domenica 30 gennaio 2022

Gli ultimi momenti della barba di Watson e l'ultimo gran premio della Lombardi // GP Austria 1976

Secondo la dura legge del motorsport esiste una categoria di gare definite non importanti e consiste in quelle gare a cui non prende parte la Ferrari. Oggi, però, credo sia doveroso parlare di una "gara non importante", per via di una polemica a cui ho partecipato di recente su Twitter, che di per sé non ha assolutamente nulla a che vedere con questa specifica gara, ma che vi si collega indirettamente per qualcosa di cui parleremo più avanti. Prima, però, credo sia doveroso dare un po' di contesto storico e soprattutto di spiegare cosa succeda nel corso della gara, se non avete niente in contrario. E se anche avete qualcosa in contrario pazienza...

Innanzi tutto siamo nel 1976 e in particolare al GP d'Austria. È la gara esattamente successiva a quella dell'incidente di Niki Lauda in Germania. Prima ancora erano accaduti alcuni eventi di cui si parla anche in "Rush", con una squalifica alla McLaren poi annullata. Mi pare di capire che, per protestare contro questo annullamento di squalifica, la Ferrari decida di non prendere parte alla gara. Specifico subito che non è questa la ragione per cui ho deciso di vederla, anzi, quando ho iniziato a vederla non mi ero nemmeno accorta dell'assenza delle Rosse. Ad ogni modo la McLaren se la passa bene, in quanto James Hunt scatta dalla pole position.

Scatta in testa, ma non è mai leader, nemmeno per un giro. Inizialmente assistiamo a un duello per la prima posizione tra John Watson (Penske) e Ronnie Peterson (March), con il pilota svedese che sembra uscirne vincente. Hunt al momento è terzo, ma il peggio deve ancora venire, dato che finisce per ritrovarsi addirittura quinto, alle spalle di Jody Scheckter (Tyrrell - quella a sei ruote) e Gunnar Nilsson (Lotus). Da parte sua anche Peterson, inizialmente in testa alla gara, inizia a passarsela non troppo bene. Scheckter supera tutti e si porta in testa, ma vi resta solo un giro, poi perde inesorabilmente alcune posizioni.

Non solo posizioni, in realtà, la vettura lo abbandona, esattamente come farà l'altra Tyrrell a sei ruote più tardi nei confronti di Patrick Depailler. Abbiamo quindi di nuovo Peterson in testa, ma non dura a lungo neanche lui, Watson lo supera e si porta di nuovo davanti a tutti, dove era stato per i primi due giri di gara. Peterson sembra avere problemi a conservare la seconda posizione, infatti Nilsson lo passa di lì a qualche giro. Ne perderà un altro paio e a succedergli virtualmente sul gradino del podio sarà una sagoma turchese piuttosto stylish e tamarra: è la Ligier di Jacques Laffite, che sembra piuttosto scatenato nella fase finale della gara.

Si porta infatti negli scarichi di Nilsson e ci rimane abbastanza a lungo. Poi fa quello che Poltronieri e Mazzoni definirebbero rompere gli indugi. Lo supera e si porta secondo, staccandolo non di poco. Si lancia anche all'inseguimento di Watson, ma ormai non c'è più molto da fare, il pilota irlandese sarà il primo a tagliare il traguardo per la prima volta in carriera. In precedenza, criticato dal suo team principal perché portava la barba folta, aveva scommesso che se la sarebbe rasata in occasione della sua prima vittoria in Formula 1, impegno che ha mantenuto, rimanendo sbarbato per tutti gli anni a venire

Anni peraltro in cui vincerà, con la McLaren, quattro altre gare partendo ogni volta sempre più indietro in griglia di quella precedente (5° in Gran Bretagna 1981, 10° in Belgio 1982, 17° negli Stati Uniti Est 1982, 23° negli Stati Uniti Ovest 1983). Rimanendo nel 1976, però, vince con Penske dando al team la sua ultima vittoria (sarà in seguito rilevato dall'ATS). Ad oggi è anche l'ultima vittoria in Formula 1 per un costruttore statunitense, ma sicuramente la Haas interromperà a breve questo digiuno di vittorie. *roll eyes* Laffite e Nilsson completano il podio e Hunt giunge in quarta posizione seguito a debita distanza da un mancato Presidente della Repubblica.


Specifico peraltro di avere visto questa gara il 28/01, in cui un parlamentare o rappresentante di una regione piuttosto estroso, nel corso della quinta(?) votazione ha votato Mario Andretti come Presidente della Repubblica. Voci di corridoio (Twitter) raccontano che su LA7 in studio da Mentana qualcuno abbia commentato la cosa con le parole "ma è morto". Quindi invito Marione a darsi un'abbondante grattata alle parti intime e poi basta, chiusa parentesi, torniamo nel 1976, in cui sta al volante di una Lotus e giunge al traguardo davanti a Peterson, che completa la zona punti. Seguono Jochen Mass (McLaren), Harald Ertl (Hesketh), Henri Pescarolo (Surtees) e Brett Lunger (Surtees).

Quelli che ho citato sono i primi dieci, in pista al momento ci sono altre tre vetture (non li ho citati nel corso della mia narrazione, ma ci sono stati parecchi piloti che si sono visti mentre si ritiravano specie per guasti). L'undicesima piazza va a una Tyrrell di un team privato, il pilota è Alessandro Pesenti-Rossi. Poi ci sono due Brabham private del team RAM. La numero 32 la guida Loris Kessel, che ha avuto problemi tecnici piuttosto seri ed è sotto di tanti giri, tanto che nell'ordine d'arrivo viene dato non classificato e ha percorso anche meno strada rispetto all'ultimo ritirato. Poi c'è la Brabham-RAM numero 33, di cui trovate uno screenshot dalla griglia di partenza.


A guidarla è Lella Lombardi e questo sarà il suo ultimo gran premio. Ad oggi è l'ultima partecipazione femminile A UNA GARA di Formula 1 (dove per gara si intende qualificarsi ed essere presente in griglia). O meglio, ci sarebbe Desiré Wilson al GP del Sudafrica 1981, ma quello era considerato un gran premio ufficiale nel momento in cui si è svolto, poi è stato declassato a non championship event, quindi l'ultima presenza femminile ad una gara rimane quella della Lombardi, presente in modo sporadico alla stagione 1976 così come era stata presente in modo sporadico in quelle precedenti, tendenzialmente al volante di team privati random.

Adesso veniamo al punto dolente. La polemica a cui ho preso parte non riguarda Lella Lombardi, ma le due più prominenti donne del motorsport open-wheel della storia recente, ovvero Danica Patrick (che ha all'attivo una vittoria, alcune pole e qualche piazzamento a podio in Indycar) e Simona De Silvestro (l'ultima donna ad essere salita sul podio in Indycar), forse le due donne più valide del motorsport a ruote scoperte recente, anche se profondamente diverse... e diverse anche nell'aspetto: la Patrick dipinta come una sorta di bomba sexy, la De Silvestro una ragazza molto acqua e sapone. Il grande dubbio è: perché si è arrivati a parlare di questo?

È sempre la stessa solita storia, sembra che le personalità femminili del motorsport debbano per forza essere giudicate dall'aspetto. La persona con cui ne ho discusso ha criticato Danica Patrick perché, a causa del suo aspetto, le donne percepite come meno attraenti tipo Simona De Silvestro sono state messe da parte. A causa dell'aspetto di Danica Patrick. A CAUSA DELL'ASPETTO DI DANICA PATRICK. Se qualcuno dice a una donna "non sei bella abbastanza per essere presa sul serio" non è colpa della mentalità. No, sono le donne più belle, colpevoli di esistere e di mostrarsi per quello che sono. Se si sforzassero di essere meno appariscenti, allora ci sarebbe un mondo più equo.

La Patrick ha perfino i buchi alle orecchie e porta gli orecchini, per questa ragione le donne senza buchi alle orecchie come la De Silvestro non hanno sponsor. SORRY WHAT?! Siamo nel 2022 e la parità di genere passa per una guerra tra donne, per decidere quali sono dolci e kawaii e quali sono delle z*ccolonehhhh che rovinano la vita a quelle dolci e kawaii. Perché le vere donne sono solo quelle che non vengono percepite come abbastanza femminili, le altre sono feccia da evitare come la peste. SORRY WHAT AL QUADRATO?! Grazie al cielo almeno questo sembra essere un uomo, ma ho avuto modo di sentire categorizzazioni di questo genere anche alcune donne e lo trovo piuttosto debilitante.

A proposito, siamo nel 2022 e la nostra mentalitàhhhh illuminatahhhh ci dice questo, ma vorrei segnalare che nei "bui" anni '70 Lella Lombardi, dall'aspetto moooolto tomboy decisamente più tomboy della De Silvestro, ha partecipato a un'edizione della 24 Ore di Le Mans alternandosi al volante con una tale Marie-Claude Beaumont, pilota di rally e di endurance, la quale aveva un aspetto diametralmente opposto al suo. Perché ho il vago sentore che negli anni '70 (quando la gente aveva mediamente molti più pregiudizi di adesso ma la sana abitudine di non divulgare pubblicamente ogni proprio pensiero) fossero decisamente in pochi a volere stabilire che tra la Lombardi e la Beaumont ci dovesse essere un modo giusto e uno sbagliato di essere?

Concludo questo post con un appello a chi mi legge, specie se sono ragazze e se sono giovani: la parità di genere a mio parere passa anche e soprattutto per non cadere in questa trappola. Nello stesso modo in cui insistete nell'affermarvi sostenendo che non possono essere gli uomini a decidere come dovete essere, siate altrettanto insistenti nel comprendere che nemmeno le altre donne dovrebbero avere il potere di decidere come dovete essere. Quando qualcuna vi dice che l'affermazione femminile passa per "andare tutte nella stessa direzione" significa che è convinta che la sua direzione sia quella giusta e che chi non la segue sia una traditricehhhh della kausahhhh. Non lo siete, non siete obbligate ad essere i cloni di altre persone.



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