mercoledì 29 giugno 2022

Il terzo titolo di Senna // GP Giappone 1991

Anno 1991 - il campionato volge verso la fine ed è il turno di Suzuka, location celebre per essere stata sede dell'assegnazione del titolo anche nelle tre stagioni precedenti. Si tratta del penultimo evento della stagione, quello finale sarà in Australia ad Adelaide e sarà il gran premio più breve della storia della Formula 1 (il secondo ad oggi, sempre ammesso che quel famoso non-gran premio della scorsa stagione possa essere considerato un gran premio effettivo), ma non siamo qui per parlare di quanto avvenuto in Australia di lì a qualche tempo. Oggi parliamo di quando in Giappone, effettivamente, Ayrton Senna e Nigel Mansell sono ancora in lotta per il titolo... e il modo in cui ci arrivano non sembra promettere molto bene. Nel corso del briefing dei piloti del precedente gran premio in Spagna, infatti, i due hanno avuto una pesante discussione innescata da... mhm... innescata non si sa da cosa ma nevermind, in cui si sono scambiati diversi insulti.

Le McLaren si piazzano in prima fila, ma è Gerhard Berger che ottiene la pole position davanti al compagno di squadra. Mansell è terzo, precede in griglia la Ferrari di Alain Prost e l'altra Williams di Riccardo Patrese, il quale fin dal via della gara si porta in quarta posizione. Le Minardi, partite dalla quarta fila, si trovano in sesta e ottava posizione, con la Benetton di Michael Schumacher in mezzo a a Pierluigi Martini e Gianni Morbidelli. La gara di quest'ultimo purtroppo non durerà tanto a lungo e si ritirerà a causa di un problema tecnico, mentre Martini sembrerà per lungo tempo potere avere qualcosa da dire. Veniamo però a Mansell: la gara dura 53 giri in totale, la sua solo nove. Si trova negli scarichi di Senna quando mette le ruote sull'erba e finisce in testacoda da solo - non oso immaginare le critiche se una cosa del genere accadesse ai giorni nostri - insabbiandosi nello stesso punto in cui l'anno precedente c'è stato il celebre incidente tra i Prosenna.

Si prosegue con le McLaren ancora 1/2 e Senna si porta anche davanti a Berger superandolo poco prima dei cambi gomme. Rimane davanti al compagno di squadra anche dopo la sosta, mentre Patrese è ormai stabilmente in terza posizione. Prost è quarto e, dopo la sosta, Martini si trova a dovere difendere la quinta posizione da Schumacher. Il pilota della Benetton è però costretto al ritiro e questo sembra aprire la strada al pilota della Minardi. Però è un giorno in cui le squadre italiane devono soffrire, Jean Alesi su Ferrari è stato il primo ritirato per guasto al motore già al via, mentre entrambi i piloti Dallara, Emanuele Pirro e J.J.Lehto, sono usciti in un incidente con la Jordan di Andrea De Cesaris a inizio gara. Al povero Martini le cose non vanno molto meglio ed è costretto al ritiro per un guasto al 39° giro. Risalgono quinta e sesta quindi la Brabham di Martin Brundle e la Tyrrell di Stefano Modena. Nel caso della Brabham, sono gli ultimi punti della sua storia.

La gara, però, ve l'ho detto, dura 53 giri e deve ancora accadere qualcosa. Perché dopotutto Senna sta per vincere il suo terzo titolo e questo secondo i bambini che giocano con le macchinine bianche e rosse nelle loro case delle Asturie è sicuramente positivo, ma obiettivamente parlando il mondiale sta finendo in modo non abbastanza attention seeker per i suoi standard, quindi c'è ancora qualcosa da fare. Ecco quindi che all'ultimo giro inizia a rallentare e a salutare il pubblico che lo acclama, cosa che porta Murray Walker a osservare ciò che è accaduto a Mansell qualche mese prima al GP del Canada. Dopo avere leaderato tutta la gara, infatti, il baffuto pilota Williams ha accidentalmente lasciato spegnere la monoposto, favorendo così la vittoria del suo rivale Nelson Piquet - tempi molto lontani, quando Piquet passava alle cronache per i suoi risultati sportivi e non per l'utilizzo di epiteti razzisti in un podcast innescando un vespaio e facendo fare una figura molto discutibile al mondo del motorsport.

Noi però siamo qui per parlare di cose positive, quindi torniamo a Senna che rallenta a caso nell'ultimo giro venendo acclamato come vincitore dal pubblico giapponese. Solo che non vince lui il gran premio. All'ultima curva, infatti, decide di cedere la posizione al compagno di squadra Berger, che varie volte nel corso della stagione non ha fatto nulla per mettergli i bastoni tra le ruote, anzi, l'esatto opposto. Un'azione comprensibile e rispettabile, anche se ho qualche piccola perplessità, ovvero se per dare un contentino alla seconda guida di turno sia proprio così necessario mettere in chiaro in mondovisione che si è trattato di un contentino dato alla seconda guida. Per dire, dopo il ritiro di Mansell, Senna non ha più avuto alcun bisogno di stare davanti a nessuno, fargli anche fare una mezza gara in testa a Berger giusto per dare un senso alla sua vittoria - la prima con i colori della McLaren - sembrava davvero così brutto? Comunque sia, Berger/ Senna/ Patrese, il podio è questo e la giornata finisce così.

Anzi no, non finisce affatto, perché nella conferenza stampa post-gara Senna inizia a fare un rant interminabile sui fatti del 1989 e sulle polemiche con Balestre, passando poi al 1990 e affermando per la prima volta di avere pianificato in anticipo l'incidente con Prost per la faccenda della pole position dal lato sporco della pista. Aggiunge anche che nonostante non sia stato tutto rose e fiori il suo duello con Mansell è stato corretto ed è felice che non ci siano stati incidenti tra di loro, ritenendosi soddisfatto dell'esempio che è stato possibile dare a loro stessi, agli altri piloti e a chi verrà dopo di loro. Tutto ciò è stato meraviglioso, essenzialmente il succo del discorso è: "sono felice che quest'anno non ci siano stati incidenti tra championship contender, non ne colgo minimamente la correlazione con il fatto di non averne innescati ed è bellissimo che il me stesso del 1991 possa dare il buon esempio ai bambini diversamente dalle circostanze che manovravano il me stesso del 1990".

La prossima volta che qualcuno osserverà che la Formula 1 è noiosa perché ci sono venti auto che girano in tondo e basta, valuterò la possibilità di riferirgli questo genere di retroscena. A proposito di retroscena, ricordo che il messaggio di fondo di questa conferenza stampa è stato qualcosa tipo "l'anno scorso non è stato un eccesso di foga se sono andato addosso a Prost, ma proprio la volontà di fare quello che ho fatto", quindi potrebbe essere interessante scoprire quale sia stata la reazione dell'altro diretto interessato. Pare nessuna, anche perché impegnato in altro genere di polemiche, tipo lamentarsi della propria monoposto non competitiva da lui paragonata a un camion. A Maranello non apprezzano particolarmente le sue lamentele: in Australia al suo posto c'è Gianni Morbidelli (e Roberto Moreno - già precedentemente pilota Benetton e poi Jordan - prende il posto di quest'ultimo in Minardi continuando nel suo trend di guidare qualsiasi monoposto di basso rango o tamarra o entrambe le cose presente nel campionato).


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