martedì 7 aprile 2020

Hamilton e Vettel hanno paura delle vere gare e dovrebbero restituire i loro titoli (Alonso, anche tu, se non ti scoccia)

Il titolo di questo post è un doppio esperimento sociale. Voglio vedere fino a che punto un titolo clickbait può aumentare le view. In più voglio vedere se qualcuno pensa che sia più appropriato "...dovrebbero restituire i propri titoli". Senza esperimenti sociali, il post avrebbe avuto un altro titolo, quello sottostante.

******

GARE VIRTUALI E FANBOY REALI

Per cortesia, non chiamatemi prevenuta, perché sarà anche vero che tra me e i videogiochi non c'è mai stata alcuna affinità, ma il mio post è dettato da altre motivazioni, per esempio la consapevolezza che esiste il vero, che esiste il virtuale, che il vero non è virtuale e che il virtuale non è vero.
Esistono mondi diversi, quello degli appassionati di motori e quello di appassionati di virtuale a sfondo motoristico. Questi due mondi possono incrociarsi e sovrapporsi, oppure possono rimanere separati. Facendo una metafora alimentare, ci sono persone che mangiano la pizza, ci sono persone che mangiano l'ananas e persone che mangiano sia la pizza sia l'ananas (possibilmente separati l'uno dall'altro). Una cosa non impone l'altra. Gli appassionati di videogiochi motoristici, magari, alla fine della settimana vanno tranquillamente al centro commerciale sbattendosene altamente delle competizioni motoristiche. Gli appassionati del fine settimana motoristico, invece, magari non si interessano al virtuale, né a livello amatoriale né a livello professionistico. Il motorsport e il virtuale non sono necessariamente due lati della stessa medaglia.

Con l'assenza di competizioni motoristiche vere, molte serie si stanno focalizzando sul virtuale: tiene in vita le Pay TV in questo momento, tiene in vita i social a sfondo motoristico, tiene in vita forse le sponsorizzazioni, in quanto anche nel virtuale continuano a vedersi marchi commerciali...
È tutto molto bello e commovente, dal nostro punto di vista: sembra che il mondo del motorsport stia pensando a noi e al nostro intrattenimento in questi mesi di vuoto. Non è quello l'intento vero, di certo, ma credo che sia un buon compromesso: nello sport girano tanti big money, mentre noi ne ricaviamo soltanto mero intrattenimento. Mi sta bene, anzi, mi sta benissimo. L'intrattenimento basta e avanza, per me. Poi lo ammetto, guardare gare virtuali non è il genere di intrattenimento che preferisco, da parte mia sono altri i tipi di contenuto che gradisco maggiormente (tipo i vecchi gran premi che vengono riproposti sul canale Youtube della Formula 1, a titolo di esempio), ma ciò non mi tocca.

Quello che mi tocca, è piuttosto il modo, a mio vedere sconvolgente, in cui il virtuale viene preso così tanto sul serio. Lamentele perché nella Indycar virtuale(?) ci sono tanti big names mentre in Formula 1 c'è solo gente tipo Latifi.
Poi arriva anche il big name. O meglio, di big names ce ne sono anche altri, vista la presenza anche di un ex campione del mondo, ma quel campione del mondo ormai viene considerato appartenente a un universo passato e dimenticato, d'altronde erano vecchi tempi, quelli della Brawn GP di cui molta gente non si ricorda nemmeno l'esistenza.
Arriva il big name ed è quello di Charles Leclerc, idolo delle folle e, nel campo del virtuale, idolo dei folli. Vince il GP virtuale del Vietnam disputato sullo sfondo dell'Albert Park virtuale (Hanoi non esiste ancora in versione virtuale) ed è affiancato dal fratello Arthur. Oltre a loro cinque piloti random di Formula 1, alcuni ex (tipo Gutierrez, che viene criticato PER I RISULTATI AL VOLANTE sulla base di quello che fa nel virtuale - e dire che, se lo si volesse criticare per le sue performance in pista, ci sarebbe molto da dire), gente tipo Button e Herbert, qualche virtual racer (cioè gente che nella vita di tutti i giorni guadagna soldi gareggiando in virtuale), poi qualche personaggio random appartenente ad altri sport, perfino un cantante, una volta.

Dicevo, Leclerc vince e ci tocca leggere commenti inneggianti al fatto che: 1) una vittoria Ferrari nel virtuale ha lo stesso esatto valore di una vittoria Ferrari in un vero mondiale di Formula 1, 2) i gran premi virtuali dovrebbero valere per il campionato di Formula 1 vero, 3) Leclerc è un fenomeno sulla base dei risultati ottenuti nel virtuale (da notare, Leclerc è esattamente l'opposto di Gutierrez, e a tale considerazione si dovrebbe arrivare ugualmente sulla base del suo vero curriculum motoristico)... per non dimenticarci del punto dolente 4) i piloti che non prendono parte al campionato virtuale (che magari non possiedono una sim, oppure non hanno il wifi, oppure hanno cose più interessanti da fare che occuparsi di gare alla playstation) in realtà non prendono parte al campionato virtuale perché *hanno paura di perdere contro Leclerc*. Leclerc, per tale ragione, dovrebbe essere eletto d'ufficio come campione del mondo 2020, anche se non si farà un mondiale. O, se si farà un mondiale, qualsiasi sia il verdetto della vera classifica piloti. Oh, e ovviamente Arthur dovrebbe affiancarlo, poco importa che al momento attuale sia al livello Formula Regional.

In conclusione, questa storia dei gran premi virtuali sarebbe bellissima se non venissero tratte delle conclusioni troppo fuori dagli schemi per i miei gusti, tipo che le gare virtuali abbiano la stessa importanza di quelle vere, se non addirittura maggiore a seconda di che cosa è opportuno affermare. Oppure che il valore dei piloti debba essere giudicato da quello che fanno nel virtuale e che, di fatto, non ci si renda più conto della differenza tra finzione e realtà.
Oppure che le gare virtuali siano pittoresche perché i "piloti" possono fare esattamente tutto quello che vogliono senza il rischio di volare in tribuna falciando duecento spettatori, e che le azioni virtuali dovrebbero essere riprodotte tali e quali nella realtà. Ecco, quest'ultimo aspetto mi spaventa molto. La convinzione che i piloti siano fantocci sacrificabili per il nostro intrattenimento mi pareva già abbastanza radicata nella mente del tifoso medio, a mio parere questo non farà altro che intensificarla. Quindi ricordate quando eravate bambini e gli adulti vi dicevano che i videogiochi vi rimbecillivano? Ecco, a me sembra che a rimbecillire siano i videogiochi altrui.

Con questo post non si intende screditare la categoria dei "piloti virtuali", gente che a mio parere svolge un'attività diversa dal motorsport (sia pure un'attività che necessità di un opportuno training e di impegno, per chi lo fa di professione), ma che merita di essere rispettata per le proprie scelte. Piuttosto il mio obiettivo era focalizzarmi sul fatto che motorsport vero e motorsport virtuale siano due cose diverse e che sia abbastanza fuorviante compararli l'uno all'altro.
Per non parlare del fatto che si notano certe incongruenze. I piloti di oggi prima vengono visti come piloti "non veri" perché utilizzano più i simulatori professionali che i test. Poi viene fuori che una gara virtuale, basata su Playstation e nemmeno su qualcosa di più vicino alla realtà, determina quali siano i piloti degni di rispetto e quali non lo siano.

Per chi proprio non vuole intendere il concetto, lo spiego in termini più semplici: è vero, al giorno d'oggi non ci sono gare e non ci sono test, ma appunto, di conseguenza, non c'è nulla attualmente che possa dimostrare il valore di un pilota come tale... di fatto, la glorificazione e la denigrazione in base alle gare virtuali è qualcosa di cui secondo me si potrebbe fare benissimo a meno. Idem, la glorificazione dei duellihhhh e dei sorpassihhhh avvenuti in una gara virtuale, in cui nessuna manovra per quanto azzardata mette in vero pericolo qualcuno, è un'altra cosa di cui si potrebbe fare a meno. Messaggio di fondo: divertitevi con ciò che vi diverte, ma cercate di ricordare che fino all'altro ieri eravate adoratori del rischio, della ricerca del limite, dei gas di scarico e del ruggito dei motori. È più che lecito che possiate amare altre cose. Però, per tornare al mio esempio iniziale, quando mangiate una fetta d'ananas non vi verrebbe da dire "oh, quanto è buona questa pizza quattro stagioni". Allo stesso modo, un GP virtuale del Vietnam che avviene su una pista che è una replica virtuale dell'Albert Park non è quello che sarebbe stato un vero gran premio del Vietnam, e idem nessun altro gran premio virtuale sarà quello che sarebbe stata la realtà.



Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per essere arrivato/a fino in fondo. Se vuoi, fammi cosa ne pensi con un commento. :-) Puoi farlo anche in maniera anonima.

Se sei capitato/a qui per caso ti invito a visitare il mio blog, in particolare le etichette "Commenti ai GP" e "F1 vintage".

Se invece mi leggi abitualmente e sei arrivato/a qui di proposito, ti ringrazio per l'apprezzamento e spero continuerai a leggermi.

Buon proseguimento di giornata (o a seconda dell'orario, di serata, o buona notte). <3

Milly Sunshine