Ho deciso di condividere sul blog un racconto in due puntate (qui il link della seconda: LINK) scritto a fine maggio/ inizio giugno e pubblicato a quei tempi sul mio profilo EFP, ambientato negli anni '80 al GP di Montecarlo.
La presentazione su EFP:
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| Grazie ChatGPT per la copertina |
La temperatura si era abbassata in fretta, dopo il crepuscolo, ricordando a Oliver Fischer che sarebbe stato meglio rientrare. L'indomani sarebbe stata una lunga giornata, andare a dormire sarebbe stato senz'altro più sensato che rimanere appostato nell'ombra a seguire i movimenti della donna che un tempo aveva conquistato il suo cuore. Non era un maniaco, né aveva l'abitudine di pedinare le persone. Era semplicemente rimasto immobile a fissare ciò che vedeva perché era prova ultima, se mai gliene fosse servita una, del fatto che non vi fosse più, per lui, alcuna possibilità.
Aveva sentito i pettegolezzi dei colleghi, sapeva che Selena era un'amica intima di Edward Roberts. Quel fine settimana li aveva visti insieme in più di un'occasione. Aveva dei forti sospetti su quale fosse il legame tra di loro, ma fino a quella sera i loro atteggiamenti non gli avevano mai servito su un piatto d'argento la certezza che tra loro non vi fosse una semplice amicizia.
Selena non amava stare al centro dell'attenzione. Era già finita nell'occhio del ciclone una volta, ai tempi della sua drammatica relazione con Patrick Hermann. Erano passati dodici anni da allora e, se Selena era stata dimenticata dai più, la sua storia non era mai stata rimossa dalla memoria collettiva. Qualcuno raccontava ancora di come fosse stata l'ultima fidanzata di Hermann, nelle settimane che avevano preceduto la sua tragica morte. Altri aggiungevano che Patrick era sempre stato un donnaiolo, poco interessato a costruire un rapporto duraturo, prima di conoscere quella ragazza, all'epoca appena ventenne. C'era chi affermava che Selena l'avesse fatto cambiare, mentre qualche voce fuori dal coro affermava che si era trattato soltanto di una montatura.
Oliver non si era sorpreso di udire tali voci di corridoio, dai suoi colleghi più datati. Qualsiasi luogo del mondo rifletteva le caratteristiche di un isolato di paese e i fatti degli altri catalizzavano l'attenzione. Non ci vedeva nulla di male, anche se non apprezzava troppo il volere giudicare a tutti i costi. Raccontare di quando Hermann si era innamorato di Selena Bernard era innocuo, fare insinuazioni su quanto fosse forte il loro amore era invadente e sgradevole, specie a distanza di dodici anni dalla morte di Patrick.
Immerso in quelle riflessioni, Oliver diede un'ultima occhiata a Selena, che abbracciava Edward Roberts con un certo trasporto. Si girò di scatto, pronto a passare oltre. Non sarebbe stato facile fingere di non avere visto quella vicinanza, ma sapeva da tempo che Selena non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti.
Si spostò di qualche decina di metri, lungo la strada buia. I suoi occhi si posarono su una donna sola, che sedeva su un muretto a lato della strada. Aveva lunghi capelli neri e un profilo che Oliver non faticò a riconoscere. Tina Menezes non passava inosservata, anche quando era lontana dalle piste. Gli appassionati la conoscevano come pilota, agli occhi di chiunque altro era un personaggio. Alla sua seconda stagione, vestiva i colori di una squadra di bassa classifica, al fianco del connazionale Manuel Serrano, entrambi sponsorizzati da una serie di importanti marchi brasiliani, desiderosi di sborsare denaro per finanziare la carriera di chi cercava di portare sulla griglia di partenza i colori del loro paese.
Non che Serrano e la Menezes ci fossero sempre, sulla griglia di partenza. C'erano solo ventisei posti, quindi almeno cinque o sei piloti erano destinati a restarne fuori. Poteva capitare che si qualificasse Serrano, oppure la Menezes. Se il venerdì e il sabato erano giorni fortunati, poteva essere un successo per entrambi.
Il fatto che Tina Menezes fosse una donna aveva acceso i riflettori su di lei fin dal primo giorno. Lo stesso Oliver, agli albori della propria carriera, era stato occasionalmente chiamato a raccontare del suo palmares. L'entusiasmo, tuttavia, iniziava a spegnersi. All'inizio c'era chi denigrava la Menezes a prescindere, a fare da contrasto a chi la vedeva come una punta di diamante che un giorno avrebbe attirato l'interesse delle squadre di prima fascia. Si era rivelata semplicemente una dei tanti. Il fatto che fosse tra i ventisei piloti più veloci o meno iniziava a essere considerato irrilevante.
Per via della natura stretta del tracciato, a Montecarlo veniva concesso di accedere alla griglia soltanto a venti piloti. Oltre alle consuete due sessioni di qualifiche c'erano anche le prequalifiche. Per Serrano e la Menezes, così come per tanti altri, le speranze di potere disputate la gara, la domenica pomeriggio, erano state fin dall'inizio più basse del solito. Se Manuel era arrivato a disputare le qualifiche, senza ottenere un tempo utile per accaparrarsi un posto in griglia, Tina era uscita di scena già dopo le prequalifiche. Quel fine settimana doveva essere stato una delusione completa, per lei. Da come fissava il nulla davanti a sé, doveva essere pensierosa.
A Oliver venne spontaneo chiedersi cosa le passasse per la testa. Doveva avere indugiato troppo a lungo, oppure essersi soffermato a guardarla in maniera troppo indelicata, dal momento che qualcuno, alle sue spalle, lo affermò per un braccio e, strattonandolo con forza, gli intimò, in italiano: «Stai lontano da Tina, figlio di puttana!»
Quando la stretta si allentò, Oliver si girò verso il proprio interlocutore, uno sgraziato individuo sui quarantacinque o cinquant'anni, che aveva già intravisto nei pressi della Menezes, il quale indossava una maglietta con gli sponsor della squadra. Senza scomporsi, ci tenne a precisare, in italiano, lingua che parlava in modo fluente: «Mi dispiace deluderla, ma si sbaglia di grosso sul mestiere di mia madre. Dirige l'agenzia immobiliare che fu fondata più di quarant'anni fa da mio nonno.»
L'altro non parve positivamente impressionato da quelle parole, da come sbottò, scandendo bene le parole: «Stai. Lontano. Da. Tina.»
«Sono lontan-...»
Oliver non ebbe modo di terminare la frase, dato che l'altro gli rifilò un vigoroso spintone, sbattendolo a terra senza troppi complimenti.
Fu a quel punto che Tina Menezes intervenne. Oliver non si accorse di lei, mentre scendeva giù dal muretto. La vide accanto a sé, che si rivolgeva a quel tale: «Che cosa stai facendo? Lascialo in pace!»
«Chi è questo pezzente?» volle sapere l'uomo.
«È un reporter della televisione austriaca, credo» rispose Tina. «Non lo conosco di persona.» Allungò una mano, per aiutarlo ad alzarsi. «Fischer, vero?»
Oliver annuì.
«Mi chiamo Fischer.»
Mentre si tirava su, aggrappandosi alla mano della Menezes, la sentì mentre affermava: «Non c'è niente di cui tu debba preoccuparti, Augusto. Chiedi scusa al signor Fischer.»
«Neanche morto!» replicò l'uomo che, a quanto pareva, rispondeva al nome di Augusto. «Sai bene quali sono le regole! Non avresti dovuto dirgli di...»
Tina lo interruppe: «Ehi, io non gli ho detto niente! Non ho detto a nessuno di...» Non finì la frase. «Lasciamo perdere. So badare a me stessa. Vattene a dormire o, se pensi che sia troppo presto, a prenderti un drink. Basta che sparisci immediatamente dalla mia vista, che non ho bisogno di una balia!»
Oliver non aveva mai udito la voce della Menezes fino a quella sera. Parlava un italiano perfetto, con una lieve cadenza brasiliana nella quale c'era qualcosa di vagamente sensuale.
Quando il cane da guardia che le ronzava intorno si fu allontanato, Oliver e Tina rimasero a fissarsi a vicenda in silenzio. Infine, in tono piuttosto distaccato, la Menezes disse: «Mi dispiace molto per quello che è successo, signor Fischer. Spero che stia bene.»
Oliver annuì.
«È tutto a posto, grazie. Le auguro un buon proseguimento di serata.»
Fece per allontanarsi, ma Tina lo bloccò.
«Aspetti.»
Oliver si fermò.
«Sì, mi dica.»
«Vorrei che parlassimo un attimo» rispose Tina, «Ma non qui. Verrebbe con me in un posto tranquillo?»
Quando Tina si incamminò, senza nemmeno lasciargli il tempo di replicare, Oliver la seguì, sperando che non ci fossero spiacevoli sorprese. Il cane da guardia si era allontanato, ma non era garantito che non ce ne fossero altri pronti a intervenire.
Il percorso fu più lungo di quanto si aspettasse e alla fine venne condotto verso la scala esterna di un edificio. Immaginava che Tina sarebbe salita, invece la Menezes optò per sedersi sui gradini.
Senza che gli dicesse alcunché, Oliver si accomodò, con Tina alla sua sinistra. L'illuminazione era scarsa e non gli fu difficile ipotizzare che l'obiettivo non fosse essere visti.
Erano già seduti da qualche istante, quando la Menezes osservò: «Nessuno verrà a disturbarci, qui.»
Oliver sospirò.
«Lo spero.»
«Le chiedo scusa a nome non solo mio, ma anche di tutta la squadra, per quello che è successo» ribadì Tina. «Mi dispiace davvero molto per l'accaduto. Farò del mio meglio affinché non capiti mai più nulla del genere, ma ovviamente non le posso assicurare nulla.»
«Dubito che mi troverò di nuovo sulla strada della sua guardia del corpo. Cercherò di evitarlo.»
«Augusto lavora per la squadra, non è la mia guardia del corpo. Ci tengo a metterlo in chiaro, non voglio darle un'idea sbagliata di me. Immagino abbia pensato che...»
Sembrava esitante, quindi Oliver la interruppe: «Non sono il tipo di persona che si fa delle idee, se queste non sono supportate dai fatti.»
«I fatti, però, ci dicono che è stato aggredito da Augusto senza ragione, mentre se ne stava tranquillo per i fatti suoi. Le accuse che le ha rivolto erano del tutto infondate e, a onore del vero, se io e lei avessimo avuto un appuntamento, non ci sarebbe stato nulla di male.»
Oliver avvampò. Per quanto Tina Menezes intendesse semplicemente affermare che quell'uomo non avrebbe dovuto avere alcun diritto di intromettersi nella sua vita privata, una simile allusione avrebbe messo in imbarazzo chiunque fosse stato più timido e riservato di lui. Oliver era certo di avere fatto, in altri momenti, affermazioni ugualmente sfacciate o equivoche, non poteva certo scandalizzarsi per le parole della Menezes. In più, ciascuno dei due stava parlando in una lingua che non era la propria, esisteva sempre la possibilità di non comprendere a pieno le sfaccettature delle proprie affermazioni o di quelle altrui.
Quando calò il silenzio, Oliver cercò qualcosa da dire. Avendo fatto, in passato, diverse affermazioni sfacciate, non gli costò farne una anche nel presente: «Per caso quel tale ha qualche ossessione nei suoi confronti?»
Tina scoppiò a ridere. Sembrava seriamente divertita.
«Augusto? Ossessionato da me? Le pare un uomo che possa provare attrazione per me?»
A dire il vero, Oliver non si sarebbe affatto sorpreso se molti uomini fossero stati affascinati da Tina, quindi quel pensiero non gli parve altrettanto assurdo, ma preferì non dire nulla. Senza abbandonare la propria sfacciataggine, chiese piuttosto alla Menezes: «Perché ha reagito a quella maniera, allora?»
«Imposizione della squadra.»
«Mi sta dicendo che la squadra le impedisce di avere normali contatti con le persone?»
«No, ma mi è stato raccomandato di non farmi vedere in compagnia di qualche amico o, in generale, di qualche individuo di genere maschile che possa eventualmente essere scambiato per il mio fidanzato.»
Oliver domandò: «Come mai questa richiesta? Non lo riferirò, se la cosa la preoccupa, ma prenda il mio dubbio come puramente giornalistico. Come mi pare di capire che già sappia, lavoro per la televisione.»
Tina annuì.
«Sì, l'ho vista intervistare piloti sulla griglia, prima della partenza dello scorso gran premio. Se fosse arrivato fino alla tredicesima fila, avrebbe potuto scambiare qualche parola anche con me.»
«Ci sarei venuto volentieri» ammise Oliver, «Ma il tempo è limitato e, come può facilmente immaginare, ai telespettatori interessa maggiormente quello che hanno da dire i piloti di punta, sempre ammesso che rispondano alle domande e non mandino noi reporter a quel paese.»
«Per caso Edward Roberts l'ha mandata a quel paese?»
Oliver si irrigidì.
«Perché me lo chiede, signorina Menezes?»
«Le voci girano molto velocemente. Se ho capito bene, si è rivolto a lui in tono estremamente freddo, in qualche occasione.»
«Avevo le mie buone ragioni.»
Tina ridacchiò.
«Qualcuno ha detto che ce l'ha con lui perché si è messo insieme a Selena Bernard. La conosce bene o sbaglio? La frequentava, tempo fa, non è vero?»
«Sa molte cose su di me, signorina Menezes.»
«Ascolto e cerco di immagazzinare informazioni. Possono sempre essere utili, non crede, signor Fischer?»
«Non saprei. Quale utilità ha, per lei, sapere che Selena mi piaceva e che sono uscito con lei per un breve periodo?»
«Le piaceva? È sicuro che non le piaccia ancora?»
Oliver avvampò. Tina Menezes sembrava in grado di leggergli nella mente e la cosa gli dispiaceva meno di quanto avrebbe creduto.
Quando non le rispose, Tina cambiò discorso: «Domani, su richiesta di uno sponsor importante, durante la gara devo apparire su un balcone insieme al mio compagno di squadra, sotto lo sguardo vigile di certi fotografi compiacenti. Anche il proprietario della casa è compiacente, doveva un favore al nostro sponsor. Se tutto va bene, potremmo anche essere inquadrati dalle telecamere. Dovrò baciarlo.»
Oliver non dubitava che chi pagava milioni potesse avere delle pretese assurde, ma quella lo era molto più di quanto fosse d'abitudine.
«Baciarlo?»
«Sì, dobbiamo baciarci. Lo sponsor pensa che possa darci esposizione mediatica e noi dobbiamo farlo in nome del denaro.» Tina sospirò. «Brutta cosa essere una donna, vero?»
«Il suo compagno di squadra è un uomo» ribatté Oliver, «Ma non mi sembra che sia in una situazione diversa dalla sua.»
Tina puntualizzò: «Non vedo la vita come una gara uomini contro donne. Semplicemente, se fossi uomo anch'io, a nessuno salterebbe in testa di chiedermi di baciare Manuel Serrano. Deve essere un bacio appassionato, chiunque ci veda dovrà credere che ci amiamo. Dato che saremo fotografati, anche chi non ci vedrà in diretta avrà modo di ammirare quelle immagini.»
Oliver azzardò: «Mi sta chiedendo di aiutarla a scappare?» Ridacchiò. «Ha per caso in mente una fuga in Messico, come se fosse un criminale in un film americano?»
«No, il mio destino è ineluttabile: un bacio con Serrano a con il rombo dei motori sullo sfondo. Al nostro caro sponsor fa piacere. Non gliene importa un fico secco del fatto che non ci siamo qualificati. Anzi, gli abbiamo servito un'occasione d'oro. Che cosa c'è di meglio che la scintilla che scocca tra due compagni di squadra durante il gran premio più glamour della stagione? E comunque, pare che tra qualche anno rientrerà in calendario il gran premio del Messico. Non sarebbe un posto sicuro in cui nascondersi.»
«Quindi cosa vuole da me?»
Tina lo rassicurò: «Non voglio niente, signor Fischer. Mi scusi se le ho imposto di farmi da confidente. Il punto è che... vede, non so se riuscirò a essere all'altezza.»
«Cosa vuole dire?»
«Non mi dispiace baciare Serrano. Solo, non credo sarei in grado di prendere l'iniziativa. Vede, signor Fischer, mi sono concentrata sempre e solo sulla mia carriera, sulle corse. I ragazzi li ho sempre lasciati da parte. La verità è che non ho mai baciato nessuno.»
«Perché lo sta riferendo a me, signorina Menezes?» replicò Oliver. «Se sta cercando qualcuno con cui esercitarsi in vista del bacio di domani, me lo dica subito. Magari riesco a procurarmi un passaporto falso e un biglietto di sola andata per il Messico!»
***
Tina avvampò. Non riusciva a credere che Oliver Fischer avesse pronunciato quelle parole. A conti fatti, tuttavia, era ben più incredibile ciò che lei stessa si era spinta a fare poco prima: aveva confidato a un perfetto sconosciuto il più scabroso dei suoi segreti, quello che, così aveva pensato per anni e anni, non avrebbe mai ammesso con nessuno.
Era perfettamente consapevole che tanti affermassero di non averla mai vista insieme a un uomo, così come dovevano essere in tanti a dubitare che ne avesse mai avuto uno, ma era improbabile che qualcuno osasse addirittura insinuare che una donna della sua età non avesse mai ottemperato all'obbligo non scritto che perfino le persone più solitarie dovevano completare durante l'adolescenza o, nella peggiore delle ipotesi, non più tardi dei vent'anni.
Di anni, Tina ne aveva ventisette. Le era capitato, in qualche occasione, di provare attrazione nei confronti di qualcuno, ma era consapevole dei propri limiti. Aveva sempre messo davanti a tutto il ruggito dei motori, ignorando tutto il resto. C'era tempo, si era sempre detta. Quando era più giovane la pensava così, ma si sentiva ridicola, alla sua età, ad ammettere che quello con Manuel Serrano sarebbe stato il suo primo bacio. Era già una fortuna che Fischer non fosse scoppiato a riderle in faccia e a ricordarle che la maggior parte delle persone della sua età erano già fidanzate da tempo, nel caso non fossero già sposate.
Avrebbe dovuto replicare alla battuta di Fischer, ma rimase in silenzio troppo a lungo, al punto che lo stesso giornalista precisò: «Stavo scherzando, ovviamente. Non vado in giro a fare proposte indecenti alle sconosciute.»
«Lo avevo capito» lo rassicurò Tina. «Anzi, le chiedo scusa per averla ammorbata con i miei fatti personali.»
«Non c'è problema. Preferisco parlare con lei degli affari suoi, che non dei miei.»
Doveva riferirsi alle allusioni su Selena Bernard.
«Le chiedo scusa anche per quello che ho detto su Edward Roberts e quella donna.»
«Non c'è niente di cui debba scusarsi, signorina Menezes» replicò Oliver. «Ci ha visto giusto, ero molto preso da Selena e non me la sono ancora lasciata alle spalle.»
«Come l'ha conosciuta?»
«Durante un'intervista.»
«A quale proposito?»
«Patrick Hermann.»
Tina si rese conto di quando la domanda che aveva posto fosse stata banale. Era ovvio che l'argomento fosse quello: Selena Bernard era stata la fidanzata di uno dei piloti di maggiore successo della seconda metà degli anni Sessanta, la cui triste fine in un disastroso incidente aveva lasciato un segno negli appassionati, che rimanevano impressionati dalla morte, quando questa chiamava a sé un nome celebre, anziché l'ultimo degli sconosciuti, già pronto per essere dimenticato.
«Avevo quindici anni» disse Tina. «Non ho mai dimenticato quelle immagini.»
«Per fortuna le cose sono cambiate» osservò Oliver. «Le macchine non prendono più fuoco a quella maniera e i soccorsi sono molto più rapidi.»
«È vero, il rischio di incendio è diminuito molto» ammise Tina, «Ma non sarei così ottimista sul fatto che i soccorsi siano sempre molto rapidi. Certo, durante le gare tutto è molto migliorato, ma non si parla abbastanza di quello che succede dietro le quinte.»
«Si riferisce alle sessioni di test privati?»
Tina annuì.
«Sì, signor Fischer. Ho avuto modo di vedere situazioni discutibili. Però, a quanto pare, stanno bene a tutti. Prima o poi qualcuno si farà male seriamente, ma sa come funziona. Succede sempre a qualcun altro, mai a noi. È così che la pensiamo, in fondo, anche se non lo ammetteremmo mai.»
«Non mi aspettavo che fosse così cruda, signorina Menezes» osservò Oliver. «È per questo che non ha mai baciato nessuno? Perché non pensa che possa accaderle qualcosa di grave, prima del quale la vita vada vissuta fino in fondo?»
Altro che incendi ai tempi in cui i carburanti erano talmente infiammabili da non lasciare scampo! Tina si sentì ardere dalle fiamme all'udire le parole di Fischer. Quel maledetto giornalista era l'individuo più sfacciato che le avesse mai rivolto la parola. Iniziava quasi a simpatizzare con Augusto per avergli messo le mani addosso.
Cercò di minimizzare: «È vero, mi sono persa un sacco di cose che per tutte le altre sono normali. Le altre donne, però, non hanno mai fatto quello che ho fatto io.»
«La maggior parte delle donne non sognano di prendere il via a un gran premio di Formula 1, forse.»
«E sono libere di non sognarlo. Allo stesso modo io sono libera di non sognare di avere un ragazzo al mio fianco, non crede, signor Fischer? In fondo l'amore può essere anche una mezza fregatura. Lo sa bene, immagino. Se non si fosse mai innamorato di Selena Bernard, adesso non si struggerebbe nel vederla accanto a Edward Roberts.»
«Preferisco avere amato Selena anche se non fa più parte della mia vita, piuttosto che l'idea di non averla mai avuta accanto.»
«Che osservazione melensa. Non le ha mai detto nessuno che bisogna combattere per quello che si desidera?»
«E a lei nessuno ha mai detto che dopo una sconfitta è normale deporre le armi? Ma immagino che non possa capire, se la sua esistenza è talmente vuota da non avere mai amato nessuno.»
«Non esiste solo l'amore, signor Fischer. Non si lasci ingannare dal fatto che le persone prive di fantasia e di ambizione non abbiano in mente altro. O è forse lei stesso privo di fantasia e di ambizione?»
«Ho molta più fantasia di quanto creda. Mi servirà la prossima volta in cui dovrò parlare di lei e dire che, oltre che pilota di talento, è anche una persona estremamente empatica nei confronti di chi le sta intorno.»
«Sta dicendo che sono poco empatica?»
«Sto dicendo che mi ha chiesto del mio passato insieme a Selena e mi ha raccontato di non avere mai baciato nessuno, però pare sia colpa mia se ne stiamo parlando. Se non voleva intromettersi e se non voleva che io mi intromettessi, perché mi ha convocato qui? Le ricordo che, se non fosse per lei, non saremmo qui, seduti sui gradini di una scala, a metterci reciprocamente in imbarazzo.»
Tina fu costretta ad ammettere che Oliver Fischer aveva ragione.
«Non lo so perché le abbia parlato di me. Forse perché il mio segreto iniziava a diventare talmente pesante da non riuscire più a reggerlo.»
«Addirittura?»
«Ho ventisette anni.»
«Io ne ho ventisei. Cosa succede di così terribile quando si arriva alla sua età? La prego, me lo dica, così sarò preparato, quando mi succederà.»
«Ho ventisette anni e non ho mai dato un bacio, parlavo di questo» chiarì Tina. «Posso immaginare che lei non si trovi nella mia stessa situazione. Avrà baciato Selena Bernard e altre donne, prima di lei, e avrà anche fatto molto di più. Io, invece...»
Oliver la interruppe: «Domani bacerà Manuel Serrano, affacciandosi su un balcone nel bel mezzo del gran premio. La sua lacuna sarà finalmente colmata. Sono certo che il suo compagno di scuderia non si accorgerà nemmeno della sua inesperienza. È solo una trovata pubblicitaria, dopotutto. Anche se dovesse sfigurare, se ne dimenticherà all'istante. E poi, lasci che le riveli un segreto, non è che sia così complicato.»
Tina obiettò: «Quello che dice dovrebbe rassicurarmi?»
«Non lo so. Io sto cercando di esserle d'aiuto, ma non c'è molto che possa fare.» Oliver ridacchiò. «Posso essere il suo allenatore, se lo desidera.»
«Non voleva scappare in Messico, piuttosto?»
«Al massimo, se qualcuno dovesse vederci scapperemo in Messico insieme per sfuggire all'ira dello sponsor.»
«Perché uno come lei dovrebbe desiderare di baciarmi?»
«Non so. Perché non dovrei desiderarlo?»
«Perché non sono una donna interessante.»
«Si sbaglia.»
«E poi non somiglio a Selena Bernard.»
«Appunto. Sarebbe il modo migliore per andare avanti.»
Tina osservò: «Sa una cosa, signor Fischer? Non riesco a capire se stia parlando sul serio o se mi stia prendendo il giro.»
«Se proprio lo vuole sapere» puntualizzò Oliver, «Non ne sono sicuro nemmeno io.»
Tina si alzò in piedi.
«Credo sia meglio finire qui la nostra conversazione.»
Oliver la imitò.
«Perché? Per caso ha paura di quello che potrebbe succedere?»
Tina gli intimò: «Non mi costringa a darle una risposta. Potrebbe essere sgradevole.»
«Signorina Menezes, ho visto come sfiorava i guardrail durante la sessione di prequalifiche.»
«E quindi?»
«Se non aveva paura di impattare contro le barriere a quella velocità, perché la spaventa così tanto l'idea della mia bocca che preme sulla sua?»
«Adesso non mi costringa a chiamare la mia "guardia del corpo" in mio soccorso.»
«Non ce n'è bisogno. Sono sicura che sappia difendersi da sola. Non...»
Tina scattò verso di lui. C'era un solo modo per metterlo a tacere. Le sue labbra sfiorarono quelle di Fischer, che non arretrò, ma anzi, si fece più avanti. La strinse a sé e fece maggiore pressione sulla sua bocca, passando una mano tra i suoi capelli. Tina sentì la lingua di Oliver che cercava di insinuarsi tra le sue labbra. Non oppose resistenza, lasciò che entrasse nella sua bocca e che divenisse tutt'uno con la sua.
Lasciò che Oliver la baciasse a lungo, sentendosi un po' rigida nella sua stretta. Quando Fischer la lasciò andare, iniziò ad avvertire una sensazione di bruciore alle labbra.
«Non era così difficile, vero, signorina Menezes?» scherzò il giornalista. «Posso colmare altre lacune, se dovesse servire.»
«No, non era difficile, signor Fischer» rispose Tina, enfatizzando quell'appellativo così formale.
Si fissarono per qualche istante in silenzio, poi entrambi scoppiarono a ridere.
«Mi è piaciuto» disse Tina, infine. «Te la cavi bene, Oliver.»
«Anche tu, per essere una neofita» rispose Fischer. «Vedrai, Manuel Serrano non vorrà più lasciarti andare. Tu, però, digli che il tuo cuore appartiene a me.»
«Non so se sono pronta.»
«Per dirgli una cosa del genere o per baciarlo domani?»
«Per il bacio. Avrò le telecamere davanti. E poi farà caldo, non indosserò una felpa come adesso. Ci sarà solo una T-shirt tra le mani di Manuel e la mia pelle. Ho paura di sentirmi a disagio.»
«Indossi qualcosa sotto la felpa?»
«Sì, perché?»
«Se resti con quello che hai sotto, ti dimostrerò che non succede niente di irreparabile.»
Tina rise.
«Non so se tu mi stia prendendo in giro o se questo sia il tuo modo di corteggiarmi.»
«Cosa vuoi, la proposta di matrimonio, prima?» ribatté Oliver. «Oppure che chieda la tua mano ai tuoi genitori?»
Tina si irrigidì. Non le piaceva parlare della propria famiglia. Si sfilò la felpa, gettandola distrattamente sulle scale, e rimase in canottiera.
«Cosa vuoi fare adesso?»
«Nulla che tu non voglia.»
«Lo spero bene per te.»
Oliver non rispose. In un attimo furono di nuovo l'uno tra le braccia dell'altro. Le mani del giornalista le lambirono i fianchi, facendola rabbrividire. Faceva fresco, certo, ma non era la temperatura a darle quella sensazione. Tina cercò le labbra di Oliver, fece pressione per infilare la lingua tra di esse e assaporò la sua bocca senza più pensare ad altro. Lasciò perfino che Fischer le infilasse una mano sotto la canottiera e iniziasse ad accarezzarle la schiena direttamente sulla pelle, per poi risalire pericolosamente fino alla fascia del reggiseno, con la quale si mise pericolosamente a giocherellare, lasciandola combattuta tra il desiderio di tirarsi indietro e quello, ugualmente forte, che il giornalista glielo slacciasse e glielo togliesse. Il contatto delle mani di Fischer con il suo corpo era inebriante, tanto da sperare che si facesse più intimo.
Fu Oliver il primo a tirarsi indietro, osservando: «Credo che adesso tu sia pronta per quello che ti aspetta.»
Tina non ne era certa. Non era più nemmeno troppo sicura che Manuel le piacesse così tanto, ma non era il momento giusto per rifletterci. Inoltre non vi erano possibilità che Serrano la ricambiasse, quindi rimuginare in proposito non aveva troppo senso.
«Immagino che a questo punto dovrò augurarti una buona notte e andarmene» disse Oliver, a quel punto. «Mi ha fatto piacere conoscerti e... mhm... confrontarmi con te.»
«Se vuoi» propose Tina, «Possiamo passare un altro po' di tempo insieme.» Per evitare interpretazioni sbagliate, ci tenne a precisare: «Intendo qui fuori, su questa scala.»
«Certo» rispose Oliver. «Non pensavo a niente di diverso.»
Si sedette sui gradini. Tina stese la felpa e vi si sdraiò sopra, con la testa vicina a Fischer e i capelli sparsi su di lui. Il giornalista riprese ad accarezzarglieli e continuò a farlo lungamente, salvo di tanto in tanto abbassarsi per scambiare con lei qualche bacio fugace.
Era tutto maledettamente folle e privo di senso. Erano poco più che due sconosciuti, l'uno senza la più vaga idea di chi fosse davvero l'altra. Tina cercò di scacciare quella riflessione finché poté, ma poi si tirò su di scatto, indossò la felpa e osservò: «Penso che tutto questo sia sbagliato.»
«Sì, può darsi» ammise Oliver, «Ma devi ammettere che ci sono errori peggiori. Non abbiamo fatto nulla di compromettente e nessuno sa che cosa sia successo, a parte noi due.»
«E domani?» obiettò Tina. «Te lo sei chiesto cosa succederà domani?»
«Tu farai la tua vita e io farò la mia, immagino» rispose Oliver. «Quello che è successo stasera resterà solo un vago ricordo. Non avrà importanza, a meno che noi non decidiamo di dargliela.»
«Tu gliene darai?»
«Il giusto, e tu?»
«Suppongo che anch'io mi regolerò di conseguenza.»
«Bene così, allora. Non ti farò alcuna proposta di matrimonio, se è quello che temi. Non ti chiederò nemmeno di uscire insieme, né ti proporrò di proseguire la serata nello stesso letto. Credo che sia il momento giusto per salutarci.»
Tina annuì.
«Lo credo anch'io. È stato un piacere conoscerti e ti ringrazio per quello che hai fatto per me.»
Gli voltò le spalle e fece per allontanarsi, ma la voce di Fischer la trattenne.
«Aspetta.»
Tina si girò lentamente.
«Cosa c'è?»
«Avvicinati. Voglio salutarti come si deve.»
Lo fece con un altro bacio appassionato, che diede a Tina i brividi.
Quando si allontanarono, si accorse che Oliver sorrideva.
«Che intenzioni hai?» gli chiese. «Quello che hai detto prima è vero?»
«Verissimo» la rassicurò Oliver. «Me ne andrò a dormire e prenderò sonno pensando a Selena e ai bei tempi in cui stava accanto a me. Buona fortuna con Serrano e, se ti piace, fai in modo che non sia solo un bacio scambiato per questioni commerciali.»
«Lo sarà. È inevitabile che non sarà altro che questo.»
«Non sto dicendo che deve essere per forza qualcosa di più. Ti sto esortando a farlo diventare qualcosa di più se è quello che desideri davvero. In fondo anche tu mi hai esortato a non arrendermi, con Selena.»
«Tu, però, ti sei già arreso» gli ricordò Tina.
«Selena è felice accanto a un altro uomo» replicò Oliver. «Se Manuel Serrano è felice insieme a un'altra persona, allora potrebbe non essere una buona idea mettersi in mezzo. Però, se pensi che ci siano delle possibilità...»
«Basta parlare di Manuel» replicò Tina, «Altrimenti sarò costretta a infilarti la lingua in bocca per metterti a tacere. E l'hai visto tu stesso, che non lo dico così per dire.»
Oliver ridacchiò.
«Non ho paura di questo.»
«Che cosa ti spaventa, allora?»
«Nulla di ciò che ha a che fare con te.»
«Non sai niente di me. Io non so niente di te. Davvero quello che è successo non ti lascia un po' spiazzato?»
«Non sono spaventato, però. Per il resto è stato bello approfondire la nostra conoscenza. Mi è piaciuto il gusto del tuo dentifricio.»
«E a me, quello del tuo collutorio. Come primo bacio poteva andarmi molto peggio: avrei potuto scegliere un fumatore seriale di sigari.»
«Allora sono felice di non avere mai fumato sigari.»
Con quella battuta, si salutarono in modo definitivo. Tina fu rapida ad allontanarsi. Temeva che Augusto potesse essere ancora in giro, oppure che ci fosse qualcun altro a tenerla d'occhio.
Le labbra le pizzicavano... colpa di Oliver Fischer, naturalmente, ma non sarebbe tornata indietro per nulla al mondo. Si era liberata di un pesante fardello. Certo, rimaneva quelli di non avere mai avuto un fidanzato e di non avere mai fatto l'amore, ma erano entrambi più accettabili, specie considerato che nessuno sponsor le avrebbe mai imposto una relazione o di avere rapporti sessuali con qualcuno.
Non conosceva Fischer, se non per le poche parole che si erano scambiati quella sera, ma contava sulla sua discrezione. Era abbastanza convinta che non avrebbe rivelato il loro segreto. Nemmeno Tina ne avrebbe mai parlato ad altri, non era necessario che qualcuno sapesse quello che era accaduto tra lei e l'affascinante giornalista.
Ebbe la sventura di incontrare Augusto, che a quanto pareva aveva preso molto sul serio l'incarico di tenerla sotto controllo.
«Dov'eri?» volle sapere, rivolgendosi a lei in tono duro.
«Stavo facendo un giro.»
«Eri con quel Fischer, vero?»
«Se ero con qualcuno, la cosa non ti riguarda.»
«Nessuno vi ha visti, vero?»
Tina tagliò corto: «Non devo giustificarmi con te per quello che faccio. Sono una donna adulta e tu non hai voce in capitolo, nelle mie scelte.»
Dopo avergli voltato le spalle, si allontanò senza tornare indietro.

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