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venerdì 17 maggio 2024

Formula E 2024: #9 e #10 eprix di Berlino

Lo scorso fine settimana si è svolto l'eprix di Berlino, appuntamento in calendario fin dagli albori di questa categoria, che prevedeva due appuntamenti, l'uno al sabato e l'uno alla domenica, e l'impossibilità per i piloti che si dividono tra la Formula E e il WEC di disputare gli eventi numero nove e dieci del campionato elettrico.
Abbiamo avuto quindi una line up rivisitata:

ANDRETTI: Jake Dennis - Norman Nato
DS PENSKE: Stoffel Vandoorne - Jean-Eric Vergne
ERT: Sergio Sette-Camara - Dan Ticktum
ENVISION: Joel Eriksson - Paul Aron
MCLAREN: Jake Hughes - Taylor Barnard
MASERATI: Maximilian Gunther - Jehan Daruvala
JAGUAR: Mitch Evans - Nick Cassidy
ABT CUPRA: Lucas Di Grassi - Kelvin Van Der Linde
PORSCHE: Antonio Felix Da Costa - Pascal Wehrlein
MAHINDRA: Jordan King - Edoardo Mortara
NISSAN: Oliver Rowland - Sacha Fenestraz

in sintesi, c'erano Eriksson al posto di Frijns, Aron al posto di Buemi, Van Der Linde al posto di Muller e King al posto di De Vries, oltre che Barnard al posto dell'infortunato Bird.

EPRIX I - la gara del sabato ha visto Mortara scattare dalla pole position, ma gli eventi allontanarlo dalla possibilità di vittoria e, anzi, ha concluso la gara soltanto nelle zone basse della top-ten.
La gara ha visto due ingressi della safety car, l'uno per un incidente di Eriksson, l'altro per la vettura ferma di Gunther.
La vittoria è andata a Bird che era partito dalla nona piazza sulla griglia, in una gara che è stata un susseguirsi di sorpassi e in parte determinata dall'attack mode, come tendenzialmente la maggior parte delle gare di Formula E.
TOP-TEN: Cassidy, Vergne, Rowland, Evans, Wehrlein, Da Costa, Vandoorne, Mortara, Fenestraz, Barnard.

EPRIX II - Cassidy ha superato il poleman Dennis alla partenza, ma si è trattato di una leadership destinata a durare poco, visto che ancora una volta la scelta di quando usare l'attack mode è stata penalizzante.
Anche in questa occasione ci sono stati due ingressi della safety car, uno dei quali determinato ancora una volta da Gunther, nonché una fase finale in cui è stato Da Costa a ritrovarsi leader. Per quanto riguarda Cassidy, inizialmente terzo dietro a Evans, ha portato a casa almeno la seconda posizione quando l'altro ha perso diverse posizioni nelle fasi conclusive della gara.
TOP-TEN: Da Costa, Cassidy, Rowland, Wehrlein, Dennis, Evans, Daruvala, Barnard, Eriksson, Vergne.

Con la vittoria di sabato e la seconda posizione conquistata domenica, Cassidy è al momento leader della classifica piloti con sedici punti nei confronti di Wehrlein e ventiquattro nei confronti di Rowland. Il prossimo appuntamento sarà il prossimo eprix di Shanghai, che si svolgerà nello stesso weekend del GP di Montecarlo e della Cinquecento Miglia di Indianapolis, che non mi sembra la cosa migliore per avere rilevanza mediatica, ma quantomeno non si sovrappone con il WEC, quindi i piloti che disputano sia endurance sia Formula E potranno tornare al volante.


domenica 12 maggio 2024

Indycar 2024: #4 Gran Premio di Indianapolis

Non sono sicuramente una cultrice della musica di alto livello, ma allo stesso tempo le manifestazioni canore che durano ore e prevedono la presenza di gente random che canta mi annoiano abbastanza. Quindi la cosa più intrigante dell'Eurovision Song Contest a mio vedere è che nello stesso giorno della finale, in genere, si svolge il Gran Premio di Indianapolis, che viene disputato di sabato sera (sera europea, intendo). È una di quelle gare che in passato, quando ricorrevo ancora allo str3aming ill3gal3 spesso vedevo al computer prima di andare in discoteca, ma sono arrivata a quella fase della mia vita in cui alle 23.00 sono già in camicia da notte, quindi credo sia abbastanza inutile rievocare vecchie serate in discoteca.
Adesso che non ho più l'abitudine di usare vie traverse per vedere le gare in diretta, generalmente vedo gli extended highlight delle gare di Indycar l'indomani ed è esattamente quello che ho fatto stamattina. Questa era la line-up dell'evento:

ANDRETTI: Colton Herta, Kyle Kirkwood, Marcus Ericsson
ARROW MCLAREN: Pato O'Ward, Theo Pourchaire (confermato ufficialmente al posto di David Malukas, anche se sugli ovali gareggerà Callum Ilott), Alexander Rossi
CARPENTER: Christian Rasmussen, Rinus Veekay
COYNE: Jack Harvey, Luca Ghiotto
FOYT: Santino Ferrucci, Sting Ray Robb
GANASSI: Kyffin Simpson, Linus Lundqvist, Scott Dixon, Alex Palou, Marcus Armstrong
JUNCOS: Romain Grosjean, Agustin Canapino
MEYER SHANK: Felix Rosenqvist, Tom Blomqvist
PENSKE: Josef Newgarden, Scott McLaughlan, Will Power
RAHAL LETTERMAN: Graham Rahal, Pietro Fittipaldi, Christian Lundgaard

La gara inizia con Lundgaard in testa e un contatto nelle retrovie, nel quale diverse vetture vengono a contatto e vanno in giro per i prati. L'ingorgo sembra essere stato generato da Ericsson, a cui la direzione gara impone di lasciar passare i piloti spinti fuori(?). Nel frattempo il best friend forever di Ericsson, ovvero Grosjean, viene forzato fuori pista da Ferrucci.
Nel frattempo Lundgaard è in testa alla gara, seguito da Palou, Power e Dixon, con il primo cambiamento degno di nota tra i primi quattro che avviene subito dopo la prima sosta, quando Power supera Palou e si porta in seconda posizione. Dopo la seconda sosta, Power uscirà nel traffico perdendo la posizione nei confronti di Palou, ma entrambi saranno davanti a Lundgaard.
A gara inoltrata Ghiotto rimane fermo a bordo pista, il principale intoppo nel corso di una gara altrimenti molto tranquilla dal punto di vista di incidenti e safety car. Al restart Palou allunga e, di fatto, le prime quattro posizioni rimangono piuttosto stabili, con invece un duello in bassa top-ten tra Herta e Rossi.

TOP-TEN: Palou, Power, Lundgaard, Dixon, Armstrong, McLaughlin, Herta, Rossi, Rahal, Rosenqvist.


sabato 11 maggio 2024

FUORIGIRI/ Serie di VHS dei primi anni '90: recensione dell'episodio su Prost

Ringraziando ancora una volta @MotorStories per avermi fatto scoprire "Fuorigiri", serie di VHS sul motorsport risalente al 1993, mi appresto oggi a parlare di un altro episodio stanato su Youtube. Il titolo di questa puntata è "Alain Prost, vivere per vincere" e parla di un certo quattro volte campione del mondo dal caratteristico naso alla francese. Anzi, parla di un tre volte campione del mondo, perché è stato prodotto quando ancora il quarto titolo non solo non era stato vinto, ma il mondiale doveva verosimilmente ancora iniziate.
Quindi preparatevi psicologicamente ad essere scaraventati all'inizio del 1982, perché il documentario inizia con la vittoria al GP del Sudafrica. Che fosse la sua terza stagione in Formula 1 e che la Renault, dove stava dal 1981 e con cui aveva già vinto gare, fosse il suo secondo team, non ha alcuna importanza.

A onore del vero non mi sentirei di criticare questa mossa, non perché eliminare parti della carriera di un pilota di default sia incoraggiante, ma perché quantomeno viene riconosciuto abbondantemente come la carriera di Prost sia stata piuttosto incoraggiante anche ben prima del ritorno in McLaren: almeno il 1982 e il 1983 ci sono!
Del 1982 c'è addirittura il GP di Montecarlo, di cui però viene mostrato solo l'incidente di Prost e non quella situazione pittoresca arrivata nei cinque minuti seguenti. Unico scopo dell'evento, lanciare una velata critica a Prost tacciandolo di essere uno scarso in caso di pioggia.
Si parla poi di René Arnoux che lascia la Renault, di Prost che lotta per il titolo nel 1983 del clamoroso incidente innescato con l'avversario Nelson Piquet al GP d'Olanda, di quest'ultimo che diviene campione e di come Prost lasci la Renault per presunte vicissitudini personali che non vengono citate nel documentario e quindi non cito nemmeno io perché non sono una malalingua.

Poi arriva il 1984 e il titolo perso per mezzo punto contro Niki Lauda, con il solito accenno a Montecarlo, al fatto che se la gara fosse continuata avrebbe vinto Ayrton Senna, ma i punti del secondo posto sarebbero bastati a Prost per vincere il mondiale invece i mezzi punti della vittoria per la gara terminata anzitempo no.
A dire il vero penso che si traggano conclusioni non del tutto scontate. Non sappiamo per certo che Senna avrebbe vinto o che Prost sarebbe arrivato secondo, magari potevano pure ritirarsi entrambi, così come non abbiamo la certezza che senza bandiera rossa in quel momento non capitasse altro che comportasse comunque una bandiera rossa prima dei tre quarti di gara.
La retorica "favoritismo punito dal karma" non mi piace molto, perché stiamo parlando nientemeno che del terzo mondiale di Lauda e ridurre Lauda a colui che doveva salvarehhhh il mondohhhh dal maleficohhhh Prost e poi levarsi di mezzo senza essere citato neanche per sbaglio, magari anche no!

Poi viene il 1985, la lotta per il titolo con Michele Alboreto, con l'assegnazione del campionato in anticipo, poi il 1986, il secondo titolo vinto contro le Williams in quello storico evento ad Adelaide che ha il culmine con la foratura di Nigel Mansell. La stagione seguente le Williams sono imprendibili, mentre la McLaren torna al vertice nel 1988.
La coppia Prost/ Senna è protagonista del duello per il titolo che va a favore di Senna, mentre la situazione precipita nel 1989. Il documentario è abbastanza soft nel descrivere gli eventi - esattamente come quello su Senna - e di fatto li sintetizza così: nel 1989 Prost mette fuori Senna, nel 1990 Senna mette fuori Prost in maniera analoga. Personalmente oserei dire che il secondo incidente è stato un tantino più azzardato, visto che dietro c'era un'intera griglia che sopraggiungeva, ma questi sono dettagli sui quali, avendo essi portato al podio di Roberto Pupo Moreno, posso tranquillamente soprassedere!

Nel 1990 Prost è in Ferrari a fare coppia con Mansell, il quale viene tacciato in Portogallo di avere ostacolato Prost di proposito al via, per poi andare in seguito a vincere la gara. Devo dire che l'accusa nei confronti di Mansell è meno infamante di quanto sembri: accusarlo di intenzionalità significa definirlo un individuo dotato di intelletto mentre è al volante, qualità che non sempre gli viene riconosciuta!
Comunque sia, il mondiale finisce, si passa al 1991 e alle polemiche con la Ferrari, che comportano il licenziamento del nostro francese preferito (senza offesa per Jean Alesi, che non è protagonista di questo filmato quindi non deve allargarsi troppo). Prost fa dei test con la Ligier, nel 1992, ma non prende parte al mondiale. Finisce così, con il suo imminente ritorno per il 1993 con la Williams.
Nonostante abbia criticato la Ferrari e sia stato messo alla porta, non viene tacciato di essere il malehhhh assolutohhhh. Già detto e ridetto, ma credo sia doveroso puntualizzarlo un'altra volta: il target medio dei primi anni '90 a cui è dedicata questa serie è di gran lunga intellettualmente superiore della tifoseria trash contemporanea, con tanto che la tifoseria di un tempo sapeva comunque essere trash.

venerdì 10 maggio 2024

FUORIGIRI/ serie di VHS uscita nei primi anni '90: recensione dell'episodio su Senna

Ho già parlato nei giorni scorsi di FUORIGIRI, serie di VHS a tematica motorsport risalente agli anni '90, e come avrete intuito, mi sono dedicata al dare la caccia agli episodi reperibili su Youtube, cercando anche informazioni relative alla cronologia. Il secondo episodio della serie (o almeno così mi è parso di capire), intitolato "il magico Senna", è dedicato al nostro brasiliano preferito, ma non vi sarà alcuna menzione alla performance di Ayrton a Donington nel 1993, per un semplice motivo cronologico: questo documentario è stato prodotto prima di Donington, si interrompe infatti al 1992.
Rispetto all'episodio inaugurale su Nigel Mansell, a mio vedere il livello qualitativo (non legato ai contenuti) è migliorato: invece della voce narrante sopraffatta dal suono dei motori e della musica a random, stavolta è totalmente udibile e a mio parere ne esce un risultato decisamente positivo.

Credo sia la prima volta nel corso della mia esistenza che vedo un seppure breve documentario su Senna prodotto ai tempi in cui era ancora in vita e devo ammettere che per tale ragione non mi aspettavo fosse riconosciuto in apertura come "uno dei migliori piloti di sempre". Però ho ricordato che il video è degli anni '90, quando i tifosi erano very uominy e avrebbero accettato senza indignarsi di sentire descrivere in tale maniera anche un pilota che non tifavano, magari si sarebbero indignati, ma quella definizione non sarebbe diventata il problema peggiore della loro esistenza di cui parlare per intere settimane.
La narrazione si apre con Montecarlo 1984, ovviamente senza menzionare benché minimamente l'altro exploit, quello di Stefan Bellof sulla Tyrrell, e puntualmente con quella solita vaga aria del mondo intero coalizzato contro Senna... perché va bene tutto, sicuramente vedere un rookie vincere una gara sulla Toleman non faceva gli interessi di nessuno se non di Senna e della Toleman, ma magari parlarne senza volerlo vedere come un attacco personale nei suoi confronti sarebbe segno di maturità.

Nevermind, Senna ha fatto altri due podi con la Toleman, ma vuoi mai menzionarli se non ci si può romanzare in proposito? E infatti ce lo ritroviamo sulla Lotus, dove vince in Portogallo 1985, dove vincerà un'altra gara nella stessa stagione, dove vincerà di nuovo nel 1986 e dove nel 1987 otterrà la prima vittoria a Montecarlo, prima di andare a fare coppia con Alain Prost in McLaren.
I due si scontrano tre volte per il mondiale, sempre in Giappone. Si scontrano in senso metaforico, intendo. Una volta, quantomeno, nelle altre due occasioni volano piatti e centrotavola vari, anche in pista durante le gare. Negli anni '90 i produttori di documentari erano very uominy e scrivevano narrazioni degne dei very uominy che avrebbero visto i documentari stessi.
Il modo in cui viene narrato è più o meno questo: nel 1989 Senna deve vincere la gara per rimanere in lotta per il titolo, ma Prost lo sportella e finiscono fuori; nel 1990, con Prost in Ferrari, adesso è lui che deve vincere, con Senna che lo sperona, ma adesso spostiamoci nel 1991 e proseguiamo con la storyline. Proprio così, senza riempire la metà del documentario di polemiche.

Specifico, nel frattempo è stato citato il GP di Phoenix con Jean Alesi sulla Tyrrell e il relativo duello, mentre per il 1991 si parla di Gerhard Berger, compagno di squadra di Senna in McLaren. La vittoria ceduta platealmente all'ultima curva in Giappone non viene raccontata come grande slancio di affetto e generosità, ma quasi come una costrizione alla quale Senna si piega mettendo bene in mostra cosa stia succedendo.
Se il 1991 è stato caratterizzato dal duello con Mansell poi insabbiato e fuori gioco anzitempo, il 1992 è l'anno in cui Nigel sulla Williams svetta su tutto e su tutti, ma ci rimasta un'unica chicca. Mettete a letto i leclerchini, perché Senna viene definito come "il predestinato" in quanto eguaglia il record di cinque vittorie a Montecarlo di Graham Hill. Ecco, a maggior ragione mettete a letto i leclerchini, perché quando il loro idolo avrà vinto cinque edizioni del gran premio del Principato loro si spera avranno già iniziato da tempo a lavorare e a versare contributi pensionistici.

Montecarlo 1992 e la storica vittoria contro Mansell approfittando di una foratura e successivo cambio gomme di quest'ultimo, opponendogli una strenua resistenza, è di fatto l'evento conclusivo di questo episodio, che si conclude ben prima della sesta vittoria di Senna a Montecarlo e con la considerazione che un giorno potrebbe eguagliare i cinque titoli conquistati da Juan Manuel Fangio. :-(((
In generale non mi è dispiaciuto, anche se penso che altre questioni avrebbero potuto essere approfondite, invece che tagliate fuori totalmente. Diversamente che nel documentario su Mansell, stavolta di parla del GP del Portogallo 1989, ma la rissa del 1987 non viene minimamente citata.
Allo stesso modo pur arrivando al 1992 non vi è alcuna traccia di quella volta che quel giovane promettente in tuta gialla di cui mi sfugge il nome l'ha buttato fuori e Senna gli ha fatto la predica davanti alle telecamere... non sarebbe stato brutto, se si fosse parlato anche di questo!



martedì 7 maggio 2024

F1 Academy 2024: Pulling domina a Miami, Pin a inseguire

A Miami è tornata in pista la F1 Academy per il secondo evento stagionale. Ci eravamo lasciati a Jeddah con Pin vincitrice in Gara 1 e poi penalizzata dopo avere tagliato il traguardo di Gara 2 in prima posizione. Pulling aveva ereditato la vittoria, subendo cyberbullismo sui social network per questa ragione. Non restava altro da fare che aspettare e vedere se Pin sarebbe tornata in primo piano oppure se Pulling avrebbe messo a tacere i detrattori.

LINE-UP (e livrea abbinata ai team di Formula 1, qualora presente):
- ART: Bianca Bustamante (McLaren), Aurelia Nobels, Lia Block (Williams);
- CAMPOS: Chloe Chambers (Haas), Carrie Schreiner (Kick Sauber), Nerea Martì;
- MP MOTORSPORT: Emely De Heus, Hamda Al Qubaisi (Redbull), Amna Al Qubaisi (Visa Cash App);
- PREMA: Tina Hausmann (Aston Martin), Doriane Pin (Mercedes), Maya Weug (Ferrari);
- RODIN: Lola Lovinfosse, Abbi Pulling (Alpine), Jessica Edgar;
- WILDCARD PREMA: Courtney Crone (prese parte due volte alle selezioni della W Series, venendo scartata dopo i test).

GARA 1: Pulling, Pin, Hamda Al Qubaisi, Bustamante, Weug, Martì, Chambers, Nobels, Hausmann, Lovinfosse, Edgar, Block, Schreiner, De Heus, Amna Al Qubaisi, Crone, questa era la griglia di partenza, con Pulling che a quanto pareva era più pronta che mai a mettere a tacere i detrattori.
Abbi ha mantenuto la prima posizione al via ed essenzialmente la sua gara è stata uno staccare chi aveva dietro, senza che Pin - in questo weekend un po' meno performante del solito, a mio vedere - potesse fare alcunché per avvicinarsi. Un acceso duello per il podio Weug vs Martì si è concluso con Chambers che superava tutte e due.
La gara, iniziata con un incidente Nobels vs Hausmann che ha messo fuori gioco quest'ultima, ha visto un po' di trambusto nelle retrovie, con da un lato Bustamante - che nelle chat live dele dirette su Youtube ha un'orda di fan filippini seconda per numero soltanto ai turchi tifosi di Cem Bolukbasi ai tempi della Formula Regional Asiatica - che dopo avere stallato al via ha passato la gara a fare sorpassi e a girare per le vie di fuga e dall'altro gente che ogni tanto sbinnava, tra cui Block che è precipitata ultima.

RISULTATO: Pulling, Pin, Chambers, Weug, Martì, Hamda Al Qubaisi, Edgar, Amna Al Qubaisi, Bustamante, Lovinfosse, De Heus, Schreiner, Nobels, Crone, Block.

GARA 2: la griglia di partenza, stilata con il secondo miglior tempo di qualifica, ha visto nuovamente Pulling in pole position seguita da Bustamante, Pin, Hamda Al Qubaisi, Martì, Weug, Nobels, Chambers, Edgar, Hausmann, Lovinfosse, Block, Schreiner, Amna Al Qubaisi, De Heus, Crone.
In questa gara è stata Lovinfosse a speronate Hausmann mettendola out al primo giro per il secondo giorno di fila. Penalizzata per questo contatto, prima della fine della gara ne avrebbe avuto uno anche con Nobels, pare riportando nell'incidente una frattura a un polso a causa della quale è finita in ospedale.
Nel corso della gara Edgar è finita in maniera più soft nelle retrovie dopo avere perso il controllo della vettura a seguito di un sorpasso effettuato su Martì. Davanti, nel frattempo, mentre la posizione di Pulling era stabile, Pin era negli scarichi di Bustamante, la quale tuttavia è riuscita a mantenere la posizione fino al traguardo.

RISULTATO: Pulling, Bustamante, Pin, Chambers, Weug, Hamda Al Qubaisi, Martì, Amna Al Qubaisi, Block, Crone, De Heus, Nobels, Edgar, Lovinfosse.

Un po' a sorpresa, dopo due eventi di campionato Pulling è in testa alla classifica, con un certo vantaggio nei confronti della grande favorita Pin. Invece Weug, prima della stagione considerata l'altra grande favorita, non sembra al livello delle prime due, nonostante il gap in classifica da Pin sia minore rispetto a quello tra Pin e Pulling.

lunedì 6 maggio 2024

Formula 1 2024: #6 Commento al Gran Premio di Miami

05.05.2024 // L'ETÀ ADULTA DI LANDO NORRIS

Carissimi lettori, oggi parliamo del Gran Premio di Miami, che ha avuto il format con gara sprint e, visto l'orario - ore 18.00 in diretta anche su TV8, unica sessione in diretta - direi che possiamo chiamarla gara spritz.
Di solito prima di Miami si parlava di porti finti e vip americani, ma stavolta abbiamo avuto un periodo intenso. Per prima cosa la Ferrari ha annunciato che avrebbe portato una livrea speciale con del blu. La cosa è stata un po' travisata, in molti hanno parlato di monoposto totalmente blu. Però le tute dei Leclainz sono azzurre, sembra di essere tornati negli anni '70 e approvo tantissimo tutto ciò. Peccato che torneranno alle tute rosse a partire dal prossimo gran premio.
Al di là di ciò, è stato annunciato l'addio di Adrian Newey dalla Redbull e ci sono tanti autoproclamati opinionisti che dibattono di dove andrà. C'è anche molta gente a cui non importava un fico secco di Newey fino a poco fa che ha parlato un sacco di Newey in questi giorni, tanto che è passata in sordina un'attesa notizia di mercato piloti: la Sauber ha annunciato l'ingaggio di Hulkenberg per la prossima stagione.

La griglia di partenza della sprint, dopo una qualifica che ha visto le Mercedes uscire di scena in Q2 e un exploit pittoresco da parte di uno dei due piloti della Torohhhh Rossohhhh di Faenzahhhh, è stata la seguente: Verstappen/ Leclerc, Perez/ Ricciardo, Sainz/ Piastri, Stroll/ Alonso, Norris/ Hulkenberg, Russell/ Hamilton, Ocon/ Magnussen, Tsunoda/ Gasly, Zhou/ Sargeant, Bottas/ Albon: Bottas qualificato 18° è stato retrocesso di "tre" posizioni per impeding, ma è partito comunque penultimo dato che Albon è partito dalla pitlane per intervento in regime di parco chiuso.
La gara è iniziata con un po' di caos, davanti erano tutti molto vicini ma sono riusciti a non toccarsi - e Danielone è perfino risalito terzo - mentre un po' più indietro Norris ha preso una sportellata micidiale venendo coinvolto suo malgrado in un contatto tra le Aston Martin in cui è stato co-protagonista anche Hamilton. Si è ritirato, con l'intervento della safety car con tanto di passaggio in pitlane, mentre Alonso rientrava ai box per una foratura e Strollino per ritirarsi.
Verstappino si è lanciato in testa alla gara seguito da Leclerc a una distanza non imbarazzante ma neanche ravvicinata, con Ricciardo che di lì a qualche giro ha perso la posizione a vantaggio di Perez. Danielone, però, intendeva dimostrare le dimensioni del suo membro e, mentre lo mostrava, dietro di lui, Sainz ha tappato gli occhi a Piastri dicendo: "tu non puoi guardare, sei un bambino innocente e potresti rimanere traumatizzato".
Non che Ricciardo possieda il membro più grande della griglia, ma conta anche come lo si usa: Magnussen, che si trovava in ottava piazza alle spalle del compagno di squadra, ha ingaggiato un duello molto intrigante con Hamilton, il tutto a base di track limits e manovre creative per le quali ha acculamato abbastanza penalità (quattro in totale) da finire dietro anche alla Pacific color uovo di Pasqua di Paul Belmondo, se solo fosse stato sulla griglia come ai vecchi tempi. Non che Belmondo sulla Pacific color uovo di Pasqua trent'anni fa andasse in griglia molto di frequente, ma sono dettagli.
Quello che non è un dettaglio è che la Torohhhh Rossohhhh di Faenzahhhh ha portato una livrea celebrativa per Miami che sembra un mashup tra la livrea uovo di Pasqua della Pacific e i colori forti della Simtek. Suddetta vettura, guidata da Tsunoda ha finito per frapporsi tra i Magnulton approfittando di una loro scampagnata alla quale Hamilton a onore del vero non doveva essere molto lieto do partecipare.
I due si sono successivamente sbarazzati di Kmag, poi Hamilton ha anche superato Tsunoda per il punto dell'ottavo posto. Punto che non si è portato a casa, così come non si è portato a casa l'ottavo posto, in quanto penalizzato post-gara per un eccesso di velocità in pitlane dietro alla safety car. Il Prosciuttello ha concluso la gara diverse posizioni più indietro rispetto a Russell e alle sue -L, quest'ultimo visto - dopo avere perso diverse posizioni al via - mentre faceva un po' di scompiglio insieme alle Williams e alle Alpine di turno.
Risultato sprint: Verstappen, Leclerc, Perez, Ricciardo, Sainz, Piastri, Hulkenberg, Tsunoda, Gasly, Sargeant, Zhou, Russell, Albon, Bottas, Ocon, Hamilton, Alonso, Magnussen.
Non so se avete notato: Slogan decimo! Certo, decimo in una gara in cui a punti vanno solo i primi otto, ma non si può avere tutto dalla vita.

La griglia di partenza della gara vera e propria era: Verstappen/ Leclerc, Sainz/ Perez, Norris/ Piastri, Russell/ Hamilton, Hulkenberg/ Tsunoda, Stroll/ Gasly, Ocon/ Albon, Alonso/ Bottas, Sargeant/ Magnussen, Zhou/ Ricciardo, con quest'ultimo qualificato 18° ma retrocesso di "tre" posizioni causa penalità del GP della Cina (sorpasso in regime di safety car).
La partenza è stata alle 22,00 italiane, alle 23,30 su TV8, non proprio l'ideale, ma per vedere Perez buttarsi a cannone alla partenza e rischiare di fare fuori chiunque avesse intorno questo e altro. L'hanno scampata tutti, Verstappen è stato mancato, mentre Sainz che era risalito secondo per evitarlo ha perso posizioni a vantaggio di Leclerc e Piastri, restando a inveire via radio, mentre nelle retrovie c'era un duello tra le Alpine. Tornando davanti, mentre Verstappino si allontanava senza dare nell'occhio, Baby Papaya si lanciava al predestinato inseguimento di Leclerc, per poi superarlo e restarsene con dietro le due Ferrari.
Perez era nel frattempo quinto con nessuno a tiro, Norris sesto con dietro il vuoto - anche se poi Checo sarebbe crollato e rientrato ai box molto prima degli altri- e Hulkenberg a lottare con Hamilton che in questo weekend con le Haas ci ha avuto a che fare parecchio. Si è difeso bene, nel primo stint, per poi soccombere all'attacco di entrambe le Mercedes.
Le cose, a quel punto, si sono susseguite in maniera leggermente piatta, con Leclerc che è andato ai box...
...
...
...per fortuna è arrivato Verstappen, che ha abbattuto un birillo scagliandolo in mezzo alla pista. È servita una virtual safety car per mandare un commissario a rimuoverlo senza che venisse investito, ma è durata talmente poco che i vari Verstappen, Piastri e Sainz di turno non hanno fatto tempo ad andare ai box. Ci sono andati più tardi, Verstappen di lì a poco, gli altri due più tardi nello stesso giro. Baby Papaya è uscito dietro a Leclerc, mentre davanti Norris era ancora a zero soste e in testa alla gara.
A quel punto non restava altro da fare che chiedersi se avrebbe recuperato qualche posizione in occasione della sosta, oppure chiedersi che fine avesse fatto Kmag, che nella gara domenicale non faceva dann-... oh wait. Ha affiancato Sargeant, che era in quel momento ben penultimo, e il tentativo di sorpasso è terminato con Slogan contro le barriere.
Ne approfitto per segnalare come a quanto pare Magnussen abbia preso una penalità di qualche genere e una ulteriore per non averla scontata bene, il tutto prima di essere messo sotto investigazione per il contatto con Sargeant e guadagnarsi un'ulteriore penalità post-gara.
Ma basta parlare di Kmag, in regime di safety car è accaduto un fatto epocale: Norris si è fermato ai box dalla prima posizione e ne è uscito in prima posizione, mentre poco prima Verstappino si lamentava via radio di una monoposto non performante: in quel momento ho pensato che la mezza gara restante sarebbe stata di quelle da ricordare. Ero anche molto tentata di correre su google a cercare il risultato, ma mi sono ravveduta e mi sono detta che sarebbe stata un'azione scellerata. Ho atteso, mi sono gustata un duello Piastri vs Sainz in cui il Baby Papaya ha rimediato un danno all'ala anteriore e in cui Sainz ha guadagnato un quarto posto poi perso nella notte italiana per penalità, perché sia mai che ai piloti sia consentito duellare e animare la gara, è un kriminehhhh grave tanto quanto andare per vie di fuga come ha fatto Kmag.
Nel frattempo il gap tra i primi due aumentava e alla fine per Norris è giunto il momento di essere abbracciato da tutti arrivati in branco a dargli la lingua in bocca, prima che arrivasse Jenson Button per le interviste al parc fermé:
"Come ti senti adesso che sei diventato adulto?"
"È una sensazione incredibile, ho sentito i peli pubici spuntarmi uno per uno e adesso ho anche un accenno di barba. Credo di potere mettere da parte il biberon, ma adesso scusate un attimo, devo andare a complimentarmi con il mio vincitore consorte per avere mandato quel bambino piccolo con cui condivido il box a dormire nelle retrovie, essendo già mezzanotte passata. Si è rivelato in ciò molto responsabile."

RISULTATO:
1. Lando Norris/ McLaren
2. Max Verstappen/ Redbull
3. Charles Leclerc/ Ferrari
4. Sergio Perez/ Redbull
5. Carlos Sainz/ Ferrari
6. Lewis Hamilton/ Mercedes
7. Yuki Tsunoda/ Visa Cash App RB
8. George Russell/ Mercedes
9. Fernando Alonso/ Aston Martin
10. Esteban Ocon/ Alpine
11. Nico Hulkenberg/ Haas
12. Pierre Gasly/ Alpine
13. Oscar Piastri/ McLaren
14. Zhou Guanyu/ Kick Sauber
15. Daniel Ricciardo/ Visa Cash App RB
16. Valtteri Bottas/ Kick Sauber
17. Lance Stroll/ Aston Martin
18. Alex Albon/ Williams
19. Kevin Magnussen/ Haas
Rit. Logan Sargeant/ Williams


domenica 5 maggio 2024

FUORIGIRI/ serie di VHS degli anni '90: recensione dell'episodio su Mansell

Carissimi appassionati in trepidante attesa di vedere il GP di Miami con il suo porto finto, nell'attesa vi informo che, grazie a un post di @MotorStories, ho scoperto l'esistenza di una serie di VHS usciti intorno al 1993 a proposito di vari campioni del motorsport. Ha parlato nello specifico del primo numero, intitolato "Nigel Mansell, il leone d'Inghilterra", di cui possedeva la cassetta. Ho fatto una ricerca su Youtube, scoprendo che alcuni numeri sono stati pubblicati "non ufficialmente" e che il video su Mansell è uno di questi. Quindi ho deciso di guardarlo e di condividere le mie impressioni in proposito, iniziando dalla sorpresa nello scoprire che durava solo ventotto minuti, sigla compresa: mi sarei aspettata una narrazione più lunga.

La narrazione si apre con gli appuntamenti conclusivi del mondiale 1985, nei quali Mansell conquistava le sue prime due vittorie in Formula 1, a Brands Hatch e a Kyalami, nonché con qualche accenno ai suoi anni precedenti: Nigel, infatti, era in Formula 1 dal 1981 e, dopo quattro stagioni alla Lotus, di cui viene citato solo l'episodio della vettura spinta a Dallas, è passato alla Williams.
Nel 1986 e 1987 è stato protagonista di un acceso duello per il titolo con il compagno di squadra Nelson Piquet, stagioni che si sono concluse l'una con il titolo di Alain Prost su McLaren, l'altra con il titolo dello stesso Piquet. Si passa subito al 1988, senza raccontare, per il momento, la foratura di Adelaide che ha portato al titolo di Prost, così come l'incidente di Suzuka che un anno dopo ha messo fine anzitempo alle speranze ormai ridotte al lumicino di Mansell: le vicissitudini di quei finali di stagione verranno tuttavia narrate in un momento successivo, per parlare di come spesso la sfortuna si sia messa in mezzo.
Nel 1989 è avvenuto il passaggio in Ferrari e viene dato peso a come Nigel sia entrato nel cuore dei tifosi. Si parla delle sue vittorie, di cui l'immancabile Ungheria 1989, nonché del mondiale 1990 quando, compagno di squadra di Prost, ha maturato la decisione d'impulso di ritirarsi dalle competizioni; un dettaglio che, a mio avviso, in epoca posteriore è stato un po' tralasciato.
Anziché il ritiro, il ritorno in Williams: un 1991 passato all'inseguimento della McLaren di Ayrton Senna (ma con il celebre sorpasso in Spagna), un mondiale terminato nella sabbia a Suzuka dopo un testacoda, infine il 1992 (il documentario è del 1993), anno del titolo mondiale, ma che viene liquidato in un paio di minuti, nel corso dei quali, tuttavia, si fa notare come Mansell sia stato così amato per le tante occasioni sfumate e perché il pubblico "ama i perdenti".

A questo proposito, mi sento di dire che il pubblico sia cambiato progressivamente nel corso delle ultime tre decadi, di come al giorno d'oggi personaggi come Mansell non riceverebbero a mio vedere lo stesso apprezzamento di un tempo, proprio perché attualmente esiste la convinzione che solo ed esclusivamente il migliore meriti non solo di essere tifato, ma anche di non ricevere insulti gratuiti.
Altro aspetto: il filmato si focalizza solo ed esclusivamente sulle vicende 1) sportive, 2) che avvengono in pista. Nonostante l'introduzione post-sigla dica che i piloti vivono in modo fuori dagli schemi, nulla della vita oltre la pista di Mansell sembra trapelare, a parte le inquadrature della moglie molto acqua e sapone, l'accenno all'esistenza di tre figli e la passione per il golf. Forse far coincidere la figura del pilota con il concetto di vita folle anche fuori dai circuiti e poi iniziare con Mansell è stato un passo un po' avventato, o molto più probabilmente l'introduzione era pensata per attirare l'attenzione.
Sulla questione delle "vicende in pista", intendo dire che ci si ferma proprio alla pista e non vengono citati episodi polemici. In altre circostanze avrei gradito, ma nel caso di Mansell, gli episodi polemici suoi sono stati piuttosto frizzanti: non viene minimamente citata la rissa con Senna nel 1987, né l'incidente con quest'ultimo in Portogallo 1989 dopo avere già ricevuto bandiera nera, il tutto in contrasto con gli abbracci smielati scambiati in altri momenti e con il (citato) famoso passaggio ai box a Silverstone nel 1991.

Mansell scarrozza Senna,
Prost sullo sfondo could never XD

Concludo con una piccola nota critica a livello di assemblaggio e produzione: si discute tanto di quanto era bello il rumore dei motori di un tempo, e posso anche concordare, però magari sarebbe meglio farlo sentire al massimo della sua potenza quando non c'è la voce narrante e, nelle parti parlate, far risaltare di più la voce.
A maggior ragione, la musica come colonna sonora ci sta, ma a mio vedere sarebbe meglio non esagerare nelle parti parlate, appunto. Chi racconta deve essere ben udibile, la musica ci può stare, ma a mio vedere sarebbe meglio utilizzarla nei momenti di massimo climax, non sempre.

mercoledì 1 maggio 2024

Turn the tide

You have the bravest heart The strongest emotions
After all the harm I've caused
You still want my lovin'

I think I've lost your love
Oh baby, it's a shame
But how can I be mad at you
When I'm the one to blame

Ci sono canzoni che si dimenticano, si mettono da parte, poi all'improvviso ti tornano in testa di punto in bianco. E così ieri, subito dopo avere pranzato, ha iniziato a risuonarmi in testa una canzone che scoprii qualcosa come tre lustri fa, come soundtrack di un video visto su Youtube, forse non più esistente, dedicato a Roland Ratzenberger.
È una canzone elettronica, ma con un sound velatamente malinconico. Non è il tipo di canzone che solitamente viene scelta per video di quel tipo. Eppure, mentre me la riascoltavo ieri, pensavo che se l'automobilismo avesse una voce, potrebbe pronunciare proprio quelle parole, chiedere a noi appassionati come facciamo ad amarlo ancora nonostante tutto il male che ci ha fatto.
Avremmo le nostre buone ragioni per smettere di amarlo e quel fine settimana di trent'anni fa è sicuramente una di queste: l'incidente di Ratzenberger non era un primo segnale, era un punto di non ritorno, destinato ad aprire la strada a un punto di non ritorno ancora più grande.

You have the bravest heart
The strongest emotions
After all the harm I've caused
You still want my lovin'

I can't believe
I still receive
So much affection from your side
If you could give me one more chance
I'd love to turn the tide

Ero piccola, ma me li ricordo bene, entrambi gli incidenti, quello di Ayrton Senna l'indomani aveva come differenza primaria di avere per protagonista un pilota di cui conoscevo perfettamente l'esistenza, invece che uno dei signori nessuno di fondo griglia.
Al di là delle emozioni personali - che comunque in età adulta si sono sempre focalizzate su entrambi e non solo su uno dei due, specie considerato i miei slanci di affetto per le "cenerentole" di fondo classifica, penso che sia questo che ha cambiato il motorsport.
Con la morte di Senna è stato impossibile inventare scuse. Non so se mi spiego bene: era il pilota più esperto in griglia, l'unico campione del mondo, al volante di una vettura di primissima fascia. Nessuno poteva dire che fosse uno scarso o che avesse una vettura scarsa. In più era in testa al gran premio, senza nessuno davanti o nelle immediate vicinanze: Senna stava mettendo gap tra sé e gli inseguitori, non era possibile scaricare la responsabilità su altri, nemmeno arrampicandosi sugli specchi.


Ho la ferma convinzione che sia stata questa la ragione che ha portato a fare un passo avanti notevole, o almeno una delle ragioni che hanno portato a questo risultato: l'essere stati messi, al termine di un fine settimana assolutamente tragico, in cui la Formula 1 ha pagato il prezzo della relativa superficialità con cui ha sempre visto il tema della sicurezza, di fronte a una realtà ineluttabile, in cui non esisteva più la possibilità di appigliarsi alle vecchie basi.
Non ci si è arrivati per caso, a Imola 1994, né si è arrivati per caso a vent'anni senza incidenti mortali. Purtroppo, mentre in occasione del ventennale della loro morte Ratzenberger e Senna erano ancora gli ultimi piloti morti durante un weekend di gara, la realtà è drammaticamente cambiata con Jules Bianchi al GP del Giappone 2014, in cui ancora una volta sono stati sottovalutati aspetti cruciali, con tragiche conseguenze, perché venivano date troppe certezze per scontate.
Avendo vissuto gli eventi del 1994, sono sempre stata rassegnata all'idea che prima o poi ci sarebbero stati altri morti. Credo sia inevitabile, tutto ciò che si può ambire a raggiungere è fare sì che accada il più raramente possibile. Attualmente mi sembra che certe misure stiano funzionando, ma che altre facciano da contraltare, basta pensare alla crescente spettacolarizzazione degli incidenti e al generare situazioni che li favoriscano (come le bandiere rosse con i restart da fermi), il che potrebbe avere prima o poi conseguenze poco piacevoli.

Concludo invitandovi a vedere il video di @MotorStories sul GP di San Marino 1994, che trovate su Youtube: LINK.



martedì 30 aprile 2024

La docuseries su Roland Ratzenberger pubblicata da Levay Film in occasione del suo trentesimo anniversario di morte: la mia recensione

In occasione del trentesimo anniversario di morte di Roland Ratzenberger, avvenuta il 30/04/1994, è stato pubblicato da "Levay Film Production" un documentario a puntate della durata complessiva di circa un'ora. Gli episodi sono usciti tutti i lunedì del mese di aprile, con l'ultimo pubblicato ieri in tarda serata. Personalmente ho divorato tutti gli episodi e l'ho trovata molto avvincente, soprattutto perché racconta eventi poco noti, specie nella sua prima parte. Il primo episodio è incentrato infatti sui primissimi anni di carriera, con tanto di interventi di gente che con lui ci ha avuto a che fare, tra cui compagni che lo descrivono come un pilota estremamente competitivo nei confronti dei propri avversari, con alcuni dei quali pare non avesse esattamente rapporti idilliaci.
In sintesi, il ritratto che emerge di Roland nei primi anni di carriera appare piuttosto diverso da quello che sembra essere stato in una fase più inoltrata.

Il secondo e il terzo capitolo del documentario riguardano la sua carriera nelle formule minori e sulle vetture a ruote coperte, prima in Europa, dove ha ottenuto buoni risultati nei campionato a ruote coperte, ma di fatto non è riuscito a fare il salto di qualità sulle monoposto, poi in Giappone, periodo che ha segnato la sua svolta.
In concomitanza con il periodo giapponese, inoltre, viene dedicato spazio alla sua carriera in endurance; e a questo proposito il suo compagno di squadra del 1993 Mauro Martini afferma che sono stati loro due ad alternarsi al volante, con Naoki Nagasaka che ha fatto soltanto brevissimi stint in quanto riconosciuto non sufficientemente competitivo... faccenda su cui indagare!
Infine è venuta la Simtek, squadra che ha dato la possibilità a Ratzenberger di arrivare finalmente in Formula 1, quello che era ormai da anni il suo obiettivo.

La quarta parte del documentario è quella che tratta gli eventi più conosciuti, e in essa fanno la propria comparsa anche David Brabham, i rispettivi ingegneri di gara e altri personaggi legati alla Simtek. Viene narrata la prima qualificazione di Ratzenberger al GP del Pacifico e di come abbia terminato la gara "vicino alla zona punti", che credo sia un anacronismo e che si intendesse vicino alla top-ten, dato che mai nella sua storia la Simtek si è avvicinata alla top-6.
Poi si passa a San Marino, all'incidente di Rubens Barrichello che al venerdì ha dato l'illusione che la Formula 1 fosse ormai relativamente sicura, alle qualifiche del sabato, infine all'incidente, con tanto di racconto anche di uno spettatore che è stato testimone oculare dell'incidente e che il giro precedente aveva filmato il testacoda nel quale verosimilmente Ratzenberger aveva danneggiato l'ala anteriore che poi ha ceduto.

Il documentario si conclude con la consapevolezza immediata di quanto fosse grave la situazione e di quanto non ci fosse nulla da fare. Quando si accenna alla morte di Ayrton Senna il giorno dopo, mi è sembrato che lo si faccia in modo un po' "ambivalente". Mi spiego meglio, si lascia intendere che la morte di Senna ha messo totalmente in ombra quella di Ratzenberger, ma che questi due tragici eventi saranno per sempre legati.
Per quanto sia una riflessione forse banale e scontata, credo che al giorno d'oggi nulla sia troppo banale e scontato, considerando che esistono una sorta fazioni in polemica (dopotutto l'analfabetismo funzionale dilaga tanto), quella convinta che Ratzenberger sia stato dimenticato perché è morto il giorno prima di Senna e quella convinta che, se non fosse morto il giorno prima di Senna, nessuno saprebbe della sua esistenza quindi venga ricordato più di quanto dovrebbe.

Personalmente non amo queste sterili polemiche. Penso che ciascuno ricordi i piloti a proprio modo, che questo documentario meriti di essere visto e che, qualunque sia il vostro ricordo di Roland Ratzenberger, la visione di questa docu-serie sia compatibile con esso.
Per quanto mi riguarda, Ratzenberger è stato il primo pilota che ho visto morire in diretta televisiva, durante la mia prima infanzia. Non sapevo chi fosse e ingenuamente ricordo di avere pensato che, se non sapevo chi fosse quando era in vita, non ne avrei sentito la mancanza adesso che non c'era più.
È un pensiero che può funzionare quando non hai ancora sei anni, ma che non funziona dopo. Anzi, è un pensiero totalmente slegato dalla realtà, perché il 30 aprile di trent'anni fa è stato proprio lui il pilota che ha avuto la sventura di farmi conoscere un lato dell'automobilismo che ai tempi non conoscevo ancora nemmeno per sentito dire. Una parte di me ricorderà sempre Ratzenberger, così come ricorderà Senna.
Non necessariamente uno per volta, non necessariamente neanche contemporaneamente.
Non importa come si ricorda. L'importante è ricordare.


lunedì 29 aprile 2024

Indycar 2024: #3 Gran Premio di Barber

Ieri si è svolto il GP dell'Alabama, a soli pochi giorni di distanza dalla squalifica di Newgarden e McLaughlin dal GP di St.Pete per push to pass irregolare e relativo uso. Quello di Barber era il terzo evento della stagione 2024 e questa era la line-up presente:

ANDRETTI: Colton Herta, Kyle Kirkwood, Marcus Ericsson
ARROW MCLAREN: Pato O'Ward, Theo Pourchaire, Alexander Rossi
CARPENTER: Christian Rasmussen, Rinus Veekay
COYNE: Jack Harvey, Luca Ghiotto
FOYT: Santino Ferrucci, Sting Ray Robb
GANASSI: Kyffin Simpson, Linus Lundqvist, Scott Dixon, Alex Palou, Marcus Armstrong
JUNCOS: Romain Grosjean, Agustin Canapino
MEYER SHANK: Felix Rosenqvist, Tom Blomqvist
PENSKE: Josef Newgarden, Scott McLaughlan, Will Power
RAHAL LETTERMAN: Graham Rahal, Pietro Fittipaldi, Christian Lundgaard

McLaughlin si è ripreso alla grande, conquistando la pole e la vittoria, in una gara in cui di fatto non è mai stato messo in discussione, precedendo il compagno di squadra Power. È andata decisamente peggio a Newgarden, che da giorni viene perculato dalla parte americana della mia timelime su Twitter, e che ha concluso nelle retrovie.
Lundqvist ha completato il podio, su una strategia diversificata effettuando la prima sosta in concomitanza con il primo ingresso della safety car. La si è vista varie volte: la prima per un incidente O'Ward vs Fittipaldi, la seconda quando Rossi ha perso una ruota, poi per un di Robb e... plot twist! perché a un certo punto un manichino promozionali appeso a un ponte è caduto in pista, venendo peraltro colpito da McLaughlin: momento abbastanza da wtf.

TOP-TEN: McLaughlin, Power, Lundqvist, Rosenqvist Palou, Lundgaard, Ferrucci, Herta, Armstrong, Kirkwood.


sabato 27 aprile 2024

Formula E 2024: #8 eprix di Montecarlo

27 aprile, ore 15.00 passate da pochi minuti, diretta su Italia 1: oggi pomeriggio si è svolto l'eprix di Montecarlo, weekend iniziato con una sostituzione in corso d'opera: il 19enne Barnard ha preso il posto di Sam Bird, rimasto infortunato a una mano. La pole position per la gara disputata sulle "anguste stradine del Principato", come diceva Mazzoni, è stata ottenuta da Wehrlein, mentre un'altra nostra vecchia conoscenza gli partiva accanto: Vandoorne, che è anche riuscito a procacciarsi la prima posizione fin dalle prime battute della gara, la quale è stata tuttavia neutralizzata pochi giri dopo dall'intervento della safety car.
Avevamo già visto diverse scintille e varie vetture che cozzavano le une con le altre, specie a centro e fondo classifica, ma il clou lo abbiamo raggiunto con Mortara, finito contro le barriere dopo un contatto con Ticktum(?). La permanenza della SC si è prolungata nel tempo, perché c'era molto da fare per ripulire la pista, ma è stato comunque un'operazione molto più rapida di dove sia altrove spostare una vettura semplicemente rimasta ferma!



Nonostante Vandoorne avesse già attivato il primo attack mode e questo dovesse in teoria favorito nei confronti delle Jaguar, Evans e Cassidy sono riusciti a passare davanti e a fare gioco di squadra, rallentando gli inseguitori. Il pilota di DS Penske, quindi, si è dovuto accontentare di scivolare terzo seguito da Vergne.
Mentre la gara davanti era ancora piuttosto attendista, dietro le sportellate non mancavano per niente, ma non tra i primi, dove Cassidy e Vergne chiedevano timidamente alla radio se dovessero stare dietro o potessero tentare il sorpasso ai rispettivi compagni di squadra.
In sintesi, dopo un'ulteriore SC a seguito di un incidente che ha messo out Muller, le posizioni dei primi quattro sono rimaste invariate, anche perché nessuno era vicino abbastanza nelle fasi finali della gara. Quindi non hanno potuto "rompere gli indugi" espressione che è stato un piacere sentire pronunciare!

RISULTATO:
1. Mitch Evans/ Jaguar
2. Nick Cassidy/ Jaguar
3. Stoffel Vandoorne/ DS Penske
4. Jean-Eric Vergne/ DS Penske
5. Pascal Wehrlein/ Porsche
6. Oliver Rowland/ Nissan
7. Antonio Felix Da Costa/ Porsche
8. Sacha Fenestraz/ Nissan
9. Maximilian Gunther/ Maserati
10. Norman Nato/ Andretti
11. Lucas Di Grassi/ Abt Cupra
12. Nyck De Vries/ Mahindra
13. Dan Ticktum/ ERT
14. Taylor Barnard/ McLaren
15. Sebastien Buemi/ Envision
16. Jake Hughes/ McLaren
17. Robin Frijns/ Envision
18. Jake Dennis/ Andretti
19. Sergio Sette-Camara/ ERT
20. Jehan Daruvala/ Maserati
Rit. Nico Muller/ Abt Cupra
Rit. Edoardo Mortara/ Mahindra


giovedì 25 aprile 2024

GP San Marino 2004: la prima pole position di Button

Carissimi lettori, oggi vi porto a fare un viaggio nel tempo, perché è il 25 aprile 2024 e il 25 aprile di vent'anni fa - sedetevi e fare un respiro profondo perché potreste rimanere traumatizzati allo scoprire che sono già passati vent'anni da allora - Jenson Button, a bordo di una B.A.R., a Imola si apprestava a scattare dalla prima pole position in Formula 1. All'epoca "Jensinho" aveva ventiquattro anni e si era messo dietro le Ferrari e le Williams alternate: Michael Schumacher, Juan Pablo Montoya, Rubens Barrichello e Ralf Schumacher. Tutta questa schiera di gente nulla ha potuto alla partenza: Button si è mantenuto in prima posizione mentre Michael Schumacher faceva a ruotate con Montoya. Erano altri tempi, non c'erano "incident noted" per simili amenità.
Juan Pablo ha messo le ruote sull'erba, Michael scappava a gambe levate, perché dopo avere tirato una ruotata a Montoya era la cosa più saggia da fare. Montoya ne ha approfittato per tirare una ruotata a Ralf facendogli mettere le ruote sull'erba e Takuma Sato su B.A.R. ne ha approfittato per portarsi quarto.
Vi chiederete forse dov'era Rubinho in tutto ciò, la risposta è che aveva perso posizioni alla partenza ed è rimasto imbottigliato dietro a Ralf. Davanti Button frattanto era ancora in testa seguito da Michael Schumacher, che ha approfittato della prima sosta - di un totale di tre - per passare davanti tramite overcut. Nei successivi tre stint ha fatto gara a sé, staccando Jenson, che tuttavia è rimasto stabilmente secondo.
Dopo le prime due soste, Barrichello era ancora dietro a Ralf, mentre in un secondo momento le Renault sono riuscire ad avanzare. Anzi, a dire il vero Trulli era già davanti ai due, Alonso è comparso in corso d'opera. Mentre Jarno si teneva dietro Barrichello, Fernando duellava con Ralf, tirandogli una speronata e facendolo precipitare finalmente dietro a Barrichello che l'aveva così lungamente inseguito.
Sato era sprofondato più indietro già dopo la prima sosta, ma era ottavo, e aveva tra le mani l'ultimo punto disponibile, se non fosse che il motore Honda della B.A.R. è esploso in una nuvola di fumo quando mancavano pochi giri alla fine.


Michael Schumacher ha vinto davanti a Button e Montoya, poi a seguire Alonso, Trulli, Barrichello, Ralf Schumacher e... il ritiro di Sato ha aperto le porte all'arrivo in ottava posizione di Kimi Raikkonen, partito in ultima fila dopo avere rotto il motore nelle qualifiche e al momento il meglio posizionato portacolori della McLaren: David Coulthard annaspava nelle retrovie dopo un incidente nelle fasi iniziali della gara.
Fuori dai punti, ma comunque in top-ten, hanno concluso le due Sauber, con al nono posto Giancarlo Fisichella e al decimo Felipe Massa che quel giorno compiva ventitré anni.

mercoledì 24 aprile 2024

Stock Car 2024: la sventurata iella di Barrichello a Interlagos

Lo scorso weekend la Stock Car gareggiava a Interlagos, quindi come potrete immaginare è stato un fine settimana in cui si potevano immaginare notevoli gioie, ma anche enormi sofferenze difficili da quantificare a priori. Per chi non fosse avvezzo alla categoria e avesse ormai abbandonato Rubens Barrichello a se stesso, faccio presente che la iella che lo accompagnava sul circuito di casa quando era in Formula 1 non l'ha affatto abbandonato, ma anzi, ormai è divenuta una costante che in ogni appuntamento di Interlagos continua a ripresentarsi. E infatti ce lo siamo ritrovati in penultima fila. La Stock Car prevede una sprint con reverse grid dei primi dodici qualificati e, come spiraglio di luce, Felipe Massa invece è rientrato pienamente in questa zona della griglia: aveva il sesto tempo, il che significava che la sua posizione in griglia sarebbe stata piuttosto simile in sprint e in feature: settimo e sesto. Per intenderci, Massa non ha mai avuto una casa al di là dell'Arquibancadas, ma a Interlagos andava forte anche quando altrove era sempre nelle retrovie, figurarsi ora che colleziona podi come se non ci fosse un domani.

Nella sprint la pole da reverse grid era andata a Gabriel Casagrande, che ha preceduto Cesar Ramos, il quale è passato in testa dopo pochi giri. Casagrande, tuttavia, se la sarebbe vista molto più brutta in un secondo momento, quando la vettura l'ha lasciato a piedi nel bel mezzo della pista ed è entrata la safety car.
Tutto ciò accadeva prima delle soste ai box, con Massa che l'ha ritardata rispetto ad altri piloti, riuscendo a recuperare abbastanza da portarsi in seconda posizione. Ebbene, ancora una volta, Felipe mi ha regalato una gioia salendo a podio alle spalle di Ramos, con Thiago Camilo che completava il gradino più basso.
Purtroppo di gioie non ce n'erano altre: mentre accadeva tutto ciò, Rubinho si era invece già ritirato da tempo immemore per incidente, invece di rimontare dalla 20+esima piazza come sarebbe forse accaduto se fosse stato in un altro posto. Se non altro si è limitato a sbattere il posteriore contro una rete, invece di arrampicarsi su un muretto con tanto di macchina.

La feature race ha visto Marco Gomes partire davanti a tutti per effetto di una pole position "autentica" davanti a Gaetano Di Mauro, il quale l'avrebbe superato in corso d'opera, andando a conquistare la vittoria. Gomes non avrebbe nemmeno visto la gloria del podio, classificandosi quarto, alle spalle di Rafael Suzuki e Felipe Baptista.
Massa in questa gara stava andando bene, è risalito fino alla quarta piazza, ma poi nelle fasi inoltrate della gara la vettura ha iniziato a dare segni di avaria. Se in un primo momento è scivolato sesto, a pochi giri dalla fine è stato superato da tre vetture praticamente in un colpo solo, per poi perdere ulteriori posizioni e concludere solo quindicesimo.
Un risultato triste e desolante rispetto a quello del giorno prima, ma c'è un lato ancora più triste e desolante in tutto questo: Massa avrà anche chiuso solo quindicesimo, ma nonostante è riuscito comunque a portare a casa un risultato migliore di quello di Barrichello. :-////

PS. Avrei voluto aspettare domani a pubblicare questo post, perché domani 25 aprile è il compleanno di Massa, ma lo sto pubblicando adesso perché per domani ho in mente un altro post, che vi farà senz'altro sentire vecchi. E quell'altro post lo devo pubblicare proprio domani, perché sarà il ventesimo anniversario di quando un certo pilota è partito per la prima volta dalla pole position in Formula 1. L'ho già scritto, devo solo rivederlo, perché sono sempre sulla cresta dell'onda. XD O dell'Honda. O della B.A.R., anche se direi che ho spoilerato abbastanza.

martedì 23 aprile 2024

Indycar 2024: #2 Gran Premio di Long Beach

Nello scorso fine settimana si è svolto il Gran Premio di Long Beach, secondo appuntamento del campionato di Indycar, oppure terzo se teniamo in considerazione quello che non assegnava punti per il campionato. Non che sia così positivo tenerlo in considerazione e ricordarlo, quindi procediamo. La line-up che ha gareggiato a Lungaspiaggia era la seguente:

ANDRETTI: Colton Herta, Kyle Kirkwood, Marcus Ericsson
ARROW MCLAREN: Pato O'Ward, Theo Pourchaire (in sostituzione dell'infortunato David Malukas), Alexander Rossi
CARPENTER: Christian Rasmussen, Rinus Veekay
COYNE: Jack Harvey, Nolan Siegel
FOYT: Santino Ferrucci, Sting Ray Robb
GANASSI: Kyffin Simpson, Linus Lundqvist, Scott Dixon, Alex Palou, Marcus Armstrong
JUNCOS: Romain Grosjean, Agustin Canapino
MEYER SHANK: Felix Rosenqvist, Tom Blomqvist
PENSKE: Josef Newgarden, Scott McLaughlan, Will Power
RAHAL LETTERMAN: Graham Rahal, Pietro Fittipaldi, Christian Lundgaard



Rosenqvist partiva dalla pole position, per una gara della durata di 85 giri, ma Power è andato in testa nel corso del primo giro. È rimasto in testa incontrastato per tutti i primi quindici giri, quando Rasmussen è andato a sbattere e ha anche cozzato addosso a Harvey. Alcuni piloti sono rientrati per la prima sosta ai box e tra questi c'era Power, così che Newgarden che non si è fermato è passato in testa, restandoci fino al 30+ giro quando è andato ai box.
Dixon è passato in testa seguito da Power, la loro seconda sosta è stata al 51°. I piloti sull'altra strategia sono rientrati sette o otto giri più tardi, con Newgarden e Herta che si sono frapposti tra Dixon e Power. Quest'ultimo sarebbe scivolato ulteriormente dietro a Palou.
Nelle fasi avanzate della gara Dixon e Newgarden erano vicinissimi e quest'ultimo aveva sicuramente il passo per essere il favorito, considerato che Dixon doveva gestire carburante. Il duello tra i due è proseguito per diversi giri, con nel frattempo il ritiro di McLaughlin rientrato al rallenty ai box, fintanto che a otto giri dalla fine, con il gruppetto dei primi quattro molto compatto, Newgarden è stato tamponato da Herta e ha perso la seconda piazza così come la terza.
Dixon ha proseguito in testa vincendo davanti a Herta e Palou, con Newgarden quarto. Ericsson, Power, Kirkwood, Grosjean, Rosenqvist e Rossi hanno completato i primi dieci.


domenica 21 aprile 2024

Commento al Gran Premio della Cina 2024

21.04.2024 - Shanghai // IN ZHOU WE TRUST

Carissimi peli inguinali spuntati finalmente a Norris, la Formula 1 è tornata a Shanghai e soprattutto è tornata parzialmente in diretta TV8. Nello specifico sono andate in diretta le qualifiche della sprint nonché la sprint stessa.
Le qualifiche della sprint si svolgevano al venerdì alle nove/ nove e mezza di mattina, cioè nel pieno del mio orario di lavoro. Ho letto i risultati su Twitter nel corso della mattinata, ho letto che Norris e i suoi peli inguinali erano in pole position e che a seguire la top-ten era composta da Hamilton, Alonso, Verstappen, Sainz, Perez, Leclerc, Piastri, Bottas e Zhou. Mi sono chiesta quali combinazioni astrali avessero portato a tutto ciò. Gli highlight visti durante la pausa pranzo parlavano di pioggia e del fatto che nelle sessioni precedenti fossero usciti Russell, Magnussen, Hulkenberg, Ricciardo e Stroll nella SQ2, mentre prima ancora Gasly, Ocon, Albon, Tsunoda e Sargeant nella SQ1.
La gara sprint era in diretta su TV8 alle nove cinesi cioè le cinque di mattina in Italia. Ho deciso di fare come si faceva ai tempi dei very uominy. Mi sono lamentata con me stessa che fossero le cinque e non le tre o le quattro per provare l'ebbrezza di guardare la gara di ritorno dalla discoteca, poi ho realizzato che erano le 22.30 ed ero già in camicia da notte e non è un abbigliamento credibile per chi vuole vaneggiare sul fare le ore piccole, quindi il fatto che fosse alle cinque mi concedeva una o due ore di sonno in più.
Alle 4.30 mi sono svegliata di soprassalto sognando di guardare la gara a letto sullo smartphone sul sito di TV8 - cosa che poi avrei fatto nella realtà - e che per qualche motivo c'era Martin Brundle anziché il Vanz a fare la telecronaca. Solo la sua voce accompagnava la partenza dato che per problemi di satellite le immagini sparivano al momento del via, un po' come occasionalmente capitava negli anni '80 specie durante i gran premi americani.

A differenza che nel mio sogno, nella realtà le immagini c'erano, ma non la voce di Brundle. C'era il Vanz pronto a osservare "ci sarà sicuramente da discutere" in relazione al primo evento che fosse capitato. Norris gli ha facilitato il compito: affiancato da Hamilton in partenza, si è allargato andando sulla sabbia e perdendo diverse posizioni. Alonso si è portato in testa e Verstappino è stato pazientemente in attesa finché non è giunto il momento di andarsi a prendere prima l'uno e poi l'altro. Nonostante ci fosse stato fatto notare come non avesse tempi altisonanti per i suoi standard, ha iniziato a farli e si è allontanato da tutto e da tutti, lasciando Hamilton secondo in una terra di nessuno e Alonso terzo a capitanare un trenino con Sainz, Perez e Leclerc. Il fanboy guardava timidamente il suo idolo, un po' come indeciso.
CS: "Aaaawwww."
FA: "Cosa vuoi, piattola?"
CS: "Voglio un tuo autografo."
FA: "Certo, così mentre sono distratto a firmartelo tu cerchi di appropriarti del mio terzo posto! L'autografo al massimo te lo faccio sulla macchina!"
Mentre gli Alonsainz si sportellavano, Perez ha superato entrambi in un colpo solo giusto per non dimenticarsi di fare il minimo sindacale.
CS: "Ferni mi ha fatto l'autografo usando una gomma e adesso ce l'ha a terra."
CL: "E mentre tu pensi al tuo idolohhhh, io passo davanti come se non ci fosse un domani."
CS: "E io ti sportello ricordandoti che potrebbe davvero non esserci un domani."
CL: "Ovvero?"
CS: "Ovvero potrebbe esserci l'apocalisse causata dai tuoi tifosi che litigano con i miei."
CL: "Io per sicurezza ti asfalto perché why not. Nel frattempo molti miei tifosi avranno la loro prima erezione."
Norris si è affacciato timidamente, ma ciò non ha portato alcun frutto, mentre la gara viaggiava verso la sua conclusione. Verstappen, Hamilton, Perez, Leclerc, Sainz, Norris, Piastri e Russell hanno portato a casa punti. Non ne hanno portati a casa invece Zhou, Magnussen, Ricciardo, Bottas, Ocon, Stroll, Gasly, Tsunoda, Albon, Sargeant e Hulkenberg, mentre Alonso non ha neanche visto il traguardo. È stato comunque penalizzato, il danno innescato sulla sua stessa macchina, con dieci secondi di penalità. Non ho capito molto la logica di tutto ciò, poi ho ricordato che si trattava di una penalità e, in quanto tale, non deve seguire una logica.

Le qualifiche si svolgevano alle nove italiane, stesso orario della gara, ma sono state trasmesse su TV8 a mezzogiorno, mentre la gara sarebbe andata in differita alle 14.00... e quest'ultimo dettaglio era consolatorio perché comunque la sensazione di vedere una gara alle 14.00 rimane comunque stupenda. A onore del vero anche l'orario a cui sono state trasmesse le qualifiche al sabato non era male, tutto ciò di cui posso lamentarmi è che a quell'ora ero già un po' stanca dato che, dopo la sprint race, avevo tentato invano per tre ore di riprendere a dormire, quindi di fatto ero sveglia dalle 4.30.
Non ha piovuto, non ci sono stati eventi strani e la scena più altisonante è stata in Q2 vedere Sainz perdere il posteriore, fare una sbinnata enorme e andare a sbattere l'anteriore su un cartello, sfracellandolo prima di andare a baciare le barriere. La sessione è stata redflaggata, ma Sainz è ripartito e tornato ai box.
FA: "Tutto ciò è illegalehhhh."
CS: "Cosa, levarmi dai coglioni per conto mio invece di parcheggiare qui provocando un'interruzione interminabile per far rimuovere la macchina?"
MV: "Certo, se i commissari di percorso sono very uominy devono essere pronti a tutto questo."
CS: "Scusa, ma chi ti ha interpellato? Perché non vai a fare la pole come tuo solito, invece di impicciarti di questioni che non ti riguardano? Tanto farai il miglior tempo di sicuro, quindi mettiti avanti con i lavori invece di stare a guardare come un pensionato con il giornale in mano nei pressi di un cantiere."
Verstappen ha fatto la pole, con a seguire Perez, Alonso, Norris, Piastri, Leclerc, Sainz, Russell, Hulkenberg, Bottas, Stroll, Ricciardo, Ocon, Albon, Gasly, Zhou, Magnussen, Hamilton, Tsunoda e Sargeant. Mi sono dimenticata di dire che il Prosciuttello era uscito in Q1, ma ho delle priorità. I dialoghi immaginari, per esempio, sono una di queste.

Alle 14.00 ho visto la gara senza spoiler, per una volta! Anche Perez non aveva avuto spoiler e non sapeva che Alonso avrebbe tentato di superarlo, quindi gli ha lasciato la porta aperta dandogli la possibilità di fare qualche giro in seconda posizione. Nel frattempo Russell aveva superato le Ferrari alla partenza e se ho ben capito il Vanz non si spiegava come avesse recuperato ben cinque posizioni. Ma in realtà Russell e le sue -L avevano l'undicesimo tempo ieri e l'ottavo oggi, quindi non ha superato nessuno tranne i Leclainz, i quali hanno provato anche l'ebbrezza di essere superati da Hulkenberg, che ha avuto uno sprazzo di competitività durato due minuti contati prima di essere superato da entrambi. Successivamente Leclerc ha superato Russell per andare a prendersi anche Piastri. Sainz era alle prese con Russell quando questo ha anticipato la sosta.
In sintesi, le Ferrari e Norris sono quelli che hanno rimandato la sosta più a lungo con il risultato che Sainz si è fermato poco prima che la vettura di Bottas si fosse fermata per un problema al motore in un punto abbastanza brigoso. Leclerc e Norris si sono fermati in regime di virtual safety car mentre un branco di commissari di percorso, per dieci minuti, cercava di spostare la macchina a mano. Fallito questo tentativo, è stata messa safety car e la vettura è stata spostata con un apposito mezzo, mentre tutti i piloti che si erano fermati già da qualche giro hanno effettuato una sosta ulteriore. Molti erano sulle hard, mentre Alonso ha messo le soft. I primi cinque erano Verstappen, Norris, Leclerc, Perez e Sainz, con questo superato da Alonso senza che lo vedessimo live, perché in quel momento Stroll aveva tamponato duramente Ricciardo con un "mai visto questo" di Gené e Tsunoda aveva una ruota a terra dopo un contatto con Magnussen. Si è fermato da qualche parte in giro per la pista ed è stata mandata di nuovo in pista la safety car, dopo la quale avremmo assistito a un intenso duello ruota contro ruota tra Magnussen e Stroll.
CL: "Sono davanti a Checo mentre Sainz è dietro al suo idolohhhh!!!111!!!11!!"
CS: "Non sono sicuro che sarai davanti a Checo ancora per molto. Solo il mio best friend forever Trollando può stargli davanti e non farsi neanche avvicinare. E comunque il mio idolohhhh si leverà di torno per andare ai box, non come noi che resteremo sulle hard e staremo a novanta."
Il pubblico: "Ma voi chi siete? Tacete e lasciateci urlare e inneggiare al vero eroe, il grande, immenso e unico Zhou."
CL: "Carlito, secondo te questi stanno bene? Io inizio ad avere un po' di paura. Ti va di diventare aMiKeTtY per un giorno e di tenerci per mano?"
CS: "No, non possiamo essere aMiKeTtY. Siamo troppo diversi: tu credi ancora negli unicorni e nelle vittorie della Ferrari, io no. Credo però che il mio idolohhhh dopo la sosta andrà a superare il tuo futuro compare Hamilton e anche il piccolo Piastri, che si lamenta di un danno alla macchina. Però rimarrà attardato dietro alle -L di Russell quindi non ho niente di cui preoccuparmi. E non dovresti preoccuparti nemmeno tu, anzi, dovresti sperare di rinascere come tifoso cinese di Zhou, così saresti felice di default."

RISULTATO:
1. Max Verstappen/ Redbull
2. Lando Norris/ McLaren
3. Sergio Perez/ Redbull
4. Charles Leclerc/ Ferrari
5. Carlos Sainz/ Ferrari
6. George Russell/ Mercedes
7. Fernando Alonso/ Aston Martin
8. Oscar Piastri/ McLaren
9. Lewis Hamilton/ Mercedes
10. Nico Hulkenberg/ Haas
11. Esteban Ocon/ Alpine
12. Alex Albon/ Williams
13. Pierre Gasly/ Alpine
14. Zhou Guanyu/ Kick Sauber
15. Lance Stroll/ Aston Martin
16. Kevin Magnussen/ Haas
17. Logan Sargeant/ Williams
Rit. Daniel Ricciardo/ Visa Cash App RB
Rit. Yuki Tsunoda/ Visa Cash App RB
Rit. Valtteri Bottas/ Kick Sauber


sabato 20 aprile 2024

Formula E 2024: #6 e #7 eprix di Misano

Carissimi lettori, sono in ritardissimo, ma non per questo eviterò di raccontarvi in breve gli eventi dello scorso eprix di Misano, che si è svolto nel passato fine settimana, nelle giornate di sabato e di domenica, andando a costituire rispettivamente il sesto e il settimo evento del campionato 2024, che tornerà in pista tra una settimana a Montecarlo e prevede in totale sedici eventi.
Questa è la line-up, giusto come reminder:

ANDRETTI: Jake Dennis - Norman Nato
DS PENSKE: Stoffel Vandoorne - Jean-Eric Vergne
ERT: Sergio Sette-Camara - Dan Ticktum
ENVISION: Robin Frijns - Sebastien Buemi
MCLAREN: Jake Hughes - Sam Bird
MASERATI: Maximilian Gunther - Jehan Daruvala
JAGUAR: Mitch Evans - Nick Cassidy
ABT CUPRA: Lucas Di Grassi - Nico Muller
PORSCHE: Antonio Felix Da Costa - Pascal Wehrlein
MAHINDRA: Nyck De Vries - Edoardo Mortara
NISSAN: Oliver Rowland - Sacha Fenestraz

Sabato scorso la Formula E è scesa in pista a Misano per la prima volta nella storia e, in una gara iniziata con Evans in pole position, è stato un susseguirsi di scambi di posizioni, con grossi colpi di scena. Uno di questi è il fatto che Da Costa, che partiva ben tredicesimo, si sia ritrovato nelle zone alte della classifica. Non solo, si è anche portato in testa e nelle fasi finali ha resistito agli attacchi di Rowland, che lo seguiva molto da vicino, andando a conquistare la vittor-... ah no.
Proprio come spesso accadeva nella Formula E delle origini, a distanza di ore e ore è arrivato un grosso stravolgimento: la squalifica per irregolarità di Da Costa, che ha promosso Rowland vincitore, dopo che già con i punti del secondo posto era anche divenuto leader della classifica piloti, approfittando anche del ritiro di Cassidy e dell'arrivo nelle retrovie di Wehrlein.
In sintesi, la top-ten è stata la seguente: Rowland, Dennis, Gunther, Ticktum, Evans, Vergne, Nato, Vandoorne, Fenestraz, Di Grassi. Quest'ultimo, grazie alla squalifica di Da Costa, è risalito da undicesimo a decimo conquistando il primo punto stagionale.

La domenica Rowland avrebbe potuto seriamente fare il bis. In una gara iniziata con la pole position di Hughes, poi sprofondato in bassa zona punti in corso d'opera, avrebbe potuto vincere la seconda gara in due giorni, ma a causa di un consumo eccessivo di energia, la monoposto l'ha lasciato a piedi quando mancava ormai soltanto un giro alla conclusione della gara. A risalire in testa, quindi, è stato Wehrlein che è stato il primo pilota a ottenere una seconda vittoria stagionale nel 2024: aveva infatti già vinto la gara inaugurale in Messico.
Non solo: Wehrlein si è anche ritrovato in testa alla classifica, a pari punti con Dennis che ha chiuso la gara in seconda posizione: l'ex pilota di Manor e Sauber è considerato leader in quanto ha due vittorie contro una sola conquistata dal campione in carica nel secondo evento della stagione in Arabia Saudita. Rowland è sprofondato quindi al terzo posto, a causa del ritiro, conservando tuttavia una manciata di punti in più di Cassidy, nonostante questo abbia chiuso sul gradino più basso del podio superando sul finale Muller.
I primi dieci sono stati Wehrlein, Dennis, Cassidy, Muller, Fenestraz, Sette-Camara, Vergne, Hughes, Daruvala e Bird. Per Daruvala si è trattato il primo arrivo in zona punti da quando è approdato in questa categoria a inizio stagione.

mercoledì 17 aprile 2024

Ho rivisto il documentario "Senna" del 2011: le mie impressioni

Ho visto per la prima volta il documentario "Senna" diretto da Asif Kapadia, nell'ormai lontano 2011, poco tempo dopo la sua uscita. Ricordo di averlo guardato successivamente insieme a un'amica che ai tempi seguiva la Formula 1 in maniera diciamo occasionale e senza una grossa conoscenza del passato del motorsport. Non ricordo se poi l'avevo visto altre volte, oltre a quelle due, ma ho deciso di riguardarlo perché, non avendone mai parlato sul blog (e del resto ai tempi non esisteva ancora il blog), ho pensato che fosse il caso di scrivervi una breve recensione.

In sintesi, il documentario è un collage di filmati di motorsport d'epoca, con qualche filmato privato occasionale, nel quale vengono mostrati, in sintesi, i seguenti eventi:
- il GP di Montecarlo 1984, avvenuto poco dopo l'esordio di Ayrton Senna in Formula 1, e nel quale ha conquistato il podio;
- la sua prima vittoria con la Lotus al GP del Portogallo 1985;
- gli anni in McLaren e in particolare gli incidenti con Alain Prost in Giappone 1989 e 1990 e le polemiche con Jean-Marie Balestre;
- il passaggio in Williams e gli eventi del GP di San Marino 1994.

Devo dire che ho trovato il film molto evocativo e ho trovato specie l'ultima parte molto ben fatta e coinvolgente. Prodotta in un'epoca in cui era la prassi mostrare scene di incidenti mortali con rispetto, da un lato senza sensazionalismi dall'altro senza indignazione da parte di orde di teenager ignari del concetto di dovere filtrare in prima persona cosa si vuole guardare o no, è esattamente quello che succede nel documentario.
Purtroppo non mi sento di dire lo stesso della parte precedente, in cui ho notato la tendenza contemporanea a dividere il mondo in benehhhh assolutohhhh e malehhhh assolutohhhh e in cui tutto quello che succede - dove per "tutto" intendo in senso letterale - si rivela essere un complotto contro il benehhhh assolutohhhh.

In più, contrariamente a quanto successo in altri documentari (per esempio il documentario su Michael Schumacher uscito su Netflix un anno e mezzo fa, in cui avevo elogiato il non scadere mai in una certa retorica), devo ammettere di non apprezzare per niente né quel clima da "trionfo della giustizia divina" con cui vengono presentati i successi di Senna, né come questo presunto trionfo della giustizia divina venga fatto coincidere con la sua religiosità.
Anche perché, se il successo in pista dovesse dipendere dalla spiritualità di un pilota, pare che Rikki Von Opel sia divenuto un monaco buddista, dopo la fine della sua carriera di pilota; quindi credo che questa teoria possa essere facilmente smentita!

Altra cosa che mi lascia un po' perplessa è come eccetto Prost nessun altro pilota presente venga pressoché menzionato o preso minimamente in considerazione. È un po' come se Senna non avesse mai avuto avversari eccetto nel 1989/1990 e, a onore del vero, anche i suoi stessi risultati non vengono particolarmente approfonditi, quando non ci sono polemiche a fare da contorno. Anzi, quando non ci sono a fare da contorno polemiche nelle quali è coinvolto Prost, oppure Balestre, oppure entrambi. Per dire, non c'è neanche la predica fatta a Schumacher* indossando il famoso maglioncino color salmone - anche se il colore caratteristico delle polemiche compare sulla maglia che Senna indossa alla riunione dei piloti con Balestre per discutere dei coni che delimitano la pista in Germania 1991.

Andando oltre i contenuti, ricordo che la mia amica a cui ho fatto vedere il documentario l'ha trovato a suo tempo molto interessante e per nulla noioso, nonostante avesse una conoscenza soltanto sommaria degli eventi. In generale, inoltre, ricordo che a quei tempi ha avuto molto apprezzamento soprattutto da persone che non avevano una conoscenza totale o lineare del periodo raccontato. A mio parere un enorme punto di forza del film di Kapadia è l'essere apprezzabile non solo ai fanboy incalliti di Senna, alle persone che seguivano la Formula 1 tra fine anni '80 e inizio anni '90 o che hanno maturato una passione postuma per quell'epoca storica.

Quest'ultimo aspetto, a mio parere, va a compensare di gran lunga i lati negativi: è importante riuscire a trasmettere qualcosa e questo documentario, senza ombra di dubbio, trasmette molto. Pur non avendone apprezzato certe scelte e ritenendo discutibile l'inserirvi quasi solo eventi altisonanti al fine di generare indignazione (cosa che purtroppo a distanza di tredici anni attualmente va per la maggiore) ed elevando il protagonista a personaggio che ha il diritto innato di non ricevere mai nemmeno la critica più velata (anche questo va molto di moda attualmente), ritengo che invece da questo aspetto si sia lavorato molto bene.


*: piccola curiosità, una delle critiche che ricordo ai tempi della sua uscita era la quasi totale assenza nel documentario di accenni al duello Senna vs Schumacher. Di fatto si vede appena il GP del Brasile 1994, mentre viene citato il sospetto di Senna sul traction control della Benetton osservandola e ascoltandola durante il GP del Pacifico dove si era ritirato per un incidente al via. Ho fatto questo accenno estemporaneo più che altro per menzionare che a T.I. Aida si gareggiava il 17 aprile 1994 e che, di conseguenza, oggi sono passati esattamente trent'anni.

martedì 16 aprile 2024

Sessant'anni di 1964: le Ferrari bianco-blu e il titolo di Surtees (che con la mentalità odierna sarebbe leggermente controverso)

Leggermente = avverbio inserito per abbellire il titolo

Vi ho raccontato nei giorni scorsi i precedenti appuntamenti del mondiale 1964 ed è giunto il momento di concludere questo viaggio nel tempo: il 4 e il 25 ottobre rispettivamente si svolti i gran premi degli Stati Uniti e del Messico, dove il titolo si sarebbe deciso tra ben tre aspiranti campioni del mondo: Graham Hill su BRM, Jim Clark su Lotus e John Surtees su Ferrari, non una sfida da poco! Tuttavia trattandosi di eventi nordamericani vintage, i tifosi della Ferrari italiani non potevano certo seguire gli eventi passo-passo, nella speranza di assistere al trionfo di una vettura rossa. E anche se avessero avuto i mezzi moderni, Ferrari di colore rosso non ce n'erano: a causa di una polemica tra Enzo Ferrari e la Federazione, le vetture schierate per i due gran premi finali correvano con licenza americana del North American Racing Team e avevano livrea bianco-blu. Erano infatti i tempi in cui le monoposto portavano i loro colori nazionali e il rosso era il colore che rappresentava le vetture italiane, mentre quella sfoggiata a Watkins Glen e Città del Messico era la livrea americana.

Surtees, il poleman Clark e per tutta la fase restante della gara Hill si sono alternati in testa al gran premio, con Clark che ha perso due giri a metà gara per un guasto. Il team Lotus, allora, ha preso la decisione di fare uno scambio di vetture: è stato richiamato ai box Mike Spence e la sua monoposto è stata affidata a Clark, con Spence che sulla macchina di quest'ultimo è stato poi costretto al ritiro.
Mettete a letto i driverstosurvivers, perché vi spiego le ragioni alla base di questa scelta. Non erano gli anni '50, quindi gli shared drive non erano più la prassi. Però Clark avrebbe potuto classificarsi davanti agli avversari diretti e, se non poteva fare punti lui, poteva sottrarne agli altri - almeno sulla carta, dato che nella realtà Hill e Surtees erano 1/2 (con John che si è pure concesso una sbinnata in corso d'opera, perché tanto erano gli anni '60 e il tifoso medio non aveva ancora raggiunto quel livello di degrado tale per cui il pilota Ferrari debba essere schifato al primo testacoda).
In sintesi in casa Lotus hanno detto a Spence: "tu non sarai mai in grado di finire davanti a loro, quindi levati e fai guidare Clark che è il GOAT". Obiettivamente non sarebbe neanche così offensivo sentirsi dire di essere peggio dell'ineguagliabile, comunque sia Clark si è ritirato mentre era terzo.
Jo Siffert su Brabham ha chiuso terzo, seguito da due americani, Richie Ginther su BRM e Walt Hansgen su Lotus, con la BRP di Trevor Taylor sesto e ultimo.

Anche il Messico è una gara per cui è bene mettere a letto i driverstosurvivers, perché andiamo a cacciarci in un ginepraio tale da spingermi per la prima volta nella mia vita a usare il termine "ginepraio". Clark era ormai a nove punti dalla vetta, ma poteva vincere il titolo se Surtees non concludeva secondo e se - per via degli scarti - Hill non arrivava a podio.
Clark, partito dalla pole, leaderava davanti alla Brabham di Dan Gurney, con Hill che, in terza posizione, aveva il titolo in tasca, almeno finché verso metà gara non si è preso un sportellata da Lorenzo Bandini che, vorrei ricordarlo, era il compagno di squadra di Surtees, sembra un po' un plot (nel senso di trama) uscito dalla mente di Sylvester Stallone. Hill ha perso diverse posizioni, prima di ritirarsi in seguito.
I primi tre erano a questo punto Clark, Gurney e Bandini, con Surtees che, anche in caso di ritiro di di Clark, avrebbe potuto battere Hill soltanto se fosse giunto secondo. Ma Clark non si sarebbe ritirat-...ah, no. La sua vettura ha deciso di lasciarlo a piedi in finale di gara e, dopo avere tentato di portare comunque la macchina al traguardo questa gli ha detto "no, basta, sono stanca" a un giro dalla fine.
A quel punto in casa Ferrari avevano l'occasione di vincere il titolo, ma vi era un'unica possibilità: hanno esposto a Bandini un cartello per indicargli che doveva cedere la posizione a Surtees. L'ha fatto e Surtees è entrato nella storia.


Surtees ha vinto un titolo non semplice, è stato necessario in sintesi che 1) il suo compagno di squadra buttasse fuori il suo avversario diretto, 2) l'altro avversario si ritirasse per un guasto a un giro dalla fine, 3) un ordine di scuderia. Come minimo con la mentalità odierna verrebbe chiesta la sua testa su un piatto d'argento, ma per sua fortuna guidava una vettura ross-... ah, no. Però era un campione di motociclismo, e sappiamo che il motomondiale è più bello per i duellihhhh e i sorpassihhhh.
In tutto ciò oserei affermare che nemmeno alla nonna di Gurney potesse importare qualcosa della vittoria del nipote in un simile momento. Detto ciò veniamo a Clark, che è stato classificato quinto, alle spalle di Spence che immagino sia stato soddisfatto che il suo ritiro sia avvenuto solo a un giro dalla fine, per non dovergli cedere di nuovo la macchina! Infine segnalo come la zona punti sia stata conclusa, su una terza Ferrari bianco-blu, dal pilota di casa Pedro Rodriguez.

domenica 14 aprile 2024

Sessant'anni di 1964: scontro Clark vs Hill, prima che la situazione cambi in corso d'opera

Dopo le prime quattro gare della stagione, soltanto un punto separava in vetta alla classifica Jim Clark e Graham Hill, in apparenza i principali contendenti al titolo. Il quinto evento in calendario era il gran premio di casa di entrambi, in Gran Bretagna a Brands Hatch, dove il pilota della Lotus ha preceduto quello della BRM in qualifica, conquistando la pole position. A seguire, le Brabham di Dan Gurney e di Sir Jack, nonché la meglio classificata delle Ferrari, quella di John Surtees, al quinto posto.
Era l'11 luglio il giorno della gara e Clark ha mantenuto la testa della gara fin dal via. Non è del tutto chiaro che cosa sia successo a Gurney, per un paio di giri in seconda posizione e poi precipitato nelle retrovie, in quanto tutto ciò che ho trovato è stato un highlight di un quarto d'ora, ma con inquadrature molto a random, ma fatto sta che gli è succeduto in seconda piazza Graham Hill.
Proprio il duo Clark/ Hill ha chiuso la gara in prima e seconda posizione, con un gap di circa due secondi. Staccato di circa un minuto e venti dal leader, Surtees ha portato a casa il terzo gradino del podio. Brabham ha preceduto l'altra Ferrari di Lorenzo Bandini, mentre la zona punti è stata conclusa da Phil Hill su Cooper.
Clark aveva a questo punto quattro punti di vantaggio su G.Hill, con gli avversari più vicini piuttosto distanziati da entrambi, ma la situazione era destinata a cambiare bruscamente.

Del successivo GP, disputato in Germania il 2 agosto, ho trovato un extended highlight con telecronaca tedesca della durata di mezz'ora, il che è assolutamente top quality. *-* Tra l'altro nei commenti ho letto di come quel periodo e quelle monoposto fosse considerato da un utente "il periodo più sicuro della Formula 1 vintage, fino alla metà degli anni '80". Non so, non mi sembra un commento tanto centrato, dato che in quel fine settimana ha perso la vita Carel Godin de Beaufort dopo un incidente in una sessione di prove libere.
Dal punto di vista del risultato, Surtees ha portato a casa la pole position, precedendo Clark e Gurney, nonché Bandini e G.Hill. Clark ha preso la posizione al via, ma già al termine del primo giro, dopo averlo superato, Surtees si è portato in testa e salvo una brevissima parentesi in cui Gurney avrebbe preso la leadership, sarebbe stato leader per quasi tutta la gara, oltre che nel momento decisivo.
Clark ha iniziato a perdere posizioni quasi subito, mentre Gurney in un momento avanzato della gara è andato incontro a un simile destino, con la sola differenza che Jim è stato costretto al ritiro, mentre Dan è riuscito a concludere la gara all'ultimo posto.
Hill ha concluso la gara in seconda posizione, precedendo Bandini. Hanno completato la zona punti Jo Siffert su Brabham, nonché Maurice Trintignant e Tony Maggs su BRM di team privati. Il filmato, in ottima qualità e che aveva permesso di assistere a diverse fasi della gara, in particolare la partenza - immortalata negli screenshot sottostanti - e il primo giro, si è concluso con un'inquadratura del podio.


Purtroppo non si può dire lo stesso dei due gran premi successivi, di cui ho trovato video riassuntivi di al massimo un minuto e pochi secondi. Tuttavia per quanto riguarda il GP d'Austria - disputato il 23 agosto - posso segnalare di come ci siano reperibili su Youtube filmati che riprendono il notevole incidente di cui è stato protagonista Phil Hill, a seguito del quale la macchina ha preso fuoco - il pilota avrebbe saltato il successivo GP d'Italia venendo sostituito da John Love, per poi tornare al volante negli ultimi due eventi stagionali.
Graham Hill scattava dalla pole, ma è partito al rallenty e si è ritirato quasi subito. Gli è succeduto in testa Surtees, che tuttavia nella prima parte di gara si sarebbe ritirato per un guasto a una sospensione. Stesso destino, prima ancora di arrivare a metà gara, per il pilota che gli era succeduto in testa, ovvero Gurney. A quel punto è passato in testa Bandini, che era risalito secondo dopo il ritiro di Clark per un problema tecnico e che è stato più fortunato dei suoi due predecessori e ha mantenuto la prima posizione fino al termine della gara, conquistando la vittoria con diversi secondi di vantaggio nei confronti della BRM di Richie Ginther, che ha concluso la gara in seconda posizione. Quella del pilota italiano è stata la prima vittoria della Ferrari a Zeltweg, nonché la seconda vittoria consecutiva per la Scuderia di Maranello in quella stagione.
Bob Anderson, su Brabham del team DW Racing, ha conquistato il suo unico podio in Formula 1, precedendo Maggs, Innes Ireland su BRP, infine Siffert a completare la zona punti.

Purtroppo anche di Monza - dove il gran premio si è svolto il 6 settembre - non si trovano video che mostrino qualcosa, ma dal lap-by-lap sembra che per i primi due terzi di gara Surtees, partito dalla pole position, e Gurney, che scattava dalla seconda posizione, si siano alternati in testa alla gara. Le posizioni si sono stabilizzate con Gurney secondo almeno fino alla parte ormai conclusiva della gara, quando ha perso diverse posizioni precipitando nuovamente nelle retrovie. In seconda posizione gli è succeduto Bruce McLaren su Cooper, mentre nel giro finale Bandini risulta avere superato Ginther per il terzo posto, con Ireland e Mike Spence su Lotus a completare la zona punti.
La Ferrari ha quindi conquistato la terza vittoria consecutiva e Surtees ha vinto - peraltro con un minuto di vantaggio sul secondo classificato - mentre i due principali contendenti al titolo non portavano a casa nemmeno l'ombra di un punto: scattato dalla terza casella della griglia, G.Hill non ha completato nemmeno un giro per un problema tecnico avvenuto alla partenza, mentre Clark si è ritirato dopo circa un terzo di gara mentre si trovava in terza posizione. La classifica era del tutto stravolta rispetto a qualche gran premio prima: Hill in testa con 32 punti, Clark secondo con 30, Surtees terzo con 28, un mondiale che si preannunciava ancora apertissimo, quando mancavano soltanto i due appuntamenti d'oltreoceano.

Per oggi il nostro viaggio nel 1964 termina qui. Vi lascio con il fiato sospeso, come se davvero non sapeste come sia andato a finire, almeno a livello di posizioni in classifica. Nel prossimo post dedicato a questa stagione ricostruiremo gli ultimi due eventi del campionato. Non ho ancora cercato niente, ma sono abbastanza sicura che non ci saranno video di extended highlights.


sabato 13 aprile 2024

Quando i piloti hanno utilizzato date di nascita non effettive

Tra le varie cose che mi ero ripromessa di fare, ma che non avevo ancora fatto, c'era quella di scrivere un post a proposito dei piloti che hanno utilizzato età fittizie. Ne avevo discusso con l'autore del canale youtube @MotorStories - che vi consiglio vivamente di seguire - in occasione dell'anniversario di nascita di Gilles Villeneuve, che nel mondo della Formula 1 è stato probabilmente il caso accertato più noto di età fittizia: nato nel 1950, infatti, per rendersi più appetibile si era calato gli anni sostenendo di essere nato nel 1952.
È stato lo stesso autore del canale, inoltre, a farmi notare come Roger Williamson, al quale ha dedicato un ottimo documentario che potete trovare sul suo canale, fosse in realtà nato nel 1949, e non nel 1948 come la maggior parte delle fonti riportano.
Ci sono stati casi anche in epoca più recente. Per esempio, Giovanna Amati è stata a lungo indicata come nata nel 1962 (ricordo che quando ho iniziato a muovere i miei primi passi nella storia della Formula 1 vintage), ma attualmente, da ormai diversi anni, nelle sue biografie compare come anno di nascita il 1959. In gioventù, nei primi mesi del 1978, fu vittima di un caso di cronaca e i giornali dell'epoca riportano la sua età come diciotto/ diciannove anni, e non quindici/ sedici, pertanto pare accertato che l'effettivo anni di nascita sia il 1959 e non il 1962.
A proposito di 1962, era anche l'anno di nascita ufficiale di Roland Ratzenberger e, solo dopo la sua morte, si è scoperto che era in realtà nato nel 1960 e che per tutta la durata della sua carriera aveva utilizzato un'età diversa da quella reale.

Sembra improbabile che ai giorni nostri si possano ripetere circostanze simili, legate o a misunderstanding mai smentiti dai diretti interessati, oppure a effettivi tentativi di apparire più giovani (o più vecchi - di questo ne parlerò nei prossimi paragrafi) tuttavia senza andare troppo indietro nel tempo e senza passare per la Formula 1 "vera e propria", arriviamo addirittura ai primi anni 2010.
La tester Maria De Villota, infatti, durante la sua carriera veniva data come nata nel 1980 da tutte le fonti che parlavano di lei. La stessa data di nascita è circolata per diversi anni dopo la sua morte, avvenuta nel 2013, e peraltro ai tempi la maggior parte degli articoli davano 33 anni come l'età al momento del decesso. Tuttavia il sito Legado Maria De Villota - che dovrebbe essere attendibile, in quanto fonte ufficiale - la dà come nata nel 1979.
Mi sento di citare - specificando chiaramente che si tratta di un rumour di cui si discuteva nella seconda fine degli anni 2000 su Forum Autorsport e altri siti analoghi, e non di una notizia mai accertata - che Mark Webber potrebbe essere in realtà nato nel 1973 invece che nel 1976.
Come ipotesi a sostegno di questa teoria venivano date presunte voci di corridoio a quanto pare effettivamente esistenti, nonché il fatto che nel 1994, al momento del suo arrivo in Europa, si sarebbe fidanzato con la sua attuale consorte, molto più vecchia di lui, e il fatto che questa relazione potesse essere iniziata quando aveva venti/ ventun anni sarebbe più plausibile che quando ne aveva diciassette/ diciotto.
Veniva citato inoltre il fatto che a detta di molti apparisse - ai tempi - più vecchio della sua età. Mi permetto quindi di fare i complimenti a Webber, perché quarantasettenne o cinquantenne che sia, al giorno d'oggi gli anni non se li porta affatto male!

Il volere apparire più giovani, in un ambiente in cui spesso si viene messi da parte come "troppo vecchi" quando si è ancora giovanissimi, è facilmente intuibile. Il volere apparire più vecchi, invece? È molto semplice: mentre in Formula 1 fino all'epoca post-debutto di Max Verstappen non vi è mai stata alcuna regola che indicasse l'età minima per un pilota, dall'altra parte dell'oceano non funzionava così. Nell'universo USAC/ CART (in sintesi, il campionato di Indycar), per molti decenni vi erano limiti di età ben più stringenti di quella attuale, talora abbastanza borderline.
Di fatto era tendenzialmente richiesta la maggiore età per disputare le gare del campionato, con tuttavia un piccolo dettaglio non irrilevante: negli Stati Uniti la maggiore età non si raggiunge (o raggiungeva? non saprei) in tutti gli stati alla stessa età, ma in alcuni a diciotto e in altri a ventuno. E fino agli anni '90, tra questi stati vi era l'Indiana. Facendo qualche ricerca, inoltre, mi è parso di capire che chi nel proprio luogo di nascita o residenza era maggiorenne fosse comunque considerato maggiorenne, ma che comunque di anni per partecipare alla Indy 500 ce ne volessero ventuno. Di conseguenza c'erano piloti che, in linea teorica, potevano disputare diverse gare del campionato, ma non quella più prestigiosa!
Penso sia pressoché impossibile stabilire quanti piloti abbiano falsificato la propria età agli albori del motorsport, ma c'è un caso altisonante che risale ai primi anni '80. Il pilota in questione è Josele Garza, che diversi anni più tardi ha anche fatto un test con la Minardi, rookie of the year all'edizione 1981 a Indianapolis. Secondo la licenza con cui gareggiava aveva ventidue anni. In realtà era nato nel 1962 e ne aveva diciannove. È stato il più giovane pilota a disputare la Indy 500 almeno finché il limite di età non è stato abbassato.
Sembra non ci siano state conseguenze per lui, per la falsificazione dell'età, e tutto ciò che sappiamo è che, a quanto pare, si è difeso sostenendo di non sapere come mai risultasse di tre anni più vecchio.

Fuori concorso, stando a un racconto di Gianfranco Mazzoni durante una telecronaca di un gran premio del Brasile di parecchi anni fa, vorrei citare infine un altro escamotage con cui un pilota avrebbe eluso il limite di età: si tratterebbe di Rubens Barrichello che, in gioventù, avrebbe preso parte a una non meglio precisata competizione motoristica per la quale non aveva l'età semplicemente spacciandosi per il padre, omonimo e con il quale ha una forte somiglianza.

LINK SUGGERITI: @MotorStories
Documentario su Roger Williamson "La Cometa Inglese"