sabato 9 marzo 2019

Il Paradosso del What If: quando le idee vengono scrivendo

Ladies and Gentlemen, o per meglio dire miei cari mass dumper, oggi vi parlo di uno dei progetti "letterari" di cui mi sono occupata e mi sto occupando tuttora ultimanente.
Credo che tutto sia iniziato lo scorso settembre o ottobre, quando visitai il profilo Instagram di Amna Al Qubaisi. Poi mi ritrovai nel profilo di sua madre, dal quale passai al profilo di quella donna araba (non so quale sia il suo nome o per quale ragione sia famosa, penso sia un personaggio televisivo ma potrei sbagliarmi) che fece una demo su una Formula 1. Mi sono ritrovata, non saprei dire se su quel profilo o su un altro, a vedere una foto in cui posavano un gruppo di kartiste dell'Arabia Saudita. Erano tutte in tuta e alcune nella foto portavano anche il casco. Mi sono chiesta perché e il mio primo pensiero è che fossero ragazze che nella vita di tutti i giorni portano il velo integrale e che abbiano tenuto il casco per non posare a volto scoperto. Tuttavia quella teoria non combaciava molto con il fatto che ci fossero ragazze senza casco che indossavano l'hijab. Questo dimostrava che, in teoria, se la ragione fosse stata quella, anche loro avrebbero potuto avere il tempo di togliersi il casco e di indossare quello che volevano.
"Il Paradosso del What If" non ha assolutamente niente a che vedere con le kartiste arabe. Tuttavia quelle ragazze che posavano con il casco in testa credo siano state una delle cause scatenanti per la nascita di questo mio lavoro. Mi è venuta in testa l'idea di un campionato alternativo in cui i piloti sono costretto ad andare in giro in tuta e casco per non svelare la propria identità e vi sono entrata in fissa a tal punto che ho iniziato a scrivere questa fan fiction.

All'inizio non prevedevo di inserirvi personaggi ispirati ai piloti della Formula 1 attuale o del passato, poi le cose sono cambiate. L'idea di lasciare intendere che, nonostante il campionato sia stato totalmente rivoluzionato, quello che sarebbe successo in Formula 1 (ovvero nella nostra realtà) finisca per succedere, seppure in modo diverso, anche nella A+ Series (il campionato in cui è ambientata questa fanfic) era decisamente più allettante ed è stata quella che mi ha portato ad andare avanti nel corso di questi mesi.
I piloti non possono rivelare la loro identità e i team non hanno più un nome, ma solo un colore. I piloti sono identificati per colore e per numero, tanto che i protagonisti appaiono come Argento Novantuno, Rosso Ventisette e Viola Settantasette, con colori che finiscono per richiamare Mercedes, Ferrari e Redbull. Per parcondicio gli altri colori ricordano le versioni attuali oppure neanche troppo lontane nel tempo di Renault (giallo), Force India (rosa), McLaren (arancione), Toro Rosso (blu), Williams (bianco), Sauber (turchese) e Caterham (verde).
La notte di Capodanno, quando avevo inserito da poco Viola Settantasette, ho avuto l'intuizione di appioppargli nientemeno che l'identità di Tina Menezes, già protagonista de "L'Ultima Stella Cadente" (dopotutto è un AU, in questa versione può avere una storia molto diversa), mentre le idee hanno iniziato a delinearsi sempre di più.

Siamo in un campionato che è stato totalmente rivoluzionato agli albori del terzo millennio da una nuova gestione, in cui ai follower è stata data l'illusione di avere controllo sui risultati. Votano via social chi vogliono che finisca la gara e a chi vogliono far avere problemi tecnici o incidenti, esistono addirittura argomenti di discussione a proposito di quale deve essere il prossimo pilota vittima di un incidente mortale.
Non sono idee totalmente folli e campate in aria, credo. Sono semplicemente derivanti dall'estremizzazione di quello che molta gente sui social sostiene di desiderare. Questo è il modo in cui, in una fase già avanzata della storyline, un "follower" commenta gli eventi del campionato: "Per fortuna sono state prese anche decisioni che non mineranno la nostra possibilità di espressione, in quanto purtroppo per il momento non ci era ancora data la possibilità di decidere, grazie ai nostri voti, dettati dalle nostre conoscenze e competenze, chi sia più meritevole di vincere il mondiale. Sia un sistema a tappe come quello che abbiamo visto finora, sia un sistema basato su gare, con il titolo ottenuto da chi ottiene più vittorie e, a parità di vittorie, più secondi posti e così via, hanno delle grosse falle... ma la perfezione non esiste. È possibile che un giorno i vertici del campionati si facciano un esame di coscienza e che si rendano conto che stanno privando noi follower di grandi possibilità, ma quel giorno è ancora lontano. Per il momento esiste ancora la strana convinzione che il valore dei piloti e delle vetture si intraveda da quello che succede in pista. Non è così. Nessuno meglio dei follower può capire se un pilota è valido o meno. Siamo noi che decidiamo chi è un campione, chi è un pilota di medio livello e chi è uno scarso e, una volta che all'unanimità attribuiamo a un pilota il proprio ruolo non dovrebbe essere permesso a nessuno insinuare che non siamo competenti abbastanza per influenzarne i risultati. Purtroppo ci toccherà ancora a lungo accettare l'idea che ogni campionato sia falsato da ciò che accade in pista, ma non dobbiamo perdere le speranze, anche se oggi è stato compiuto un enorme passo indietro."

Potrebbe sembrare delirante, ma non è né più né meno di ciò che alcuni fan vorrebbero dalla Formula 1: essere loro a determinare quali piloti sono degni di gareggiarvi, essere loro a determinare chi deve vincere, pensare che soltanto loro conoscano il vero valore di ciascuno... Quindi lo spettacolohhhh viene prima di tutto, qualuque cosa significhi, e il ruolo di chiunque è quello di contribuire a far parte di un concetto ormai distorto di spettacolohhhh. Chi gestisce il campionato non si fa problemi a definire incompetenti la maggior parte dei "follower", ciò nonostante vengono messi almeno in apparenza su un piedistallo in modo che possano garantire ritorni economici.
È in questo contesto che si snodano le storie degli original character:
> Argento Novantuno - ex campione del mondo, desideroso di ottenere il suo secondo titolo, ma frustrato dalla sua incapacità di ottenere un tale risultato, rimane convinto fino all'ultimo che il sistema su cui la A+ Series si basa sia quello giusto ed è convinto che esistano complotti contro di lui, quando in realtà è proprio lui stesso ha cercato più di una volta di complottare contro altri;
> Rosso Ventisette - il suo numero scelto d'ufficio e la vettura che le è stata attribuita dopo la radiazione di un altro pilota formano un abbinamento che richiama la Ferrari anni '80, quindi il Malehhhh Assolutohhhh per un campionato che deve essere depersonalizzato, ma tuttavia Rosso Ventisette viene identificato come un modo per fare facilmente i big money, obiettivo farlo diventare amato e rispettato dal pubblico e poi innescarne la morte per questioni commerciali (la sua morte sarà solo inscenata, ma qualcuno morirà davvero);
> Viola Settantasette - tre volte campione del mondo, ormai giunto al termine della sua carriera, da sempre ha dichiarato di essere pronto, una volta che la sua carriera sarà terminata, a rivelare la propria identità, cosa che gli costerebbe la radiazione dalle competizioni, ma dopotutto si vuole già ritirare quindi non cambierebbe nulla;
> Rosso Trentadue - sostituto di Ventisette dopo la sua "morte", crede in teorie del complotto sul revisionismo storico della storia del motorsport (vi basti sapere che, per dare il loro contentino ai follower convinti che Senna avrebbe dovuto diventare il pilota più vincente di sempre, i risultati di sei anni di Formula 1 sono stati modificati con tanto di video fake per farlo risultare morto sei anni più tardi, da sei volte campione del mondo, che tecnicamente né Schumacher né Hill risultano avere vinto dei titoli e che è stato inscenato, nel 2000, un mega pile-up che ha coinvolto tutte le vetture al via di un gran premio, con una grande quantità di morti e feriti, che ha portato alla cancellazione del campionato di Formula 1) e non si riconosce a pieno nel campionato di cui fa parte;
> personaggio secondario, ma ha comunque un certo rilievo, a suo modo, anche Rosso Quindici, compagno di squadra prima di Ventisette e poi di Trentadue, pilota ancora giovane, ma incapace di adattarsi a un campionato che gli richiede il più totale di anonimato. La sua valvola di sfogo è diventare un fanboy formato social, glorificando o demonizzando altri piloti per hobby e pretendendo che la sua opinione sia vincolante, anche quando inizia a rendersi conto che l'alienazione dei social l'ha portato a non rendersi più davvero conto di quali siano le sue vere opinioni, in quanto le uniche opinioni rilevanti sono quelle legittimate da un elevato numero di like.

In questa atmosfera dark rimane comunque spazio per un po' di speranza. C'è chi vuole ribaltare l'organizzazione che controlla la A+ Series e a poco a poco anche i follower sembrano iniziare a desiderare quel passato che erano pronti a rigettare fino a poco prima: per intenderci, a poco a poco l'avere il controllo assoluto (o essere convinti di averlo, come succede in realtà) inizia a non allettare più come un tempo, c'è chi tende a desiderare maggiormente una mediazione (un po' come il fanboost della Formula E o della Stock Car Brasil) e c'è chi inizia a rendersi conto che la A+ Series e la sua seconda divisione (il declino e la cancellazione della World Series by Renault, che ha lasciato la GP2 come principale fonte di accesso alla F1, hanno contribuito come fonte di ispirazione) non sono le uniche forme di motorsport esistenti al mondo nonostante la propaganda in tal senso...
C'è speranza, ma fino a un certo punto:
«Speriamo che non ci siano morti.»
«Lo spero anch'io, ma sono abbastanza sicuro: è troppo presto. Un altro incidente mortale distoglierebbe l'attenzione da Rosso Ventisette. Se capitasse, almeno avremmo la magra consolazione di sapere che non è stato pilotato dall'alto.»

La A+ Series è arrivata al punto da far pensare agli stessi piloti che un incidente mortale in cui sia chiaro che non può esserci stato un condizionamento dall'alto sia quasi una "buona notizia", dal momento che, appunto, dimostrerebbe che qualcuno è morto perché doveva morire e non perché ci fosse la volontà di farlo morire.

Ad ogni modo, non tutto il dark viene per essere dark. Ci sono alcuni estratti che scherzano, di fatto, sulla Formula 1 recente e contemporanea, con personaggi riconoscibili.

Alysse parve faticare a trattenere le risate.
«Fammi capire, Yannick, mi stai dicendo che ci sono dei pettegolezzi a proposito di un bambino che avrà massimo dieci anni?»
«Quel bambino è il grid kid fisso di uno dei piloti che prendono parte a questo campionato... sempre ammesso che Bianco Quattro stia prendendo parte a questo campionato e il suo numero di gara non venga inserito nella grafica per abbellirla. Non mi sembra di averlo mai incontrato, in pista. È anonimo anche quando viene doppiato, anche se non tanto quanto il suo compagno di squadra.»
«Porta rispetto» gli intimò Alysse. «Te lo ricordi che Bianco Dieci ha vinto un titolo, quando nessuno ci credeva più?»
«Sono certo che fosse al volante di una vettura irregolare.»
«Le vetture sono tutte uguali.»
«Si narra che, grazie alla volontà popolare, sia riuscito a disputare quella stagione guidando una vettura che aveva un foro sul fondo, che garantiva prestazioni migliori.»
«Si narrano tante cose» puntualizzò Alysse, «Ma non è detto che tutto sia vero. E poi Bianco Dieci ha gli occhi di quella tonalità che a suo tempo è stato definita come azzurro shocking. Sei sicuro che non abbia vinto per questo?»
Yannick annuì.
«Hai ragione, non ci avevo pensato. Doveva avere sicuramente una buona schiera di fangirl al suo seguito, anche se c'è chi dice che abbia comunque già una certa età. Quando ha vinto era sicuramente più giovane, ma ci sono sospetti sul fatto che fosse già in giro prima ancora della fondazione della A+ Series.»
«Ha gli occhi di un azzurro brillante come quelli di quel rookie della Williams dell'ultima stagione.»
«Stai insinuando che si tratti della stessa persona?»
«Certo che no. Anche in seconda divisione è sbucato fuori un tizio che ha gli occhi azzurro shocking. Non possono essere tutti quel rookie della Williams.»
«Però il nostro caro ex campione del mondo divenuto un elemento di tappezzeria guida una vettura bianca» osservò Yannick. «Chissà come sarebbero andate le cose, magari la Williams potrebbe essere bianca, al giorno d'oggi, se il vecchio campionato ci fosse ancora.»
«Considerando che sono passati diciotto o diciannove anni da quei tempi, quel rookie potrebbe avere cambiato numerose squadre nel frattempo» gli ricordò Alysse. «Potrebbe anche essersi ritirato. Oppure potrebbe andare e venire, un po' come ha fatto a suo tempo Bianco Quattro.»

Ammetto che questo primo estratto in cui abbiamo a che vedere con due vecchie glorie, uno che ha vinto un mondiale con una vettura tacciata di essere irregolare e uno che non ha mai vinto mondiali ma che è celebre per portarsi sempre ovunque il proprio figlio, sia ancora piuttosto soft. Però andando avanti le citazioni si fanno sempre più pressanti. Ho inserito anche un pilota che porta un paio di occhiali rossi sotto al casco e che guida una vettura blu, seppure come semplice comparsa. #WeBelieveInBourdeeeyyyyy.

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