciati.
Il passaggio dalle auto alle moto avviene tendenzialmente in maniera del tutto discontinua, senza che ci sia mai un vero collegamento tra l'una e l'altra categoria. Per le moto non saprei valutarlo, ma per la Formula 1 vi è una sorta di continuità assolutamente fake: vi sono episodi assortiti che vanno mediamente dai tardi anni '70 fino al 1983 e vengono alternati in maniera assolutamente disordinata, senza menzionare che sono accaduti in anni diversi e soprattutto senza citare il fatto che si stia andando indietro.
Quindi si può passare tranquillamente dal vedere Gilles Villeneuve a bordo di una Ferrari con doppia ala posteriore a Long Beach 1982 per poi ritrovarsi, dopo il doveroso intermezzo di MotoGP e motocross di turno, con Derek Daly che spicca il volo a Montecarlo 1980. Il momento clou, tuttavia, avviene in maniera del tutto stile "Drive to Survive", quando viene mostrata l'emozione di Andrea De Cesaris subito dopo avere ottenuto la prima pole in carriera. Poi viene mostrato il suo ritiro per incidente, in un contatto nelle fasi iniziali insieme a varie vetture tra cui la Ferrari di Villeneuve.
Insomma, dalle stelle alle stalle. Peccato che la suddetta pole di De Cesaris sia a Long Beach nel 1982, l'incidente al via sia avvenuto a Silverstone al 1981, quasi un anno prima. Apprezzo comunque la maestria nell'avere sfruttato la somiglianza delle livree McLaren e Alfa Romeo (perché no, De Cesaris non correva per la stessa scuderia, nel 1981 e nel 1982) per creare una finta continuità laddove non c'era! Per quanto non lo condivida, devo ammetterne la genialità!
Tornando a noi e a delle valutazioni più generiche, ho trovato questo documentario un collage di belle scene di gara per la Formula 1, ma un po' troppo focalizzato sulle "cadute spettacolari", come più volte definite, per quanto riguarda il motociclismo. In più l'out of context è dilagante, si passa letteralmente dalle quattro alle due ruote spesso totalmente a caso, pure con una comparsata di donne nude in pose hard (dove per "donne nude" intendo esattamente quello che ho detto - non parlo né di effetto vedo/ non vedo, né di seni abbondanti che sporgono da scollature - e "in pose hard" idem) nei pressi di moto da competizione, nonché in altri momenti gente in divisa da cucina che esibisce vassoi pieni di cibo.
In sintesi, diversamente da "Pole Position, i guerrieri della Formula 1" che segue un chiaro filo conduttore e che potrebbe all'occorrenza suscitare interesse anche in una persona che non conosce il motorsport dei tempi, "Turbo Time" non racconta una storyline ben precisa e mi sembra concepito solo ed esclusivamente per un tipo di pubblico: l'appassionato medio che vuole vedere scene di gara senza preoccuparsi bene di dove e quando siano avvenute.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
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