Siamo arrivati alla fine, anche se avete davanti a voi tutta l'ultima puntata, quella in cui si chiuderanno definitivamente le vicende che avete potuto seguire negli ultimi due mesi. È giunto il giorno della feature race a Montecarlo e della fine della stagione.
Gli ultimi enigmi ancora in sospeso vengono chiariti, in un susseguirsi peraltro (mai ce ne sono state così tante in una sola puntata, credo) di citazioni motoristiche. La mia preferita è quella finale, la gara che Oliver e un altro personaggio già incontrato in qualche occasione vedranno al bar nell'epilogo.
A quel punto saprete perfettamente in che anno è stata ambientata questa storia e resterete ammaliati dal fatto che io sia riuscita a shippare tra le righe due certe nostre conoscenze... A parte gli scherzi, buona lettura. Spero che il finale sia di vostro gradimento.
Oliver aveva ben radicata in sé la certezza che in quel momento Edward Roberts né stesse facendo caso a lui né desiderasse essere disturbato, ma si sentiva in dovere di riferire al pilota gli ultimi sviluppi.
Gli si avvicinò e, ancora ignorato, si fece notare agitandogli una mano davanti agli occhi. Finalmente Edward si girò a guardarlo.
«Fischer, cosa vuoi, non ho tempo da perdere?»
«Ho appena parlato con Claudia Strauss» lo informò. «O almeno, ci ho provato.»
«Strano, mi sembrava di averti intravisto mentre parlavi con un ragazzino biondo con l'aria da principe delle fiabe, laggiù da qualche parte.» Edward indicò una direzione, che non era quella da cui proveniva Oliver. «Quando avresti visto la Strauss?»
«Dopo» rispose Oliver. «A proposito, quel ragazzino è il figlio di quello storico vincitore del Gran Premio di Montecarlo di Diamond Formula del 2007. È diventato pilota anche lui.»
«La cosa dovrebbe per caso interessarmi?»
«No, comunque corre in Formula 3.»
Edward ribadì: «Ti ho detto che non mi interessa. Anche perché, se mai dovesse arrivare in Diamond Formula, probabilmente a quei tempi mi sarei già ritirato.»
Oliver si sentì in dovere di comunicargli: «Ha detto che la Diamond Formula non lo affascina e che ci sono categorie motoristiche a suo parere più snobbate, ma molto più interessanti. Ha citato quella da cui proveniva suo padre, a titolo di esempio...»
«Oh, no, non sarà un purista della Formula 1... o peggio, un amico dello stalliere che ci snobba?»
«Chi sarebbe questo stalliere che ci snobba?»
«Uno che ha iniziato a rivalutarci di recente, solo perché due suoi colleghi hanno deciso di correre questo gran premio con la Whisper. Fino a poco tempo fa, ogni volta in cui veniva interpellato, affermava senza mezzi termini che la Diamond Formula non è affascinante perché non ci sono vetture rosse, come quella che guida lui. Non mi stupirebbe se il ragazzino con cui hai parlato fosse un suo ammiratore.»
«Probabilmente lo è.»
«E allora che continui pure a snobbare il vero motorsport. Quando tra qualche anno guiderà una carretta con i colori della bandiera americana, poi, che non si lamenti...»
Oliver aggrottò la fronte.
«Mhm... per caso ci sono vetture con la bandiera americana, nell'altro campionato? Una squadra americana c'è, ma non mi risulta che abbia quel tipo di livrea.»
«Infatti non ha quei colori, ma mai dire mai. Se non ti va bene la bandiera americana, allora quella russa. Sì, mi piace questa idea. Vederlo annaspare nelle retrovie su una vettura americana con i colori della bandiera russa - perché no? sarebbe strano, ma epico, a suo modo - sarà un vero piacere... ma, aspetta, perché parliamo di quel tizio? Cosa ti ha detto Claudia Strauss? Se si è trattato di un'intervista ufficiale, deve essere qualcosa di dominio pubblico.»
«Non mi ha detto molto, in realtà. Non voleva essere disturbata.»
Edward azzardò: «Qualcosa del tipo "se non ti levi di torno ti caccio via io a calci nel culo?" Strano, Claudia Strauss è molto più elegante, di solito.»
Oliver annuì.
«Sì, infatti, sia Claudia sia Christine di solito sono sempre molto disponibili con noi esponenti della stampa.»
Edward ribatté: «Probabilmente hanno capito anche loro con chi hanno a che fare. Non è una cosa tanto sorprendente, alla fine, che si siano rotte un po' le palle.»
«Christine non si è fatta vedere in giro, per ora» riferì Oliver. «Anche questo è strano, da parte sua.»
«E Claudia? Cosa ti ha detto, alla fine? Quello che penso io?»
«Non mi ha minacciato di prendermi a calci nel culo.»
«Allora non ha perso la sua storica eleganza né il suo contegno. Avere a che fare con te è una gran rottura di coglioni, spero che questo ti sia chiaro.»
«Posso immaginarlo, ma cerco solo di fare il mio lavoro.»
«Ormai non capisco più in che cosa consista il tuo lavoro. Fino a qualche mese fa avevi l'abitudine di farmi domande imbarazzanti durante la conferenza stampa del giovedì, quando toccava a me, oppure di inseguirmi per il paddock per chiedermi di commentare le mie performance negative. Sei sicuro che non fosse quello, il tuo lavoro?»
Oliver alzò gli occhi al cielo.
«Non mi bastava. Dovevo capire.»
«Capire cosa?» obiettò Edward. «Non c'era niente da capire, per te.»
«Invece, che tu ci creda o no, c'era tanto che dovevo capire.»
«E adesso a che punto sei?»
«Vuoi sentirmi dire che sono allo stesso punto di partenza? Beh, non è così. Non sono per niente allo stesso punto di partenza. Solo su una cosa ci avevo visto giusto.»
«Ovvero?»
«Ovvero che Patrick aveva ragione, quando ti disse di non passare mai alla Dynasty.»
«Va tutto bene, alla Dynasty.»
«Patrick non si fidava di Veronica e Scott Young.»
«Lo so bene» puntualizzò Edward. «So che Patrick non era molto convinto di nessuno dei due e che, secondo lui, era meglio che io rimanessi lontano da questa squadra. Però si sbagliava, Veronica non è mai stata il massimo della simpatia, ma si è sempre dimostrata una persona corretta.»
«Una persona corretta alla quale non sarebbe dispiaciuto più di tanto comprarsi un mondiale, se Patrick avesse accettato di rimanere in silenzio sulla faccenda di Diaz» obiettò Oliver. «Complimenti a Veronica Young, team principal del secolo.»
«Veronica è stata trascinata in quella situazione da Gigi Di Francesco, anche a causa di Alexandra Bernard. Perché non prendi mai in considerazione la madre di Selena, ma solo Veronica? Non ti sei nemmeno convinto che sia stata Alexandra a sabotare la macchina di Patrick, a quanto ricordo.»
«Non ci sono prove che Alexandra abbia sabotato la macchina di Patrick, ecco perché non ne sono convinto.»
«Ti assicuro che quella donna dice cose preoccupanti, che fanno raggelare.»
«Tante persone dicono cose preoccupanti.»
«Ha detto che avrei dovuto uccidere te e Selena, o qualcosa del genere. Ti pare un discorso normale?»
«No, ma tante persone, quando parlano, vaneggiano a proposito dell'idea di ammazzare qualcuno. Sono tutti potenziali assassini? Ne dubito. La stragrande maggioranza è riluttante perfino quando si tratta di uccidere una zanzara.»
Edward insisté: «Alexandra Bernard voleva vendicarsi del fatto che Patrick l'avesse lasciata per mettersi insieme a Selena. Penso che avesse le conoscenze tecniche necessarie per fare qualcosa, o che comunque avesse chi poteva assisterla.»
«Gigi Di Francesco?» azzardò Oliver. «A proposito di Di Francesco, se tu avessi dato ascolto a Herrmann e fossi rimasto lontano dalla Dynasty, adesso non avresti a che fare con lui.»
Edward precisò: «Non ho ancora avuto l'onore di avere a che fare con lui. E poi non sono sicuro che tu sia la persona più adatta a dirmi di fare attezione a Di Francesco. Sbaglio o abbiamo dedotto che, la sera in cui ha aggredito Selena con la bottiglia, ce l'avesse in realtà con te? Forse sei tu che devi preoccuparti, qualora ti capiti di avere a che fare con lui.»
«Hai ragione, devo preoccuparmi di quell'uomo e non poco» fu costretto ad ammettere Oliver, «Ma non penso potrà fare niente oggi, finché sono qui. Tu, invece, sei sicuro che tutto possa andare bene?»
Edward azzardò: «Dubito che la mia vettura sia stata sabotata.»
«Non ho mai insinuato che fosse così» mise in chiaro Oliver. «Solo, la tua gara sarà molto difficile, partendo dalla pitlane.»
Edward alzò le spalle.
«Andrà come andrà.»
«Non hai paura che qualcosa vada storto e che Christine Strauss, in un modo o nell'altro, riesca a fregarti?»
«Christine partirà dall'ultima fila.»
«Potrebbe comunque arrivare alla top-ten. Le basta fare qualche punto in più di te per...»
Edward interruppe quel discorso sul nascere.
«Se Christine dovesse ottenere i punti che le servono per vincere il titolo, pur partendo dal fondo, allora vorrà dire che se l'è meritato. Posso accettare l'idea di chiudere un'altra stagione in seconda posizione. Non è la prima volta... e forse non sarà nemmeno l'ultima, dato che non intendo ritirarmi nell'immediato, nonostante qualcuno, in passato, abbia spinto in quella direzione.»
Oliver ribatté: «Se questa dovesse essere l'ultima volta in cui lotti per il mondiale, mi dispiacerebbe vederti perdere.»
«Allora cerca di rientrare in possesso della tua vecchia mentalità» replicò Edward. «Fino a qualche tempo fa, ti sarebbe piaciuto vedermi arrivare sempre ultimo.»
«Avevo sbagliato le mie considerazioni su di te come pilota» ammise Oliver. «Te l'ho già detto, mi pare.»
«Sì, quella volta a Milano, quando hai affermato che sono un uomo di merda.»
«Te la sei cercata. Ti sei fatto fregare come un pollo dalle chiacchiere di Alexandra Bernard e dal dottor Parker... o Tommaso Di Francesco, o come si chiama.»
«Se Alexandra Bernard si fosse messa a fare quei discorsi strani un po' prima, mi sarei accorto con chi avevo a che fare. Allora credevo in lei... e tu non sei nella posizione di criticarmi. Io e Veronica l'abbiamo conosciuta, sappiamo cosa può fare. Tu, invece, che non hai mai avuto a che fare con lei, la difendi, come se avessi qualcosa da guadagnarci. Perché l'idea che possa essere stata lei a sabotare la macchina di Patrick non ti va giù? Anche stamattina, quando Veronica ha accennato al fatto, hai reagito come se quell'idea, per te, fosse inaccettabile.»
Oliver sospirò.
«Ti hanno mai detto che non devi sempre cercare una ragione per tutto?»
«Stavolta la cerco, invece» lo contraddisse Edward. «Cosa rappresenta per te Alexandra Bernard? Hai qualche motivo per sentirti, per qualche verso, affascinato da lei?»
«No, certo che no.»
«È per il libro? È per qualcosa che ti ha raccontato Selena?»
«Avevi detto che non avevi tempo da perdere» concluse Oliver. «Credo sia meglio lasciarti da solo. Non pensare più alla signora Alexandra, hai un gran premio su cui concentrarti.»
Gli voltò le spalle, ma Edward lo trattenne.
«Aspetta, Fischer, non te la cavi così.»
Oliver si girò lentamente.
Precedendo qualsiasi domanda, affermò: «Non ci sono ragioni per cui non posso credere a quello che Alexandra Bernard potrebbe avere fatto. Semplicemente conosco Selena e non riesco a credere che possa essere la figlia di una persona pericolosa.»
Non era la verità, ma non poteva certo rivelare a Edward che nel suo corpo viveva l'anima di Patrick Herrmann e che Patrick Herrmann non avrebbe mai accettato l'idea che la sua vita fosse terminata a causa di una donna che in passato aveva affermato di amarlo.
Non era la verità, ma Edward parve convinto, mentre obiettava: «Selena non somiglia a sua madre. Non c'è niente in comune, tra di loro.»
Oliver annuì.
«Sto iniziando a immaginarlo.» Quella conversazione doveva terminare lì ed era in suo potere mettervi fine, quindi si congedò. «Buona fortuna per oggi, Edward. Chissà, la prossima volta in cui parleremo, magari sarai campione del mondo.»
Di lì a poche ore avrebbe scoperto di avere ragione: nonostante un ottimo recupero di una Christine Strauss più perfetta del solito, il titolo andò a Edward Roberts, nonostante una misera dodicesima posizione finale. Rimasto fermo a quota centotredici punti, vinse comunque per due lunghezze di vantaggio sulla rivale del Team Albatros, salita a centoundici punti dopo avere chiuso la gara in settima posizione.
Non era chiaro se Gigi Di Francesco si ritenesse soddisfatto dell'outcome del campionato. Veronica era chiaramente in attesa di una sua mossa, che tuttavia sembrava non arrivare. Ne parlarono, prima di salutarsi, mentre il pomeriggio si apprestava a terminare.
«Fischer, forse mi dirai che sono pazza, ma non riesco a stare tranquilla.»
«Sei proprio convinta che abbia cercato di condizionare il campionato?»
«Sì. I segnali sono lampanti. Christine Strauss ha fatto apposta a non fare un buon giro nella sessione cronometrata, così come ha deliberatamente cercato l'incidente nella sprint race, su questo non ci sono dubbi.»
«Eppure oggi ha gareggiato come se avesse il fondoschiena appoggiato sui carboni ardenti. Ha fatto una delle gare migliori della sua carriera.»
«Avrà avuto i suoi buoni motivi per cambiare idea.»
«Oppure siamo noi che abbiamo travisato tutto...»
Veronica scosse la testa.
«No, Fischer, non abbiamo travisato niente. Sono sicura che Di Francesco sia da qualche parte, dietro l'angolo, pronto a mettere in atto i suoi piani. Per questa ragione vorrei che venissi anche tu, stasera.»
«Dove?»
«Alla festa del team.»
Oliver cercò di declinare la proposta sul nascere.
«Non mi pare il caso. Non vedo perché...»
«Ci sarà anche Selena» lo interruppe Veronica. «Se non vuoi farlo per me, vieni almeno a vegliare su di lei.»
Oliver sbuffò.
«Non avresti dovuto coinvolgerla.»
«Se non l'avessi fatto io» ribatté Veronica, «L'avrebbe comunque fatto Edward.»
Oliver le strizzò un occhio.
«Lo vedi? Alla fine il tuo desiderio di fare avvicinare quei due si è rivelato dannoso anche per te.»
Veronica lo ignorò.
«Non ho tempo da perdere, Fischer. Fatti dire da qualcuno dove devi venire a che ora e cerca di non addormentarti. Ti voglio presente.»
******
Era di nuovo sera e soffiava un po' di vento. Oliver era solo, ma sapeva che non lo sarebbe rimasto a lungo. Nonostante ciò, l'udire una voce alle proprie spalle lo fece sussultare.
«Non dovresti essere qui, Patrick.»
Si girò, sbottando: «Piantala di chiamarmi Patrick.»
Keith obiettò: «Non sarai più la stessa persona di un tempo, ma stai completando quello che voleva fare Patrick. Hai scoperto cos'è successo a Diaz e hai quasi scoperto cos'è successo a noi.»
«No» obiettò Oliver. «Non sono davvero sicuro di volere scoprire cosa sia successo a noi. Veronica ed Edward sono convinti che sia stata Alexandra a sabotare Patrick...» Abbassò lo sguardo. «Non posso accettarlo, è più forte di me.»
«Non hai niente da accettare» ribatté Keith. «Comunque sia andata, non ci saranno mai prove contro Alexandra Bernard.»
«Questo è poco ma sicuro.»
«Dimmi di Edward, invece. Alla fine ce l'ha fatta. Cosa ne pensi?»
Oliver alzò lo sguardo.
«Sono contento per lui.»
«È tutto quello che hai da dire?»
«Purtroppo sì, non posso certo affermare che abbia fatto una gara memorabile. Non appena si sarà placato l'entusiasmo per la doppietta della Whisper, verrà sicuramente criticato per oggi.»
Keith azzardò: «Ho l'impressione che i piloti delle altre serie, tanto criticati da quelli della Diamond Formula, non siano poi così male. In fondo il tipo che ha vinto il gran premio è il campione del mondo di Formula 1 in carica.»
«Ha comunque voluto chiudere definitivamente la sua carriera di pilota in Diamond Formula» puntualizzò Oliver, «Quindi la Diamond Formula ha sicuramente il suo traino. Inoltre il suo duello con il compagno di squadra è stato meraviglioso, ricorda un po' i loro scontri - non quelli materiali - quando erano compagni di squadra in Formula 1. Non so come abbia fatto quell'altro a farsi fregare, ma evidentemente è destino che a Monaco ci sia un solo principe. Comunque, anche se oggi è arrivato secondo, l'altro avrà molte occasioni per rifarsi, ne sono certo.»
Keith non doveva essere molto interessato alle dinamiche del gran premio, dato che cambiò discorso di punto in bianco.
«Ho rivisto Emma. Non sono riuscito a parlarle, ma le ho fatto un cenno di saluto e l'ho vista sorridere. Secondo me è un buon segno.»
«Un segno di cosa?»
«Siamo vicini alla fine, me lo sento.»
«Per te è facile sentire le cose.»
«Non voglio essere scortese nei tuoi confronti, né nei confronti degli altri che stanno al di là del confine, anche se a volte ti ho dato questa impressione. Anzi, ti chiedo scusa per come mi sono comportato dopo quello che è successo a Emma. So bene che alcuni di voi corrono dei rischi e quello che è capitato a lei lo dimostra. Però voglio essere ottimista. Le cose si sistemeranno per tutti.»
Oliver sospirò.
«Me lo auguro, non ti immagini nemmeno quanto.»
«Ora, però, vattene» lo pregò Keith. «Non puoi restare qui. Hai qualcosa di importante da fare dall'altra parte, ne sono sicuro.»
******
Oliver si guardò intorno. Il locale era pieno e non c'era una sola ragione che giustificasse la sua presenza. Qualunque cosa Gigi Di Francesco avesse in mente, difficilmente avrebbe fatto irruzione alla festa della Dynasty Racing e, anche se l'avesse fatto, non c'era nulla che Oliver potesse fare per impedirglielo.
Era immerso in quella riflessione quando sentì qualcuno che lo afferrava per un braccio. Si voltò e vide Veronica Young.
«Finalmente sei arrivato» lo accolse la team manager in tono freddo, lasciando la presa. «Si può sapere che fine avevi fatto?»
Oliver alzò le spalle, con noncuranza.
«Mi ero addormentato.»
«Perfetto. Io ti affido un incarico e tu ti addormenti.»
«Dai, Veronica, non fare storie» ribatté Oliver. «Sai benissimo che non lavoro per te. Tu stessa la ritieni una fortuna.»
«Su questo non ci sono dubbi» sbottò Veronica. «Stavolta, però, è un po' diverso. Sai benissimo chi c'è in giro e cosa potrebbe fare.»
«No, Veramente no» replicò Oliver. «Non abbiamo prove che quel tizio sia in giro, né tantomeno che abbiamo idea di che cosa voglia fare.»
Veronica gli confidò: «Ho parlato con Claudia Strauss, oggi pomeriggio. Ho cercato di farle confessare eventuali accordi con Di Francesco, ma è stata piuttosto riluttante.»
«Cosa pensavi, che venisse a spiattellare tutto a te?»
«No.»
«Eppure sei sorpresa che non ti abbia detto niente?»
«No, non è così» rispose Veronica. «Mi aspettavo, piuttosto, che smentisse seccamente e che mi mandasse a quel paese. Non l'ha fatto. Per un attimo mi è sembrato che si sentisse scoperta.»
«Non sempre quello che sembra a te corrisponde a realtà» puntualizzò Oliver. «Ti converrebbe non dare qualcosa per scontato solo perché tu ti sei messa in testa che lo è.»
«Claudia Strauss, però, si è comportata in modo sospetto, in questo weekend, l'hai detto anche tu, più di una volta.»
«Lo so, Claudia Strauss si è comportata in modo un po' strano, così come Christine... però ti ricordo che Christine ha fatto una rimonta clamorosa in gara, facendo dei sorpassi da urlo, un po' come se tutto ciò che contava, per lei, fosse non solo raggiungere la zona punti, ma anche portare a casa il titolo. Se il Gran Premio di Montecarlo durasse ancora cento giri, come alle origini, ci sarebbe riuscita.»
«Le gare hanno un numero di giri prestabilito e non deve essere usato a favore o contro qualcuno» obiettò Veronica. «Il gran premio di oggi non è durato cento giri e Christine Strauss doveva farsi bastare quelli che aveva a disposizione.»
«Non ho detto che sia la vincitrice morale o qualcosa del genere» mise in chiaro Oliver, «Ma solo che, se la gara fosse durata un po' di più, forse ce l'avrebbe fatta. Non era molto lontana, ormai.»
«No, non era lontana» convenne Veronica, «Ma in questo momento mi preoccupa il fatto che sia qualcun altro a non essere lontano. Ormai in pista è andata, quello che dobbiamo temere è quello che può succedere fuori pista. Sempre ammesso che ti interessi e che tu non abbia null'altro che distolga la tua attenzione.» Gli indicò un tavolo, dall'altra parte del locale. «Selena Bernard è seduta là in fondo insieme a Edward, da almeno mezz'ora se non di più. Temo che per te sia giunto il momento di rinunciare ai tuoi sogni d'amore.»
«La cosa ti turba?»
«No, per niente.»
«Allora fammi il piacere di badare ai cavoli tuoi.»
«Mi piacerebbe, ma la situazione è un po' comica.»
«Non ci vedo niente di comico.»
«No, davvero?» Veronica accennò un sorriso. «Eppure, almeno in parte, sono state anche le tue azioni ad avvicinare Edward a Selena.»
Oliver obiettò: «Non mi pare. A Selena interessava Edward già prima che entrassi nella sua vita. Alla fine sta andando come doveva andare. Non capisco, però, perché la cosa ti interessi così tanto.»
«Hai ragione» ammise Veronica, «Non dovrei ridere delle disgrazie altrui, nemmeno se si tratta delle tue.»
«Non è una disgrazia. Selena non è l'unica donna al mondo. E poi, come dici sempre tu, non è necessario avere una relazione per vivere.»
«Hai ragione.»
«Ora, per cortesia, puoi lasciarmi da solo?» chiese Oliver. «Mi hai chiamato qui per vegliare sulla situazione, ma in questo momento non sta succedendo niente. Gradirei respirare in santa pace.»
Veronica lo accontentò.
«Va bene, ti lascio respirare in pace. Approfittane adesso, perché non è detto che respirerai molto a lungo.»
Oliver la guardò allontanarsi, chiedendosi quanto ci fosse di vero nelle sue parole. Sapeva di essere stato, a Imola, il probabile bersaglio dell'ex team manager della Whisper.
Stava per sedersi a un tavolo quando sentì il cellulare che gli vibrava in tasca.
Era un messaggio di Selena: "Ho bisogno di parlare con te subito, dove sei?"
Non doveva averlo visto, ma era sicura della sua presenza nel locale. Non doveva essersi accorta del suo ritardo, né averlo cercato.
Oliver le scrisse: "Sono qui alla festa, di cosa dobbiamo parlare?"
"Preferisco discuterne a voce" ribadì Selena, quando gli scrisse pochi istanti più tardi. "Possiamo vederci davanti all'ingresso?"
Oliver si arrese.
"Okay, quando?"
"Subito."
"Va bene. Ti aspetto là."
Si diresse verso la porta e attese a malapena un minuto. Selena arrivò subito. Da un po' di tempo Oliver era abituato a vederla con i capelli lisci, al naturale, ma per la serata si era fatta la messa in piega e i boccoli dorati le ricadevano ai lati del viso. Portava un abito a tubino nero e il solito tacco dodici, che la qualificavano verosimilmente come una delle donne più eleganti tra le presenti.
Oliver la salutò con un sorriso, che Selena ricambiò a stento.
Gli si avvicinò, chiedendogli: «Possiamo uscire un attimo?»
Oliver annuì.
«Va bene, come vuoi.»
La seguì all'esterno.
«Allora?» le chiese, una volta fuori. «Di cosa devi parlarmi? È capitato qualcosa?»
«Non qui» lo pregò Selena. «Preferirei un posto dove non possono vederci o sentirci. Spostiamoci.»
Oliver accettò.
«Come vuoi.»
La seguì, allontanandosi insieme a lei. Quando si fermò, rimasero per qualche istante a guardarsi negli occhi, senza dire niente.
Fu Oliver a esortarla: «Cosa devi dirmi?»
Selena abbassò lo sguardo.
«Non so da dove iniziare.»
«Allora» azzardò Oliver, «Proverò ad aiutarti. Per caso vuoi dirmi che Edward Roberts è l'uomo della tua vita e che io devo levarmi di torno?»
«N-no» balbettò Selena. «Non...»
Si interruppe.
Oliver attese qualche istante, nella speranza che riprendesse a parlare, ma non accadde.
«Non preoccuparti» la rassicurò. «Ho sempre saputo che tra noi non poteva funzionare.»
«Non è così. Stavamo bene, insieme.»
«Stavamo bene, lo so, ma per te ero solo un ripiego.»
Selena lo guardò negli occhi.
«No, Oliver, non è mai stato così. Non eri un ripiego per me.»
«Comunque sia andata, il concetto di fondo è lo stesso. Vuoi dirmi che dobbiamo finirla definitivamente, qualunque cosa sia quella che c'è stata tra noi.»
«Beh, più o meno.»
«Va bene, mi sta bene così. Buona fortuna, Selena. È stato tutto stupendo, ma è finito. Non credo tu debba darmi delle spiegazioni.»
Selena non gli parve convinta.
«No, invece...»
«Non complicarti la vita» la pregò Oliver. «Non c'è sempre bisogno di darsi delle spiegazioni.»
«Quindi non vuoi sapere perché stavo con te?»
Oliver obiettò: «Non sono nemmeno sicuro della ragione per cui io stavo con te, se ti può consolare. Come posso pretendere delle spiegazioni da te quando non so nemmeno spiegarmi le mie stesse azioni?»
Selena insisté: «È giusto che te lo dica. Quando ti ho conosciuto, ho avuto fin da subito l'illusione di riavere Patrick con me.»
«Lo immaginavo» ribatté Oliver, «Ma purtroppo non sempre le cose sono come le vorremmo.»
«Insomma, non sapevo chi eri, ma...»
«Perché, chi ero? Sono Oliver Fischer, giornalista sportivo e tuo vicino di casa, tutto qui.»
«No, non sei solo Oliver Fischer» obiettò Selena. «Ne abbiamo già parlato, so perfettamente chi sei.»
«No, sai chi ero e hai desiderato che fossi anche nel presente chi ero in passato. Però non funziona così. Per quanto io abbia i ricordi di Patrick dentro di me, non mi sento lui.»
«Non è tutto facile come lo vorremmo.»
«Già, e ti assicuro che, per me, sarebbe stato molto più semplice non ricordare nulla.»
Selena doveva tenerci molto a chiarire bene cosa provasse per lui, dato che proseguì con le giustificazioni.
«Mi sono lasciata trascinare. Tu eri l'unico che potesse comprendere il mio passato e me l'hai fatto capire. Sapevo che non sarei stata giudicata. Questo mi ha avvicinata a te, facendomi perdere di vista il presente. Volevo rivivere un passato che mi era stato negato, pensando che sarei stata felice...»
«E invece» dedusse Oliver, «Hai capito che non era questo che volevi. Comprendo bene, meglio di quanto tu creda. Anch'io sentivo di avere qualcosa in sospeso, da finire una volta per tutte... e questo mi ha spinto verso di te.»
«A volte mi chiedo cosa sarebbe successo, se Patrick non fosse morto. A me e a lui, intendo.»
«Nessuno può saperlo, nemmeno noi. È questo a rendere speciale quello che viviamo. Non possiamo sapere come sarebbe andata se fosse cambiato qualcosa. Possiamo farci dei film mentali, poi arrivare alla conclusione che sono sempre e comunque solo film mentali.»
«E adesso cosa succede?»
«Non lo so. Probabilmente tu torni dentro e le nostre strade si separano.»
«Le nostre strade non si separeranno tanto facilmente, abitiamo l'uno di fronte all'altra.»
Oliver ridacchiò.
«Se la cosa ti dà dei problemi, puoi sempre trasferirti.»
«No, non mi dà nessun problema» ribatté Selena. «Volevo solo essere sicura che fossimo pronti entrambi per guardare avanti.»
«Io non aspetto altro che di guardare avanti» chiarì Oliver. «Ti voglio bene e te ne vorrò sempre, Selena, ma non possiamo trascinare nel tempo qualcosa che non esiste. Quando avrai voglia di parlare con me, se ne avrai voglia, sappi che per te ci sarò sempre.»
«Anch'io ci sarò sempre per te» rispose Selena, prima di voltargli le spalle e rientrare nel locale.
Non era stato difficile. Almeno la situazione sentimentale era risolta.
"Lo riferirò senz'altro a Veronica."
Quel pensiero gli strappò un sorriso, che tuttavia non poté durare molto a lungo. Un uomo stava venendo verso di lui e non servì molto tempo prima di riconoscerlo.
Gigi Di Francesco aveva la testa completamente rasata e portava la barba, ma Oliver non ebbe dubbi.
«Fischer» lo interpellò l'ex team manager, quando furono a tu per tu, «Finalmente è arrivato il momento di conoscerci.»
Era sorprendentemente calmo, quindi doveva avere un piano.
«È un piacere conoscerla» ribatté Oliver. «Non avrei mai pensato di potere avere un simile onore.»
«Sai chi sono? A proposito, ti do del tu perché sembri così giovane che potresti essere mio figlio... non è un problema per te?»
«Si può rivolgere a me in qualunque modo desideri, purché mi dica cosa vuole, questo non è un problema. Il vero problema, per me, sarebbe se fossi veramente suo figlio.»
«Bene, te lo spiego subito, cosa voglio» rispose Di Francesco, ignorando il suo commento. «Ho vissuto per anni nell'ombra, in attesa che arrivasse il momento di raccontare al mondo chi sono davvero certe figure tanto rispettate del mondo della Diamond Formula. Quel momento è arrivato. Solo, ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a far sentire la mia voce. Chi meglio di un giornalista televisivo che si occupa di Diamond Formula può farlo?»
«Non so. Perché dovrei farlo io?»
«Perché ti stimo.»
«Davvero?»
«Hai fatto bene il tuo lavoro, negli ultimi tempi. Inoltre sono certo che Veronica e Scott Young non piacciano nemmeno a te.»
«Se mi piacciono o no non è una questione che la riguarda» precisò Oliver. «Il mio lavoro è informare, non attaccare le persone per le quali non nutro grandi simpatie.»
«Eppure è esattamente quello che facevi nei confronti di Edward Roberts, fino a poco tempo fa.»
«Vedo con piacere che si è informato nel dettaglio sulla mia carriera, ma ha sicuramente travisato. Ho espresso critiche argomentate nei confronti di Roberts, in passato, non l'ho mai attaccato gratuitamente.»
«Va bene, Fischer, come vuoi, non è una questione molto importante, questa. Voglio che tu sappia che ho già mandato un video alla redazione della televisione per cui lavori e che probabilmente il tuo capo in persona autorizzerà la pubblicazione del video stesso. Se anche non accetti di aiutarmi, una buona parte di quello che ho da dire verrà comunque alla luce. Quello che sto proponendo a te è di fare di più. Ti permetterò di raccontare la verità completa.»
«Mi farà scrivere che ha provocato di proposito la morte di Emiliano Diaz e quella di Patrick Herrmann, finendo per uccidere anche Keith Harrison? Mi farà scrivere che è stato lei a pugnalare a morte Emma Dupont, dopo avere ferito la figlia di Alexandra Bernard? Perché la verità è questa...»
«Stai delirando, Fischer.»
«No, non sto affatto delirando. Rifiuto la sua offerta, senza avere alcun dubbio. Non fa parte della mia etica professionale coprire i misfatti di una persona come lei. Se vuole il mio aiuto, deve accettare che io racconti tutto.»
«Sono tutte tue fantasie, Fischer.»
«No, non sono fantasie, e farò di tutto per provarlo.»
Oliver voltò le spalle a Di Francesco, pronto ad allontanarsi e a rientrare alla festa, ma fu un grave errore. Gigi lo bloccò afferrandolo per un braccio.
«Non avresti dovuto metterti contro di me, Fischer.»
«Perché, chi si mette contro di te fa la stessa fine di Emma? È venuto qui armato? Vuole uccidermi nel bel mezzo di una strada? E soprattutto, Emma si era davvero messa contro di lei? Che io sappia, la portava su un piedistallo.»
******
Era tornato il sole sulla spiaggia e Keith Harrison non era solo. Per la prima volta, Oliver lo vide in compagnia di Emma Dupont, da lui tanto cercata negli ultimi tempi. Fece per voltare le spalle a tutti e due e andarsene, incerto sulla necessità della sua presenza accanto a loro.
Non gli riuscì. Fu raggiunto proprio da Emma, apparentemente desiderosa di giustificare con lui il proprio comportamento.
«Aspetta, Oliver, dobbiamo parlare di Gigi Di Francesco, di quello che è successo.»
Con un sospiro, Oliver si voltò verso di lei.
«Non c'è più niente da dire, questa stora è finita, ormai.»
«È tuo dovere spiegarmi come sia finita» replicò Emma. «Non ho potuto capire.»
«Certe cose, a quanto pare, non hai potuto capirle nemmeno prima» obiettò Oliver. «Ti fidavi di Gigi Di Francesco, colui che ha contribuito alla morte di tuo marito... e alla tua.»
Emma abbassò lo sguardo.
«Non potevo certo immaginare fino a che punto fosse disposto a spingersi.»
«Nemmeno io, ma non è il tipo di persona a cui è bene dare confidenza.»
«Lo so, anche se, purtroppo, l'ho scoperto troppo tardi.»
«Immagino, quindi, che l'ipotesi secondo la quale sarebbe stato lui ad assassinarti, sia da considerarsi esatta.»
«Beh, sì...»
«Allora» osservò Oliver, «Non ho niente di cui pentirmi. Ho fatto bene a fare esattamente quello che ho fatto.»
«Cos'hai fatto, esattamente?» chiese Keith, che ormai li aveva raggiunti. «Ci sei tu dietro la fine di tutto?»
Oliver alzò le spalle, con noncuranza.
«Difficile dire che sia la fine di tutto. Una parte della verità non potrà mai venire alla luce, specie adesso che Di Francesco non c'è più.»
«Ad ogni modo, Di Francesco ha smesso di essere un pericolo» insisté Keith. «Cos'è successo? Ce lo puoi spiegare? Io ed Emma siamo semplicemente riusciti a ritrovarci, è tutto quello che abbiamo visto noi.»
«Va bene, vi racconto come sono andate le cose» si arrese Oliver. «Ero alla festa della Dynasty, alla quale Veronica Young mi aveva praticamente costretto a partecipare, quando Di Francesco, all'esterno del locale, è uscito allo scoperto ed è venuto a parlarmi. Voleva il mio aiuto, voleva farmi delle rivelazioni per mettere in cattiva luce i coniugi Young. Gli ho detto che avrei accettato soltanto se mi avesse concesso di raccontare tutta la verità, ovvero che ammettesse le proprie responsabilità, anche quelle relative ai fatti attuali.»
«Wow» esclamò Emma. «È stata una mossa abbastanza audace da parte tua, considerato chi avevi di fronte.»
«Già. Neanche dieci secondi più tardi ero a terra con il naso rotto, ma mi è andata bene: Di Francesco non era armato, altrimenti a quest'ora non sarei qui. O meglio, sarei qui, ma in modo diverso.»
«E poi?» volle sapere Keith. «Cos'è successo dopo?»
«È successo che Di Francesco si è spinto troppo oltre, venendo davanti al locale. Il suo obiettivo era non essere riconosciuto, almeno per il momento. Quando un gruppo di persone è uscito, di lì a poco, non ha trovato altre strade che darsi alla fuga. Il finale è stato molto trash, degno di un film di serie B: mentre scappava è stato investito da un'auto e ha battuto la testa. È morto sul colpo. Sembra un finale scritto da chi non sapeva come fare finire la storia, oppure da chi pensava che il modo migliore per focalizzarsi sulle vicende motoristiche fosse quello di far cadere nel dimenticatoio tutto il resto.»
Keith ridacchiò.
«L'importante è che Gigi Di Francesco non sia più un problema, no?»
Oliver annuì.
«Questo è positivo, anche se nessuno voleva che finisse così.»
«Invece credo sia proprio il finale migliore» ribatté Emma. «Vi siete liberati tutti di lui senza ulteriori spargimenti di sangue. Ce l'hai fatta. Sei riuscito a realizzare il tuo obiettivo.»
«Quale obiettivo?»
«Beh, fare luce su quello che è successo in passato a te e...»
Oliver la interruppe, scoccando un'occhiataccia a Keith.
«Non mi è capitato niente. Nei primi anni 2000 ero solo un ragazzino, mi è capitato un incidente e ho rischiato di morire, tutto qui. La mia vita non si è mai incrociata davvero con quella di Patrick Herrmann.»
Keith precisò: «Le ho detto chi sei.»
«L'avevo capito, ma hai fatto male» replicò Oliver. «Le hai detto che sono qualcuno che non sono più e che non dovrei nemmeno sapere di essere stato.»
Emma obiettò: «Chi eri in passato, però, spiega tutto: perché volevi a tutti i costi scoprire cosa fosse successo in passato, perché ti sei innamorato di Selena Bernard... A proposito, come va con Selena? L'ultima volta che abbiamo parlato di lei, mi sembrava che non andasse proprio molto bene...»
«Perché tutto questo interesse morboso per Selena?» replicò Oliver. «Perfino Veronica, quando è uscita dal locale, ha sentito il dovere di farsi mille film. Mi ha detto che le faceva una strana impressione vedermi a terra, mentre Edward era in piedi accanto a Selena. Ha detto che le sembrava una perfetta metafora della mia storia con la figlia di Alexandra Bernard.»
«Ti chiedo come va con Selena perché spero che tu possa essere felice» rispose Emma. «Non ho più bisogno di avere dei secondi fini, ti pare?»
«A volte bisogna chiudere con il passato, ma avere il coraggio di farlo davvero» precisò Oliver. «Io e Selena siamo due estranei che si sono incontrati, nulla di più. Certo, il legame tra noi è e resterà forte, ma non siamo fatti per stare insieme.»
Keith obiettò: «Ne sei proprio sicuro? Ti vedevo così convinto...»
«La mia ricerca su quello che è accaduto quindici anni fa è stato un susseguirsi di convinzioni errate. Prima credevo che Alexandra Bernard non fosse coinvolta in alcun modo, poi sono arrivato a pensare che l'intera verità potesse venire alla luce...»
Emma precisò: «Non hai prove contro Alexandra Bernard, mi pare.»
«Hai ragione» convenne Oliver, «Non ho prove, ma era esattamente qualcosa che quella donna avrebbe potuto fare. Purtroppo, con Gigi Di Francesco morto, nessuno potrà mai confermare quello che in tanti hanno sempre sospettato. Anzi, che in pochi hanno sospettato, quasi nessuno, fino a poco tempo fa. In più ci sono altre convinzioni errate da aggiungere.»
«Del tipo?» chiese Keith. «Sei sicuro che non stai cercando di complicarti la vita di proposito?»
«No, non mi sto complicando la vita di proposito, purtroppo» fu costretto ad ammettere Oliver. «Credimi, non vorrei dirlo, ma ho l'impressione che Di Francesco sia riuscito, almeno in parte, a realizzare il proprio scopo. Il suo video in cui narra alcuni "retroscena scottanti" della Diamond Formula sta già facendo il giro del mondo. Sai come vanno queste cose. La stessa Diamond Formula finirà per rimetterci e, senza ombra di dubbio, la Dynasty non ne uscirà con la reputazione molto pulita. Chissà, forse un giorno dovrò scrivere qualcosa anche per riabilitare il nome di persone che finiranno inevitabilmente per perdere la stima e il rispetto di cui hanno goduto finora.»
Keith ribatté: «Questo fa di te l'uomo perfetto, quello che Selena Bernard non dovrebbe lasciarsi scappare per nessun motivo al mondo, anche se sei giovane, mentre lei ha già trentacinque anni e ha anche ub figlio.»
Oliver alzò gli occhi al cielo.
«Io e Selena ci siamo lasciati scappare a vicenda, tutto qui. Era la soluzione migliore per entrambi.»
«Va bene, non insisto, nessuno può saperlo meglio di te» si arrese Keith. «Adesso, però, cosa pensi di fare?»
«Il mio capo mi vuole parlare, per propormi una nuova opportunità di lavoro, a suo dire» gli confidò Oliver. «Vedremo come va, vedremo dove mi porterà questa proposta.»
«E il libro?»
«Non lo so. Credo che il libro vada ripensato, almeno in gran parte, ma ogni cosa verrà a suo tempo.»
«Anche tu, qui, tra due dimensioni, hai fatto il tuo tempo, temo.»
«Vuoi dire che non cercherai più di chiamarmi qui?»
Keith distolse lo sguardo.
«Avevi ragione tu, sei Oliver Fischer, ormai. Appartieni a una dimensione diversa dalla mia. Non è giusto che tu chiuda del tutto con il passato, ma devi superare l'attaccamento morboso che vi hai avuto finora. Devi andare avanti, Fischer. L'hai detto tu stesso ed è quello che anch'io mi aspetto da te.»
******
In una domenica sera di giugno Oliver entrò in un bar di Faenza e si guardò intorno, alla ricerca della persona che doveva incontrare. Keira Roberts era arrivata in anticipo ed era già seduta a un tavolo. Stava leggendo qualcosa sullo smartphone, ma alzò gli occhi e lo guardò, facendogli un cenno di saluto.
Oliver andò subito a raggiungerla, sedendosi di fronte a lei. Alla sua sinistra il televisore era acceso su un canale che trasmetteva una gara automobilistica. I colori delle due vetture di testa, una argentata e l'altra rossa fiammante, lasciavano poco spazio ai dubbi su quale fosse la categoria motoristica in questione.
Oliver si stupì.
«Non doveva essere oggi pomeriggio la gara di Formula 1?»
Keira annuì.
«Già, ma la televisione italiana non ha comprato le dirette, quindi molta gente se la starà guardando ora. Comunque buonasera, Oliver.»
«Buonasera a te.» Oliver ridacchiò. «Scusa se non ti ho salutata.»
«Non fa niente» ribatté Keira. «Sarà sempre meglio del nostro primo incontro, quando eri in compagnia di un'elegantona che ha l'abitudine di non sorridere mai, di saltare i pasti e che, a quanto ho capito, ti ha piantato in asso per mettersi insieme a mio fratello.»
«Non è andata proprio così» ci tenne a precisare Oliver. «Io e Selena ci siamo lasciati di comune accordo e siamo rimasti amici.»
«Insomma, il classico caso di friendzone.»
«No, non direi. Quando stavo con Selena non mi rendevo conto di quello che rischiavo di perdermi.»
Keira gli strizzò un occhio.
«No, hai ragione, non te ne rendevi conto, per niente, però credo sia presto per tirare fuori questo discorso, anche se è allettante. Raccontami piuttosto cosa ci fai in Italia.»
«Sono stato sguinzagliato al seguito delle serie minori del posto. Per questioni di comodità, mi sono trasferito da queste parti.»
«Bene.»
«Già, ne ho proprio bisogno, di staccare dalla Diamond Formula» convenne Oliver. «Non mi piace molto la piega che hanno preso gli eventi, dopo la diffusione del video di Gigi Di Francesco.»
«Non me ne parlare» ribatté Keira. «Solo ieri leggevo che una ragazzina irlandese di nome Veronica Young, tartassata per errore sui social di minacce di morte dirette alla sua omonima, ha tentato il suicidio. Alcune persone hanno commentato che, se erano riusciti a far sentire la loro voce fino a questo punto, erano sulla buona strada, bisognava soltanto indirizzare i messaggi alla persona corretta.»
Oliver sbuffò.
«La grande sensibilità della gente della nostra epoca.»
«Già, che tristezza.»
«I social sono il cassonetto della spazzatura del mondo. Pensa che l'altro ieri ho dovuto scrivere un post in cui difendevo Selena ed Edward dalle accuse di alcuni fan che sostenevano che Selena mi avesse tradito con lui e che ciò fosse inaccettabile, al punto da invocare che Edward venisse radiato dalle competizioni per lo scandalo. Quando ho spiegato che stavano esagerando e che peraltro quello che sospettavano non era vero, qualcuno ha scritto che non ero una fonte attendibile, come se io stesso non sapessi i fatti della mia vita privata. Quando ho aggiunto che non era bello, peraltro, mettere in mezzo Selena, che non è una personalità pubblica, mi è stato risposto che Selena meritava di essere dipinta pubblicamente per quella che è e che il suo datore di lavoro dovrebbe licenziarla per quello che "ha fatto". Ho dovuto anche segnalare una persona che aveva pubblicato i suoi dati personali, compreso l'indirizzo di casa. Per fortuna quei contenuti sono stati rimossi... e visto che parlavano ancora del suo datore di lavoro, non sono riusciti a trovare l'unica informazione su di lei presente in rete, ovvero che è una libera professionista.»
Keira azzardò: «Ho l'impressione che il boicottaggio della Diamond Formula proposto da più parti perché "bisogna dare il buon esempio ai bambini" abbia buone probabilità di avere effetto.»
«Lo penso anch'io» confermò Oliver, «Ma non perché la voce dei social sia così potente, piuttosto perché può convincere chi è indeciso. Sono già tanti ad avere parlato male della Diamond Formula dopo le rivelazioni di Di Francesco e l'accusa postuma di omicidio volontario di Emma Dupont. In più ci si aggiunge tutto il polverone che si è sollevato nei confronti di Veronica Young e di suo marito...»
Keira volle sapere: «Come pensi che finirà?»
Oliver ammise: «Penso sia arrivato il momento, per le serie che puntano a ruoli di primo piano, di sfoderare l'attacco fatale, quello che può portarle di nuovo sul tetto del mondo.»
Keira fece un mezzo sorriso, indicando il televisore.
«Dici che loro potrebbero riuscirci?»
«Non so. Com'è andata la gara? Non ho potuto seguirla, oggi pomeriggio.»
«Io stavo lavorando. Tutto quello che so con certezza riguarda un unico team... e puoi tranquillamente immaginare quale.»
«Sì, lo immagino. Va beh, magari guardiamo cosa succede, sperando che si sblocchi qualcosa.»
«Giusto, che si sblocchi qualcosa, parole sante. Ci scommetto che la gente che l'ha vista in diretta non ha fatto altro che lamentarsi di quanto sarebbe opportuno abolire i circuiti cittadini, perché le gare sono noiose.»
Oliver rise.
«Giustamente, perché se la Diamond Formula passasse accanto a un castello, durante le sue gare, darebbe stile all'evento, se lo fa la Formula 1, invece, non ci sono più i circuiti come il vecchio Nürburgring e ciò è il male assoluto.»
Keira ribatté: «Anche gli ingressi della safety car non vengono accolti nella stessa maniera, in Diamond Series magari generano spettacolo anche quelli.»
Proprio in quel momento si scatenò il caos, sul circuito cittadino che ospitava l'evento di quella domenica di giugno.
Oliver osservò: «L'hai chiamata, a quanto pare.»
«Non è colpa mia» si difese Keira. «Non volevo certo gufare. E poi è già successo tutto da ore e ore.»
Le vetture si accodarono dietro la vettura di sicurezza.
«Chissà se il nostro uomo in rosso può fare qualcosa.»
«Quale uomo in rosso?»
«Quello lì che se ne sta in seconda posizione. Ha la vettura del colore giusto. Se vincesse, potrebbe essere considerato artefice dello spettacolo.»
«No, Oliver, ti sbagli. Non sarà mai un santo come il suo predecessore.»
«Quale predecessore?»
«Quelli che sta in McLaren e che viene acclamato anche se guida una carretta.»
Oliver rifletté qualche istante.
«In effetti sono stato troppo focalizzato sul fanbase della Diamond Formula, per prendere in considerazione quelli delle altre categorie. Tutto ciò, comunque, è molto interessante. Se i tifosi hanno il potere di aumentare l'importanza di una serie, questi hanno la possibilità di far fare alla Formula 1 molta strada.»
Keira sorrise.
«Speriamo. È quello che spero da tanti anni, ormai, anche se non sono più molto convinta che le mie speranze possano concretizzarsi.»
«Prendiamo le cose come vengono» suggerì Oliver. «Aspettiamo che la safety car si levi di torno, poi vediamo se succede qualcosa che possa catalizzare alti livelli di attenzione.»
Non fu necessario attendere così tanto: le stelle dovevano essere bene allineate, quella domenica. Le monoposto erano ancora in coda dietro alla safety car quando, per motivi di cui si sarebbe potuto dibattere molto a lungo nelle settimane e nei mesi a venire, il pilota della vettura rossa, fino a quel momento celebre per avere criticato le squadre "poco importanti" della Diamond Formula, affiancò quello della vettura color argento, famoso invece per essere arrivato secondo il mese precedente al Gran Premio di Montecarlo, tirandogli una ruotata. Nonostante Gigi Di Francesco, Alexandra Bernard e il libro su Patrick Herrmann destinato a rimanere a lungo in fase di stallo, il presente del motorsport a ruote scoperte era salvo e forse lo era anche il suo futuro. Oliver e Keira si guardarono sorridendo: entrambi dedussero al volo di essere sulla stessa lunghezza d'onda. Era buon punto di partenza, per ciò che andava oltre i campionati di automobilismo. L'amore tra Patrick Herrmann e Selena Bernard aveva avuto la sua importanza, ma Oliver aveva chiaro cosa significasse andare avanti.
******
NOTE DELL'AUTRICE: siamo arrivati alla conclusione di questa storia, per troppo tempo rimasta in sospeso nella mia mente e finalmente, negli ultimi mesi, messa nero su bianco. Sono molto contenta di essere arrivata a questo risultato, anche se la sua scrittura in sé è qualcosa che mi mancherà, avendo riempito parte del mio tempo per oltre tre mesi.
Come avrete probabilmente notato, nel corso degli eventi ci sono stati alcuni riferimenti a piloti esistenti nella realtà, seppure nessuno di loro sia stato menzionato esplicitamente. È anche grazie a queste citazioni che si sarebbe dovuto intuire, almeno da un certo punto in poi, che "Il Sussurro della Farfalla" è ambientato nel 2017 (cosa comunque confermata nel finale dal GP dell'Azerbaijan di quell'anno) e che Patrick Herrmann e Keith Harrison sono morti nel 2002.
I piloti citati tra le righe e inseriti nel contesto della Diamond Formula per qualche piccolo cameo sono stati, in ordine di apparizione: Michael Schumacher (ex campione di Formula 1 che nel 2007 ha vinto il GP di Montecarlo della Diamond Formula), Rubens Barrichello (vincitore del GP di Sao Paulo 2017), Valentino Rossi (vincitore del GP di Valencia 2017), Sebastian Vettel (il pilota che critica la Diamond Formula perché non vi gareggia la Ferrari), Kamui Kobayashi (il vincitore del titolo in Diamond Formula nel 2013), Jules Bianchi (il suo sfidante in quella stessa stagione, nonché il primo pilota intervistato da Oliver Fischer nel 2012), Nico Rosberg (il vincitore del GP di Montecarlo 2017 sulla vettura rosa), Lewis Hamilton (il pilota secondo classificato nella stessa occasione) e Mick Schumacher (il pilota di Formula 3 che secondo Edward Roberts un giorno passerà in Formula 1 su una squadra di fondo classifica russa e/o americana). Vettel e Hamilton vengono nuovamente citati nel finale, dove si riconosce chiaramente il GP dell'Azerbaijan 2017.
Non si tratta dell'unico evento reale citato nel corso della trama: da un lato sembra che la storia della Formula 1 sia stata, seppure relegata a campionato di secondaria importanza, tale e quale a quella del mondo reale (o quantomeno, sappiamo per certo almeno che Schumacher ha lasciato la Formula 1 nel 2006, che Barrichello non ha mai vinto a Interlagos e che Rosberg si è ritirato dopo avere vinto il mondiale 2016), dall'altro viene citato esplicitamente anche il sorpasso di Bianchi su Kobayashi nel GP di Montecarlo 2014 (seppure considerato in questo caso una sorta di "vendetta" per un sorpasso analogo avvenuto a parti invertite in Diamond Formula nella stagione precedente).
Per il resto i fatti che accadono nella Diamond Formula non sono ispirati a qualche episodio particolare, ma semplicemente ad alcune tematiche che ogni tanto si ripropongono, passando dalla glorificazione del pericolo (portata in questo caso agli estremi, con la morte di Emiliano Diaz creata ad arte in nome dello spettacolo) alla partecipazione femminile nel motorsport che spesso viene gestita in maniera controproducente (come ad esempio la potenziale brillante carriera di Vanessa Molinari completamente stroncata dall'essersi ritrovata nel team sbagliato). Sono consapevole che "Il Sussurro della Farfalla" non sia il tipico racconto sul motorsport, ma alla fine era proprio il risultato che volevo ottenere: non scrivere il tipico racconto sul motorsport.
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Se invece mi leggi abitualmente e sei arrivato/a qui di proposito, ti ringrazio per l'apprezzamento e spero continuerai a leggermi.
Buon proseguimento di giornata (o a seconda dell'orario, di serata, o buona notte). <3
Milly Sunshine