giovedì 20 marzo 2025

In ricordo di Eddie Jordan (30.03.1948 - 20.03.2025) ripercorriamo la storia del suo team

Eddie Jordan è entrato in Formula 1 con il suo team nel 1991, dopo diversi anni di esperienza nelle categorie minori. Era l'epoca in cui c'erano moltissime vetture che ambivano a entrare in griglia, con tanto di prequalifiche, quindi grandi probabilità di non andare in griglia, per una squadra neoentrante. Il team irlandese con base a Silverstone, tuttavia, ha dimostrato ottimi risultati nella sua prima stagione, con la sola mancata prequalificazione di Andrea De Cesaris al gran premio inaugurale.
Accanto al veterano italiano, vi era Bertrand Gachot, già passato per scuderie quali Onyx, Rial e Coloni. I due sono stati un'ottima coppia che si è tolta anche discrete soddisfazioni nella parte centrale della stagione, con cinque arrivi a punti consecutivi in Canada, Messico, Francia, Gran Bretagna e Germania, doppia zona punti nella prima e nell'ultima occasione citate. In totale sono stati ottenuti due quarti, due quinti e tre sesti posti, mentre nel gran premio seguente, in Ungheria, Gachot ha conquistato il giro più veloce... un'ultima soddisfazione prima di finire in carcere (la storia la conoscete, quindi evito di ripeterla) ed essere sostituito da, in ordine cronologico, Michael Schumacher, Roberto Moreno e Alessandro Zanardi.
Non sono arrivati altri punti, ma il risultato finale è stato quinto posto nel mondiale costruttori dietro a McLaren, Williams, Ferrari e Benetton. Niente male!
La stagione 1992, con motori Yamaha anziché Ford e la coppia di piloti Stefano Modena/ Maurizio Gugelmin, invece, non è stata all'altezza della precedente, con un solo punto conquistato dal pilota italiano giungendo sesto in Australia. Alla fine il risultato nel mondiale costruttori è stato solo l'undicesimo posto, bissato poi nel 1993.

La terza stagione della Jordan, stavolta con motori Hart, ha visto il debutto di una giovanissima promessa, Rubens Barrichello (al contempo Nico Hulkenberg si iscriveva in prima elementare - questa è una citazione colta), che peraltro a Donington viaggiava verso il terzo posto quando è stato costretto al ritiro e per lungo tempo non si è tolto soddisfazioni. Accanto a lui a inizio stagione abbiamo visto Ivan Capelli, poi sostituito da Thierry Boutsen, Marco Apicella, Emanuele Naspetti e infine Eddie Irvine nei due gran premi finali.
Barrichello e Irvine hanno chiuso 5/6 in Giappone, gara d'esordio dell'irlandese che si è subito messo in mostra sdoppiandosi anche da Ayrton Senna, che era leader della gara. Questo non è stato particolarmente convinto dalle performance di Eddie, tanto che a fine gara è andato a cercarlo ai box per lamentarsi del fatto e ha completato l'opera tirandogli un pugno sul mento, ma quello che conta è passare alla storia!
Irvine ha imparato a tenersi lontano dai guai nel futuro imminent-... ah no. Nel primo GP della stagione seguente, in Brasile, ha pensato bene di speronare Jos Verstappen lanciandolo in testa a Martin Brundle e procacciandosi tre gare di ban. Sostituito da Aguri Suzuki nel GP del Pacifico, è stata poi la volta di De Cesaris negli eventi successivi, dove avrebbe rimediato un quarto posto a Montecarlo. Rubinho, invece, nella natia Sao Paulo si è procacciato un quarto posto - uno dei pochi risultati memorabili di Interlagos per poi cogliere il suo primo podio nella gara seguente a T.I. Aida con un terzo posto, una piccola soddisfazione prima del sausage kerb di Imola e del devastante cappottamento.
Sia Barrichello sia Irvine hanno conquistato punti in varie occasioni in seguito, quattro quarti posti per Rubens, nonché la pole al GP del Belgio, tre piazzamenti in top-6 per Irvine, con un quinto posto nel mondiale costruttori, prima del passaggio ai motori Peugeot per la stagione seguente. Sarebbero rimasti fino al 1997.

Nel 1995 i piloti erano ancora Barrichello e Irvine, mentre nel 1996 quest'ultimo è passato in Ferrari, venendo sostituito da Brundle. In entrambe le stagioni, la squadra ha conquistato il sesto posto costruttori, con svariati piazzamenti a punti, ma vedendo il podio solamente nel GP del Canada 1995, con Barrichello e Irvine rispettivamente secondo e terzo alle spalle del vincitore Jean Alesi. Nel 1996, Brundle è passato alla storia per un altisonante incidente nel GP d'Australia, oltre che per avere lasciato la Formula 1 alla fine della stagione.
Giancarlo Fisichella ha fatto coppia con il debuttante Ralf Schumacher nel 1997. I due, al GP d'Argentina, viaggiavano verso un probabile doppio podio nel gran premio numero 100 della storia della squadra, nonché nel gran premio numero 600 della storia della Formula 1. Visto che il leader Jacques Villeneuve concluse con un piccolo gap nei confronti di Irvine chissà, avrebbe potuto essere doppietta, se i due non fossero venuti a contatto, con il ritiro di Fisichella. Ralf ha ottenuto comunque un terzo posto, l'italiano ha dovuto aspettare Canada e Belgio per salire sul podio, giungendo terzo e secondo.
La stagione è stata nel complesso positiva, con un quinto posto nel mondiale costruttori, ma qualche incidente fuori luogo: Fisichella e Ralf, infatti, sono venuti a contatto anche al GP del Lussemburgo al Nurburgring, dove alla partenza i due hanno violato la regola aurea "se proprio devi avere un incidente, che non sia con il tuo compagno di squadra". Il giovane Schumacher ci ha tenuto a violare anche la seconda regola aurea "se hai avuto un incidente, temi per la tua incolumità quando incontrerai il tuo avversario, ma pensi di chiedere a tuo fratello di difenderti, vedi almeno di non andare a schiantarti contro quest'ultimo", cozzando sopra a Michael nel loro gran premio di casa.

Nel 1998 sono arrivati i motori Mugen Honda ed è arrivato il campione del mondo 1996 Damon Hill al fianco di Ralf Schumacher. La stagione è iniziata con delle difficoltà, poi verso metà campionato sono arrivati i primi piazzamenti nella bassa top-6... tutto regolare. Fino a questo momento, almeno, perché poi è giunta l'apoteosi: il 30 agosto 1998, in un caotico evento in Belgio, Damon e Ralf hanno conquistato una storica doppietta, non senza polemiche, a causa di un congelamento di posizioni deciso dalla squadra.
Ralf ne ha approfittato per conquistare anche un terzo posto nel successivo gran premio a Monza, prima di lasciare la Jordan per la Williams alla fine della stagione. Il risultato finale è stato un quarto posto nel mondiale costruttori, che sarebbe stato migliorato in un terzo posto nella stagione seguente, grazie alle ottime performance di Heinz-Harald Frentzen.
Nella stagione che ha segnato la fine della carriera di Hill, il quale ha conquistato solo sporariche posizioni nella bassa top-6, HHF ha ottenuto due vittorie in Francia e a Monza, una pole position al GP d'Europa, dove la sua gara è finita al grido di "è fermo Frentzen!", oltre che quattro altri piazzamenti a podio in precedenza. Avrebbe potuto giocarsi il mondiale con Mika Hakkinen e Eddie Irvine, anche se alla fine ha dovuto accontentarsi di un terzo posto nel mondiale piloti.
L'anno seguente Frentzen ha conquistato due terze piazze in Brasile e negli Stati Uniti, per il team un sesto posto nel mondiale costruttori grazie anche agli altri punti conquistati da Heinz e a quelli ottenuti dal nuovo compagno di squadra Jarno Trulli. Quelli di Frentzen sarebbero stati gli ultimi podi della squadra per lungo tempo, anche se a livello di mondiale costruttori le cose non sono peggiorate nei due anni seguenti: quinta nel 2001 e sesta nel 2002, adesso con motori Honda denominati solamente Honda.

Frentzen e Trulli hanno fatto coppia anche per il 2001, anche se Heinz ha lasciato il team in corso d'opera, venendo sostituito prima da Ricardo Zonta, già comparso al suo posto in precedenza per un'indisposizione fisica, nonché da Jean Alesi, che ha successivamente lasciato la Formula 1 a fine stagione. Nel 2002, invece, è tornato Fisichella, dopo alcune stagioni alla Benetton. Al suo fianco ha esordito invece Takuma Sato, autore dei suoi primi punti a fine stagione in Giappone, che sarebbe stato rimpiazzato per il 2003 da Ralph Firman.
Il fornitore di motori è cambiato nuovamente, divenendo Ford, ed è accaduto l'evento eroico a cui nessuno credeva più. Al GP del Brasile, numero 700 nella storia della Formula 1, nonché numero 200 per la Jordan, è arrivata inaspettatamente quella vittoria di Fisichella sfuggita cento gran premi prima, quando la gara è stata interrotta anzitempo per le terribili condizioni meteo e due incidenti occorsi a Fernando Alonso e Mark Webber. Un errore di cronometraggio ha attribuito inizialmente la vittoria a Kimi Raikkonen, ma il successivo ricalcolo della classifica finale ha assegnato la vittoria a Giancarlo, la sua prima, ma l'ultima per il team Jordan, che solo grazie all'estensione della zona punti ai primi otto avvenuta a partire da quella stagione ha conquistato ulteriori punti con un settimo posto di Fisichella e un ottavo di Firman, mentre non ha ottenuto punti Zsolt Baumgartner, che ha brevemente sostituito lo stesso Firman.
La squadra ha chiuso nona nel mondiale costruttori davantu alla sola Minardi, così come nelle stagioni seguenti. Nel 2004 Nick Heidfeld ha ottenuto due piazzamenti in bassa top-8 e una volta c'è riuscito Timo Glock, durante una sostituzione one-off di Giorgio Pantano, al quale è subentrato verso fine stagione.

Nel 2005, con motori Toyota la coppia di piloti era costituita dagli esordienti Tiago Monteiro e Narain Karthikeyan e la possibilità di fare punti quasi inesistente. Poi è arrivata Indianapolis, con sei vetture schierate in griglia, il podio di Monteiro e il quarto posto di Karthikeyan. Il pilota portoghese è ricordato non solo per il suo terzo posto con festeggiamenti cringe, quanto anche per avere ottenuto un ottavo posto al GP del Belgio, suo sedicesimo arrivo al traguardo consecutivo, ai tempi un record. È stato l'ultimo punto per la scuderia fondata da Eddie Jordan, nonché l'ultima bandiera a scacchi consecutiva vista da Monteiro, il quale nell'evento seguente è stato costretto al ritiro.
A onore del vero, nel 2005 la squadra non era più di proprietà di Eddie Jordan, anche se non vi era stato ancora il rebranding quindi è arrivata alla cifra tonda di 250 gran premi, ma era già stata acquisita dal gruppo Midland, il quale avrebbe gareggiato come Midland nella stagione seguente, innescando una serie di cambi di denominazione che hanno portato il team di Silverstone ad avere quattro nomi diversi in quattro anni consecutivi: Jordan nel 2005, Midland nel 2006, Spyker nel 2007 e Force India nel 2008.
Per circa un decennio la squadra è stata di proprietà di Vijay Mallya, per divenire in seguito Racing Point dopo l'acquisizione da parte di Lawrence Stroll, denominazione con la quale ha conquistato la vittoria del GP di Sahkir 2020 con Sergio Perez. Successivamente è divenuta Aston Martin, ma con questo nome insegue ancora la vittoria. Curiosamente è di nuovo verde, come lo era la Jordan degli esordi, quando era sponsorizzata 7UP.


La storia di questa squadra è un ricordo di vecchi tempi che non torneranno più, quelli in cui un team attivo nelle categorie minori poteva entrare in Formula 1 e arrivare a occupare posizioni di rilievo, sia in classifica piloti sia nella classifica dei team più tamarri. Non che fosse sempre così, ma evidentemente era possibile per chi fosse abbastanza accorto da non cadere nelle mani del truffatore di turno.
Anche se da vent'anni il marchio Jordan era uscito di scena, è bello sapere che quella squadra, con altre denominazioni, ha continuato a esistere, con occasionali exploit che ricordano vagamente quelli dei vecchi tempi, e probabilmente esisterà ancora a lungo, anche se il nome Aston Martin non ha quel fascino tamarro che potevano avere i vari Force India e Racing Point di turno.
Non c'è più un team Jordan e adesso non c'è più nemmeno il suo fondatore, venuto a mancare all'età di settantasei anni a causa di un tumore, ma la storia è scritta e resterà impressa nella memoria collettiva. Allora guarderemo dietro di noi, sussurrando un #FreeGachot, poi vedremo Frentzen fermo e Monteiro che esulta sul podio, accanto a due imbambolati Schumacher e a Barrichello. Forse quel festeggiamento non ci sembrerà più così tanto cringe e il nostro solo rimpianto sarà che sia stato Monteiro e non un personaggio pittoresco come Karthikeyan a salire su quel podio.
Addio Eddie Jordan, e grazie per averci regalato questa bellissima storia.


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Milly Sunshine