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Fonte: @HaasF1Team (twitter) |
C'era una volta la Haas, che era nera, non era bella e non era stylish, ma i suoi piloti avevano un po' d'eleganza, con quelle tute sobrie. C'era la Haas, che non aveva una livrea brillante, che aveva sponsor del cavolo (Rich Energy, ricordate?) ma non aveva come main sponsor l'industria chimica del padre di uno dei suoi piloti, uno che il suo sponsor non fosse suo padre avrebbe probabilmente perso gli sponsor. E poi c'ero una volta io, che avevo vent'anni e odiavo Nico Rosberg e Kazuki Nakajima, compagni di squadra in Williams, perché pensavo che i figli d'arte fossero il male e rubassero il volante ad altri. A chi? Non lo so, non ne ho idea, ma avevo vent'anni e non mi rendevo conto che Rosberg e Nakajima erano solo due piloti come tanti. Si sono presi la loro rivincita su di me, ottenendo l'uno successi in Formula 1 arrivando a diventare campione del mondo, l'altro in endurance, vincitore plurimo a Le Mans e campione del mondo con i suoi compagni di squadra.
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Indumenti Haas o indumenti Lidl? |
Ma a quanto pare non doveva finire lì e ora la sua rivincita se l'è presa anche la realtà, con un suo scherzo beffardo. Se Mr Uralkali non avesse portato i big money, chissà, magari ora la line-up della Haas sarebbe Mick Schumacher/ Pietro Fittipaldi, l'unica line-up che vorrei vedere ora, perché un cognome famoso ti apre porte, ma non ti rende il male. Puoi essere una persona civile e composta, o che almeno si sforza di comportarsi pubblicamente come tale. Puoi avere delle opportunità che ad altri non sono state date, ma la nostalgia è un male con cui tutti conviviamo. Sì, è vero, a volte essere "figli di" è una scorciatoia, ma perché il problema dovrebbe essere necessariamente l'essere figli di un pilota famoso? Ed è così che, passati comunque tanti anni da quando mi indignavo per Rosberg (che meritava assolutamente quel volante in Williams e al quale porgo le mie scuse) e Nakajima (con il quale mi scuso ugualmente anche se in F1... lasciamo stare) la realtà mi è arrivata di nuovo addosso. Perché alla fine, se sei figlio di Michael Schumacher e sei un ragazzo in apparenza educato e dalle buone maniere, il tuo posto nel mondo te lo puoi meritare. Se fai casini ogni tre per due, ma tanto i big money di Uralkali ti parano il cu*o, il tuo posto... lasciamo stare.
Aggiungo una cosa: Mick Schumacher in tuta nera (indossata quando faceva il Friday Driver) aveva un livello di figaggine di gran lunga superiore a quella del 21enne medio con mento aguzzo. Mr Uralkali ci ha deprivato perfino di questa piccolissima gioia. Anche l'abbigliamento da indossare fuori pista non pare granché. Vista la nazionalità di Mickey, non mi stupirebbe se per completare l'opera mettesse anche i sandali con i calzini.
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