Passiamo da Patrick e Alexandra a Veronica, ma non ne sono esenti nemmeno le sorelle Strauss, mentre tutto sembra scaturire dallo stesso punto di partenza: l'incidente mortale che aveva lasciato molti dubbi a Patrick.
Nel frattempo nel presente di Selena ricompare una sua vecchia conoscenza, che sembra tenere molto a qualcosa di insolito per lui: mettere a tacere le vecchie storie della Diamond Formula, pur non facendone parte.
Buona lettura!
Erano soli, finalmente soli, ma Alexandra sapeva di non potere perdere tempo a cercare di convincere Patrick che erano anime gemelle. Era ormai troppo tardi, alla fine aveva dovuto arrendersi, anche se era certa che prima o poi Patrick si sarebbe pentito di essersi innamorato di una ragazza inutile e insulsa come Selena.
«Non spaventarti» lo pregò. «Se sono venuta da te, è per parlare di una questione abbastanza importante.»
Patrick abbassò lo sguardo.
«Conosco le tue questioni importanti.»
«No, davvero, non vale la pena insistere.» Alexandra non aveva l'abitudine di mostrarsi così arrendevole, di solito, e iniziava a chiedersi se il problema fosse stato quello. Essere troppo sicura di sé doveva avere rovinato la sua relazione con Patrick. «Tra pochi giorni il mondiale finirà e...»
Patrick la interruppe: «So che dopo dovremo occuparci della nostra relazione professionale, ma ti prego, appunto, di rimandare tutto a quando il campionato sarà finito.»
«Per favore, Patrick, quello che devo dirti è importante» insisté Alexandra. «Sediamoci. Non possiamo restare tutto il tempo qui davanti alla porta.»
«Sarà una cosa lunga?»
«Ci metteremo il tempo che serve.»
Seduta accanto a lui, pochi istanti più tardi, Alexandra si chiese per un attimo se la decisione che aveva preso fosse sbagliata, ma realizzò che non lo era. Non aveva senso inseguire l'impossibile, né cercare di cambiare la situazione a tutti i costi.
Cercò di non mettere Patrick a disagio, di mostrargli che non intendeva attirarlo nelle solite trappole.
«Cos'è successo a Imola?» gli domandò.
«Mhm...» borbottò Patrick. «Non è successo niente.»
«Non mentire» lo supplicò Alexandra. «Stava andando tutto bene, eppure, da un momento all'altro, sei finito in testacoda, rovinando tutto.»
Patrick annuì.
«Ho perso il posteriore della macchina.»
«Non è da te.»
«Lo so. Infatti penso di essere stato un cretino.»
«Stai mentendo.»
«No, non sto mentendo. È andata così. Mi sento davvero un cretino.»
Alexandra fece un sospiro.
«Non prendermi in giro, Pat. Ti conosco, so che non avresti mai commesso un errore così stupido.»
«A volte anche i migliori sbagliano» ribatté Patrick. «Io non faccio eccezione, sempre ammesso che si possa considerarmi uno dei migliori.»
«Questo puoi raccontarlo a Veronica Vincent» replicò Alexandra, con freddezza.
«Veronica Young. Preferisce farsi chiamare con il cognome del marito.»
Alexandra ignorò quell'aspetto: non le importava.
«Puoi prendere in giro la team principal o il titolare della Dynasty, ma di certo non puoi prendere in giro me. L'hai fatto apposta, vero?»
«No.»
«Patrick, dimmi come stanno le cose. Siamo dalla stessa parte.»
«Lo so che siamo dalla stessa parte, ma non posso raccontarti un'altra verità: ce n'è una sola.»
«Va bene, allora non raccontarmi altre verità» concluse Alexandra. «Ci provo io a raccontarti come sono andate le cose. Mentre io sono riuscita ad accordarmi con i Di Francesco per fare in modo che il mondiale venga assegnato a te - cosa che Veronica Vincent non sarebbe stata certo in grado di fare, senza il mio intervento - tu hai deciso di fare di testa tua, di dimostrarci che non hai bisogno del nostro aiuto. Sei disposto a rischiare di perdere, pur di non accettare l'idea che devi il tuo successo a me.»
«Sei fuori strada, Alex» replicò Patrick. «Lo sai, ti sono immensamente grato per quello che hai fatto per me. Senza il tuo aiuto non sarei mai riuscito a disputare questa stagione, né a lottare per il mondiale. Però il clima che si è venuto a creare dopo il vostro "accordo" mi ha mandato in crisi. Non ho bisogno di questi sotterfugi per dimostrare chi sono e che posso vincere il titolo.»
«Non vincerai mai quel titolo. Keith Harrison cercherà di fare di tutto per impedirtelo, adesso che può.»
«È giusto così.»
«No, Patrick, non è giusto così. Ci sono degli accordi ben precisi tra noi e Gigi Di Francesco. Non possiamo venire meno ai nostri impegni.»
«Io non ho preso impegni» dichiarò Patrick, con fermezza. «Non so per chi mi hai preso, ma una convinzione l'ho sempre avuta: le gare e i mondiali non si comprano e non si vendono.»
«Vincere il titolo per te viene prima di tutto, non hai fatto altro che ripeterlo, in questi ultimi mesi.»
«Vincere il titolo viene prima di tutto, è vero, ma devo essere io a conquistare il titolo. Non voglio che me lo offrano su un piatto d'argento per costringermi a tenere la bocca chiusa.»
«Ormai hai detto tutto quello che dovevi dire» gli ricordò Alexandra. «Cos'altro c'è di cui non si è ancora parlato?»
«Hai ragione, credo di avere detto tutto quello che sapevo o quello che sospettavo» convenne Patrick, «Ma per me non è finita. Hai idea di cosa significhi, per me, la morte di Diaz?»
«So che per te non è stato facile, ma dobbiamo vincere questo mondiale. Quindi, se il tuo problema è solo il "clima", cerca di farti passare la tua crisi interiore e di non fare cazzate anche stavolta. Tra pochi giorni si decide tutto.»
Patrick scosse la testa.
«No, non è vero, non si decide tutto. Si decide un mondiale, mentre rimangono ancora tante cose da decidere. Ti prego, Alex, dì a Di Francesco che non se ne fa più niente. Mi prendo io la responsabilità di tutto con Veronica e Scott Young. Anche loro non erano molto soddisfatti, si sono ritrovati trascinati con la forza in questo casino...»
Alexandra lo interruppe: «Tu sei pazzo. Hai sempre calpestato tutti, fregandone di cosa fosse etico e di cosa non lo fosse, e adesso ti fai tutti questi scrupoli...»
«No, non è vero, non ho mai calpestato nessuno» si difese Patrick. «È vero, molte volte mi sono comportato da stronzo, sia dentro sia fuori dalla pista, ma ho sempre cercato di non spingermi troppo oltre.»
«Non dipingerti come un santo. Non lo sei.»
«Non aspiro a diventarlo né spacciarmi per tale, ma quello che mi stai chiedendo è troppo. Come puoi pretendere di prendere accordi con Gigi Di Francesco? Sai benissimo che cosa penso di lui.»
«E tu sai altrettanto bene che cosa pensa lui di te» puntualizzò Alexandra. «Credi che abbia preso questa decisione a cuore leggero? Sa che vuoi distruggerlo e ha deciso di proporti uno scambio equo, per il bene di tutti.»
«Io non voglio distruggere nessuno» replicò Patrick. «Anzi, sono sicuro che questo fantomatico accordo abbia una logica ben precisa, con cui alla fine Di Francesco intende fregarmi.»
«Non vedere complotti dove non ce ne sono.»
«Voi vi accordate a proposito di chi deve vincere il mondiale e vieni anche a dirmi che non ci sono complotti...»
Alexandra sbuffò.
«Per favore, Pat, non ingigantire le cose. Di Francesco non vuole fare niente contro di te. Gli basta che tu stia zitto. Sa di non potere influenzare in alcun modo il resto della sua carriera. Se avesse voluto, avrebbe fatto in modo che Veronica e Scott Young ti mettessero alla porta.»
«Ti ricordo che potrebbe ancora accadere, dato che per ora non ho un contratto per la prossima stagione.»
«Presto l'avrai.»
«Forse, ma non parliamone adesso, ti prego. Te l'ho già detto, prima voglio che questo mondiale finisca.»
«A proposito della fine di questo mondiale, quello che dovevo dirti te l'ho già detto» mise in chiaro Alexandra. «Puoi pensarla come ti pare sul presunto "complotto", ma alla fine farai quello che dico io. Sono stata chiara?»
Patrick si girò a guardarla.
«Che cosa ci guadagno?»
«Non hai bisogno di guadagnarci qualcosa.»
«Sì, invece» replicò Patrick. «Non so se avrò un volante per il prossimo mondiale, non so se sarai ancora la mia impresaria... non so niente. Non ho più molte ragioni per fare quello che dici tu.»
Alexandra rise.
«Pensi che non sappia che sei innamorato di Selena?»
Patrick sussultò.
«Cos'hai detto?»
Alexandra ripeté: «Ho detto che so che sei innamorato di mia figlia. Va bene, lo accetto, anche se avresti potuto scegliere di meglio.»
Patrick obiettò: «Non voglio parlare della mia vita privata con te.»
«Sono pur sempre la madre della tua nuova ragazza» insisté Alexandra. «Non ti conviene metterti contro di me. Sai benissimo che so influenzare le persone. Sono certa che, se pregassi Selena di chiudere con te una volta per tutte, in un primo momento cercherebbe di opporsi, poi, però, si renderebbe conto che ho ragione. Hai tanto scheletri nell'armadio, Patrick, e Selena è una ragazza giovane e innocente. Non sono così sicura che sia disposta a passare sopra a tutto, specie se le raccontassi di quello che c'è stato tra noi.»
«Se non ho capito male» dedusse Patrick, «Mi stai chiedendo di fare quello che mi ordinate tu, Di Francesco e non so chi altro, altrimenti cercherai di mettermi i bastoni tra le ruote con lei.»
«Esatto.»
«Sai una cosa, Alex?»
«Dimmi, ti ascolto.»
«Non riesco a spiegarmi come una ragazza come Selena possa essere tua figlia. Non ti somiglia per niente, per fortuna. Deve essere questa la ragione per cui mi sono innamorato di lei.»
Era un'ammissione, finalmente. In un altro momento Alexandra gli avrebbe sputato addosso tutto il proprio disprezzo, ma sapeva di non poterlo fare.
"È troppo tardi" si ripeté, per convincersene sempre di più.
Era giusto mettere al corrente anche lui della propria rinuncia, perciò lo informò: «Il fatto che tu stia insieme a mia figlia non mi fa piacere, questo l'avrai capito, ma voglio che tu sappia che, se rispetterai i nostri accordi, non farò niente per allontanarti da lei. È vero, c'è stato un momento in cui ho creduto in noi, ma mi sono fatta troppe illusioni. Mi piaceva l'idea di non essere più sola, quindi sono entrata in fissa con te.»
«Mi stai dicendo, quindi, che non ero io che ti interessavo così tanto, ma la possibilità di avere una relazione duratura dopo tanti anni da single?»
«Esatto.»
«Spero che tu possa trovare quello che desideri, Alex. Vorrei però che fosse chiaro che quella relazione duratura che vuoi non potrai averla con me.»
Alexandra annuì.
«Lo so, volevo solo che ci parlassimo chiaro una volta per tutte. Ad ogni modo non preoccuparti: le relazioni stabili spesso sono fonte di problemi. Dopotutto non è così male dovere rendere conto solo a sé stessi della propria vita. Anzi, mi dispiace un po' che tu abbia optato per intraprendere una strada che non ti appartiene.»
«Anch'io ho sempre pensato di non essere fatto per le relazioni serie» precisò Patrick. «Quello che mi sta succedendo adesso, tuttavia, mi ha aperto gli occhi. A volte non sappiamo cosa vogliamo davvero.»
«E ora lo sai, cosa vuoi?»
«Dire che lo so forse è avventato, ma una cosa è certa: voglio scoprirlo. Voglio scoprire se la mia nuova strada è proprio quella che fa per me.»
«Se fossi una madre con la testa sulle spalle, a questo punto dovrei minacciarti di castrarti se tu osassi fare soffire mia figlia, o qualcosa del genere.»
Patrick capì il messaggio sottinteso e la istigò: «Invece...?»
«Invece ammetto che non me ne frega molto dei sentimenti di Selena» disse Alexandra, con schiettezza. «Ciascuno è responsabile delle proprie azioni. Quando Selena ha deciso di mettersi insieme a te sapeva quello che faceva. Solo, c'è una cosa che devi sapere.»
«Qualcosa che vuoi dirmi per spaventarmi?»
«Non proprio, ma è giusto che tu sappia che a Selena non importa niente del motorsport. Quindi, anche se e quando vincerai il tuo terzo mondiale, tu per lei rimarrai soltanto un uomo come tutti gli altri. Non sta con te perché sei una celebrità o perché sei il suo idolo.»
Patrick ridacchiò.
«Non mi interessa essere il suo idolo, Alex. Anzi, sono ben felice di non esserlo. Non sopporto l'idolatria, lo sai. Voglio essere considerato per quello che sono.»
«Ovvero uno stronzo?»
«Anche. Non ho mai mentito a Selena su chi sono veramente. Sa che ho fatto cose di cui non vado esattamente fiero e che la mia vita sentimentale è stata un casino. Però mi accetta per quello che sono. Per me è tutto quello che conta.»
«Allora sai cosa devi fare, se non vuoi che tutto finisca bruscamente» gli rammentò Alexandra. «Levati dalla testa Emiliano Diaz e non opporti a chi cerca di farti vincere il titolo.»
******
«Ehi, Selena!»
Una voce, alle sue spalle, la convinse a girarsi. Aveva riconosciuto la persona che aveva parlato e, nonostante la situazione, non provò alcun imbarazzo.
«Ciao Claudia, è un piacere vederti.»
La Strauss ridacchiò.
«Vorrei potere dire la stessa cosa, ma non ne sono del tutto certa. Immagino che tu sia qui al seguito del tuo caro amico Edward Roberts.»
Selena annuì.
«Immagini bene.»
«Guarda che potrei considerarlo un tradimento» scherzò Claudia. «Pensavo tu fossi la nostra tifosa numero uno.»
«Sono certa che tu e tua sorella abbiate dei tifosi molto più affezionati di me, anche se sono destinati a rimanere nell'ombra» ammise Selena. «A parte gli scherzi, Edward è un amico. Mi ha invitata e ho accettato l'invito, ora che posso organizzarmi io come voglio per il mio lavoro.»
«Guarda che stavo scherzando» puntualizzò Claudia. «So che tu e Roberts siete amici e che, di conseguenza, non posso pretendere di averti in esclusiva. Solo, temo che, se tifi segretamente per lui, potresti rimanere molto delusa in termini di risultati. O almeno lo spero.»
Selena rise.
«Va bene, credo sia arrivato il momento di dire le cose come stanno. Non mi interessa chi vincerà, alla fine. Edward è uno dei miei più cari amici, ma non posso negare di essere molto affezionata anche a te e a tua sorella. Siete sempre state così gentili con me, tu soprattutto... A volte mi chiedo come facessi a non considerarmi solo una ragazzina rompiscatole.»
Claudia abbassò lo sguardo.
«Non sei mai stata una ragazzina rompiscatole. Anzi, a volte avrei tanto desiderato essere come te.»
«Sul serio?» si sorprese Selena. «Eppure credo che la tua vita sia stata più movimentata della mia.»
Claudia alzò gli occhi al cielo.
«A volte la felicità sta nelle piccole cose. O in qualcosa di immenso, ma difficile da quantificare perché non c'è più.»
******
Non accadeva tanto spesso, ma talvolta Claudia era in grado di accogliere la sorella Christine con un radioso sorriso, dopo la fine delle qualifiche. In occasioni veramente speciali, come quel giorno, il sorriso diveniva perenne: non solo Christine aveva ottenuto la pole position per la sprint race, ma aveva messo un gap abissale tra sé e il suo avversario più vicino, Edward Roberts. Certo, la sessione cronometrata non attribuiva punteggio, quindi era poco più di un semplice inizio, ma la situazione stava andando a delinearsi a favore del team Albatros, nonostante prima del fine settimana nessuno, in squadra, avesse la presunzione di potere dominare.
Claudia si era già complimentata con Christine subito dopo il termine della sessione e, di solito, alla fine di una giornata di lavoro, accantonavano per un attimo quello che succedeva in pista, ma in certi casi era doveroso ribadire quanto già detto in precedenza.
«Hai fatto una qualifica mostruosa, Chris, sembrava che avessi un peperoncino piccante infilato su per il culo.»
«Non avevo peperoncini piccati nel culo» la rassicurò Christine, non particolarmente divertita dalla sua battuta. «Diciamo che è andata bene e che, con un po' di fortuna, magari andrà così bene anche domani.»
«Beh, il vantaggio nei confronti di Roberts è innegabile.»
«Sarà anche innegabile, ma era solo una qualifica. Ho fatto un giro perfetto, Edward no. Questo, tuttavia, non significa che non possa fare una gara perfetta domani. Il gap di oggi non significa niente. Sarà comunque accanto a me in griglia e sono certa che ce l'avrò attaccato al retrotreno fino alla bandiera a scacchi.»
«L'importante è che stia dietro.»
«Sì, ma averlo un po' più lontano renderebbe le cose più facili, lo sai anche tu.»
Claudia annuì.
«Sì, sarà dura, sono la prima ad ammetterlo, ma stiamo lavorando bene. In questa stagione stai guidando come...»
Si interruppe, non sapendo esattamente con quali parole completare la frase.
Christine azzardò: «Come te?»
Claudia scosse la testa.
«No, non volevo dire questo.»
«Risparmiati la commedia, è proprio questo che volevi dire» replicò Christine, con freddezza. «Se pensavi che io non fossi in grado, perché hai deciso di ritirarti? Avresti potuto continuare, per dimostrare che tra le due Strauss ce n'è solo una veloce e competitiva.»
«Non ho detto questo» ribadì Claudia. «Ho solo l'impressione che questa sia stata, finora, la tua migliore stagione di sempre. Vorrei che ti confermassi su questo trend.»
«Per vincere il titolo o per non farti fare figure di merda?»
Claudia sbuffò.
«Stai facendo polemica per niente, Chris.»
«No, non sto facendo polemica per niente» ribatté Christine. «Non c'è problema, per me, se mi ritieni inferiore a te o non all'altezza. Vorrei solo che, per una volta, avessi il coraggio di dire quello che pensi. Hai sempre recitato una parte, hai sempre finto di pensare che io e te fossimo allo stesso livello. Non lo siamo mai state, fin dal giorno in cui tutti mi hanno scambiata per te, a parte tu stessa, che avresti saputo riconosceri lontano un miglio.»
«Ovvio che sapevo di non essere io.»
«Hai capito cosa intendo.»
«Quella è una storia vecchia, Chris» le ricordò Claudia. «Sono passati tanti anni. Forse, al giorno d'oggi, io te e il team principal di allora ci comporteremmo tutti in modo diverso.»
«Oggi racconteresti a tutti cosa successe a causa di quel cappottamento nelle prove libere? Racconteresti che...»
Claudia interruppe Christine.
«Basta, ti prego, smettila. Ti ricordi, vero, quanto tempo è passato?»
«Sì, me lo ricordo, e ricordo il tuo terrore di fronte alla prospettiva che qualcuno scoprisse la verità. Pur di mantenere il riserbo più totale eri disposta a chiedermi di prendere il tuo posto, anche se non ero competitiva abbastanza per essere considerata alla tua altezza.»
«Non sono stata io ad avere l'idea» replicò Claudia. «Sono stata costretta anch'io ad accettare. Sarebbe stato molto meno pericoloso, alla fine, inventare un infortunio e usare quello come scusa per la mia assenza.»
«Tanto qualche simpaticone ti avrebbe comunque chiesto se avevi deciso di non gareggiare perché eri incinta.»
«Avrei detto di no. Tecnicamente sarebbe stata la verità.»
«Perché non l'hai mai raccontato nemmeno dopo?»
Claudia strabuzzò gli occhi.
«Che avevi disputato un gran premio al posto mio? Ti rendi conto che avremmo potuto essere radiate entrambe dalla Diamond Formula e che il team avrebbe potuto subire delle conseguenze?»
«No, non mi riferivo a questo» rispose Christine. «Potresti raccontare della tua gravidanza, ormai. Anzi, potresti addirittura raccontare di averla tenuta nascosta alla squadra, finché ti è stato possibile, e di avere avuto un aborto dopo quel cappottamento. Faresti la parte dell'eroina badass e al giorno d'oggi il pubblico vuole soggetti di questo tipo. Magari potresti addirittura raccontare di non avere avuto dubbi, quando si è trattato di scendere in pista per gareggiare, inventare che i medici volevano fermarti, ma che tu ti sei imposta e hai scelto di scendere in pista lo stesso...»
«Tu sei pazza» replicò Claudia, scuotendo la testa. «Non racconterei mai questa storia solo per rendermi più interessante agli occhi del pubblico.»
Christine la guardò con aria di sfida.
«Dovresti.»
Claudia cercò di non perdere la calma.
«Ho scelto espressamente di non farlo, perché avevo le mie buone ragioni.»
«Cosa pensi che succederebbe, adesso, se qualcuno facesse due più due e sospettasse che quel bambino era figlio di Emiliano?» obiettò Christine. «Ormai Gigi Di Francesco è morto. Era quello stronzo che ti spaventava, no? Era Di Francesco che in effetti sospettava davvero che io avessi preso parte al resto del weekend al tuo posto.»
«Potrebbe averne parlato con qualcuno, prima di morire» puntualizzò Claudia. «Certe vecchie storie è meglio dimenticarle, tanto più che non ci sono ragioni per espormi.»
Christine doveva essere convinta del contrario, dal tono in cui affermò: «Potremmo guadagnarci tutti.»
Claudia le scoccò un'occhiata di fuoco.
«Aspetta... tu vorresti che io raccontassi di quando ho perso il bambino, perché così sembreremmo più interessanti entrambe?!»
«Tu, io, la squadra...» azzardò Christine. «In fondo anche gli altri vanno avanti con questi sotterfugi. Edward Roberts, per far parlare di sé, ha portato con sé Selena Bernard, che due gran premi fa era ospite nel nostro box.»
«Stai mettendo quello che è successo a me sullo stesso piano della presenza di Selena?»
«No, ovvio che non sono fatti da mettere sullo stesso piano, però ormai sono passati tanti anni. Non riesco proprio a immaginarti con un figlio adolescente. Alla fine è andata meglio così, non trovi?»
Claudia abbassò lo sguardo.
«Può darsi che la mia vita sia stata più semplice così. Non sono sicura che, se avessi avuto quel bambino, la mia carriera sarebbe potuta proseguire. Però non puoi fingere che sia stata una cosa da niente. Il fatto che io ed Emiliano non avessimo in programma di avere figli e che ormai Emiliano non l'avrebbe mai potuto conoscere non significa che io volessi perderlo.»
«Te lo dico io cosa sarebbe successo: la tua carriera sarebbe finita subito dopo quella stagione, se non prima ancora del campionato stesso. Non avresti più trovato un ingaggio e non saresti mai diventata quello che sei ora. Abbiamo in mano una storia che potrebbe aiutarci ad avere il favore del pubblico e questo potrebbe essere il momento giusto per rivelarla.»
«No, non ci sarà mai un momento giusto, Chris» insisté Claudia. «Capisco che tu sia così insensibile da pensare che la mia sofferenza possa essere gettata in pasto al pubblico, ma non capisco cosa speri di guadagnarci. Penseranno che sono riuscita a superare delle avversità che avrebbero potuto fermarmi, forse... ma in pratica cosa ci verrebbe in mano? Niente. Non è con il favore del pubblico che si vincono titoli, ma lavorando come abbiamo lavorato finora in questo fine settimana. Non dobbiamo spianarci la strada per evitare che, se vinceremo il titolo, qualcuno ci accusi di non essercelo meritato. I tifosi dicono un sacco di cazzate. Non abbiamo il dovere di compiacerli. Non sanno niente di noi, di quello che facciamo, di quanto impegno e quanta determinazione serve per andare avanti, per non arrendersi mai. Dobbiamo essere noi stesse, non gli idoli di qualcuno. Tanto, alla fine, anche chi è pronto a idolatrare squadre o piloti, prima o poi finisce per voltare le spalle a chi, a parole, amava così tanto. Non possiamo essere marionette manovrate da un branco di idioti che hanno come hobby quello di giudicare ogni singola cosa noi facciamo o diciamo. Dobbiamo essere superiori a loro, come lo siamo sempre state.»
«E se dovessimo fallire?»
«Cosa intendi?»
«Intendo dire che, se non vinciamo il mondiale, li avremo tutti addosso. L'hai detto tu stessa, prima o poi ti voltano le spalle e in genere lo fanno alla prima difficoltà. Non possiamo permetterci una campagna mediatica contro di noi. Tu stessa non puoi permettertelo.»
«E raccontando che un tempo sono rimasta incinta e che ho avuto un aborto spontaneo dopo un incidente, finiremmo per tutelarci da questa possibilità, secondo te?»
«Sarebbe comunque qualche punto a tuo favore, quindi a favore nostro: le persone che vogliono figli penseranno che hai avuto una grande sfortuna, quelle che non ne vogliono che hai avuto una grande fortuna. Prenderanno, in un modo o nell'altro, a cuore la tua storia.»
«Prenderebbero» la corresse Claudia.
Christine aggrottò la fronte.
«Come dici?»
Claudia ribadì: «Prenderebbero, non prenderanno. Una volta che sarò morta potrai raccontare questa storia a chi vuoi, ma finché sarò ancora in vita non succederà.»
«Pensi davvero che nessuno la sappia?» ribatté Christine. «Di Francesco non ti ha mai sputtanata con la stampa, ma certe voci sono sempre girate.»
«So che Gigi Di Francesco era uno stronzo» chiarì Claudia. «So che gli piaceva tenere le persone assoggettate al suo potere. Con me c'è riuscito, anche se, di fatto, non ha mai ottenuto niente in cambio.»
«Non ti sei mai esposta. Anche tu eri convinta che Diaz fosse morto per colpa sua e della squadra, però non l'hai mai detto. Herrmann ne parlava esplicitamente e come lui anche altri.»
«Hai ragione, non mi sono mai esposta, ma Di Francesco non avrebbe avuto bisogno di ricorrere a ricatti o minacce. Ero convinta che fosse colpa loro, se Emiliano era morto, ma prove non ne avevo... e in realtà neanche il più misero indizio. Dovevo quantomeno concedergli il beneficio del dubbio e non potevo permettermi di affermare qualcosa senza sapere se fosse possibile, per lui, provare il contrario. Hai idea di che polverone si sarebbe sollevato, se fosse venuto fuori che Herrmann si sbagliava? Chiunque l'avesse appoggiato sarebbe stato ridicolizzato pubblicamente e, mentre Herrmann si poteva prendere il lusso di rischiare di essere ridicolizzato, io ero appena riuscita a guadagnarmi un po' di rispetto. Non sono contraria a espormi a un certo grado di rischio, ma deve essere un rischio ponderato. Appoggiare Herrmann senza avere la certezza matematica che avesse ragione sarebbe stata una follia.»
Christine la guardò negli occhi a lungo, restando in silenzio. Infine le domandò: «E adesso cosa pensi?»
Claudia alzò le spalle.
«Non ha importanza.»
«Eccome se ne ha» replicò Christine. «Va bene, sono passati secoli e ormai non si può più tornare indietro. La gente che lavorava nel team di Di Francesco non merita di essere tirata in mezzo, ma cosa ne pensi? Credi che Herrmann avesse ragione? Che fosse davvero colpa della Whisper, se Diaz era morto?»
Claudia asserì: «Sì, era colpa loro, e non si sono limitati a questo.»
«Cosa vuoi dire?»
«Voglio dire che anche quello che è successo a Herrmann e Harrison è quantomeno sospetto.»
«Patrick Herrmann correva per la Dynasty, al momento dell'incidente suo e di Keith Harrison» puntualizzò Christine. «Di Francesco non poteva farci niente.»
«Lo so, infatti ancora una volta ho preferito rimanere zitta» rispose Claudia. «Mi sono detta tante volte che erano soltanto mie fantasie e che facevo meglio a togliermele dalla testa. Però ne sono convinta, non erano solo miei viaggi mentali: non ho idea di come Di Francesco sia riuscito a far fuori Herrmann, ma sono certa che la morte di Herrmann rientrasse esattamente nelle sue intenzioni.»
«E Harrison?»
«Probabilmente anche la sua.»
«È assurdo» replicò Christine. «Sembra una di quelle teorie del complotto dei tifosi sui social network, quelli convinti che si possa pianificare interamente una gara a tavolino. Era impossibile farlo apposta, almeno questo è poco ma sicuro. Hai fatto bene a non accennare mai a queste ipotesi. Ti avrebbero distrutta, avrebbero detto che ti facevi delle fantasie assurde, magari qualcuno ne avrebbe approfittato per mettere in cattiva luce anche tutte le altre donne... perché purtroppo è così che funziona.»
Claudia lo sapeva bene, ma preferì non concentrarsi su quell'aspetto. Andò a cercare lo sguardo della sorella e rimase ferma sulla propria posizione: «Chris, lo so che era poco fattibile, per non dire che non lo era per niente, però stava succedendo qualcosa di strano, in quel periodo. Sia Herrmann sia Harrison hanno gareggiato in modo anomalo, nel gran premio precedente. Harrison ha reso meno del potenziale della vettura e ha inventato una scusa a proposito di qualche problema tecnico mai accertato. Herrmann, invece, ha commesso un errore del tutto inspiegabile. Mi sono rivista il video del suo testacoda, di recente. Me lo sono guardata un sacco di volte, chiedendomi come un pilota della sua esperienza abbia potuto sbagliare così.»
«Tutti commettiamo degli errori» azzardò Christine, «Anche dopo tanti anni di esperienza.»
«Se fosse stato solo quello, avrei accettato quella possibilità» precisò Claudia, «Il problema è che le cose inspiegabili si sono moltiplicate tantissimo, in quel periodo, quindi mi viene spontaneo vederci del marcio. Tutto quello che è successo in quei giorni, in linea teorica, poteva accadere. Il fatto che sia accaduto tutto di seguito, però, non mi sembra per niente normale. Credo davvero che Gigi Di Francesco avesse in mente di sbarazzarsi di Patrick Herrmann, in un modo o nell'altro, e anche di Keith Harrison, che iniziava a dargli contro. Di certo non può avere fatto tutto da solo. Resti tra noi, ma non sono sicura che, la notte, Veronica Young riesca a dormire sonni molto tranquilli. Dietro alla morte di Patrick e Keith deve esserci anche lei.»
******
Selena stava scorrendo la galleria del proprio smartphone, soffermandosi occasionalmente su alcune delle fotografie scattate quel giorno nel paddock, quando il cellulare iniziò a squillare. Non conosceva il numero da cui proveniva la telefonata. Per un attimo pensò si trattasse di pubblicità, ma era troppo tardi perché fosse un call center.
Decise di rispondere e, subito dopo, udì una voce maschile che, in un primo momento, non riuscì a identificare.
«Selena?»
«Sì, sono io.»
«Dove sei?»
«Chi parla? Perché dovrei dirle dove sono?»
Dall'altro capo del telefono, le sembrò di udire una mezza risata.
«Selena, sei sempre la stessa, non cambierai mai.»
«Chi parla?» ripeté Selena.
«Ti ho vista alla televisione» la informò la voce. «Ti hanno inquadrata per qualche istante in un servizio sulla Diamond Formula, al telegiornale. Ti ha vista anche tua madre.»
Quell'allusione mise fine a ogni dubbio.
«Cosa vuole, dottor Parker?»
«Non ce la fai proprio a darmi del tu e a chiamarmi per nome?»
«Non ci tengo» mise in chiaro Selena. «Cosa vuole?»
«Ti ho vista alla TV, te l'ho appena detto» ripeté il dottor Parker. «Voglio solo sapere cos'hai in mente, cosa ci facevi come ospite nel box della Dynasty Racing?»
«Mi faccia capire, mi ha telefonato solo per questo?»
«Mi sembra una ragione più che valida.»
«Beh, per me non lo è. La saluto, dottor Parker.»
Selena stava per riattaccare, ma il dottore riuscì a trattenerla.
«Aspetta un attimo. Lo sai, tua madre è molto sensibile, quando si tratta di certe cose...»
«Mi dispiace se ho urtato la sensibilità di mia madre» rispose Selena, con fermezza, «Ma non posso scegliere cosa fare e cosa non fare in base a quello che potrebbe pensare lei se lo sapesse.»
«Lo capisco. Vederti inquadrata come ospite nel box di quelli che considera come dei traditori, tuttavia, è stato molto duro per lei, c'è rimasta molto male. Non si spiega come tu possa avere accettato di avere a che fare con Veronica e Scott Young, nonostante la loro responsabilità nella morte di Patrick Herrmann.»
«Veronica e Scott Young non sono mai stati accusati di nulla da nessuno» puntualizzò Selena. «In ogni caso, non ero là per loro. Sono stata invitata da Edward Roberts, che era uno dei più cari amici di Patrick e, oltre a questo, è anche uno dei miei amici più cari. Per il resto, i coniugi Young non mi interessano.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire, anche se, da parte mia, ti consiglierei di tornartene a casa il prima possibile. Non vorrei che tua madre fosse sottoposta ad altre visioni di te nel box di quella scuderia.»
«Ho trentacinque anni e non ho bisogno che mia madre mi dica cosa devo o cosa non devo fare. Se glielo vuole riferire...»
Il dottor Parker la interruppe: «No, non lo farei mai. Alexandra è una donna molto infelice, lo sai. Non voglio fare niente che possa turbarla. Sapere che non fai nulla che possa esserle d'aiuto, mai, nemmeno per sbaglio, finirebbe per darle più fastidio di quanto vorrei.»
«Mi dispiace. Se mia madre ha questo genere di problemi, dovrebbe farsi curare. Glielo dica lei.»
«Gliel'ho detto centinaia di volte, ma Alexandra preferisce fare di testa propria.»
«Allora che non si lamenti e che non cerchi di controllare la mia vita.»
«Sei sempre la solita ragazzina egoista» borbottò il dottor Parker. «Peraltro ho fatto delle ricerche su di te, sui social network, e ho visto qualcosa che mi ha molto deluso sul tuo conto.»
«Mi sembra molto strano, a meno che non sia deluso dal fatto che non li utilizzo per postare qualunque cavolata mi passi per la testa o per condividere ogni aspetto della mia vita.»
«Non parlo dei tuoi profili, ho visto che li usi solo per questioni professionali, almeno quelli che portano il tuo nome. Non so se tu abbia altri canali privati e la cosa non mi riguarda.»
«Allora qual è il problema?»
«Ho visto delle foto. Eri in compagnia di un ragazzo biondo che lavora per la televisione, un reporter che segue la Diamond Formula.»
«Penso di avere capito a chi si riferisce.»
«È il tuo fidanzato?»
«Quello che c'è tra me e Oliver non la riguarda.»
«Giusto, Oliver, Oliver Fischer. Ho fatto ricerche anche su quel tizio e...»
Selena non lo lasciò finire.
«Ha deciso di passare al setaccio non solo quello che faccio io, ma anche quello che fanno le persone che mi stanno intorno, per caso?»
Il dottor Parker osservò: «Quel tizio è molto più giovane di te.»
«Oliver ha solo qualche anno in meno di me» lo corresse Selena, «Ma non vedo perché la cosa dovrebbe riguardarla. Sono io che decido chi frequentare.»
«Certo, se solo tu riuscissi a frequentare qualcuno che non desse problemi a tua madre...»
«Non mi risulta che mia madre conosca Oliver Fischer.»
«Ho dovuto metterla al corrente di chi è e di quello che fa» chiarì il dottor Parker. «Alexandra sa di che cosa si occupa il tuo amico e non è per niente soddisfatta che tu frequenti certe persone.»
«Non sento mia madre da talmente tanto tempo che ricordo a malapena quale sia la sua voce» gli ricordò Selena. «A quale titolo adesso si sta impicciando di quello che faccio?»
«Alexandra non lo farebbe mai, se tu non ti mescolassi a certa feccia» replicò il dottor Parker. «Quel Fischer sta scrivendo, oppure vuole scrivere, un libro su Patrick Herrmann. Non capisci che il tuo "grande amore" deve essere dimenticato, per il bene di Alexandra?»
«Oliver Fischer non ha il dovere di compiacere Alexandra» ribatté Selena. «Non sa nemmeno chi sia e le assicuro che, nel suo futuro libro, non si parlerà di mia madre, se non nel limite dello stretto necessario. Di fatto verrà menzionata una volta o due, ma non ci saranno approfondimenti su di lei.»
«Ciò mi fa molto piacere, ma non cambia le cose. Alexandra non intende certo leggere quel libro maledetto, se e quando uscirà, quindi finirà per avere comunque delle ripercussioni sul suo equilibrio. È vero che Oliver Fischer non ha alcun dovere nei suoi confronti, ma tu sei sua figlia e ne hai, anche se preferisci fare finta che non sia così. Non dovresti avere a che fare con persone che possano turbarla. Devi chiudere una volta per tutte con questo Oliver Fischer, quindi fammi il piacere di non vederlo più, o quantomeno di avere la decenza di incontrarlo soltanto di nascosto. Allo stesso modo ti chiedo di non permetterti più di farti vedere in un'area dedicata al team di Veronica e Scott Young.»
«Io, invece, le chiedo di non contattarmi più.»
«Mi dispiace, ma non posso accettare. Per me la serenità di Alexandra viene prima di tutto e farò di tutto per impedirle di farle del male. Anche fare qualcosa che possa fare del male a te.»
«Mi sta forse minacciando, dottor Parker?»
«Ti sto avvertendo, Selena. Tua madre ha sempre avuto fin troppa pazienza con te e ti ha messo tra le mani una fortuna, fregandosene di cosa pensasse tuo fratello. Quel ragazzo avrebbe avuto diritto alle tue stesse opportunità.»
«Se sta parlando di soldi» replicò Selena, «le ricordo che mio fratello non doveva essere tanto affezionato ai beni materiali, vista la vita che ha scelto. Non sono stata io a costringerlo a rifugiarsi in un monastero sperduto e a diventare frate. Ad ogni modo ho fatto numerose donazioni al convento in cui vive, nel corso degli anni, e...»
Il dottor Parker la fermò: «Tuo fratello non mi riguarda. Stavo solo facendo una mia considerazione, dettata dal fatto che non mi spiego come un ragazzo così giovane com'era ai tempi possa scegliere di fare una vita così triste e fatta di niente. Credo comunque che sia più opportuno occuparci di noi. Hai capito quello che ti ho detto, vero? Hai capito che non puoi continuare a fare quello che vuoi, come hai fatto durante tutti questi anni? Ti abbiamo lasciata libera di vivere la tua vita, finché l'hai fatto in modo discreto, ma non possiamo concederti tutto. Hai rovinato la vita di tua madre già una volta, non ti permetterò di rovinargliela una seconda solo perché non ti preoccupi di lei e dei suoi sentimenti.»
Selena stava per replicare, ma sentì bussare alla porta. Fu ben contenta di quel diversivo, quindi decise di congedare il dottor Parker.
«Mi dispiace, ma adesso devo andare. È stato un piacere parlare con lei. Saluti tanto mia madre.»
Prima che il dottore potesse replicare, Selena riattaccò. Guardò l'orario sul display del telefono: alla porta doveva esserci Oliver, lo aspettava. Andò ad aprire e fu molto soddisfatta di vederlo.
«Finalmente, meno male che sei qui! Avresti potuto arrivare anche un po' prima.»
Oliver ridacchiò.
«Noto con piacere che ormai vorresti avermi intorno a ogni ora del giorno e della notte.»
«Non ho detto niente di tutto ciò, in realtà» ribatté Selena. «Solo, ero al telefono e mi stavo annoiando a morte.»
«Chi era?»
«Il degno compagno di mia madre.»
«Il dottor Parker?»
«Esatto, proprio lui.»
«Cosa voleva da te?»
Selena alzò le spalle.
«Non lo so, non l'ho capito. Mia madre vorrebbe che me ne tornassi a Montecarlo nel bel mezzo del fine settimana, stando a quello che dice il dottor Parker, solo perché non sopporta che io stia vicina a Veronica e Scott Young. In più hanno visto delle mie foto insieme a te e secondo Parker mia madre non approva la nostra relazione.»
«Mi avevi dipinto tua madre come una donna che ci stava poco con la testa» obiettò Oliver. «Di solito le madri delle mie ex, se avevano la testa sulle spalle, non volevano che frequentassi le loro figlie. È molto strano che la signora Alexandra si comporti come loro.»
Selena rise.
«Pensavano davvero che tu fossi un tipo da evitare?»
«Certo. Le madri delle mie ex sarebbero andate molto d'accordo con il nostro caro amico portiere: tutte convinte che avessi dei cadaveri sepolti in cantina.»
«Non sono mai entrata nella tua cantina» ribatté Selena. «Magari i cadaveri ci sono davvero.»
«La mia cantina è molto lontana» replicò Oliver. «Cosa ne dici di dimenticarcela e di dimenticarci anche di tutto il resto? Possiamo andare a fare un giro. Si sta così bene fuori, stasera.»
Selena azzardò: «Credo si stia molto bene anche sotto le coperte, stasera.»
«Sì, certo, ma è ancora presto» rispose Oliver. «Ho voglia di prendere una boccata d'aria, prima, e di raccontarti anche un po' di sviluppi sul mio libro.»
«Non puoi raccontarmeli qui?»
«No, voglio stare il più lontano possibile dalle tentazioni.»
Oliver aveva ragione, fuori si stava bene, nonostante un po' di umidità. Mentre passeggiavano, raccontò a Selena le proprie decisioni relative alla struttura da dare al proprio libro.
«Finora avevo scritto soltanto pezzi un po' scollegati, senza sapere bene come ordinarli e da dove iniziare, ma negli ultimi giorni il mio lavoro ha iniziato a prendere forma sempre di più. Ti sono molto grato per quello che hai fatto per me.»
«Veramente non mi sembra di avere fatto molto di utile» ammise Selena. «È vero, ti ho confidato qualche aneddoto, ti ho detto un po' di cose su Patrick, ma mi sembrava che sapessi già tutto. A volte mi viene da pensare che, in qualche modo, i suoi ricordi stiano vivendo dentro di te.»
«Se non fosse totalmente impossibile, anche a me, di tanto in tanto, verrebbe quel sospetto» fu la risposta di Oliver.
Selena andò a cercare il suo sguardo, ma il giornalista abbassò gli occhi, come a nascondersi. Se solo non fosse stato davvero impossibile, come aveva detto lui stesso, le sarebbe venuto il dubbio che mentisse.
Poco dopo, senza rialzare la testa, Oliver ricominciò: «Non so se dipenda dal mio passato. Forse, non avendo i ricordi di una parte della mia vita, non ho le idee molto chiare su che cosa significhi ricordare il proprio passato.»
«Vuoi dire che, di conseguenza» azzardò Selena, «Ti sembra di avere i ricordi di Patrick perché certi momenti della tua vita passata ti sembrano vaghi tanto quanto quella degli altri?»
«Mhm... credo di sì, che sia qualcosa del genere.»
«Inoltre credo che tu conosca la vita di Patrick in modo abbastanza approfondito. Da questo potrebbe derivare la tua suggestione.»
«Già. In più ho altre cose in comune con Patrick Herrmann.»
«Del tipo?»
«Tipo il mio buon gusto in fatto di donne.»
«Veramente non sono sicura che Patrick avesse dei gusti così buoni, in quell'ambito» ribatté Selena. «Va bene, sono molto migliorati quando ha incontrato me, ma vogliamo parlare di com'era messo prima? Mia madre, Kathy Di Francesco...»
Oliver aggiunse: «Emma Dupont.»
«La tua collega mi sembra un po' meglio delle altre che ho appena citato» puntualizzò Selena.
«Sì, in un certo senso sì» convenne Oliver, «Ma avendo a che fare con lei, mi capita spesso di chiedermi di che sostanze avesse abusato Patrick quando si è preso una cotta per lei. Non lo dico per adularti, ma tra voi due c'è un abisso. Credo che tu abbia fatto tornare Patrick Herrmann con i piedi per terra.»
«Non penso di essere stata davvero così speciale.»
«Io, invece, penso che ti considerasse tale.»
«Può darsi, ma non lo ero» insisté Selena. «Se ripenso a quella che ero a quei tempi, non vedo la migliore Selena Bernard di sempre. Penso che Patrick mi avesse almeno un po' idealizzata.»
«Sono d'accordo» confermò Oliver. «Patrick ti ha idealizzata e tu hai deciso di diventare quella che credeva che tu fossi. Ci sei riuscita.»
Erano soli, finalmente soli, ma Alexandra sapeva di non potere perdere tempo a cercare di convincere Patrick che erano anime gemelle. Era ormai troppo tardi, alla fine aveva dovuto arrendersi, anche se era certa che prima o poi Patrick si sarebbe pentito di essersi innamorato di una ragazza inutile e insulsa come Selena.
«Non spaventarti» lo pregò. «Se sono venuta da te, è per parlare di una questione abbastanza importante.»
Patrick abbassò lo sguardo.
«Conosco le tue questioni importanti.»
«No, davvero, non vale la pena insistere.» Alexandra non aveva l'abitudine di mostrarsi così arrendevole, di solito, e iniziava a chiedersi se il problema fosse stato quello. Essere troppo sicura di sé doveva avere rovinato la sua relazione con Patrick. «Tra pochi giorni il mondiale finirà e...»
Patrick la interruppe: «So che dopo dovremo occuparci della nostra relazione professionale, ma ti prego, appunto, di rimandare tutto a quando il campionato sarà finito.»
«Per favore, Patrick, quello che devo dirti è importante» insisté Alexandra. «Sediamoci. Non possiamo restare tutto il tempo qui davanti alla porta.»
«Sarà una cosa lunga?»
«Ci metteremo il tempo che serve.»
Seduta accanto a lui, pochi istanti più tardi, Alexandra si chiese per un attimo se la decisione che aveva preso fosse sbagliata, ma realizzò che non lo era. Non aveva senso inseguire l'impossibile, né cercare di cambiare la situazione a tutti i costi.
Cercò di non mettere Patrick a disagio, di mostrargli che non intendeva attirarlo nelle solite trappole.
«Cos'è successo a Imola?» gli domandò.
«Mhm...» borbottò Patrick. «Non è successo niente.»
«Non mentire» lo supplicò Alexandra. «Stava andando tutto bene, eppure, da un momento all'altro, sei finito in testacoda, rovinando tutto.»
Patrick annuì.
«Ho perso il posteriore della macchina.»
«Non è da te.»
«Lo so. Infatti penso di essere stato un cretino.»
«Stai mentendo.»
«No, non sto mentendo. È andata così. Mi sento davvero un cretino.»
Alexandra fece un sospiro.
«Non prendermi in giro, Pat. Ti conosco, so che non avresti mai commesso un errore così stupido.»
«A volte anche i migliori sbagliano» ribatté Patrick. «Io non faccio eccezione, sempre ammesso che si possa considerarmi uno dei migliori.»
«Questo puoi raccontarlo a Veronica Vincent» replicò Alexandra, con freddezza.
«Veronica Young. Preferisce farsi chiamare con il cognome del marito.»
Alexandra ignorò quell'aspetto: non le importava.
«Puoi prendere in giro la team principal o il titolare della Dynasty, ma di certo non puoi prendere in giro me. L'hai fatto apposta, vero?»
«No.»
«Patrick, dimmi come stanno le cose. Siamo dalla stessa parte.»
«Lo so che siamo dalla stessa parte, ma non posso raccontarti un'altra verità: ce n'è una sola.»
«Va bene, allora non raccontarmi altre verità» concluse Alexandra. «Ci provo io a raccontarti come sono andate le cose. Mentre io sono riuscita ad accordarmi con i Di Francesco per fare in modo che il mondiale venga assegnato a te - cosa che Veronica Vincent non sarebbe stata certo in grado di fare, senza il mio intervento - tu hai deciso di fare di testa tua, di dimostrarci che non hai bisogno del nostro aiuto. Sei disposto a rischiare di perdere, pur di non accettare l'idea che devi il tuo successo a me.»
«Sei fuori strada, Alex» replicò Patrick. «Lo sai, ti sono immensamente grato per quello che hai fatto per me. Senza il tuo aiuto non sarei mai riuscito a disputare questa stagione, né a lottare per il mondiale. Però il clima che si è venuto a creare dopo il vostro "accordo" mi ha mandato in crisi. Non ho bisogno di questi sotterfugi per dimostrare chi sono e che posso vincere il titolo.»
«Non vincerai mai quel titolo. Keith Harrison cercherà di fare di tutto per impedirtelo, adesso che può.»
«È giusto così.»
«No, Patrick, non è giusto così. Ci sono degli accordi ben precisi tra noi e Gigi Di Francesco. Non possiamo venire meno ai nostri impegni.»
«Io non ho preso impegni» dichiarò Patrick, con fermezza. «Non so per chi mi hai preso, ma una convinzione l'ho sempre avuta: le gare e i mondiali non si comprano e non si vendono.»
«Vincere il titolo per te viene prima di tutto, non hai fatto altro che ripeterlo, in questi ultimi mesi.»
«Vincere il titolo viene prima di tutto, è vero, ma devo essere io a conquistare il titolo. Non voglio che me lo offrano su un piatto d'argento per costringermi a tenere la bocca chiusa.»
«Ormai hai detto tutto quello che dovevi dire» gli ricordò Alexandra. «Cos'altro c'è di cui non si è ancora parlato?»
«Hai ragione, credo di avere detto tutto quello che sapevo o quello che sospettavo» convenne Patrick, «Ma per me non è finita. Hai idea di cosa significhi, per me, la morte di Diaz?»
«So che per te non è stato facile, ma dobbiamo vincere questo mondiale. Quindi, se il tuo problema è solo il "clima", cerca di farti passare la tua crisi interiore e di non fare cazzate anche stavolta. Tra pochi giorni si decide tutto.»
Patrick scosse la testa.
«No, non è vero, non si decide tutto. Si decide un mondiale, mentre rimangono ancora tante cose da decidere. Ti prego, Alex, dì a Di Francesco che non se ne fa più niente. Mi prendo io la responsabilità di tutto con Veronica e Scott Young. Anche loro non erano molto soddisfatti, si sono ritrovati trascinati con la forza in questo casino...»
Alexandra lo interruppe: «Tu sei pazzo. Hai sempre calpestato tutti, fregandone di cosa fosse etico e di cosa non lo fosse, e adesso ti fai tutti questi scrupoli...»
«No, non è vero, non ho mai calpestato nessuno» si difese Patrick. «È vero, molte volte mi sono comportato da stronzo, sia dentro sia fuori dalla pista, ma ho sempre cercato di non spingermi troppo oltre.»
«Non dipingerti come un santo. Non lo sei.»
«Non aspiro a diventarlo né spacciarmi per tale, ma quello che mi stai chiedendo è troppo. Come puoi pretendere di prendere accordi con Gigi Di Francesco? Sai benissimo che cosa penso di lui.»
«E tu sai altrettanto bene che cosa pensa lui di te» puntualizzò Alexandra. «Credi che abbia preso questa decisione a cuore leggero? Sa che vuoi distruggerlo e ha deciso di proporti uno scambio equo, per il bene di tutti.»
«Io non voglio distruggere nessuno» replicò Patrick. «Anzi, sono sicuro che questo fantomatico accordo abbia una logica ben precisa, con cui alla fine Di Francesco intende fregarmi.»
«Non vedere complotti dove non ce ne sono.»
«Voi vi accordate a proposito di chi deve vincere il mondiale e vieni anche a dirmi che non ci sono complotti...»
Alexandra sbuffò.
«Per favore, Pat, non ingigantire le cose. Di Francesco non vuole fare niente contro di te. Gli basta che tu stia zitto. Sa di non potere influenzare in alcun modo il resto della sua carriera. Se avesse voluto, avrebbe fatto in modo che Veronica e Scott Young ti mettessero alla porta.»
«Ti ricordo che potrebbe ancora accadere, dato che per ora non ho un contratto per la prossima stagione.»
«Presto l'avrai.»
«Forse, ma non parliamone adesso, ti prego. Te l'ho già detto, prima voglio che questo mondiale finisca.»
«A proposito della fine di questo mondiale, quello che dovevo dirti te l'ho già detto» mise in chiaro Alexandra. «Puoi pensarla come ti pare sul presunto "complotto", ma alla fine farai quello che dico io. Sono stata chiara?»
Patrick si girò a guardarla.
«Che cosa ci guadagno?»
«Non hai bisogno di guadagnarci qualcosa.»
«Sì, invece» replicò Patrick. «Non so se avrò un volante per il prossimo mondiale, non so se sarai ancora la mia impresaria... non so niente. Non ho più molte ragioni per fare quello che dici tu.»
Alexandra rise.
«Pensi che non sappia che sei innamorato di Selena?»
Patrick sussultò.
«Cos'hai detto?»
Alexandra ripeté: «Ho detto che so che sei innamorato di mia figlia. Va bene, lo accetto, anche se avresti potuto scegliere di meglio.»
Patrick obiettò: «Non voglio parlare della mia vita privata con te.»
«Sono pur sempre la madre della tua nuova ragazza» insisté Alexandra. «Non ti conviene metterti contro di me. Sai benissimo che so influenzare le persone. Sono certa che, se pregassi Selena di chiudere con te una volta per tutte, in un primo momento cercherebbe di opporsi, poi, però, si renderebbe conto che ho ragione. Hai tanto scheletri nell'armadio, Patrick, e Selena è una ragazza giovane e innocente. Non sono così sicura che sia disposta a passare sopra a tutto, specie se le raccontassi di quello che c'è stato tra noi.»
«Se non ho capito male» dedusse Patrick, «Mi stai chiedendo di fare quello che mi ordinate tu, Di Francesco e non so chi altro, altrimenti cercherai di mettermi i bastoni tra le ruote con lei.»
«Esatto.»
«Sai una cosa, Alex?»
«Dimmi, ti ascolto.»
«Non riesco a spiegarmi come una ragazza come Selena possa essere tua figlia. Non ti somiglia per niente, per fortuna. Deve essere questa la ragione per cui mi sono innamorato di lei.»
Era un'ammissione, finalmente. In un altro momento Alexandra gli avrebbe sputato addosso tutto il proprio disprezzo, ma sapeva di non poterlo fare.
"È troppo tardi" si ripeté, per convincersene sempre di più.
Era giusto mettere al corrente anche lui della propria rinuncia, perciò lo informò: «Il fatto che tu stia insieme a mia figlia non mi fa piacere, questo l'avrai capito, ma voglio che tu sappia che, se rispetterai i nostri accordi, non farò niente per allontanarti da lei. È vero, c'è stato un momento in cui ho creduto in noi, ma mi sono fatta troppe illusioni. Mi piaceva l'idea di non essere più sola, quindi sono entrata in fissa con te.»
«Mi stai dicendo, quindi, che non ero io che ti interessavo così tanto, ma la possibilità di avere una relazione duratura dopo tanti anni da single?»
«Esatto.»
«Spero che tu possa trovare quello che desideri, Alex. Vorrei però che fosse chiaro che quella relazione duratura che vuoi non potrai averla con me.»
Alexandra annuì.
«Lo so, volevo solo che ci parlassimo chiaro una volta per tutte. Ad ogni modo non preoccuparti: le relazioni stabili spesso sono fonte di problemi. Dopotutto non è così male dovere rendere conto solo a sé stessi della propria vita. Anzi, mi dispiace un po' che tu abbia optato per intraprendere una strada che non ti appartiene.»
«Anch'io ho sempre pensato di non essere fatto per le relazioni serie» precisò Patrick. «Quello che mi sta succedendo adesso, tuttavia, mi ha aperto gli occhi. A volte non sappiamo cosa vogliamo davvero.»
«E ora lo sai, cosa vuoi?»
«Dire che lo so forse è avventato, ma una cosa è certa: voglio scoprirlo. Voglio scoprire se la mia nuova strada è proprio quella che fa per me.»
«Se fossi una madre con la testa sulle spalle, a questo punto dovrei minacciarti di castrarti se tu osassi fare soffire mia figlia, o qualcosa del genere.»
Patrick capì il messaggio sottinteso e la istigò: «Invece...?»
«Invece ammetto che non me ne frega molto dei sentimenti di Selena» disse Alexandra, con schiettezza. «Ciascuno è responsabile delle proprie azioni. Quando Selena ha deciso di mettersi insieme a te sapeva quello che faceva. Solo, c'è una cosa che devi sapere.»
«Qualcosa che vuoi dirmi per spaventarmi?»
«Non proprio, ma è giusto che tu sappia che a Selena non importa niente del motorsport. Quindi, anche se e quando vincerai il tuo terzo mondiale, tu per lei rimarrai soltanto un uomo come tutti gli altri. Non sta con te perché sei una celebrità o perché sei il suo idolo.»
Patrick ridacchiò.
«Non mi interessa essere il suo idolo, Alex. Anzi, sono ben felice di non esserlo. Non sopporto l'idolatria, lo sai. Voglio essere considerato per quello che sono.»
«Ovvero uno stronzo?»
«Anche. Non ho mai mentito a Selena su chi sono veramente. Sa che ho fatto cose di cui non vado esattamente fiero e che la mia vita sentimentale è stata un casino. Però mi accetta per quello che sono. Per me è tutto quello che conta.»
«Allora sai cosa devi fare, se non vuoi che tutto finisca bruscamente» gli rammentò Alexandra. «Levati dalla testa Emiliano Diaz e non opporti a chi cerca di farti vincere il titolo.»
******
«Ehi, Selena!»
Una voce, alle sue spalle, la convinse a girarsi. Aveva riconosciuto la persona che aveva parlato e, nonostante la situazione, non provò alcun imbarazzo.
«Ciao Claudia, è un piacere vederti.»
La Strauss ridacchiò.
«Vorrei potere dire la stessa cosa, ma non ne sono del tutto certa. Immagino che tu sia qui al seguito del tuo caro amico Edward Roberts.»
Selena annuì.
«Immagini bene.»
«Guarda che potrei considerarlo un tradimento» scherzò Claudia. «Pensavo tu fossi la nostra tifosa numero uno.»
«Sono certa che tu e tua sorella abbiate dei tifosi molto più affezionati di me, anche se sono destinati a rimanere nell'ombra» ammise Selena. «A parte gli scherzi, Edward è un amico. Mi ha invitata e ho accettato l'invito, ora che posso organizzarmi io come voglio per il mio lavoro.»
«Guarda che stavo scherzando» puntualizzò Claudia. «So che tu e Roberts siete amici e che, di conseguenza, non posso pretendere di averti in esclusiva. Solo, temo che, se tifi segretamente per lui, potresti rimanere molto delusa in termini di risultati. O almeno lo spero.»
Selena rise.
«Va bene, credo sia arrivato il momento di dire le cose come stanno. Non mi interessa chi vincerà, alla fine. Edward è uno dei miei più cari amici, ma non posso negare di essere molto affezionata anche a te e a tua sorella. Siete sempre state così gentili con me, tu soprattutto... A volte mi chiedo come facessi a non considerarmi solo una ragazzina rompiscatole.»
Claudia abbassò lo sguardo.
«Non sei mai stata una ragazzina rompiscatole. Anzi, a volte avrei tanto desiderato essere come te.»
«Sul serio?» si sorprese Selena. «Eppure credo che la tua vita sia stata più movimentata della mia.»
Claudia alzò gli occhi al cielo.
«A volte la felicità sta nelle piccole cose. O in qualcosa di immenso, ma difficile da quantificare perché non c'è più.»
******
Non accadeva tanto spesso, ma talvolta Claudia era in grado di accogliere la sorella Christine con un radioso sorriso, dopo la fine delle qualifiche. In occasioni veramente speciali, come quel giorno, il sorriso diveniva perenne: non solo Christine aveva ottenuto la pole position per la sprint race, ma aveva messo un gap abissale tra sé e il suo avversario più vicino, Edward Roberts. Certo, la sessione cronometrata non attribuiva punteggio, quindi era poco più di un semplice inizio, ma la situazione stava andando a delinearsi a favore del team Albatros, nonostante prima del fine settimana nessuno, in squadra, avesse la presunzione di potere dominare.
Claudia si era già complimentata con Christine subito dopo il termine della sessione e, di solito, alla fine di una giornata di lavoro, accantonavano per un attimo quello che succedeva in pista, ma in certi casi era doveroso ribadire quanto già detto in precedenza.
«Hai fatto una qualifica mostruosa, Chris, sembrava che avessi un peperoncino piccante infilato su per il culo.»
«Non avevo peperoncini piccati nel culo» la rassicurò Christine, non particolarmente divertita dalla sua battuta. «Diciamo che è andata bene e che, con un po' di fortuna, magari andrà così bene anche domani.»
«Beh, il vantaggio nei confronti di Roberts è innegabile.»
«Sarà anche innegabile, ma era solo una qualifica. Ho fatto un giro perfetto, Edward no. Questo, tuttavia, non significa che non possa fare una gara perfetta domani. Il gap di oggi non significa niente. Sarà comunque accanto a me in griglia e sono certa che ce l'avrò attaccato al retrotreno fino alla bandiera a scacchi.»
«L'importante è che stia dietro.»
«Sì, ma averlo un po' più lontano renderebbe le cose più facili, lo sai anche tu.»
Claudia annuì.
«Sì, sarà dura, sono la prima ad ammetterlo, ma stiamo lavorando bene. In questa stagione stai guidando come...»
Si interruppe, non sapendo esattamente con quali parole completare la frase.
Christine azzardò: «Come te?»
Claudia scosse la testa.
«No, non volevo dire questo.»
«Risparmiati la commedia, è proprio questo che volevi dire» replicò Christine, con freddezza. «Se pensavi che io non fossi in grado, perché hai deciso di ritirarti? Avresti potuto continuare, per dimostrare che tra le due Strauss ce n'è solo una veloce e competitiva.»
«Non ho detto questo» ribadì Claudia. «Ho solo l'impressione che questa sia stata, finora, la tua migliore stagione di sempre. Vorrei che ti confermassi su questo trend.»
«Per vincere il titolo o per non farti fare figure di merda?»
Claudia sbuffò.
«Stai facendo polemica per niente, Chris.»
«No, non sto facendo polemica per niente» ribatté Christine. «Non c'è problema, per me, se mi ritieni inferiore a te o non all'altezza. Vorrei solo che, per una volta, avessi il coraggio di dire quello che pensi. Hai sempre recitato una parte, hai sempre finto di pensare che io e te fossimo allo stesso livello. Non lo siamo mai state, fin dal giorno in cui tutti mi hanno scambiata per te, a parte tu stessa, che avresti saputo riconosceri lontano un miglio.»
«Ovvio che sapevo di non essere io.»
«Hai capito cosa intendo.»
«Quella è una storia vecchia, Chris» le ricordò Claudia. «Sono passati tanti anni. Forse, al giorno d'oggi, io te e il team principal di allora ci comporteremmo tutti in modo diverso.»
«Oggi racconteresti a tutti cosa successe a causa di quel cappottamento nelle prove libere? Racconteresti che...»
Claudia interruppe Christine.
«Basta, ti prego, smettila. Ti ricordi, vero, quanto tempo è passato?»
«Sì, me lo ricordo, e ricordo il tuo terrore di fronte alla prospettiva che qualcuno scoprisse la verità. Pur di mantenere il riserbo più totale eri disposta a chiedermi di prendere il tuo posto, anche se non ero competitiva abbastanza per essere considerata alla tua altezza.»
«Non sono stata io ad avere l'idea» replicò Claudia. «Sono stata costretta anch'io ad accettare. Sarebbe stato molto meno pericoloso, alla fine, inventare un infortunio e usare quello come scusa per la mia assenza.»
«Tanto qualche simpaticone ti avrebbe comunque chiesto se avevi deciso di non gareggiare perché eri incinta.»
«Avrei detto di no. Tecnicamente sarebbe stata la verità.»
«Perché non l'hai mai raccontato nemmeno dopo?»
Claudia strabuzzò gli occhi.
«Che avevi disputato un gran premio al posto mio? Ti rendi conto che avremmo potuto essere radiate entrambe dalla Diamond Formula e che il team avrebbe potuto subire delle conseguenze?»
«No, non mi riferivo a questo» rispose Christine. «Potresti raccontare della tua gravidanza, ormai. Anzi, potresti addirittura raccontare di averla tenuta nascosta alla squadra, finché ti è stato possibile, e di avere avuto un aborto dopo quel cappottamento. Faresti la parte dell'eroina badass e al giorno d'oggi il pubblico vuole soggetti di questo tipo. Magari potresti addirittura raccontare di non avere avuto dubbi, quando si è trattato di scendere in pista per gareggiare, inventare che i medici volevano fermarti, ma che tu ti sei imposta e hai scelto di scendere in pista lo stesso...»
«Tu sei pazza» replicò Claudia, scuotendo la testa. «Non racconterei mai questa storia solo per rendermi più interessante agli occhi del pubblico.»
Christine la guardò con aria di sfida.
«Dovresti.»
Claudia cercò di non perdere la calma.
«Ho scelto espressamente di non farlo, perché avevo le mie buone ragioni.»
«Cosa pensi che succederebbe, adesso, se qualcuno facesse due più due e sospettasse che quel bambino era figlio di Emiliano?» obiettò Christine. «Ormai Gigi Di Francesco è morto. Era quello stronzo che ti spaventava, no? Era Di Francesco che in effetti sospettava davvero che io avessi preso parte al resto del weekend al tuo posto.»
«Potrebbe averne parlato con qualcuno, prima di morire» puntualizzò Claudia. «Certe vecchie storie è meglio dimenticarle, tanto più che non ci sono ragioni per espormi.»
Christine doveva essere convinta del contrario, dal tono in cui affermò: «Potremmo guadagnarci tutti.»
Claudia le scoccò un'occhiata di fuoco.
«Aspetta... tu vorresti che io raccontassi di quando ho perso il bambino, perché così sembreremmo più interessanti entrambe?!»
«Tu, io, la squadra...» azzardò Christine. «In fondo anche gli altri vanno avanti con questi sotterfugi. Edward Roberts, per far parlare di sé, ha portato con sé Selena Bernard, che due gran premi fa era ospite nel nostro box.»
«Stai mettendo quello che è successo a me sullo stesso piano della presenza di Selena?»
«No, ovvio che non sono fatti da mettere sullo stesso piano, però ormai sono passati tanti anni. Non riesco proprio a immaginarti con un figlio adolescente. Alla fine è andata meglio così, non trovi?»
Claudia abbassò lo sguardo.
«Può darsi che la mia vita sia stata più semplice così. Non sono sicura che, se avessi avuto quel bambino, la mia carriera sarebbe potuta proseguire. Però non puoi fingere che sia stata una cosa da niente. Il fatto che io ed Emiliano non avessimo in programma di avere figli e che ormai Emiliano non l'avrebbe mai potuto conoscere non significa che io volessi perderlo.»
«Te lo dico io cosa sarebbe successo: la tua carriera sarebbe finita subito dopo quella stagione, se non prima ancora del campionato stesso. Non avresti più trovato un ingaggio e non saresti mai diventata quello che sei ora. Abbiamo in mano una storia che potrebbe aiutarci ad avere il favore del pubblico e questo potrebbe essere il momento giusto per rivelarla.»
«No, non ci sarà mai un momento giusto, Chris» insisté Claudia. «Capisco che tu sia così insensibile da pensare che la mia sofferenza possa essere gettata in pasto al pubblico, ma non capisco cosa speri di guadagnarci. Penseranno che sono riuscita a superare delle avversità che avrebbero potuto fermarmi, forse... ma in pratica cosa ci verrebbe in mano? Niente. Non è con il favore del pubblico che si vincono titoli, ma lavorando come abbiamo lavorato finora in questo fine settimana. Non dobbiamo spianarci la strada per evitare che, se vinceremo il titolo, qualcuno ci accusi di non essercelo meritato. I tifosi dicono un sacco di cazzate. Non abbiamo il dovere di compiacerli. Non sanno niente di noi, di quello che facciamo, di quanto impegno e quanta determinazione serve per andare avanti, per non arrendersi mai. Dobbiamo essere noi stesse, non gli idoli di qualcuno. Tanto, alla fine, anche chi è pronto a idolatrare squadre o piloti, prima o poi finisce per voltare le spalle a chi, a parole, amava così tanto. Non possiamo essere marionette manovrate da un branco di idioti che hanno come hobby quello di giudicare ogni singola cosa noi facciamo o diciamo. Dobbiamo essere superiori a loro, come lo siamo sempre state.»
«E se dovessimo fallire?»
«Cosa intendi?»
«Intendo dire che, se non vinciamo il mondiale, li avremo tutti addosso. L'hai detto tu stessa, prima o poi ti voltano le spalle e in genere lo fanno alla prima difficoltà. Non possiamo permetterci una campagna mediatica contro di noi. Tu stessa non puoi permettertelo.»
«E raccontando che un tempo sono rimasta incinta e che ho avuto un aborto spontaneo dopo un incidente, finiremmo per tutelarci da questa possibilità, secondo te?»
«Sarebbe comunque qualche punto a tuo favore, quindi a favore nostro: le persone che vogliono figli penseranno che hai avuto una grande sfortuna, quelle che non ne vogliono che hai avuto una grande fortuna. Prenderanno, in un modo o nell'altro, a cuore la tua storia.»
«Prenderebbero» la corresse Claudia.
Christine aggrottò la fronte.
«Come dici?»
Claudia ribadì: «Prenderebbero, non prenderanno. Una volta che sarò morta potrai raccontare questa storia a chi vuoi, ma finché sarò ancora in vita non succederà.»
«Pensi davvero che nessuno la sappia?» ribatté Christine. «Di Francesco non ti ha mai sputtanata con la stampa, ma certe voci sono sempre girate.»
«So che Gigi Di Francesco era uno stronzo» chiarì Claudia. «So che gli piaceva tenere le persone assoggettate al suo potere. Con me c'è riuscito, anche se, di fatto, non ha mai ottenuto niente in cambio.»
«Non ti sei mai esposta. Anche tu eri convinta che Diaz fosse morto per colpa sua e della squadra, però non l'hai mai detto. Herrmann ne parlava esplicitamente e come lui anche altri.»
«Hai ragione, non mi sono mai esposta, ma Di Francesco non avrebbe avuto bisogno di ricorrere a ricatti o minacce. Ero convinta che fosse colpa loro, se Emiliano era morto, ma prove non ne avevo... e in realtà neanche il più misero indizio. Dovevo quantomeno concedergli il beneficio del dubbio e non potevo permettermi di affermare qualcosa senza sapere se fosse possibile, per lui, provare il contrario. Hai idea di che polverone si sarebbe sollevato, se fosse venuto fuori che Herrmann si sbagliava? Chiunque l'avesse appoggiato sarebbe stato ridicolizzato pubblicamente e, mentre Herrmann si poteva prendere il lusso di rischiare di essere ridicolizzato, io ero appena riuscita a guadagnarmi un po' di rispetto. Non sono contraria a espormi a un certo grado di rischio, ma deve essere un rischio ponderato. Appoggiare Herrmann senza avere la certezza matematica che avesse ragione sarebbe stata una follia.»
Christine la guardò negli occhi a lungo, restando in silenzio. Infine le domandò: «E adesso cosa pensi?»
Claudia alzò le spalle.
«Non ha importanza.»
«Eccome se ne ha» replicò Christine. «Va bene, sono passati secoli e ormai non si può più tornare indietro. La gente che lavorava nel team di Di Francesco non merita di essere tirata in mezzo, ma cosa ne pensi? Credi che Herrmann avesse ragione? Che fosse davvero colpa della Whisper, se Diaz era morto?»
Claudia asserì: «Sì, era colpa loro, e non si sono limitati a questo.»
«Cosa vuoi dire?»
«Voglio dire che anche quello che è successo a Herrmann e Harrison è quantomeno sospetto.»
«Patrick Herrmann correva per la Dynasty, al momento dell'incidente suo e di Keith Harrison» puntualizzò Christine. «Di Francesco non poteva farci niente.»
«Lo so, infatti ancora una volta ho preferito rimanere zitta» rispose Claudia. «Mi sono detta tante volte che erano soltanto mie fantasie e che facevo meglio a togliermele dalla testa. Però ne sono convinta, non erano solo miei viaggi mentali: non ho idea di come Di Francesco sia riuscito a far fuori Herrmann, ma sono certa che la morte di Herrmann rientrasse esattamente nelle sue intenzioni.»
«E Harrison?»
«Probabilmente anche la sua.»
«È assurdo» replicò Christine. «Sembra una di quelle teorie del complotto dei tifosi sui social network, quelli convinti che si possa pianificare interamente una gara a tavolino. Era impossibile farlo apposta, almeno questo è poco ma sicuro. Hai fatto bene a non accennare mai a queste ipotesi. Ti avrebbero distrutta, avrebbero detto che ti facevi delle fantasie assurde, magari qualcuno ne avrebbe approfittato per mettere in cattiva luce anche tutte le altre donne... perché purtroppo è così che funziona.»
Claudia lo sapeva bene, ma preferì non concentrarsi su quell'aspetto. Andò a cercare lo sguardo della sorella e rimase ferma sulla propria posizione: «Chris, lo so che era poco fattibile, per non dire che non lo era per niente, però stava succedendo qualcosa di strano, in quel periodo. Sia Herrmann sia Harrison hanno gareggiato in modo anomalo, nel gran premio precedente. Harrison ha reso meno del potenziale della vettura e ha inventato una scusa a proposito di qualche problema tecnico mai accertato. Herrmann, invece, ha commesso un errore del tutto inspiegabile. Mi sono rivista il video del suo testacoda, di recente. Me lo sono guardata un sacco di volte, chiedendomi come un pilota della sua esperienza abbia potuto sbagliare così.»
«Tutti commettiamo degli errori» azzardò Christine, «Anche dopo tanti anni di esperienza.»
«Se fosse stato solo quello, avrei accettato quella possibilità» precisò Claudia, «Il problema è che le cose inspiegabili si sono moltiplicate tantissimo, in quel periodo, quindi mi viene spontaneo vederci del marcio. Tutto quello che è successo in quei giorni, in linea teorica, poteva accadere. Il fatto che sia accaduto tutto di seguito, però, non mi sembra per niente normale. Credo davvero che Gigi Di Francesco avesse in mente di sbarazzarsi di Patrick Herrmann, in un modo o nell'altro, e anche di Keith Harrison, che iniziava a dargli contro. Di certo non può avere fatto tutto da solo. Resti tra noi, ma non sono sicura che, la notte, Veronica Young riesca a dormire sonni molto tranquilli. Dietro alla morte di Patrick e Keith deve esserci anche lei.»
******
Selena stava scorrendo la galleria del proprio smartphone, soffermandosi occasionalmente su alcune delle fotografie scattate quel giorno nel paddock, quando il cellulare iniziò a squillare. Non conosceva il numero da cui proveniva la telefonata. Per un attimo pensò si trattasse di pubblicità, ma era troppo tardi perché fosse un call center.
Decise di rispondere e, subito dopo, udì una voce maschile che, in un primo momento, non riuscì a identificare.
«Selena?»
«Sì, sono io.»
«Dove sei?»
«Chi parla? Perché dovrei dirle dove sono?»
Dall'altro capo del telefono, le sembrò di udire una mezza risata.
«Selena, sei sempre la stessa, non cambierai mai.»
«Chi parla?» ripeté Selena.
«Ti ho vista alla televisione» la informò la voce. «Ti hanno inquadrata per qualche istante in un servizio sulla Diamond Formula, al telegiornale. Ti ha vista anche tua madre.»
Quell'allusione mise fine a ogni dubbio.
«Cosa vuole, dottor Parker?»
«Non ce la fai proprio a darmi del tu e a chiamarmi per nome?»
«Non ci tengo» mise in chiaro Selena. «Cosa vuole?»
«Ti ho vista alla TV, te l'ho appena detto» ripeté il dottor Parker. «Voglio solo sapere cos'hai in mente, cosa ci facevi come ospite nel box della Dynasty Racing?»
«Mi faccia capire, mi ha telefonato solo per questo?»
«Mi sembra una ragione più che valida.»
«Beh, per me non lo è. La saluto, dottor Parker.»
Selena stava per riattaccare, ma il dottore riuscì a trattenerla.
«Aspetta un attimo. Lo sai, tua madre è molto sensibile, quando si tratta di certe cose...»
«Mi dispiace se ho urtato la sensibilità di mia madre» rispose Selena, con fermezza, «Ma non posso scegliere cosa fare e cosa non fare in base a quello che potrebbe pensare lei se lo sapesse.»
«Lo capisco. Vederti inquadrata come ospite nel box di quelli che considera come dei traditori, tuttavia, è stato molto duro per lei, c'è rimasta molto male. Non si spiega come tu possa avere accettato di avere a che fare con Veronica e Scott Young, nonostante la loro responsabilità nella morte di Patrick Herrmann.»
«Veronica e Scott Young non sono mai stati accusati di nulla da nessuno» puntualizzò Selena. «In ogni caso, non ero là per loro. Sono stata invitata da Edward Roberts, che era uno dei più cari amici di Patrick e, oltre a questo, è anche uno dei miei amici più cari. Per il resto, i coniugi Young non mi interessano.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire, anche se, da parte mia, ti consiglierei di tornartene a casa il prima possibile. Non vorrei che tua madre fosse sottoposta ad altre visioni di te nel box di quella scuderia.»
«Ho trentacinque anni e non ho bisogno che mia madre mi dica cosa devo o cosa non devo fare. Se glielo vuole riferire...»
Il dottor Parker la interruppe: «No, non lo farei mai. Alexandra è una donna molto infelice, lo sai. Non voglio fare niente che possa turbarla. Sapere che non fai nulla che possa esserle d'aiuto, mai, nemmeno per sbaglio, finirebbe per darle più fastidio di quanto vorrei.»
«Mi dispiace. Se mia madre ha questo genere di problemi, dovrebbe farsi curare. Glielo dica lei.»
«Gliel'ho detto centinaia di volte, ma Alexandra preferisce fare di testa propria.»
«Allora che non si lamenti e che non cerchi di controllare la mia vita.»
«Sei sempre la solita ragazzina egoista» borbottò il dottor Parker. «Peraltro ho fatto delle ricerche su di te, sui social network, e ho visto qualcosa che mi ha molto deluso sul tuo conto.»
«Mi sembra molto strano, a meno che non sia deluso dal fatto che non li utilizzo per postare qualunque cavolata mi passi per la testa o per condividere ogni aspetto della mia vita.»
«Non parlo dei tuoi profili, ho visto che li usi solo per questioni professionali, almeno quelli che portano il tuo nome. Non so se tu abbia altri canali privati e la cosa non mi riguarda.»
«Allora qual è il problema?»
«Ho visto delle foto. Eri in compagnia di un ragazzo biondo che lavora per la televisione, un reporter che segue la Diamond Formula.»
«Penso di avere capito a chi si riferisce.»
«È il tuo fidanzato?»
«Quello che c'è tra me e Oliver non la riguarda.»
«Giusto, Oliver, Oliver Fischer. Ho fatto ricerche anche su quel tizio e...»
Selena non lo lasciò finire.
«Ha deciso di passare al setaccio non solo quello che faccio io, ma anche quello che fanno le persone che mi stanno intorno, per caso?»
Il dottor Parker osservò: «Quel tizio è molto più giovane di te.»
«Oliver ha solo qualche anno in meno di me» lo corresse Selena, «Ma non vedo perché la cosa dovrebbe riguardarla. Sono io che decido chi frequentare.»
«Certo, se solo tu riuscissi a frequentare qualcuno che non desse problemi a tua madre...»
«Non mi risulta che mia madre conosca Oliver Fischer.»
«Ho dovuto metterla al corrente di chi è e di quello che fa» chiarì il dottor Parker. «Alexandra sa di che cosa si occupa il tuo amico e non è per niente soddisfatta che tu frequenti certe persone.»
«Non sento mia madre da talmente tanto tempo che ricordo a malapena quale sia la sua voce» gli ricordò Selena. «A quale titolo adesso si sta impicciando di quello che faccio?»
«Alexandra non lo farebbe mai, se tu non ti mescolassi a certa feccia» replicò il dottor Parker. «Quel Fischer sta scrivendo, oppure vuole scrivere, un libro su Patrick Herrmann. Non capisci che il tuo "grande amore" deve essere dimenticato, per il bene di Alexandra?»
«Oliver Fischer non ha il dovere di compiacere Alexandra» ribatté Selena. «Non sa nemmeno chi sia e le assicuro che, nel suo futuro libro, non si parlerà di mia madre, se non nel limite dello stretto necessario. Di fatto verrà menzionata una volta o due, ma non ci saranno approfondimenti su di lei.»
«Ciò mi fa molto piacere, ma non cambia le cose. Alexandra non intende certo leggere quel libro maledetto, se e quando uscirà, quindi finirà per avere comunque delle ripercussioni sul suo equilibrio. È vero che Oliver Fischer non ha alcun dovere nei suoi confronti, ma tu sei sua figlia e ne hai, anche se preferisci fare finta che non sia così. Non dovresti avere a che fare con persone che possano turbarla. Devi chiudere una volta per tutte con questo Oliver Fischer, quindi fammi il piacere di non vederlo più, o quantomeno di avere la decenza di incontrarlo soltanto di nascosto. Allo stesso modo ti chiedo di non permetterti più di farti vedere in un'area dedicata al team di Veronica e Scott Young.»
«Io, invece, le chiedo di non contattarmi più.»
«Mi dispiace, ma non posso accettare. Per me la serenità di Alexandra viene prima di tutto e farò di tutto per impedirle di farle del male. Anche fare qualcosa che possa fare del male a te.»
«Mi sta forse minacciando, dottor Parker?»
«Ti sto avvertendo, Selena. Tua madre ha sempre avuto fin troppa pazienza con te e ti ha messo tra le mani una fortuna, fregandosene di cosa pensasse tuo fratello. Quel ragazzo avrebbe avuto diritto alle tue stesse opportunità.»
«Se sta parlando di soldi» replicò Selena, «le ricordo che mio fratello non doveva essere tanto affezionato ai beni materiali, vista la vita che ha scelto. Non sono stata io a costringerlo a rifugiarsi in un monastero sperduto e a diventare frate. Ad ogni modo ho fatto numerose donazioni al convento in cui vive, nel corso degli anni, e...»
Il dottor Parker la fermò: «Tuo fratello non mi riguarda. Stavo solo facendo una mia considerazione, dettata dal fatto che non mi spiego come un ragazzo così giovane com'era ai tempi possa scegliere di fare una vita così triste e fatta di niente. Credo comunque che sia più opportuno occuparci di noi. Hai capito quello che ti ho detto, vero? Hai capito che non puoi continuare a fare quello che vuoi, come hai fatto durante tutti questi anni? Ti abbiamo lasciata libera di vivere la tua vita, finché l'hai fatto in modo discreto, ma non possiamo concederti tutto. Hai rovinato la vita di tua madre già una volta, non ti permetterò di rovinargliela una seconda solo perché non ti preoccupi di lei e dei suoi sentimenti.»
Selena stava per replicare, ma sentì bussare alla porta. Fu ben contenta di quel diversivo, quindi decise di congedare il dottor Parker.
«Mi dispiace, ma adesso devo andare. È stato un piacere parlare con lei. Saluti tanto mia madre.»
Prima che il dottore potesse replicare, Selena riattaccò. Guardò l'orario sul display del telefono: alla porta doveva esserci Oliver, lo aspettava. Andò ad aprire e fu molto soddisfatta di vederlo.
«Finalmente, meno male che sei qui! Avresti potuto arrivare anche un po' prima.»
Oliver ridacchiò.
«Noto con piacere che ormai vorresti avermi intorno a ogni ora del giorno e della notte.»
«Non ho detto niente di tutto ciò, in realtà» ribatté Selena. «Solo, ero al telefono e mi stavo annoiando a morte.»
«Chi era?»
«Il degno compagno di mia madre.»
«Il dottor Parker?»
«Esatto, proprio lui.»
«Cosa voleva da te?»
Selena alzò le spalle.
«Non lo so, non l'ho capito. Mia madre vorrebbe che me ne tornassi a Montecarlo nel bel mezzo del fine settimana, stando a quello che dice il dottor Parker, solo perché non sopporta che io stia vicina a Veronica e Scott Young. In più hanno visto delle mie foto insieme a te e secondo Parker mia madre non approva la nostra relazione.»
«Mi avevi dipinto tua madre come una donna che ci stava poco con la testa» obiettò Oliver. «Di solito le madri delle mie ex, se avevano la testa sulle spalle, non volevano che frequentassi le loro figlie. È molto strano che la signora Alexandra si comporti come loro.»
Selena rise.
«Pensavano davvero che tu fossi un tipo da evitare?»
«Certo. Le madri delle mie ex sarebbero andate molto d'accordo con il nostro caro amico portiere: tutte convinte che avessi dei cadaveri sepolti in cantina.»
«Non sono mai entrata nella tua cantina» ribatté Selena. «Magari i cadaveri ci sono davvero.»
«La mia cantina è molto lontana» replicò Oliver. «Cosa ne dici di dimenticarcela e di dimenticarci anche di tutto il resto? Possiamo andare a fare un giro. Si sta così bene fuori, stasera.»
Selena azzardò: «Credo si stia molto bene anche sotto le coperte, stasera.»
«Sì, certo, ma è ancora presto» rispose Oliver. «Ho voglia di prendere una boccata d'aria, prima, e di raccontarti anche un po' di sviluppi sul mio libro.»
«Non puoi raccontarmeli qui?»
«No, voglio stare il più lontano possibile dalle tentazioni.»
Oliver aveva ragione, fuori si stava bene, nonostante un po' di umidità. Mentre passeggiavano, raccontò a Selena le proprie decisioni relative alla struttura da dare al proprio libro.
«Finora avevo scritto soltanto pezzi un po' scollegati, senza sapere bene come ordinarli e da dove iniziare, ma negli ultimi giorni il mio lavoro ha iniziato a prendere forma sempre di più. Ti sono molto grato per quello che hai fatto per me.»
«Veramente non mi sembra di avere fatto molto di utile» ammise Selena. «È vero, ti ho confidato qualche aneddoto, ti ho detto un po' di cose su Patrick, ma mi sembrava che sapessi già tutto. A volte mi viene da pensare che, in qualche modo, i suoi ricordi stiano vivendo dentro di te.»
«Se non fosse totalmente impossibile, anche a me, di tanto in tanto, verrebbe quel sospetto» fu la risposta di Oliver.
Selena andò a cercare il suo sguardo, ma il giornalista abbassò gli occhi, come a nascondersi. Se solo non fosse stato davvero impossibile, come aveva detto lui stesso, le sarebbe venuto il dubbio che mentisse.
Poco dopo, senza rialzare la testa, Oliver ricominciò: «Non so se dipenda dal mio passato. Forse, non avendo i ricordi di una parte della mia vita, non ho le idee molto chiare su che cosa significhi ricordare il proprio passato.»
«Vuoi dire che, di conseguenza» azzardò Selena, «Ti sembra di avere i ricordi di Patrick perché certi momenti della tua vita passata ti sembrano vaghi tanto quanto quella degli altri?»
«Mhm... credo di sì, che sia qualcosa del genere.»
«Inoltre credo che tu conosca la vita di Patrick in modo abbastanza approfondito. Da questo potrebbe derivare la tua suggestione.»
«Già. In più ho altre cose in comune con Patrick Herrmann.»
«Del tipo?»
«Tipo il mio buon gusto in fatto di donne.»
«Veramente non sono sicura che Patrick avesse dei gusti così buoni, in quell'ambito» ribatté Selena. «Va bene, sono molto migliorati quando ha incontrato me, ma vogliamo parlare di com'era messo prima? Mia madre, Kathy Di Francesco...»
Oliver aggiunse: «Emma Dupont.»
«La tua collega mi sembra un po' meglio delle altre che ho appena citato» puntualizzò Selena.
«Sì, in un certo senso sì» convenne Oliver, «Ma avendo a che fare con lei, mi capita spesso di chiedermi di che sostanze avesse abusato Patrick quando si è preso una cotta per lei. Non lo dico per adularti, ma tra voi due c'è un abisso. Credo che tu abbia fatto tornare Patrick Herrmann con i piedi per terra.»
«Non penso di essere stata davvero così speciale.»
«Io, invece, penso che ti considerasse tale.»
«Può darsi, ma non lo ero» insisté Selena. «Se ripenso a quella che ero a quei tempi, non vedo la migliore Selena Bernard di sempre. Penso che Patrick mi avesse almeno un po' idealizzata.»
«Sono d'accordo» confermò Oliver. «Patrick ti ha idealizzata e tu hai deciso di diventare quella che credeva che tu fossi. Ci sei riuscita.»
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