lunedì 7 novembre 2022

GP San Marino 1999: il crash italiano di Hakkinen dalla leadership che tutti hanno dimenticato

Dopo un inizio di stagione in Australia e Brasile, il campionato 1999 si sposta in Europa dove il primo evento europeo è il GP di San Marino. Le due McLaren iniziano bene, Mika Hakkinen ottiene la pole affiancato dal compagno di squadra David Coulthard. Michael Schumacher ed Eddie Irvine sulle Ferrari sono terzo e quarto, mentre ottiene un ottimo quinto posto in qualifica Jacques Villeneuve sulla B.A.R., rimanendo però fermo sulla griglia perché è scontato che la B.A.R. non possa avere una gioia. Viene evitato da tutti, ma la sua gara è già finita mentre Hakkinen si invola verso il dominio. Coulthard viene presto distanziato, in seconda posizione, così come i piloti Ferrari dietro di lui. Tutto fila liscio, ma per neanche un quarto di gara: Hakkinen infatti finisce fuori pista da solo andando a muro.

Il pubblico esulta come se avesse appena assistito a un incidente di Riccardo Patrese, mentre è la mascella di Coulthard che adesso si trova in prima posizione. Schumacher però ha un asso nella manica, lo coglie di undercut ed ecco che si ritrova davanti. Può iniziare a spingere in vista del momento in cui si fermerà per la seconda volta e, quando effettua il secondo riferimento, ecco che riesce a mantenere la posizione: la Ferrari andrà a prendersi la vittoria nel gran premio di casa che mancava da tipo trecento anni. Infatti fino a quel momento l'ultima vittoria Ferrari a Imola era quella ottenuta nel 1983 da Patrick Tambay. La Ferrari potrebbe anche mettere due vetture sul podio dal momento che Irvine è terzo alle spalle di Coulthard, ma il destino decide diversamente: il folletto irlandese viene abbandonato dal motore a tre quarti di gara ed è costretto al ritiro.

Heinz-Harald Frentzen sulla Jordan becca in pieno la macchia d'olio sparsa dalla vettura di Irvine, finisce in testacoda e la sua gara finisce lì. Schumacher, frattanto, si appresta a salire sul podio in compagnia di Coulthard e di una bandiera del Brasile. La tiene tra le mani Rubens Barrichello: è il pilota della Stewart infatti a chiudere in terza posizione e sul podio si metterà a festeggiare in modo piuttosto scatenato, cercando di esibirsi in una capriola sul podio stesso. Sul podio sembrano tutti felici e sorridenti, ma non deve sfuggirci qualcosa che va oltre: quella di Schumacher è la quindicesima vittoria con i colori della Ferrari, eguaglia quindi il record di vittorie con la Rossa ottenute da Niki Lauda negli anni '70. Siccome resterà in Ferrari fino al 2006 vincendo anche cinque mondiali in corso d'opera, il record aumenterà a dismisura nel corso del tempo.

Torniamo alla gara e torniamo a una delle Jordan, l'unica che rimane ancora in pista: è quella di Damon Hill che riesce a concludere la gara al quarto posto. A pochissimi giri dalla fine Johnny Herbert su Stewart e Alex Zanardi su Williams si trovano inoltre quinto e sesto, ma accade un fattaccio che li mette fuori gara entrambi: Herbert rompe il motore, si sparge olio sulla pista e Zanardi finisce fuori come un Frentzen qualsiasi. Giancarlo Fisichella (Benetton) e Jean Alesi (Sauber) ringraziano, chiudendo la gara in quinta e sesta posizione cogliendo punti. L'unica B.A.R. superstite la guida Mika Salo (sostituto dell'infortunato Ricardo Zonta) e giunge doppiato di vari giri in settima piaza, precedendo le uniche altre due vetture ancora in pista, le due Minardi. Ottavo giunge Luca Badoer (sarebbero punti dal 2003 in poi), mentre nono è Marc Gené. Wow, non ho mai visto questo!

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Milly Sunshine