Per chi fosse interessato: QUALIFICHE | GARA
Solo ieri pensavo che quello appena trascorso dovesse essere un weekend carico di emozioni. Adesso mi rendo conto che forse è vero: anche ritrovarsi a piangere come una fontana nel rendersi conto che è appena accaduto qualcosa di terribile ma che la gente su twitter si affretta a volersi convincere che non sia successo niente è un’emozione.
Solo ieri pensavo che quello appena trascorso dovesse essere un weekend carico di emozioni. Adesso mi rendo conto che forse è vero: anche ritrovarsi a piangere come una fontana nel rendersi conto che è appena accaduto qualcosa di terribile ma che la gente su twitter si affretta a volersi convincere che non sia successo niente è un’emozione.
Solo ieri pensavo che fosse alquanto stressante il fatto
che il mercato piloti stesse prendendo il sopravvento su tutto il resto,
rubando la scena al gran premio. Adesso mi rendo conto che non me ne importa un
tubo di Kvyat sulla Redbull, di Vettel sulla Ferrari e di Alonso sulla McLaren,
o in qualunque altro team. Vorrei che si parlasse ancora di null’altro che di
mercato piloti.
Solo ieri pensavo che mi dispiaceva il passaggio di Vettel
alla Ferrari, perché speravo che Bianchi ottenesse un volante migliore rispetto
a quello della Marussia. Me lo immaginavo vestito di rosso, magari prossimo vincitore
in Ferrari che, chissà, forse mi avrebbe avvicinata alla Rossa. Adesso a Jules
non serve più una Ferrari; gli serve un miracolo.
Riavvolgiamo il nastro del tempo: è il 25 maggio e
Bianchi realizza il mio sogno, quello di conquistare i primi punti per la
Marussia, il team per cui ormai nell’ultimo paio d’anni il mio subconscio si è
messo a tifare. È un ricordo memorabile per me, forse il migliore di questa
stagione. Sì, è indubbiamente il momento migliore di questa stagione.
Poi arriviamo a stamattina: partenza dietro la safety car
per il diluvio, bandiera rossa, nuova partenza dietro la safety car dopo venti
minuti, tutti che rientrano ai box... e intanto noto che Jules è
momentaneamente terzo. È una di quelle scene intriganti che non si vedono quasi
mai e, come tale, mi fa sorridere. Questo quando manca un’ora e mezza, un’ora e
tre quarti, alla tragedia.
Smette di piovere, tutto torna normale... e poi quando è da
poco passata la metà della gara, ricomincia a piovere. La visibilità si
abbassa, anche perché lì in Giappone di questo periodo verso le 17.30 il sole
inizia a tramontare e sono già le 17.00 passate.
Ci sono piloti che si mettono a sbraitare via radio che
le condizioni di visibilità sono pessime e che non si può continuare così. Nessuno
li sta a sentire. In giro per i social network tra l’altro c’è anche qualcuno
che li sfotte, sostenendo che se non hanno le palle di guidare con “due gocce
di pioggia” (sì, perché il diluvio e la sera che scende su un circuito in cui
si corre di giorno sono equivalenti a due gocce di pioggia) possono anche
andarsene a casa. Peccato che chi sbraita via radio sappia di che cosa sta
parlando molto meglio di chi sta stravaccato sul divano a guardarsi il gran
premio.
Nessuno li ascolta, dicevo, e a 10 giri dalla fine -
quelli che dovevano essere dieci giri dalla fine - mentre qualcuno aveva già
montato le heavy rain, Sutil finisce in aquaplaning alla curva 7 e va a
sbattere contro le barriere. È un deja-vu, non è la prima volta che Sutil
finisce fuori quest’anno.
Diluvia e si sta facendo buio, ma si va avanti così, non
entra nemmeno la safety car che all’inizio della gara era stata scomodata per
diversi giri anche quando ormai aveva già smesso di piovere e i piloti
sostenevano che era già ora di montare le intermedie. Arriva un trattore, pronto
a portare via la vettura, e pare che sia tutto risolto.
E invece non è risolto un accidente di nulla, perché un
giro più tardi Bianchi finisce in aquaplaning alla stessa curva di Sutil, ma
invece di ritrovarsi addosso a un muro si ritrova infilato sotto al trattore. Chi
di dovere, ovviamente, mette le mani avanti: lì c’era doppia bandiera gialla,
avrebbe dovuto vederla. Sì, certo, e magari avrebbe anche dovuto rallentare per
evitare di finire in aquaplaning. Capisco dove vogliono arrivare: Bianchi si è
ritrovato lì per colpa sua. Il punto è che ha trovato un trattore ad
attenderlo, che in pista non ci si vedeva più e che, lo ribadisco, Suzuka è un
impianto in cui la Formula 1 deve correre di giorno e non al crepuscolo.
Non voglio fare polemiche: sono liberissimi di iniziare
un gran premio alle 15.00. Se tutto fila liscio, finisce un’ora prima del
crepuscolo. Se c’è un tifone in arrivo, il fatto che fili tutto liscio è tutt’altro
che scontato, ma non fa niente, se si continua solo finché è possibile. Fino a
metà gara è stato possibile. Dopo le cose hanno iniziato a cambiare. Fermare la
gara subito dopo l’incidente di Sutil, sarebbe stato decisamente più
auspicabile. Il risultato, peraltro, sarebbe stato immutato. L’unica differenza
- una differenza abissale - è che Bianchi starebbe davanti a un microfono a
commentare quanto sia eccitante arrivare 16° ma quanto sarebbe molto meglio
mettere il culo su una Ferrari, anziché essere in ospedale in bilico tra la
vita e la morte.
Si parla tanto dei progressi in termini di sicurezza e
poi va a finire che i problemi sono proprio laddove non dovrebbero essercene.
In fondo non è più l’epoca in cui, quando un pilota si
ritirava la vettura rimaneva ferma lì senza che nessuno si degnasse di
spostarla... purtroppo, perché per Bianchi sarebbe stato molto meglio trovarsi
davanti quella, piuttosto che un trattore.
#ForzaJules
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