mercoledì 16 novembre 2022

L'urticante disavventura della Pacific nella massima categoria

Oggi vi propongo un viaggio alla scoperta di un team del passato, uno di quelli davvero pittoreschi, che non hanno colto il benché minimo successo in Formula 1. Che poi, "davvero pittoresco" non so se sia la definizione giusta. Siamo di fronte a un team che ha collezionato mancate qualificazioni, risultati di basso livello, debiti, piloti paganti nel tentativo di saldare i debiti e quant'altro. Niente vicende scabrose, niente truffe varie da parte di sedicenti possessori di big money in realtà inesistenti né presenza di criminali di grosso calibro... diciamo che si è trattato di un team di discreto successo nelle formule minori che ha fatto il passo più lungo della gamba finendo per fallire mestamente.

Pacific, infatti, è un team fondato da Keith Wiggins a metà degli anni '80, che ha gareggiato in Formula Ford, Formula 3 e Formula 3000, ottenendo successi inizialmente nella scala più bassa delle categorie del motorsport. Bertrand Gachot vi ha vinto un titolo di Formula Ford, J.J.Lehto uno di Formula 3. Allora è venuto il passaggio in Formula 3000, dove dopo certe difficoltà iniziali, il team ha vinto il titolo nel 1991 con al volante Christian Fittipaldi. Da lì la decisione di entrare in Formula 1 nel 1993, con un progetto costruito dalla Reynard in un tentativo non andato in porto di entrare in Formula 1. Tra i progettisti c'era anche Rory Byrne, quello della Benetton e poi della Ferrari. Il progetto, però, è stato venduto alla Benetton e alla Ligier.

Ci si sono messi di mezzo altri intoppi, in particolare di natura economica, quindi non è stato possibile debuttare in Formula 1 nel 1993. Il team si è quindi concentrato sull'ingresso in Formula 1 nel 1994. Quattordici team per un totale di ventotto vetture, solo ventisei potevano andare in griglia. Il mondiale iniziava in Brasile e solo una delle vetture è riuscita a scendere in pista, l'altra ferma in entrambe le sessioni di qualifiche a causa di un problema tecnico. Siccome bisogna sapersi accontentare anche di poco, si segnala che comunque Bertrand Gachot si è qualificato davanti alle Simtek e si è appropriato della venticinquesima piazza sulla griglia di partenza. In sintesi: non è iniziata bene, ma poteva andare molto peggio.


Poteva andare molto peggio perché comunque si trattava di una monoposto che aveva alle spalle pochissimi chilometri di test e perché il solo andare in griglia doveva apparire più o meno come una vittoria. La suddetta "vittoria", tuttavia, è durata poco: al via la Ligier di Eric Bernard ha faticato a partire e Gachot ha cozzato contro la Larrousse di Olivier Beretta, che aveva scartato per evitare di colpire Bernard. Di fatto la prima gara della Pacific in Formula 1 è durata appena un giro... però ecco, portare una vettura in gara ha iniziato ad essere un risultato sempre meno scontato: già al successivo gran premio, il weekend del team britannico è terminato già al sabato, dopo le qualifiche, risultato destinato a ripetersi molto a lungo.

Al successivo GP di San Marino, l'infortunio nelle qualifiche del venerdì di Rubens Barrichello ha fatto calare il numero di vetture presenti da ventotto a ventisette. Da questo momento in poi è iniziato un trend poco promettente per la Pacific: riuscire a portare una monoposto in griglia solo quando non c'erano altre ventisei monoposto presenti e, di conseguenza, restava qualche posto libero. Tra i due piloti il più papabile per andare in griglia era come al solito Gachot, che è andato in griglia venticinquesimo e ultimo. Per onore di cronaca, al compagno di squadra Paul Belmondo è stato offerto di prendere parte alla gara nel posto rimasto vacante dopo la morte di Roland Ratzenberger in un incidente in qualifica, ma Belmondo ha rifiutato.

La gara di Gachot è terminata con un ritiro: superata indenne la caotica partenza e una sbinnata per evitare vetture incidentate, è riuscito a proseguire, ma intorno a un terzo di gara è stato costretto al ritiro da un guasto. Al successivo evento, con solo ventiquattro vetture presenti in pista (la Simtek e la Williams hanno portato una sola vettura, mentre a seguito del grave incidente di Karl Wendlinger la Sauber ha ritirato per motivi di sicurezza anche l'altra monoposto) entrambe le Pacific sono andate in griglia, nelle ultime due posizioni. Gachot si è ritirato per un problema al cambio, poco dopo di lui ritiro anche per Belmondo, pare dettato da indisposizione fisica. Di fatto fino a questo momento la Pacific aveva collezionato poche qualificazioni e nessuna gara terminata. Non restava che attendere un cambio di trend.

Il cambio di trend non è arrivato in Spagna. La Sauber ha portato una sola vettura, quindi un posto in griglia assicurato, poi Andrea Montermini della Simtek infortunato, quindi due posti in griglia assicurati. Belmondo si è ritirato quasi subito a seguito di un testacoda, Gachot ha proseguito fino a metà gara, ma è stato ugualmente costretto al ritiro. Ha terminato con un ritiro anche il GP del Canada (ragione della qualificazione il fatto che la Simtek abbia portato una sola vettura), ma quantomeno è andato in griglia. Da questo momento in poi non sono più capitati fatti che riducessero il numero di monoposto presenti. Di conseguenza, c'erano altre ventisei monoposto che potevano andare in griglia e le altre ventisei monoposto sono andate regolarmente in griglia.


Dopo mesi e mesi di nulla cosmico, è arrivato il mondiale 1995 con una line-up Gachot (divenuto anche co-proprietario del team)/ Montermini. In questa stagione c'era una sorta di partnership con la Lotus, uscita di scena a fine 1994, più che altro a livello di nome, ma soprattutto le vetture che puntavano alla griglia erano appena ventisei, divenute ventiquattro in corso d'opera con il fallimento della Simtek. Ciò significava qualificazione assicurata. In Brasile è andata finalmente bene, anzi benissimo. Certo, Gachot ritirato per un guasto al cambio non sarebbe d'accordo, ma Montermini ha portato per la prima volta la Pacific al traguardo, nona su dieci piloti ancora in pista. Decimo è giunto Pedro Diniz sulla Forti, scuderia piuttosto disastrata. È andata decisamente peggio in Argentina: entrambi i piloti messi fuori gioco in un pile-up al via.

Si sono susseguiti ritiri in successione, in particolare per guasti al cambio, per una lunga serie di gran premi. Poi, in Francia, almeno Montermini era ancora presente in pista al momento della bandiera a scacchi. Sfortunatamente per lui, non aveva percorso abbastanza giri per essere classificato. Al seguente evento in Gran Bretagna, in cui Montermini è finito fuori pista a causa di un testacoda, Gachot è riuscito a chiudere la gara in dodicesima e ultima posizione, finalmente al traguardo. A quel punto, però, il team era pressato dai debiti e per salvarlo servivano i big money di qualche pilota. Quindi dentro Giovanni Lavaggi per quattro gran premi, poi Jean-Denis Deletraz per altri due. Frattanto due piccole gioie relative per Montermini: ottavo in Germania, dodicesimo in Ungheria, in entrambe le occasioni ultimo classificato.

Montermini non ha mai più visto la bandiera a scacchi con la Pacific da quel momento in poi, mentre Lavaggi non ha mai visto la fine di un gran premio. In concomitanza con la sua seconda e ultima apparizione, invece, Deletraz è arrivato quindicesimo e ultimo. Con tre gran premi ancora da disputare, l'obiettivo di Keith Wiggins era quello di schierare Katsumi Yamamoto (non è parente né di Sakon né di Naoki) ai GP del Pacifico e del Giappone e Oliver Gavin al GP d'Australia, ma non hanno ottenuto la Superlicenza. È tornato quindi in pista Gachot, che dopo due ritiri ha chiuso in Australia ottavo e ultimo, il che doveva essere già una soddisfazione dopo tutti i ritiri collezionati. Con un po' di fantasia si può quindi arrivare a dire che la poco gloriosa (dis)avventura della Pacific in Formula 1 si sia conclusa in bellezza.


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