Carissimi lettori, devo confessarvi di avere degli scheletri nell'armadio e anche piuttosto ingombranti, quindi devo assolutamente ammettete le mie terribili responsabilità. :-P Incoraggiata ormai dieci anni fa a guardare il GP di Phoenix del 1990 (forse su Answers Yahoo) per via di un certo duello, ricordo di avere pensato, nel vedere la gara "sì, bel duello, ma da qui a vedere qualcosa di stylish dall'inizio alla fine ce ne passa". Sono profondamente pentita da quel pensiero: questo gran premio è stupendo, ha un sacco di eventi interessanti da raccontare e dieci anni fa ero una giovane fuori di testa, non ci sono altre possibili spiegazioni! Basti pensare che in prima fila, accanto a una McLaren in pole position, c'è nientemeno che in seconda posizione la Minardi di Pierluigi Martini. Questo basterebbe di per sé per consacrare questo evento alla storia del motorsport, mi sembra un concetto ovvio. Le cose per il minardista tuttavia non si mettono proprio benissimo, infatti viene superato da diverse vetture fin dalla partenza, ritrovandosi intorno alla quinta o sesta posizione.
Si porta in testa alla gara, a bordo di una Tyrrell partita in quarta posizione, nientemeno che Jean Alesi, mentre è costretto ad accodarsi in seconda posizione il poleman Gerhard Berger: BERGESI VIBES! Terza, esattamente la stessa posizione di partenza, c'è una vettura rossa, ma Ferrari is for kids, Dallara is for legends, terzo c'è nientemeno che Andrea De Cesaris! Non so come io abbia osato snobbare questo gran premio in passato, dovevo essere davvero rintronata. Ad ogni modo si vede una Williams toccarsi con qualcuno e penso subito "Mansell, che ca**o fai", per poi ricordarmi che siamo nel 1990 e che il caro Nigel è un pilota della Ferrari. Inutile, quando avvengono fatti strani mi viene da pensare per prima cosa a Mansell. Niente baffi: si tratta di Riccardo Patrese, che rientra quindi ai box e il contatto dovrebbe essere stato con una Arrows. Nel frattempo, dopo pochissimi giri di gloria, De Cesaris viene superato da Ayrton Senna e si accoda in quarta posizione, che diventerà comunque terza di lì a poco, grazie alla collaborazione di Berger.
Il pilota austriaco, infatti, non ricordandosi di non essere in Canada, come da foto centraledel collage, va a sbattere contro una barriera di pneumatici esattamente come se fosse il Wall of Champions. Lo vediamo fermo, ma poi lo vediamo ai box, quindi è ripartito. La Dallara in terza posizione è davanti a un breve trenino, composto dalla Benetton di Nelson Piquet e dalla Williams di Thierry Boutsen, sempre nel collage. La Ferrari di Alain Prost si accoda in breve tempo aggiungendosi a quel raduno. Quando Boutsen tenta di superare Piquet, ma perde un po' di terreno, Prost lo supera e si lancia all'inseguimento di Piquet. Tuttavia è Piquet che supera De Cesaris, lasciandolo a vedersela con Prost. Il pilota della Dallara regge qualche giro, ma alla fine si arrende alla Ferrari e anche a Boutsen. Evidentemente Prost avrà anche detto qualcosa tipo "la mia vettura è più rossa della tua" e per questa affermazione viene punito dal karma: dal retrotreno della sua monoposto inizia ad alzarsi del fumo poco promettente e infatti di lì a qualche giro sarà costretto a recarsi ai box.
Siamo oltre a un terzo di gara, ma è solo il quarto ritirato, contrariamente a quanto avviene di solito sui circuiti cittadini statunitensi. I primi tre fortunati sono stati Nicola Larini (Ligier), Derek Warwick (Lotus) e Ivan Capelli (Leyton House), che ha rotto una sospensione sui segreti del tracciato. La giornata, tuttavia, è ancora lunga e usciranno di scena definitivamente anche personaggi illustri come Mansell (con tanto di motore in fiamme e conseguente testacoda) e Berger, insieme a tanti altri, ma per il momento concentriamoci su un'altra sagoma rossa che di lì a pochi giri ci saluta per un guasto al motore, anche questo come da foto: si tratta sventuratamente proprio di De Cesaris. Pierluigi Martini, tuttavia, appena precipitato fuori zona punti subendo il sorpasso dalla Brabham di Stefano Modena, grazie al suo ritiro si riporta in sesta posizione, segno che anche le storie tragiche possono avere qualche lato positivo. Nel frattempo, in seconda posizione, Senna è ormai negli scarichi di Alesi. Che il duello per la leadership abbia inizio!
Il duello, di per sé, è piuttosto epico, anche se non dura ore tanto quanto le narrazioni vorrebbero far credere. Visibile anche nelle sequenze fotografiche di questo secondo collage, Senna si mette negli scarichi di Alesi e attende che sia il momento propizio. Il momento propizio arriva e Senna supera finalmente Alesi puntualizzando che lui è il best drivahhhh evahhhh e che Alesi deve attaccarsi al tram. Invece di attaccarsi al tram, Alesi si riprende la posizione su Senna riportandosi in testa affermando: "io un giorno guiderò la Ferrari numero 27". Nel frattempo Boutsen è davanti a Piquet, ma who kers, adesso ci sono solo gli Alesenna! Senna, per nulla intimorito dal futuro numero 27 di Alesi, si ricorda di avere il numero 27 sulla McLaren lui stesso e di lì a poco tenta di nuovo il sorpasso su Alesi e lo porta a termine. Una volta che è passato in testa, adesso, mantiene la testa della gara, staccando Alesi: duello molto fascinoso, ma è già terminato, adesso tocca ad altri animare la gara. Una Lola Larrousse ci prova, con un testacoda, poi fermandosi in una via di fuga, a guidarla sembra che sia Aguri Suzuki.
Il pilota giapponese si aggiunge ai ritirati citati prima oltre che ad altri due che già da un po' hanno provato a dare spettacolo: si sono infatti toccati Gregor Foitek (Brabham) e Olivier Grouillard (Osella), con Foitek rimasto fermo in mezzo alla pista e detriti sparsi, mentre Grouillard ha raggiunto i box. Ai box è stato costretto anche Alessandro Nannini: il pilota della Benetton è infatti passato sopra ai detriti dell'incidente. La Brabham, collocata a bordo pista, vi rimane per tutto il resto del tempo, mentre solo un altro pilota di aggiunge ai ritirati: si tratta di Paolo Barilla. Il pilota della Minardi abbandona la gara a seguito di indisposizione fisica, frattanto il suo compagno di squadra è da tempo scivolato in settima posizione: sesto è Satoru Nakajima (Lotus). Il sestetto Senna/ Alesi/ Boutsen/ Piquet/ Modena/ Nakajima è quello che a fine gara si appropria di punti, mentre a Martini tocca arrivare settimo, precedendo la Lola Larrousse di Eric Bernard (futuro compagno di squadra di Olivier Panis alla Ligier di lì a qualche anno).
Dopo i problemi occorsi a inizio gara, Patrese chiude in una nona piazza che al giorno d'oggi gli garantirebbe un paio di punti, primo di una tripletta italiana nella quale è seguito da Michele Alboreto e Alessandro Nannini. A proposito, Alboreto guida la Arrows ed è compagno di squadra di Bernd Schneider, colui con cui Patrese si è toccato al via, che chiude dodicesimo. I piloti classificati sono in totale quattordici, dietro a costui ce ne sono ancora due, i brasiliani Roberto Moreno (Eurobrun) e Mauricio Gugelmin (Leyton House). Il brasiliano più popolare di tutti, comunque, è senza ombra di dubbio quello che ha vinto il gran premio contro ogni ostacolo, dove ostacolo = Jean Alesi. Fun fact: questo ha raccontato che, in assenza di una maglia ignifuga da indossare sotto la tuta ne aveva presa in prestito in McLaren una proprio di Senna a sua insaputa, che poi pare anche essersi inca**ato con Alesi per il "furto" subito. In Formula 1 da mezza stagione si sta già dedicando allo sport nazionale francese, ovvero far infuriare Senna: très bon travail, Monsieur Alesi! ;-)
I fatti di Phoenix sono un buon biglietto da visita per il successivo GP del Brasile, che si svolge proprio a "casa" di Senna a Interlagos, per la prima volta nel corso della sua carriera in Formula 1. Tutto sembra anche mettersi per il meglio: parte davanti a tutti e rimane davanti a tutti, con il compagno di squadra Berger in seconda posizione. Quest'ultimo perde tuttavia un paio di posizioni, ma la leadership di Senna sembra inattaccabile. O almeno va così fino a oltre metà gara, quando doppiando la vettura di Nakajima per un attimo si immagina che sia Schlesser. Cozza contro alla monoposto del giapponese e rompe l'ala anteriore, il che lo costringe a una sosta ai box. Prost passa in testa, Berger passa in seconda posizione, quindi gli tocca di arrivare terzo a debita distanza dai due. Mansell, Boutsen e Piquet completano la zona punti, con il pilota della Benetton che supera Alesi nei giri finali, relegandolo settimo e fuori dai punti. È comunque andata molto peggio a De Cesaris, primo ritirato, al primo giro.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
sabato 16 aprile 2022
Chi vince riceve il bacio del vincitore da Berger! // GP Stati Uniti 1990 - Phoenix
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