Per il weekend appena trascorso, speravo di assistere a qualcosa di positivo, ma la realtà dei fatti è una sola: se guardiamo al mio lato di tifosa, posso affermare senza mezzi termini che i miei piloti preferiti non hanno cavato un ragno dal buco, ma dal punto di vista di appassionata le cose non sono andate molto meglio. Rimango convinta che il gran premio di Montecarlo non sia così tanto brutto così come lo si descrive (anche se ci sono state edizioni senza dubbio migliori), così come sono convinta di avere assistito a edizioni della Indy 500 più movimentate e meno prevedibili, ma non tutte le gare vengono per trasmettere emozioni positive. Quando ho visto Karam andare a sbattere e qualcosa di grosso staccarsi dalla sua macchina ho pensato che non sarei riuscita a finire di guardare la gara, ed è raro che io abbia questo genere di pensieri.
Tuttavia questo weekend mi ha lasciata molto scoraggiata anche come donna, per via dei commenti a cui sono stata sottoposta più di quanto avrei voluto e che mi hanno fatto comprendere una realtà che si nasconde molto bene dietro tanta ipocrisia.
Vorrei fare una premessa: non sono una persona che sostiene che le donne debbano andare difese a tutti i costi, ma allo stesso tempo penso che le critiche che si rivolgono nei confronti delle donne debbano essere il più possibile obiettive, tanto quanto dovrebbe succedere per gli uomini. Non ho mai sentito nessuno commentare con un "vattene a casa a cucinare!!!11!!11!!!!" una performance negativa di un pilota uomo, nonostante ce ne sia peraltro uno che si dichiara grande appassionato di cucina e che, volenti o nolenti, pare anche un grande appassionato di testacoda e incidenti.
Non ho nemmeno mai sentito nessuno rivolgere l'accusa di "vendere sesso" a piloti uomini che abbiano posato in biancheria intima, né nel valutarne i loro risultati si tiene conto del fatto che in certi scatti in mutande venisse lasciato ben poco spazio all'immaginazione...
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...Ma veniamo alle cose serie. Oserei dire che nutrivo una certa preoccupazione nei confronti di come sarebbe stato trattato l'argomento "donne nel mondo dell'automobilismo" in questi giorni. Ero convinta che il bump subito da Pippa Mann durante le qualifiche della Indy 500 venisse strumentalizzato per affermare che quelli che sostengono che le donne sono inferiori a TUTTI gli uomini contro i quali gareggiano, dal migliore al più scarso, ma non è accaduto. Anzi, ho letto di molte persone che l'hanno difesa o che hanno espresso dispiacere per la sua mancata qualificazione. Non erano solo fungirl, c'erano anche persone che dimostravano di capirne qualcosa di motori. Non avevano tutti i torti, a mio parere: Pippa Mann è una backmarker, ma non vedo in lei nulla di peggio che in altri backmarker. Ho pensato che ci fossimo salvati da commenti decontestualizzati, per una volta... invece non era destino che andasse così e dovrò girare un po' intorno alla questione per farmi capire.
A suo tempo ho ricevuto le mie critiche per avere espresso troppa poca attenzioni nei confronti del concetto di "donna decorativa" relativo alle grid girl e non intendo dilungarmi in proposito. L'ho già detto: non vedo il senso di avere persone "decorative" su una griglia di partenza, e anche se ci sono non vedo perché dovrebbero essere solo donne e nessun uomo, così come vedrei più azzeccata la scelta di abiti tradizionali locali (quindi grid boy con il turbante e grid girl con il velo in Bahrein, per esempio), ma non intendo mettermi problemi esistenziali per l'utilizzo a scopo decorativo di persone che hanno scelto liberamente di intraprendere una professione "decorativa".
Ciò che ho notato, e che ha iniziato davvero a infastidirmi, è che dietro all'obsolescenza della figura della grid girl utilizzata a scopo decorativo si nasconda solo l'obsolescenza *della grid girl come decorazione*, non della *donna come decorazione*. I tempi cambiano e cambia ciò la *decorazione* mainstream: non più una gnocca che regge un cartello, quanto una ragazza che sta al volante...
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...perché è così che vengono viste quelle come Pippa Mann e colleghe delle retrovie: un addobbo, non nella figura di una gnocca che sta a fare da contorno, ma nella figura di una ragazza, preferibilmente acqua e sapone, che sta al volante in una posizione che non dà fastidio a nessuno. Un backmarker, dopotutto, a meno che non abbia la malsana abitudine di ostacolare chi lo sta doppiando, è un precious cinnamon roll, giusto per far capire cosa intendo.
So che il mio discorso può sembrare campato in aria, ma questo weekend è stata la prova definitiva che non lo è.
Qualche tempo fa, quando nell'ARCA ci fu una ragazza, tale Natalie Decker, che ottenne una pole position, ci fu *indignazione*, da parte anche di molte donne, perché "vendeva sesso" (uno scatto promozionale in cui indossa un abito da sera con un ampio spacco, abbinate a foto personali in costume da bagno nei pressi di una piscina), perché aveva i capelli troppo in ordine e perché di conseguenza i suoi risultati erano immeritati e rubava il volante a ragazze più meritevoli.
Questa era l'accoglienza che veniva riservata all'autrice di una pole position, che ha concluso la gara in top-5 e che non sta ottenendo risultati inferiori a quelli della concorrenza maschile (anzi, ha ottenuto sia l'anno scorso sia quest'anno varie top-ten). Peraltro non mi pare nemmeno che questa Decker sia così tanto appariscente come la descrivono, ad ogni modo non mi pare che vada oltre il livello Susie Wolff.
Questa è stata la prima volta in cui, in tempi recenti, ho notato un atteggiamento negativo nei confronti della donna che sta almeno a centro gruppo, accostata alla solita santificazione della donna backmarker, perché quelle ci mettono l'anima.
Ora, sicuramente le donne backmarker ci mettono l'anima quanto tutti gli altri e molte di loro, un po' ovunque, non hanno mai avuto qualcuno che credesse in loro abbastanza da affidare loro un volante che non fosse per eventi one-off o che non fosse in una squadra dei bassifondi, ma i commenti ai quali sono stata sottoposta mi hanno definitivamente aperto gli occhi sul fatto che le donne backmarker vengono santificate *proprio per via della loro funzione decorativa*: non quella tradizionale che non piace alle donne e che non piace alle nuove generazioni, ma una funzione decorativa più moderna, in cui lo scopo decorativo a prima vista non si vede, ma lo si nota soltanto dopo anni di esposizione a certe dinamiche.
Questa è, di base, la ragione per cui l'incapacità delle donne al volante non viene dimostrata, come temevo, dalla mancata qualificazione di Pippa Mann per la Indy 500, quanto piuttosto dal fatto che Danica Patrick sia entrata in top-9 "rubando il posto a piloti più meritevoli" o "provocando l'esclusione della Mann" (che, avendo il 35° tempo, sarebbe stata esclusa anche se la Patrick a Indianapolis non ci fosse andata).
Non parliamo poi della gara e dei commenti che ho letto in chat: "women belong to the kitchen" a non finire, gente che si augurava che fosse vittima di un incidente mortale per terminare in bellezza la sua carriera, gente che sosteneva che stesse dimostrando di non essere in grado di guidare una indycar mentre era a metà gruppo e a pieni giri...
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...ma non perché fosse donna, sia chiaro, solo perché non è simpatica e perché in NASCAR non ha cavato un ragno dal buco, questa è la giustificazione.
Solo che se sei uomo, non sei simpatico e non cavi un ragno dal buco in NASCAR vieni offeso sulla base della tua poca simpatia e sulla base dei tuoi risultati in NASCAR, se sei donna non è così che funziona, con l'approvazione degli uomini e di una buona parte delle donne, che vogliono vedere donne nel motorsport solo ed esclusivamente perché possano aggirarsi intorno alla ventesima posizione e far parlare di sé più perché sono delle cinnamon roll, che perché si fanno vedere in top-ten e ogni tanto addirittura in top-5, che portano su un piedistallo quelle che non si qualificano perché ci hanno provato, mentre danno contro a quelle che la qualificazione l'hanno superata, perché come si permettono?! adesso anche le altre dovranno qualificarsi, per essere prese in considerazione.
Poi sì, è vero: Danica Patrick un tempo e Natalie Decker nel prossimo futuro hanno sfruttato/ sfrutteranno la propria immagine per guadagnare più soldi di quanti ne avrebbero potuti guadagnare se fossero stati uomini, questo è vero... ma siamo così sicuri che funzioni in senso univoco?
Pensate solo alla rilevanza mediatica che il campionato di Indycar ha ricevuto nel resto del mondo all'epoca della Patrick: a titolo di esempio, prima del boom dei social media, in Italia si sentiva parlare di Indycar soltanto in due circostanze, 1) risultati di alto livello da parte di Danica Patrick, 2) incidenti mortali.
Oppure pensate a quanta gente, nel mondo, avrà guardato la Indy 500, ieri sera, oppure highlight della Indy 500, al solo scopo di vedere che cos'avrebbe combinato Danica Patrick, fosse anche solo per prenderla per i fondelli. Quindi sì, "she's a marketing machine", ma non mi pare né che l'unica donna che ha vinto una gara di Indycar possa essere considerata a cuore leggero un soggetto irrilevante al punto tale da non giustificarne almeno in parte il clamore mediatico, né che sia stata l'unica, nel corso degli anni, a guadagnarci.
A volte bisogna accettare dei compromessi, specie laddove non l'audience non ruota tutta intorno a un team. In questo caso piloti attira-click non servirebbero, basterebbe solo il diritto di veto...
Scritto per doppia pubblicazione
sul mio blog e sul forum F1GC.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
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