giovedì 20 maggio 2021

Il Sussurro della Farfalla - Puntata n.16 (blog novel)

Torna a farci visita l'ex pilota Vanessa, che confida a Selena le dinamiche che la portarono prima vicina alla Diamond Formula e dopo alla scelta di allontanare, confermando i sospetti di Oliver e rivelando gli aspetti più macabri del motorsport passato.
La rinnovata vicinanza tra Selena e Oliver, inoltre, fa sì che anche Selena sia "risucchiata" dalla dimensione onirica, dove Keith cerca invano di scoprire cosa sia davvero accaduto a Imola. Selena, da parte sua, è decisa a mantenere, per il momento, il segreto, e ha intenzione di parlare con una persona che, a suo dire, può darle delle risposte. Ma potrebbe essere troppo tardi...

Buona lettura. *-*


Selena sussultò, quando la porta si spalancò all'improvviso. Il personale della clinica era piuttosto discreto, capitava raramente che qualcuno si precipitasse nella sua stanza senza preannunciare il proprio arrivo.
Le sorprese, comunque, non erano ancora finite: davanti a lei si palesò Oliver Fischer, che indossava un camice da infermiere.
«Buonasera» lo accolse Selena. «Si può sapere cosa ci fai qui vestito a quella maniera?»
«Sono qui, vestito a questa maniera, perché rubare un camice era l'unico modo che avevo per andarmene in giro per la clinica e venire da te» rispose Oliver, a bassa voce, richiudendo la porta alle proprie spalle. «Siamo sicuri qui? Oppure qualcuno potrebbe entrare da un momento all'altro, a quest'ora?»
«Nessuno entrerà» lo rassicurò Selena. «Non sono tutti come te.» Lo invitò a sedersi accanto a lei al tavolino presente in un angolo della camera. «Allora, mi spieghi perché sei venuto? Hai detto tu stesso che hai dovuto trovare un escamotage per entrare. Pensavo che la situazione ti fosse abbastanza chiara.»
«No, non mi è chiara per niente» replicò Oliver. «Non mi vuoi più vedere? Ti sei fidanzata con Edward Roberts? Accetto tutto, ma sarebbe carino, da parte tua, dirmelo guardandomi negli occhi.»
«Non hai capito proprio niente.»
«Grazie al cazzo, se non ti spieghi, come faccio a capire cosa ti passi per la testa? Ho solo quel tuo biglietto... e anche dopo averlo scritto mi hai comunque incontrato, mi hai parlato, ti sei comportata come se fossi indecisa su di noi come coppia, ma non mi hai mai dato l'impressione di volere chiudere definitivamente con me senza darmi nemmeno una spiegazione.»
«Ci tengo a te, Oliver» mise in chiaro Selena, «E se non ci siamo visti, di recente, non è per la faccenda del biglietto.»
«Dovrai spiegarmi anche quella, però.»
«Sì, può darsi, ma adesso devo spiegarti altro, dato che hai deciso di non accettare l'idea di rimanerne fuori.»
Oliver aggrottò la fronte.
«Rimanere fuori da cosa? Non riesco proprio a capirti.»
«Non volevo che tu capissi» ribatté Selena. «Non volevo che qualcuno capisse.»
«Cosa ti è successo a Imola?» volle sapere Oliver. «Chi è stato ad aggredirti?»
«Non posso dirtelo.»
«Questo significa che lo sai? Che lo sai, te lo ricordi perfettamente, eppure non hai detto niente? Chi stai coprendo?»
«Non sto coprendo nessuno» mise in chiaro Selena. «Se raccontassi la verità, nessuno mi crederebbe.»
«Perché?»
«Perché chi mi ha aggredito, in teoria, non avrebbe potuto farlo, nel modo più assoluto. Fingere di non ricordare è stato più facile. Almeno nessuno potrà insinuare che, essendo stata colpita alla testa, mi sia partito qualche neurone.»
Oliver obiettò: «Niente è impossibile. Perfino una persona al di sopra di ogni sospetto può macchiarsi di azioni criminali.»
«Quando ci sarò arrivata in fondo» gli assicurò Selena, «Capirai anche tu.»
«Arrivare in fondo a cosa? Continuo a non seguirti.»
Selena fece un sospiro.
«Va bene, iniziamo dall'inizio, così vediamo se riesci a starmi dietro. Poco più di due settimane fa, in una via buia, una persona mi ha colpita alla testa con una bottiglia. Ho perso i sensi e sono stata soccorsa più tardi da dei passanti. Le mie condizioni apparivano più gravi di quanto fossero davvero. Quando Edward l'ha scoperto, ha avvertito mia madre, che l'indomani è arrivata in Italia insieme al dottor Parker.»
«Penso di sapere chi...» iniziò Oliver.
«Me lo dirai dopo, quello che pensi di sapere» lo interruppe Selena, «Adesso lasciami finire. Mia madre o il dottor Parker ti hanno scritto un messaggio dal mio cellulare. Brutta idea quella di non avere mai messo una password per bloccarlo, ma ormai è andata così. Ti hanno scritto che non volevo più vederti o qualcosa del genere, adesso non ricordo bene. Quando l'ho scoperto, mi sono chiesta a che gioco stessero giocando, se avesse qualcosa a che vedere con le richieste che mi aveva fatto il dottor Parker al telefono. Tuttavia ho ritenuto più opportuno non indagare e fingere a mia volta di non volere più avere a che fare con te.»
Oliver sbuffò.
«Non sapevo di essere una damigella in pericolo da proteggere a ogni costo!»
«Taci e stammi a sentire» gli intimò Selena. «Quando sono stata dimessa dall'ospedale, mia madre ha insistito perché mi facessi ricoverare in questa clinica, adducendo al fatto che avessi bisogno di riprendermi a pieno dall'aggressione. Ho accettato di nuovo, pensando che fosse più opportuno stare lontana da te o da altre persone che potrei mettere in pericolo senza volerlo.»
«Tra queste persone non è incluso Edward Roberts, mi pare di capire.»
«Penso che non corra pericoli, per il momento. Prende molto sul serio mia madre e il dottor Parker.»
«Lo so. Gli ho parlato. Ho chiesto il suo aiuto per venire da te e ha rifiutato. Non so se ha paura che tu possa preferirmi a lui o se semplicemente gli hanno fatto il lavaggio del cervello.»
«Edward non ha idea di cosa mi sia successo» puntualizzò Selena. «Ho preferito che non sapesse. Crede anche lui che io non ricordi nulla. Tutti credono che io non ricordi nulla.»
«Dunque, se ho ben capito, sai chi ti ha aggredito, pensi di non poterlo raccontare a nessuno, hai accettato di farti rinchiudere qui dentro...»
«Non mi sono fatta rinchiudere. Sto per andarmene.»
«Tua madre te lo lascerà fare?»
«Mia madre non sa che domani andrò via, così come non lo sa Edward.»
«Domani?!»
Selena annuì.
«Devo incontrare una persona, domani sera.»
«Chi?»
«Quando ho ricordato chi mi aveva aggredita, in un primo momento ho pensato si trattasse di un sogno o di suggestione. Poi, a poco a poco, mi sono convinta che era successo davvero, che era proprio quella la realtà, per quanto apparisse surreale. Così, mentre ero qui, ho deciso di contattare qualcuno che avrebbe potuto aiutarmi, in qualche modo, a fare due più due.»
«Quindi» dedusse Oliver, «Hai effettivamente avuto contatti con qualcuno.»
«Non potevo farcela da sola» gli spiegò Selena. «Temevo che mia madre riuscisse, in qualche modo, a controllare le mie chiamate e i miei messaggi, quindi ho scritto a Claudia Strauss da un indirizzo e-mail che mia madre non conosce.»
«Claudia Strauss» ripeté Oliver. «Questo è un bel colpo di scena. Però mi porta ad avere la certezza che chi ti ha aggredito abbia a che fare con la Diamond Formula.»
Selena non lo smentì, anche perché non c'era motivo di farlo.
«Ho pensato e ripensato a Patrick e ai suoi ultimi giorni di vita, prima di scriverle. Mi sono detta che, se tutto davvero era partito da Emiliano Diaz, cone Patrick pensava, Claudia era la persona che poteva aiutarmi di più. Aveva avuto una relazione con Diaz, prima della sua morte, forse ci teneva anche più di Patrick a far luce sulla verità, eppure ha sempre mantenuto un profilo molto basso. Mi è venuto il dubbio che temesse ritorsioni o che comunque per lei fosse molto più saggio restarne fuori.»
«In effetti il passato di Claudia non è sempre stato tranquillo. C'è stato chi ha cercato a tutti i costi di metterle i bastoni tra le ruote.»
«E, guarda caso, Gigi Di Francesco era uno di questi.»
«Quello che pensava delle donne nel motorsport è abbastanza chiaro.»
«Non penso sia solo questione di donne nel motorsport. Claudia mi ha confermato che Gigi Di Francesco proprio ce l'aveva con lei, che voleva vederla fuori dalla Diamond Formula. Convinta che comunque la morte di Diaz fosse avvenuta in modo accidentale, ha lasciato perdere, convinta che tanto, ormai, non ci fosse più nulla da fare. Poi, dopo la morte di Patrick e Keith, l'interesse collettivo per l'incidente di Diaz è passato in secondo piano, quindi ha scelto di vivere e lasciare vivere, se così si può dire.»
Oliver obiettò: «Temo non sia stata la scelta migliore, ma capisco perché, per lei, possa essere stata una scelta obbligata.»
«A proposito di scelte obbligate» gli rivelò Selena, «Quando ho iniziato a farle domande su Gigi Di Francesco, mi ha detto che c'era una persona che avrei potuto contattare per farmi raccontare qualcosa su di lui.»
«Interessante, ma cosa c'entra con le scelte obbligate?»
«Si tratta di una donna che da ragazza ha gareggiato in Formula 3 e Formula 3000, più o meno coetanea di Claudia Strauss. Pare che la Whisper le avesse offerto un ruolo nella squadra e che, di punto in bianco, sia stata in qualche modo costretta a rifiutare.»
«Penso di sapere di chi stai parlando.»
«Si chiama Vanessa Molinari.»
«L'ho conosciuta.»
«Quando?»
«A Imola, poche settimane fa.»
«Avete parlato della sua carriera?»
«Sì, ma non era molto intenzionata ad aprirsi, con me. Mi ha raccontato qualcosa, ma non tanto. Non ha voluto spiegarmi come mai abbia rinunciato alla Diamond Formula proprio quando poteva addirittura ottenere un volante come titolare, anche se credo di averlo capito.»
«Se sia io sia tu siamo arrivati a lei, vuole dire che siamo entrambi sulla strada giusta» osservò Selena. «Spero almeno che, quando sarò io a parlarle, accetti di aprirsi di più. Devo vederla domani pomeriggio.»
«Vanessa Molinari è da queste parti?»
«No. Valessa Molinari vive in provincia di Parma. Ci siamo date appuntamento da lei.»
«È stata Claudia Strauss a convincerla ad accettare di vederti?»
«È stata Claudia a darmi il suo recapito, una volta avuta l'approvazione di Vanessa.»
«Fantastico, evidentemente essere amica delle persone giuste apre tante porte.»
Selena gli strizzò un occhio.
«Non lamentarti. Tu stesso sei riuscito a parlare con lei.»
«Hai ragione, ma non ho ottenuto molto» ribatté Oliver, «Tranne farmi delle brutte idee in proposito.»
Selena gli ricordò: «Anch'io potrei non cavare un ragno dal buco. Un conto è accettare di incontrarmi, un altro è raccontarmi ciò che finora si è sempre tenuta dentro.»
Oliver azzardò: «Hai pianificato di andartene per incontrarla, quindi?»
«Sì.»
«Pensi che ci saranno dei problemi?»
Selena realizzò che quello scenario non era così improbabile, ma c'era un modo per facilitare tutto.
«No. Non ho niente. Posso essere dimessa quando voglio, mi basta solo volerlo.»
Oliver le chiese conferma a quanto aveva già affermato in precedenza.
«Quindi pensi di andartene domani mattina?»
Selena scosse la testa.
«Mi era venuta questa idea, ma grazie a te me ne è venuta una migliore.»
«Ovvero?»
«Ovvero andarmene in un momento in cui a mia madre non passa neanche lontanamente per la testa di venire a impicciarsi di cosa sto facendo.»
«Cioè quando?»
«Adesso.»
Oliver spalancò gli occhi.
«Come adesso?»
«Il tempo di risolvere le questioni burocratiche, ovviamente» puntualizzò Selena. «Diciamo che in un'ora o poco più potrei riuscire a lasciare questa clinica una volta per tutte. Hai un posto dove posso dormire stanotte? Possibilmente in un letto.»
«Ci sarebbe una camera d'albergo che ti aspetta, ma non voglio correre il rischio di sembrare troppo esplicito, facendoti un simile invito.»
Selena sbuffò.
«Non ho tempo di scambiare l'invito a dormire nella tua stanza per un invito a fare sesso con te. Dammi l'indirizzo e vattene senza farti vedere. Arriverò da te il prima possibile.»
«Prima, però, vorrei dirti una cosa» aggiunse Oliver. «Volevo dirtelo prima, si tratta del dottor Parker...»
«Mente sulla propria identità, è questo che volevi dirmi, vero?» azzardò Selena. «Ho anch'io questa impressione.»
Oliver le confidò: «Temo di sapere chi è.»
«Non dirmelo adesso» lo supplicò Selena. «Non sono pronta per i tuoi sospetti.»
«Va bene, come vuoi» concesse Oliver, «Anche se non ne capisco il motivo.»
«Non sono sicura di volere trascorrere il resto della serata a fare congetture. Sarà già abbastanza duro il pensiero di dormire accanto a te, stanotte.»
«È così terribile?»
«Non sei tu che sei terribile, è che temo un altro dei nostri sogni sincronizzati. Perché ne sono certa, quella notte, a Imola, abbiamo fatto lo stesso sogno. È per questo che ho voluto allontanarmi da te. Ho avuto paura di una verità che non sono pronta ad affrontare.»
«Di quale verità parli?»
«Lo sai perfettamente. E, se non lo sai, magari lo capirai stanotte.»

******

Il sole non era ancora spuntato, ma già si intravedeva la sua luce e il cielo si tingeva di rosa. L'aria era ancora fredda, a segnalare un temporale risalente a pohe ore prima, ma il vento dava segno di essersi placato.
Selena camminava accanto a Oliver, consapevole di chi il suo accompagnatore stesse cercando, ma convinta che non avesse più bisogno di lui.
«Perché vuoi incontrare Keith?» gli domandò. «Ormai te la puoi cavare da solo.»
Oliver scosse la testa.
«No, senza l'aiuto di Keith mi sentirei perso. E poi glielo devo, devo scoprire come sono andate le cose, anche per lui.»
«Keith non può aiutare né te né me» replicò Selena. «Dobbiamo smetterla di cercarlo, dobbiamo sforzarci di rimanere nella nostra dimensione.»
«La tua dimensione potrebbe non essere la stessa dimensione mia» obiettò Oliver. «Non posso lasciare il mondo di cui faccio parte.»
«Vuoi dire che, seppure tu sia Oliver Fischer, adesso, non puoi fare a meno, almeno in parte, di continuare a essere Patrick Herrmann?»
«Non dovresti saperlo. O almeno, non dovresti saperlo quando sei nell'altra dimensione, nella tua dimensione.»
«Non lo so, quando sono nell'altra dimensione, o almeno non ne sono pienamente consapevole» ammise Selena, «Ma mi piacerebbe saperlo anche nella mia vera vita. Mi sei mancato, in questi anni. Mi sono sempre chiesta come sarebbe andata, se tu non fossi...»
«Se non fossi morto? Puoi dirlo.»
«Non sarebbe il termine giusto. Non si può considerarla morte, se c'è un dopo così vero e percettibile. Oliver Fischer non è morto.»
«Il vero problema è che non so più dove finisca Patrick e dove inizi Oliver, ma questo non credo tu possa capirlo.»
«Non c'è bisogno di capirlo. Tu sei tu, cosa importa se sei Oliver o se sei Patrick?»
«Per me cambia, e non poco.»
«Per te cambia solo perché hai deciso che vuoi darvi importanza» insisté Selena. «Pensaci. Stai facendo esattamente la vita che desideri, fai il lavoro dei tuoi sogni e stai contribuendo a fare luce su un mistero rimasto sepolto in un angolo di storia della Diamond Formula...»
Oliver annuì.
«Sì, sotto questo punto di vista non mi posso lamentare. Tu, però, cosa faresti? Come ti comporteresti se scoprissi che non sei davvero chi hai sempre pensato di essere? Cosa faresti se sentissi che nel corpo di Selena Bernard vive l'anima di un'altra persona? Come ti sentiresti se avessi dentro di te i ricordi di chi hai sempre pensato fosse qualcun altro?»
«Non lo so» fu costretta ad ammettere Selena, «Ma non sono sicura che rimanere ancorata alla mia identità passata sarebbe la soluzione migliore.»
«Non lo è nemmeno per me» replicò Oliver, «Ma non sempre, nella vita, prendiamo le decisioni migliori. Sono disposto a sbagliare, se è l'unico modo per sentirmi meglio con me stesso.»
«E Keith come si inserisce in tutto questo?»
«Eccolo là Keith.» Oliver glielo indicò, ancora in lontananza, che si dirigeva verso di loro. «È stato Keith a farmi ricordare chi fossi e, per quanto non mi abbia fatto un favore, gliene sarò sempre grato. Scoprire di essere Patrick Herrmann ha dato una spiegazione alle mie ossessioni e a tutto quello di cui non ero mai riuscito a capacitarmi.»
«E tu?» osservò Selena. «Tu cosa rappresenti per lui? Perché non sei solo tu a cercare Keith, mi pare che anche Keith stia cercando te.»
«Io solo colui che un giorno gli spiegherà perché è morto» rispose Oliver, con amarezza. «Tra poco arriverà qui e fingerà che sia io ad avere bisogno di lui, ma temo che in realtà sia Keith ad avere bisogno di me.»
Keith si fermò a qualche metro di distanza.
«Sei certo» chiese Selena, «Che voglia venire da noi?»
«Sì» rispose Oliver, ostentando sicurezza. «Forse è solo spiazzato. Non si aspettava di trovarti qui. Non sa come comportarsi con te.»
Selena alzò un braccio, agitandolo in segno di saluto, in direzione di Harrison. Solo a quel punto l'ex pilota si avvicinò.
Quando giunse di fronte a loro rimase in silenzio per qualche istante, infine domandò: «A cosa devo l'onore di questa visita?»
«Non lo so» ammise Selena. «Penso semplicemente di essermi addormentata e di essermi ritrovata qui.»
«È un piacere vederti» ribatté Keith, «Ma ho l'impressione che questa situazione ci stia un po' sfuggendo di mano.» Si rivolse a Oliver: «Sei stato tu, vero, sei riuscito a trovarla?»
«Sì, ci sono riuscito» confermò Oliver, «E ti assicuro di non averla costretta in alcun modo.»
«Esatto, sono io che ho accettato» ammise Selena. «O meglio, ho accettato di andarmene insieme a lui, non ero sicura che sarebbe capitato anche questo.»
«Quante cose sai, esattamente, Selena?» volle sapere Keith.
«Adesso, in questo momento, so tutto quello che c'è da sapere, credo. Non so se, quando torneremo dall'altra parte, ricorderò qualcosa. Adesso, però, mi è tutto chiaro.»
«Posso chiederti che cosa ti sia chiaro, esattamente?»
«So chi è Oliver e so qual è il suo obiettivo. So che anche tu vuoi che scopra la verità e che per questo continuate a incontrarvi. Voglio che tu sappia che sono dalla vostra parte. Qualche tempo fa sono stata aggredita da qualcuno che ha a che fare con voi.»
«Ricordi qualcosa?»
«Sì.»
«Selena mi ha confidato di ricordare tutto» intervenne Oliver, «Ma ritiene inopportuno, per il momento, lanciare delle accuse. Diglielo anche tu, che di me può fidarsi.»
Selena si girò di scatto verso Oliver.
«No, non mi freghi. Sai già che non intendo dirti niente e non lo farò, nemmeno qui.»
«Hai detto che preferivi tacere, per il momento, perché ti sembrava un'idea impensabile.»
«E con ciò?»
«Sei qui, di fronte a Keith, sapendo chi ero io. Cosa ti può sembrare meno concepibile di questo?»
Selena rimase ferma sulla propria posizione.
«Ho detto di no, Oliver. Non è il momento.»
«Vuoi aspettare che ci riprovi?»
«Le possibilità che ci riprovi rimangono tali e quali, anche se ti dico chi è stato. Anzi, lo stesso credere che io abbia dimenticato tutto o che abbia pensato si trattasse di mie fantasie è proprio la ragione per cui, molto probabilmente, non ci riproverà.»
Oliver fece per obiettare, ma Selena lo fissò con fermezza.
«Ho detto di no» ripeté, preparandosi ad aggiungere qualcosa per cui Oliver non doveva essere pronto. «Ho detto di no, Patrick.»
Lo vide indietreggiare.
«Non sono più Patrick, Selena.»
«Per me lo sarai sempre.»
«No, non è vero» replicò Oliver. «Quando mi hai conosciuto, per te ero solo Oliver Fischer. Lo ero quando mi hai confidato la verità sul tuo passato, lo ero quando è successo tutto quello che è successo tra di noi...»
Selena annuì.
«Sì, per me eri Oliver Fischer, ma non sono sicura di essere ancora in grado di guardarti con gli stessi occhi con cui ti guardavo prima.»
«Questo non è un elemento a tuo favore, Selena» si intromise Keith. «Posso comprendere che tu abbia provato attrazione per Oliver Fischer... ma l'idea che tu possa esserti innamorata di Patrick una seconda volta mi pare assurda.»
«Non mi sono innamorata di Patrick» ribatté Selena, «Né tantomeno di Oliver. Non so cosa ti abbia raccontato in mia assenza, ma farebbe meglio a evitare di fingere di sapere quali siano i miei sentimenti nei suoi confronti.»
«Non sono sicuro» replicò Oliver, «Che a Keith interessi questo aspetto. Delle faccende private credo sia meglio discuterne in un altro momento. E poi, se ti può consolare, nemmeno io ti guardo più con gli stessi occhi di prima, da quando hai deciso di avere dei segreti.»
«Ho sempre avuto dei segreti.»
«Scusa la schiettezza, ma i segreti legati al tuo passato mi riguardavano poco. Il fatto che tu non voglia dirmi chi è stato a colpirti con quella bottiglia, quando quella stessa persona molto probabilmente ce l'ha con me, invece, mi riguarda eccome. Hai idea, almeno, del fatto che potresti mettermi in pericolo?»
Selena scosse la testa.
«Non sei in pericolo, Oliver. L'importante è che tu faccia attenzione.»
«Adesso, quindi, sono Oliver. Bene, vedo che, a seconda di cosa ti convenga affermare, per te passo dall'essere Patrick all'essere Oliver in modo totalmente casuale.»
«Piantala di fare polemica» ribatté Keith. «Non è così che la convincerai.» Si rivolse a Selena. «Se non vuoi parlare, posso comprendere le tue ragioni, però non sono convinto che si tratti della scelta migliore. Va bene, può anche essere stato qualcuno al di sopra di ogni sospetto, ma perché non dovremmo crederti almeno noi? Sappiamo da che parte stai.»
Selena negò con fermezza.
«Mi dispiace, Keith, non posso, e non è perché ho paura di non essere creduta.»
«Oh, capisco» mormorò Keith, abbassando lo sguardo. «Scusami, non ci ho pensato prima, avrei dovuto capirlo.»
«Capire cosa?» volle sapere Oliver.
«Si tratta di qualcuno della Dynasty» ipotizzò Keith. «Selena non vuole dirci niente perché ha paura di mettere in pericolo Edward Roberts.»
«Veronica» borbottò Oliver. «Ho sempre saputo che c'era del marcio in lei.»
«Io, invece, non credo sia stata un'iniziativa di Veronica» replicò Keith. «Mi sembra più probabile che ci sia di mezzo Scott Young.»
«Quei due sono d'accordo, lo sono sempre stati.»
«Eppure si è sempre detto che non fossero così affiatati.»
«Non saranno affiatati come coppia, probabilmente perché nessuno dei due si sarebbe messo insieme all'altro se non fosse stata la strada più conveniente per entrambi, ma dal punto di vista lavorativo hanno sempre collaborato molto bene. Si completano a vicenda. Evidentemente non devono avere molto interesse per la sfera romantica, altrimenti sarebbero davvero la coppia perfetta.»
«Fate pure come se io non ci fossi!» sbottò Selena. «Continuate con le vostre congetture, tacciando gente varia di avermi aggredita senza avere la certezza che siano loro i veri colpevoli.»
«Vuoi dire che non sono stati Veronica e Scott Young?» azzardò Keith. «Interessante, molto interessante. Mi chiedo, allora, chi altro possa essere stato. Qualcuno che ha a che fare con la Dynasty di sicuro...»
«Basta, Keith» lo supplicò Selena. «Se e quando sarà il momento, scoprirete chi mi ha assalita a Imola. Prima ci sono alcune cose di cui io stessa mi devo accertare.»

******

Selena guardò l'orologio e Oliver senz'altro notò quel movimento, dato che subito le chiese: «A che ora devi incontrare la Molinari?»
«È ancora presto» lo rassicurò Selena. Nonostante fossero appena scesi dal treno e dovessero ancora scoprire dove si trovasse la fermata dell'autobus che li avrebbe condotti al paese nel quale abitava Vanessa Molinari, non avevano di che preoccuparsi. «Puoi stare sicuro, non arriveremo in ritardo.»
«Speriamo. Vanessa Molinari è disponibile, ma ho dovuto insistere un po', nel mio caso, per vederla.»
«Ti ho già detto che le cose, tra noi, sono andate diversamente. È stata Claudia a mettermi in contatto con Vanessa, di certo ne terrà conto.»
Oliver annuì.
«Sì, hai ragione, scusami. A volte ho la tendenza al pessimismo.»
«Sii ottimista, almeno ogni tanto» ribatté Selena. «In fondo, per ora, è andato tutto meglio del previsto.»
«Di cosa parli?»
«Non ci ha più ritrovato.»
«Chi?»
«La persona che mi ha aggredita a Imola. Penso che abbia saputo per tutto questo tempo dove trovarmi... e forse sapeva anche dove trovare te. Perché siamo d'accordo, no? Il suo obiettivo, molto probabilmente, eri tu.»
«Perché dobbiamo parlarne adesso?» obiettò Oliver. «Non mi sembra il momento.»
«Eppure ne abbiamo già parlato, di recente...» Selena aveva un ricordo solo vago e confuso, ma aveva l'assoluta certezza di avere discusso di quell'argomento con Oliver. «C'entrava qualcosa anche Keith Harrison o sbaglio?»
Oliver sussultò.
«Keith Harrison? Quando abbiamo parlato di Keith Harrison?»
Selena rifletté.
«In effetti è una bella domanda, ma sono sicura che...» Si interruppe. «No, in realtà non ne sono così sicura. Non so cosa mi stia succedendo, Oliver. Forse la botta in testa che ho preso ha davvero lasciato qualche segno, anche se in ospedale hanno detto che sono perfettamente guarita.»
Oliver sviò il discorso.
«Dai, andiamo a prendere l'autobus.»
Selena decise di non opporsi né tantomeno di porsi ulteriori domande. Avevano qualcosa di importante di cui occuparsi, almeno per il momento, ed era opportuno approfondire bene come si fosse svolto il precedente colloquio tra Oliver e Vanessa Molinari. Sebbene avesse la "raccomandazione" di Claudia Strauss, Selena sapeva di essere pur sempre una perfetta sconosciuta che porgeva domande a cui l'ex pilota di Formula 3 probabilmente avrebbe preferito non dovere rispondere.
Una volta trovata la fermata, non fu necessario attendere molto prima dell'arrivo del mezzo. Per fortuna c'erano pochi passeggeri a bordo, quindi non fu necessario prendere eccessive precauzioni, se non quella di parlare a bassa voce.
Dopo averle riferito per filo e per segno come fosse andato l'incontro con la Molinari, Oliver osservò: «Chissà quanto resterà sorpresa, quando oggi mi vedrà insieme a te.»
Selena spalancò gli occhi.
«Cosa?! Toglitelo dalla testa!»
«Perché no?» obiettò Oliver. «A me sembra un'ottima idea.»
«A me, invece, non lo pare per niente» tagliò corto Selena. «Sono io che devo incontrare Vanessa Molinari e ci andrò da sola.»
«Però, come io ti ho messo al corrente di tutto quello che ci siamo detti, anche tu farai la stessa cosa» ribatté Oliver. «Non devono esserci segreti, almeno su di lei.»
Selena accettò. Non intendeva nascondere a Oliver alcunché fosse destinato a venire fuori dal suo incontro con la Molinari.
Avevano appuntamento in un bar poco lontano dall'abitazione di Vanessa, dove si accomodarono a un tavolo all'esterno. Claudia doveva avere passato parecchie informazioni all'ex collega, dal momento che questa sembrava essere perfettamente al corrente dell'identità di Selena.
«Così tu eri la fidanzata di Patrick Herrmann. Ho visto qualche tua foto di quell'epoca, ma non ti avrei riconosciuta.»
«Ero molto giovane, ai tempi. È passata una vita, ormai.»
«Sarà anche passata una vita, ma a quanto pare, per te, non è passato abbastanza da volere stare lontana dalla sporcizia della Diamond Formula.»
Era una palese ammissione, parte della precisa volontà di aprirsi, ciò che a Vanessa era mancato quando aveva parlato con Oliver.
Selena cercò di non essere troppo precipitosa e la invitò a raccontarle della sua esperienza nel mondo dell'automobilismo. La ascoltò con piacere, anche se molti dettagli non avevano alcuna utilità, per lei. Solo in un secondo momento passarono a parlare del suo passaggio dalle categorie minori a quella che si voleva innalzare a massima serie.
«Ero immensamente grata a Gigi Di Francesco dell'opportunità che mi stava dando, anche se non era stata un'idea sua» le riferì Vanessa. «Non mi importava quale fosse la sua opinione su di me o sulle donne nell'automobilismo in generale. Anzi, mi faceva quasi piacere che ci fosse chi gli aveva imposto la mia presenza. Seppure sapessi di essere considerata alla stregua di un elemento di marketing, ero decisa più che mai a sfruttare quella situazione a mio vantaggio. I pregiudizi sono una brutta cosa, ma a volte, lavorando nel modo giusto, si possono trasformare in un'opportunità, senza che gli altri se ne rendano nemmeno conto. Gigi Di Francesco avrebbe avuto un vantaggio temporaneo, dalla mia presenza, mentre io ne avrei approfittato per lanciare definitivamente la mia carriera. I miei benefici sarebbero stati, nel lungo periodo, di gran lunga superiori a quelli di cui avrebbe goduto il team principal della Whisper. Almeno era quello che pensavo prima di rendermi conto di quanto fosse sporco il mondo in cui stavo per entrare.»
Memore di ciò che Vanessa aveva già rivelato a Oliver, Selena azzardò: «Di Francesco voleva fregarsene dei contratti esistenti appiedando uno dei suoi piloti senza ragione, pur di metterti al suo posto?»
Vanessa Molinari abbassò lo sguardo, rimanendo a fissare il tavolino in silenzio molto a lungo. Infine, scuotendo la testa, rispose: «No, non sarebbe stato così terribile, se fosse andata così. I contratti sono fatti per non essere rispettati. Basta tirare fuori molti soldi. Sono certa che Diaz avrebbe accettato di andarsene senza problemi, se la squadra avesse pagato regolarmente la penale. Solo, Di Francesco e il CEO dei tempi hanno deciso che ci voleva qualcosa di più, non bastavo io. Una ragazza alla Whisper avrebbe fatto notizia, ma ci voleva dell'altro. So che ti sembrerà assurdo, ma hanno voluto che Emiliano morisse. Questo perché io potevo anche essere la ragazza che abbatteva gli stereotipi di genere, ma non era sufficiente: i tifosi hanno un senso del macabro piuttosto preoccupante, quindi bisognava sfruttare anche quello, in nome della popolarità, Diaz doveva morire e io dovevo gareggiare al posto suo.»
«Lo sapevi?»
«No.»
«Come l'hai scoperto?»
«Non era tanto difficile da capire, subito dopo l'incidente.»
«Cos'hai provato, quando hai realizzato cosa fosse accaduto?»
Vanessa alzò gli occhi.
«Disgusto, il disgusto più totale, anche per quello che io stessa facevo. Diaz era appena morto e Di Francesco voleva mettermi al volante al posto suo. Ho rifiutato. Ho rinunciato al mio sogno, perché era diventato un incubo.»
«Hai mai parlato con qualcuno di quello che sapevi?»
«Non sapevo. Erano solo sospetti. Va bene, sospetti molto marcati, certezze, per me, ma non potevo dimostrarlo. Speravo che Patrick Herrmann sapesse qualcosa e potesse incastrare Di Francesco, ma mi sono resa conto che non era così. Credeva che si fosse trattato di un errore, un errore abbastanza grave da provocare la morte di un pilota, ma pur sempre un errore. Solo quando anche Keith Harrison ha iniziato a esprimersi contro la Whisper, mi sono detta che dovevo fare qualcosa. Volevo mettermi in contatto con lui, parlargli di come pensavo fosse andata. Sapevo che mi sarebbe stato a sentire, che non mi avrebbe presa per una visionaria.»
«E poi?» volle sapere Selena. «Perché non l'hai fatto?»
«Perché non c'è stato il tempo» rispose Vanessa, tornando ad abbassare lo sguardo. «Quando è morto anche lui, ho capito che non ci sarebbe più stato nessuno disposto ad ascoltarmi. Potevo solo sforzarmi di dimenticare... ed è quello che ho fatto finché non sei arrivata tu. Mi dispiace che Patrick non sia mai riuscito a concludere nulla di concreto. A volte mi sono chiesta se potesse cambiare qualcosa, se avessi detto pubblicamente quello che sospettavo.»
«Ne dubito» la rassicurò Selena. «Tu stessa hai detto che non avevi prove, né potevi dimostrare nulla. Non sarebbe servito a niente. Gigi Di Francesco avrebbe trovato comunque un modo per cavarsela.»
«Sembra che tu sappia bene che tipo fosse. L'hai conosciuto?»
«In un certo senso... e, da quel poco che ho avuto a che fare con lui, ho capito che, se avesse voluto, sarebbe comunque riuscito a uscirne vincente, anche se qualcuno avesse avuto delle prove concrete contro di lui.»

******

Il sole era già sorto, ma sulla spiaggia non c'era comunque nessuno, tranne colui che Selena stava cercando. Keith Harrison stavolta le venne incontro senza esitazione e parve compiaciuto di vederla.
«Buongiorno Selena, mi fa piacere che tu sia qui.» Si guardò intorno. «Sei sola, vero?»
Selena annuì.
«Non capisco il motivo, ma Patrick non c'è.»
«Patrick...» Keith sorrise. «Non sono sicuro che Fischer sarebbe lieto di sentirti mentre lo chiami a quel modo.»
«Patrick non è qui» ribatté Selena, «Quindi non avrà niente da ridire.»
Keith si sedette a terra.
«Speravo di riuscire a parlare con te, io e te da soli.»
Selena si accomodò accanto a lui, senza avere timore di sporcarsi.
«Sei stato tu a farmi venire qui?»
«No, non ho controllo su di te. Devi essere riuscita tu a raggiungermi, eludendo in qualche modo il nostro amico Fischer. Io, da parte mia, mi sono limitato a cercare di allontanarlo.»
«Come puoi immaginare, non riesco a comprendere molto bene queste dinamiche.»
«Non c'è bisogno che tu ti sforzi di capire, Selena» puntualizzò Keith. «Non corri alcun pericolo. Forse, quando tornerai dall'altra parte, ti ricorderai almeno in parte di questa conversazione, forse no. Dipende da te, temo. Non so se sei pronta per affrontare la verità.»
«Sono qui per parlare di questo?» chiese Selena. «Del fatto che Patrick stia vivendo nel corpo di Oliver Fischer?»
«No» rispose Keith. «Sei qui perché penso tu abbia qualcosa da riferirmi.»
Per Selena non fu difficile immaginare che cosa potesse interessarlo.
«Ho incontrato Vanessa Molinari.»
«Vanessa, cara Vanessa... una carriera promettente che qualcuno, dall'alto, è riuscito comunque a stroncare. Era anche una ragazza simpatica.»
«La conoscevi bene?»
«Non benissimo.»
«Sai perché ha lasciato le corse?»
«Vanessa se n'è andata, sostenendo di volere cambiare vita» ricostruì Keith. «È tutto quello che ho sempre saputo di lei con certezza. Oliver, ovviamente, ha fatto delle ipotesi, dopo averla vista...»
Selena lo interruppe: «Vanessa Molinari mi ha confermato i sospetti di Oliver. Aveva capito che Di Francesco aveva fatto eliminare Emiliano Diaz di proposito e ha deciso non solo di non volere fare parte della squadra, ma anche di volersi allontanare del tutto dalle competizioni.»
Keith sospirò.
«Alla fine Di Francesco ce l'ha fatta, anche se non di proposito.»
«A fare cosa?»
«Ad allontanare Vanessa dalle corse. Immagino tu sappia cosa pensava delle donne che facevano lo stesso mestiere di Vanessa.»
«Beh, sì, ma so anche che era disposto a passarci sopra, se gli conveniva.»
«Questo sì, ma sono convinto che, alla fine, abbia pensato che era andata meglio così, senza che nessuno potesse più imporgli la presenza della Molinari.»
«Vanessa mi ha anche detto che, se tu non avessi avuto l'incidente a Montecarlo, ti avrebbe confidato quello che sospettava... o meglio, quello di cui era sicura, pur non avendo alcuna prova concreta.»
«Peccato che non ne abbia avuto il tempo, allora. All'epoca non mi sarebbe mai venuta l'idea che Di Francesco potesse arrivare a tanto, ma penso che sarei stato a sentire Vanessa, se mi avesse parlato. Non so cosa sarebbe cambiato, ma avrei tentato di fare qualcosa.»
«Forse» azzardò Selena, «Tu e Patrick non sareste morti.»
«Forse no, ma non me la sentirei di colpevolizzare Vanessa Molinari per non essersi rivolta a me prima» replicò Keith. «Cercare di attribuire pezzi di responsabilità a chi non c'entra niente non cambia la realtà.»
«Nemmeno io voglio colpevolizzare Vanessa» mise in chiaro Selena, «E l'ho spiegato anche a lei.»
«È un bene che tu e lei vi siate viste e che ti abbia raccontato com'è andata.»
«Lo penso anch'io.»
«Questo, però, lascia aperte ancora molte domande.»
«Sarà difficile rispondere a tutto.»
Keith confermò di essere dello stesso parere, poi aggiunse: «Tuttavia c'è una domanda a cui dobbiamo dare risposta prima ancora che a tutto il resto. Fino a poco tempo fa, sia io sia il tuo amico Fischer eravamo convinti di dovere fare luce su un mistero vecchio quindici anni. Di recente, però, è cambiato qualcosa e lo sappiamo tutti: il fatto che qualcuno ti abbia tirato una bottigliata in testa significa che il mistero passato ha ancora effetti sul presente.»
«Questo, però, non è sorprendente» obiettò Selena. «Per ogni mistero aperto che si prolunga nel tempo c'è qualcuno che vuole mettere a tacere chiunque possa avvicinarsi alla soluzione.»
«Il problema è che il nostro mistero l'ha aperto Gigi Di Francesco con la sua proposta di combinare il risultato del mondiale» puntualizzò Keith. «Per quanto anche Veronica e Scott Young abbiano fatto la loro parte, la mente pensante è stata comunque quella di Di Francesco. Era Di Francesco che aveva qualcosa da nascondere, che aveva interesse a mettere a tacere chi gli si metteva contro... Sia chiaro, la vettura di Patrick è stata chiaramente sabotata da qualcun altro, ma a dare ordini era comunque Di Francesco. Nessuno ha mai dimostrato che l'auto di Patrick sia stata sabotata, anzi, direi che nessuno l'ha anche quasi mai sospettato. Chiunque altro sia stato coinvolto, era ed è destinato a rimanere al di sopra di ogni sospetto, a meno che non parli spontaneamente. È molto più facile che, se un giorno verrà puntato il dito contro qualcuno, quel qualcuno sia Di Francesco.»
«Sarebbe comunque difficile rivolgergli accuse concrete.»
«Lo so, ma non dubito che ci sia qualche possibilità. Magari qualcuno sosterrà che mi ha istigato a innescare l'incidente, o qualcosa del genere...»
«Rimarrebbero chiacchiere.»
«Già...»
«Di conseguenza, non capisco dove vuoi arrivare.»
«Invece credo che tu capisca bene, Selena» replicò Keith, con fermezza. «Il nostro punto di partenza è questo: Gigi Di Francesco sarebbe la persona che, più verosimilmente, avrebbe interesse a insabbiare quello che è successo quindici anni fa. Su questo siamo d'accordo entrambi, vero?»
«Direi di sì» ammise Selena. «Però non credo proprio che sia il solo.»
«Esatto, non è il solo» convenne Keith. «Dal momento che, essendo morto, non può esserci lui dietro agli sviluppi di Imola, quindi, ad agire è qualcuno degli altri soggetti interessati.»
Selena confermò: «Per forza, non ci sono alternative.»
Keith azzardò: «Quindi, se tu volessi mettermi a conoscenza di quello che sai...»
Selena rise, con amarezza.
«Somigli a Oliver, sai?»
«Non lo prendo come un complimento.»
«Complimento o no, non avrai quello che desideri.»
«Lo sospettavo» si arrese Keith. «Vorrei, però, almeno, che mi spiegassi cosa ti sei messa in testa. Hai qualche idea su come comportarti da adesso in poi?»
Selena annuì.
«Domani mattina partirò per tornare a casa.»
«Con Oliver?»
«No, da sola.»
«E Oliver cosa farà?»
«Non lo so con esattezza.»
«Come l'ha presa?»
«Sono una persona indipendente e senziente. Non devo chiedere il suo permesso per tornarmene a casa. Peraltro, prima le nostre strade si separano, meglio è.»
Keith azzardò: «Non parli solo della vita privata, vero?»
Selena scosse la testa.
«Non ci ho pensato molto, alla vita privata.»
«Credo che sia innamorato dell'idea di essere ancora innamorato di te.»
«Può darsi.»
«E che anche tu sia innamorata della stessa idea. Intendo dire, credo che tu abbia avvertito qualcosa di Patrick in lui e che sia questo ad affascinarti.»
«Preferirei non parlare di questo» obiettò Selena. «Non so cosa succederà tra me e Oliver in futuro e per ora non ho avuto tempo di chiedermelo. Intendevo dire che potrebbe essere non troppo sicuro né per me né per Oliver rimanere l'uno accanto all'altra in questo momento. Sai già com'è finita a Imola... e lo stavo già evitando.»
«Oliver è convinto che il compagno di tua madre sia il fratello di Gigi Di Francesco.»
«Lo so, me l'ha detto mentre da Parma rientravamo a Milano.»
«Lo è davvero?»
«Non sapevo nemmeno che Di Francesco avesse un fratello, fino a poco tempo fa, ma ho sempre pensato che il dottor Parker non fosse del tutto sincero.»
Keith osservò: «Se il dottor Parker è Tommaso Di Francesco, tua madre deve saperlo e deve sapere anche della sua parentela con Gigi.»
«Proprio così» confermò Selena, «Ma non mi stupirebbe. Mia madre è succube di lui tanto quanto lo è delle proprie fissazioni. L'idea che quell'uomo la stesse plagiando mi è passata per la testa tante volte, solo, credevo lo facesse per i soldi. Da quando ha incontrato mia madre, ha smesso di lavorare.»
«E se invece fosse il fratello di Di Francesco?» volle sapere Keith. «Pensi possa usare tua madre per altre ragioni?»
«Il fatto che mia madre sia molto ricca deve c'entrare comunque» precisò Selena, «Dato che stanno insieme ormai da quindici anni. Però inizio a pensare che ne stia approfittando anche per tenerla sotto controllo.»
«Pensi che tua madre sappia qualcosa che farebbe meglio a non sapere?»
«Non lo so. Mia madre è un autentico enigma. Se ha scoperto qualcosa, se lo porterà nella tomba.»
«Ma tu, saresti sorpresa se tua madre sapesse qualcosa e preferisse non parlare?»
Selena rifletté qualche istante, prima di rispondere.
«Dopo la morte di Patrick, mia madre ha fatto un cambiamento enorme. Non sono sicura che la sua morte, di per sé, bastasse per trasformarla in una persona diversa. Credo non fosse sufficiente nemmeno il fatto che Patrick si fosse innamorato di me. Avere scoperto un segreto importante, qualcosa che avesse a che vedere con quello che gli è successo, è un motivo molto più plausibile per giustificare quello che le è successo dopo.»
Keith suggerì: «Parlale.»
Selena spalancò gli occhi.
«Parlarle?! E di cosa?»
«Di quello che è successo, di quello che sa. Cerca di metterla in guardia, di farle capire che il dottor Parker potrebbe diventare pericoloso.»
«Non credo che il dottor Parker sia pericoloso per lei.»
«Come fai a pensarlo nonostante tutti?»
«Dopo tutti questi anni, dopotutto...»
«Sì, hai ragione, non le ha fatto niente di male per quindici anni, che tu sappia» ammise Keith, «Ma non pensi che possa comunque essere dannoso lasciarla in balia di quell'uomo?»
«Mia madre se la sa cavare molto meglio di quanto tu creda» rispose Selena. «Ti assicuro che non corre alcun pericolo. Se c'è una persona che può resistere in una situazione simile senza cacciarsi nei guai, quella è proprio lei.»
«Va bene, mi arrendo, come vuoi tu» accettò Keith. «Torniamo a noi. Hai detto che domani tornerai a casa e che Oliver non verrà con te. Il modo in cui ti stai comportando mi suggerisce che, con o senza Oliver, tu voglia comunque fare luce su quello che è accaduto.»
«Certo che lo voglio. La bottiglia in testa me la sono presa io, dopotutto.»
«Come pensi di agire?»
«Torniamo al dottor Parker: Oliver mi ha spiegato come sia maturata in lui la convinzione che sia il fratello di Gigi Di Francesco. Beh, io intendo andare a parlare con la persona che l'ha incontrato come Tommaso Di Francesco poco tempo fa. Intendo mostrarle le foto di Parker, per avere una conferma definitiva.»
Keith comprese subito di chi si trattasse e l'idea non doveva fargli molto piacere, da come sbottò: «Emma?!»
«Sì, proprio lei» confermò Selena. «Intendo parlare con tua moglie, chiederle se...»
«No, ti prego» la interruppe Keith. «Lascia Emma fuori da questa storia.»
«Non posso» replicò Selena. «Penso proprio che Emma possa darci una mano. Credo che sappia di più di quanto lei stessa pensa di sapere.»

******

Emma si allacciò le sneakers e si legò i capelli in una coda. Era ormai pronta per uscire quando sentì suonare il campanello. Di solito non apriva eventuali ospiti in tuta da ginnastica, ma quella mattina avrebbe fatto un'eccezione. Dopotutto, se usciva vestita a quel modo e senza trucco per andare a fare jogging, non c'era nulla che non potesse essere visto anche da un eventuale visitatore.
Aprì la porta soprappensiero, senza nemmeno preoccuparsi di chi ci fosse dall'altra parte. Quando lo vide fece un salto all'indietro.
«Non è possibile!» esclamò. «Lei... qui?!»
L'uomo che aveva di fronte ne approfittò per entrare e richiudere l'uscio alle proprie spalle.
«Scusami se mi sono precipitato qui senza avvertirti, Dupont, ma ti devo parlare. Sei l'unica persona che può aiutarmi.»
Emma scosse la testa.
«N-no... Non posso fare niente. Mi dispiace.»
Il suo interlocutore fece un mezzo sorriso.
«Non mi dire che hai paura, Dupont.»
«N-no.»
«Non sei molto credibile.»
Emma fece un profondo respiro, sforzandosi di restare calma seppure la situazione fosse così surreale.
«Com'è possibile? La prego, me lo spieghi. Mi dica com'è possibile.»
«Ho dovuto farlo, Dupont» fu la risposta dell'uomo che aveva di fronte. «Non avevo alternative.»
«Sono sicura che ne avesse tante, invece» replicò Emma. «Perché ha finto di...» Non ebbe nemmeno la forza di finire la frase. «Tutto questo non ha senso.»
«Fidati di me, Dupont. Ho avuto a che fare con persone che volevano incastrarmi, persone che hanno causato la morte anche di tuo marito...»
«Cos'è successo a Keith? La prego, me lo dica.»
«Calmati, Dupont. So tutto. Fidati di me e ti racconterò ogni cosa.»
«Va bene. Però voglio sapere tutto, dall'inizio alla fine.»
Era confusa. Era profondamente confusa, non aveva idea di chi fosse degno della sua fiducia e di chi no. Si fidò del suo ospite perché sentiva che non le avrebbe mai fatto del male. L'aveva sempre apprezzata e stimata. Non era un santo, ma erano dalla stessa parte, vittime di una situazione che li aveva travolti senza lasciare loro scampo. O almeno fu quello che Emma pensò finché non fu talmente ingenua da voltargli le spalle. Le restò appena un istante, comunque sufficiente a farle comprendere, quando era ormai troppo tardi, la gravità dell'errore appena commesso.


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