Carissimi lettori, mi sembra giunto il momento di partire per un lungo viaggio nel 1998, un mondiale che a primo impatto avrebbe potuto sembrare uno di quelli assegnati già a luglio, ma che nella realtà dei fatti 1) a posteriori non ci rendiamo conto che il pilota che poi ha vinto, al momento di iniziare la stagione aveva all'attivo una sola vittoria, 2) si è rivelato meno prevedibile di quanto poteva sembrare inizialmente. Quel mondiale iniziava nel weekend dell'8 marzo, esattamente 25 anni fa.
Sarà un viaggio piuttosto lungo e per oggi abbiamo in programma la prima tappa di questa carrellata di 1998. Direi che per prima cosa è opportuno rievocare i fatti che hanno messo fine alla stagione precedente: Jacques Villeneuve vs Michael Schumacher, devo davvero aggiungere altro? Forse che tra i due sembra non esserci mai stato un chiarimento per i fatti di Jerez de la Frontera. Si prospetta quindi una stagione scoppiettante.
O meglio, lo sarebbe se la McLaren non avesse tirato fuori la vettura più competitiva del lotto, con Mika Hakkinen e David Coulthard pronti a svettare su tutto e su tutti iniziando con un 1/2 in griglia. Schumacher è relegato a inseguire il terzo gradino del podio, mentre Villeneuve guida una Williams non più motorizzata Renault ma Mecachrome, che non ha più livrea Rothmans ma Winfield. Dal bianco-blu è passata al rosso caotico, il che non sarebbe neanche tanto grave, il punto è che il nuovo sponsor inizia per Win- e questo tendenzialmente non è di grande auspicio.
L'1/2 in griglia degli Hakoulthard non è prerogativa del GP d'Australia, ma si ripete anche in Brasile, con le Ferrari, le Williams e altri aspiranti comprimari nelle file immediatamente successive. In entrambe le occasioni per gli avversari della scuderia di Woking sembra esserci ben poco da fare, con la McLaren destinata a una facile doppietta, Hakkinen destinato a una facile vittoria e Coulthard a inseguirlo da vicino senza metterlo in difficoltà.
La realtà dei fatti non è così semplice, in McLaren tra gli Hakoulthard e Ron Dennis vige un accordo in base alla quale i piloti non devono lottare tra di loro in gara. Tuttavia chi ha il migliore spunto in partenza e si trova davanti all'altro, ha il diritto a mantenere la posizione senza essere attaccato, chiunque esso sia tra i due. In questo contesto si inserisce l'evento anomalo dell'Albert Park, l'ordine di scuderia destinato a ristabilire il presunto ordine naturale delle cose.
Tutto a posto al via, Hakkinen prende la testa della gara, Coulthard gli rimane dietro senza mai infastidirlo, mentre gli altri piloti non possono fare nulla per infastidirli, quei pochi piloti che rimangono in pista nonostante l'elevato attrition rate. Si inizia dalle Stewart, fuori entrambe al primo giro: Rubens Barrichello per un guasto, Jan Magnussen colto in un incidente con la Jordan di Ralf Schumacher e la Arrows di Toranosuke Takagi. Tra i big, tuttavia, esce di scena solo Michael Schumacher, nelle prime fasi e dal terzo posto, per un guasto al motore, lasciando la terza piazza al vecchio rivale Villeneuve.
La Williams fa podio con Heinz-Harald Frentzen uscito "vincente" dalla differenziazione delle strategie. Il campione in carica deve accontentarsi del quinto posto alle spalle della Ferrari di Eddie Irvine, mentre l'ultimo punto se lo aggiudica Johnny Herbert su Sauber. Sono tutti doppiati.
Cosa succede tra Hakkinen e Coulthard, vi chiederete. Tra di loro, di per sé, niente. Alla prima sosta tutto va bene, alla seconda Hakkinen rientra... e niente, non è il momento della seconda sosta. Percorre la pitlane e torna fuori, in seconda piazza adesso e abbondantemente alle spalle del compagno di scuderia. È rientrato perché l'hanno chiamato dai box, pare. Non è così, non gli hanno mai detto di rientrare.
Dopo la seconda sosta, quella vera, Coulthard è davanti a Hakkinen di svariati secondi e in casa McLaren sembra che le posizioni - quelle che dovevano essere consolidate fin dal via - siano state invertite da un errore del team. Da quel presupposto si decide per l'ordine di scuderia "anomalo": Coulthard rallenta e cede la leadership a Hakkinen.
La cosa non passa inosservata, ai tempi perfino gli organizzatori del GP d'Australia non sono soddisfatti dell'accaduto e la McLaren viene tacciata più o meno velatamente di avere manipolato il risultato della gara. Non accade nulla dal punto di vista del regolamento, quanto successo non è formalmente vietato, frattanto permane il mistero sulla chiamata fantasma.
Nel 2007 Ron Dennis affermerà che qualcuno da un altro team abbia intercettato la frequenza della radio della McLaren e ordinato a Hakkinen di rientrare, ma sussistono dubbi sulla credibilità di Ron Dennis nello specifico nel 2007. Forse non sapremo mai cosa sia accaduto e chi abbia ordinato a Hakkinen di rientrare. Resta tuttavia un dato di fatto che nel terribile schianto del 1995 il pilota finlandese abbia riportato danni permanenti all'udito, quindi una teoria esistente è che questo abbia innescato una mancata comprensione di ciò che gli veniva comunicato dai box.
In Brasile va tutto bene, gli Hakoulthard fanno doppietta senza controversie, con Coulthard che relegato in seconda posizione in qualifica e nelle prime battute altro non può fare che parare il fondoschiena a Hakkinen, dove "parare il fondoschiena" serve per abbellire la frase in quanto implica che qualcuno possa impensierire il duo McLaren.
Non è così: Frentzen è terzo a debita distanza davanti alle Ferrari e dopo il primo pitstop si ritrova dietro alle Ferrari. Le Benetton di Alex Wurz e Giancarlo Fisichella sono su una strategia a una sosta sola, in questo modo riescono a risalire. Hakkinen, Coulthard, Schumacher, Wurz, Frentzen, Fisichella, questa la zona punti, con Villeneuve relegato al settimo posto quindi a secco, così come Irvine ottavo.
Ancora una volta l'attrition rate è elevato, con Ralf Schumacher ad aprire le danze con un testacoda già alla partenza. Il suo compagno di squadra Damon Hill invece arriva in fondo, per poi essere squalificato a causa della vettura sottopeso. Oltre a Ralf, l'unico altro ritirato per incidente è Shinji Nakano: il pilota della Minardi finisce in testacoda dopo pochi giri. Per il resto è tutta questione di problemi al motore, al cambio o affini, eccetto Herbert che verso fine gara si ritira per indisposizione fisica dovuta a un infortunio riportato in una precedente sessione.
Il terzo gran premio della stagione si corre a Buenos Aires e vede Coulthard partire dalla pole position accanto a Michael Schumacher, dietro di loro i rispettivi compagni di squadra. Causa rischio pioggia, quasi tutti i team optano per una strategia prevista a una sola sosta, ma non la Ferrari.
Hakkinen supera Schumacher al via e si porta secondo, ma Michael ha la vettura più scarica e leggera e lo supera in breve tempo andando poi all'inseguimento di Coulthard. David, da parte sua, qualche giro più tardi commette una sbavatura e Schumacher si infila. Più o meno. I due si toccano, Coulthard finisce in testacoda, ma procedono entrambi, Schumacher in testa, Coulthard in bassa zona punti.
Il nuovo leader deve fermarsi due volte, Hakkinen sono una. Andando più leggero a carburante, comunque, riesce a girare più veloce di Hakkinen dopo la sosta del pilota McLaren e al momento del secondo pitstop gli esce davanti. Irvine frattanto è terzo, mentre dal cielo inizia a cadere qualche goccia. La gara, che ha già visto vari piloti (tra cui Ralf Schumacher, di nuovo incidentato) guidare in maniera caotica - Coulthard frattanto è stato protagonista di un incidente con Villeneuve che ha messo fine alla gara del canadese - vede molti di loro andare per prati e combinare casini.
Wurz supera Irvine approfittando di un problema tecnico sulla Ferrari, ma una successiva sbinnata mentre è nei pressi del doppiato Takagi gli fa perdere la terza piazza appena conquistata. Fisichella commette una sbavatura perdendo la sesta piazza a vantaggio di Coulthard che risale quindi alle spalle della Sauber di Jean Alesi. Schumacher mette le ruote sull'erba, ma ritrova la via dell'asfalto mantiene la leadership su Hakkinen, a sua volta vittima di un giro sullo sterrato.
Schumacher, Hakkinen, Irvine, Wurz, Alesi e Coulthard, sono questi i piloti che si aggiudicano la zona punti. Dopo due gran premi con dominio totale da parte della McLaren, adesso qualcosa sembra cambiato. Bisogna vedere cosa succederà di ritorno in Europa, dove si inizierà con il GP di San Marino.
A Imola, comunque, il sentore è che Buenos Aires sia stata una gara dal risultato anomalo: Coulthard ottiene la pole davanti a Hakkinen e i due iniziano a staccare i loro colleghi. Quando sulla vettura di Mika il cambio si rompe, è il solo David a proseguire, ma pur sempre di McLaren imprendibile si tratta. Michael Schumacher deve accontentarsi del secondo posto e anche ringraziare per il ritiro di Hakkinen.
Rallentato dalla Tyrrell del doppiato Ricardo Rosset, Villeneuve perde terreno quando avrebbe potuto giocarsi il terzo posto e non riesce a fare meglio che quarto, dietro a Irvine e davanti al compagno di squadra Frentzen. Alesi chiude ancora una volta sesto.
Hill viaggiava verso il settimo posto nella parte finale della gara, ma è costretto al ritiro per un guasto a pochi giri dalla fine, lasciando la posizione a Ralf Schumacherz stavolta in grado di evitare il caos. La gara, comunque, ha ancora una volta elevato attrition rate, momento più eclatante il ritiro simultaneo delle Benetton, Fisichella per incidente e Wurz per problemi al motore.
Per il momento ci fermiamo qui: Hakkinen 26, Coulthard 23, M.Schumacher 20, la classifica piloti è meno marcata di quanto potrebbe sembrare. Ce la farà Hakkinen ad allungare? O Schumacher a rimontare? E quale sarà il destino di Coulthard? Lo scopriremo nel prossimo appuntamento.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
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