martedì 6 dicembre 2022

Ascesa e declino della Scuderia Italia (Dallara 1988-1992, Lola 1993)

In Formula 1 esistono due tipi di monoposto: quelle importanti, caratterizzate da essere rosse e italiane, e quelle non importanti, che non possiedono questa caratteristica. Oggi parliamo di vetture rosse e italiane, nello specifico di un team che ha gareggiato in Formula 1 tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, al volante delle cui monoposto troveremo parecchie nostre vecchie conoscenze, che l'intera popolazione italiana ricorda con piacere. Non proprio tutte queste vecchie conoscenze vengono ricordate con piacere, a dire la verità, c'è anche chi non è venga proprio apprezzato in epoca recente, ma non fa niente, tutto si risolve in un modo o nell'altro, giusto per non farci mancare niente possiamo invocare San Sebastian del Riporto Rigoglioso, santo protettore di tori, cavallini e rane pazze.

Il team Scuderia Italia, altresì noto come Brixia Motorsport (non troppo noto con questo nome in realtà, ma è da qui che deriva l'acronimo BMS) disputa in totale sei stagioni in Formula 1, dal 1988 al 1993, inizialmente con motore Ford Cosworth per poi passare a una stagione con motore Judd e alle ultime due con motore Ferrari. I telai sono invece realizzati dalla Dallara, quantomeno nelle prime cinque stagioni, e le vetture sfoggiano una colorazione rossa che, con le televisioni non in alta definizione o magari qualche apparecchio vecchio ancora in bianco e nero, rischia di far infartare i ferraristi qualora vedano delle Dallara ritirate e le scambino per le proprie monoposto del cuore. La prima stagione il team schiera una sola vettura, affidata ad Alex Caffi (tutti i piloti della storia della Scuderia Italia tranne uno saranno italiani).


I risultati non sono particolarmente incoraggianti, all'inizio della stagione: qualche mancata prequalificazione e molti ritiri, ma il team riesce successivamente a inanellare una serie di risultati diciamo positivi, nel senso che finisce parecchie gare e talvolta approfittando dell'elevato attrition rate Caffi riesce anche a classificarsi in top-ten: ottavo negli Stati Uniti e in Belgio, settimo in Portogallo, nonché decimo in Spagna. Se fossimo in epoca attuale questo comporterebbe la conquista di svariati punti, ma siamo nel 1988, ancora a oltre un ventennio di distanza da questo tipo di punteggio, e con la mancanza di sesti posti Caffi e la Scuderia Italia rimangono a quota zero. Arrivare al settimo posto in gara, comunque, significa esserci molto vicini e il futuro si prospetta ben più roseo.

Nel 1989 la Scuderia Italia schiera non più una sola vettura, ma due. Accanto ad Alex Caffi, viene ingaggiato Andrea De Cesaris, che praticamente ha girato nel corso degli anni buona parte delle scuderie di quel livello. Qualcuna anche di livello peggiore, a dire la verità, ma non siamo qui a sindacare in proposito. La stagione va decisamente meglio di quella precedente. Va bene, ci sono molti ritiri, occasionali non qualificazioni o non prequalificazioni, ma al GP di Montecarlo Caffi si classifica quarto, conquistando i primi punti della squadra. In Canada, poi, è l'apoteosi: De Cesaris giunge terzo ottenendo il primo podio del team e al contempo Caffi chiude in sesta piazza, doppio arrivo in zona punti. Per il resto arrivano dei settimi posti non sufficienti a conquistare punti, ma alla fine la squadra ottiene l'ottava piazza nella classifica costruttori: ottimo lavoro!

La stagione 1990 non è altrettanto positiva e, alla fine, non verrà totalizzato nemmeno un punto. De Cesaris conserva il proprio posto e ottiene il miglior risultato della stagione per la squadra quando si classifica decimo al GP di Monza. Sull'altra vettura, nei primi due gran premi della stagione fa il proprio esordio Gianni Morbidelli, impegnato anche in Formula 3000, che successivamente lascia la squadra venendo rimpiazzato dalla nostra vecchia conoscenza che alcuni di voi non ricorderanno con molto piacere: Emanuele Pirro. In generale la stagione è piuttosto negativa: Morbidelli non si qualifica all'esordio e più avanti anche De Cesaris manca una volta la qualificazione, per il resto, comunque, le vetture in gara ci vanno generalmente per essere costrette al ritiro, oppure per chiudere fuori dalla top-ten.

Il 1991 è un susseguirsi di alti e bassi. Per intenderci, Pirro per tre volte non si prequalifica, sia lui sia il nuovo compagno di squadra, il finlandese J.J.Lehto, sono costretti al ritiro in numerose occasioni. Lehto tuttavia centra il terzo posto a Imola, secondo podio della storia per la Scuderia Italia, mentre anche Pirro conquista un punto classificandosi sesto al GP di Montecarlo. Sono gli unici punti della stagione e a fine anno valgono l'ottava piazza nel mondiale costruttori. Sarà un po' più difficile il 1992, che comunque vedrà il team conquistare il decimo posto nel costruttori grazie ai due punti ottenuti da Pierluigi Martini giungendo sesto in Spagna e a Imola. Lehto invece di punti non ne fa, ma arriva spesso in bassa top-ten che vent'anni più tardi significherebbe raccogliere vari punti.


Per il 1993 cambiano i telai e cambia la livrea: adesso non c'è più Dallara, ma Lola, adesso le vetture non sono più interamente rosse, ma hanno una livrea multicolore caratterizzata da una certa tamarraggine. I piloti sono un veterano con un passato in Ferrari, Michele Alboreto, e un esordiente che avrà un futuro legato alla Ferrari, ovvero Luca Badoer. Le monoposto si rivelano le cenerentole della Formula 1 e, a peggiorare la situazione, nonostante ci siano solo tredici team e quindi con sole ventisei vetture tutti dovrebbero avere accesso alla griglia di partenza, in certi gran premi il limite massimo di monoposto in griglia viene abbassato a venticinque, condannando uno dei due piloti a non qualificarsi. Per il resto i ritiri sono una certa quantità, ma c'è da dire che in molte occasioni il team - che salterà i due gran premi finali - riesce a portare almeno una vettura al traguardo e, in caso di attrition rate elevati, neanche con risultati terribili.

Vorrei infatti segnalare che "il peggior pilota della storia che non ha ottenuto nemmeno un punto in carriera nonostante le numerose entry" si classifica nientemeno che settimo al suo quarto gran premio in carriera, sul circuito di Imola. L'Italia sembra peraltro essere il suo suolo fortunato, dato che giunge decimo a Monza, conquistando la seconda e ultima top-ten della stagione, risultato non da sottovalutare, anche considerato che Alboreto non riesce mai a fare meglio dell'undicesimo posto. Purtroppo il povero Badoer è destinato a divenire un genio incompreso della Formula 1, ma questo molti anni dopo. Per il momento siamo nel 1993 e quella con i telai Lola è l'ultima stagione della Scuderia Italia in Formula 1, la fine di una storia che ha alternato risultati di spessore a risultati decisamente più fallimentari, ma che a mio parere merita di essere ricordata.

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Milly Sunshine