sabato 18 maggio 2024

Ho visto il documentario "Villeneuve - Pironi" trasmesso oggi pomeriggio su TV8 al posto delle solite puntate di Masterchef: le mie impressioni

Carissimi appassionati di motori a cui non importa nulla di cuochi vari, oggi è stata una grande giornata per noi: TV8 ha avuto come tematica la Formula 1 per qualcosa come sei ore di fila senza che apparisse Masterchef se non in qualche spot occasionale e, dopo le qualifiche del gran premio, ha trasmesso il documentario "Villeneuve - Pironi" prodotto da Sky nel 2022 e finora mai trasmesso sulla TV dei poveri, ma solo su quella a pagamento. L'ho visto commentandolo nel frattempo in chat con Antonio di @MotorStories anche se è stata un'impresa non semplice dato che, a causa di un incendio accaduto la scorsa settimana a un ripetitore telefonico del mio paese, il 4G non riceve quasi per niente dal lato dell'appartamento in cui ci sono cucina e soggiorno, uniche stanze in cui ci sono televisori, ma solo nella mia stanza da letto, dove verosimilmente si aggancia a un altro ripetitore.
Ammetto le mie perplessità iniziali, il film non mi ha convinta molto nelle sue prime battute... seguitemi per scoprire se ho cambiato idea.


Per prima cosa a lasciarmi perplessa è la copertina: non so se avete la stessa sensazione mia, ma questi due sono pressoché irriconoscibili, queste foto sono ritoccate con quantitativi massicci di Photoshop, o in alternativa sono state scattate a due tizi a caso presi a random dalla strada.
Poi mi ha lasciata perplessa il fatto che fin dall'inizio fosse tutto un inquadrare continuamente alberi, reti, cancelli e staccionate, poi di nuovo alberi, ancora alberi e un susseguirsi di cose a caso. A onore del vero anche la suddivisione in capitoli non mi convinceva granché, ci saranno cinque o sei "atti" in due ore di documentario, ma i primi due duravano cinque minuti scarsi ciascuno.
Il primo presentava Gilles Villeneuve. Quindi eccolo apparire da giovane con capelli lunghi e basette, pilota di motoslitte e poi di Formula Atlantic, culminando con il debutto in Formula 1 il suo passaggio in Ferrari; era sempre accompagnato dalla moglie, dai figli che avranno passato più tempo sui circuiti che non a scuola.
Il secondo atto presentava Didier Pironi a partire da una sua foto d'infanzia in cui sembra Max Verstappen bambino, per poi procedere con inquadrature di endurance e della Ligier, ma soprattutto una tizia non identificata della TV italiana inquadrata sul palco di Sanremo che poi in una scena seguente dice di avere avuto una relazione con lui.

A seguire la vicenda diventa molto collage, con un vago tentativo di cronologia storica nel quale vengono tuttavia invertiti cronologicamente il GP di Spagna e Montecarlo 1981, nonché vari interventi che sembrano messi insieme molto a caso. Segnalo tuttavia inquadrature vintage di Alan Jones e John Watson nonché stralci di interviste di Jackie Stewart, Alain Prost e pure Bernie Ecclestone!
E incredibile ma vero, c'è voluta mezz'ora di film per arrivare a una carrellata di incidenti di Villeneuve, così come, seppure intravisti inizialmente, non sono mai stati narrati nel dettaglio né il duello con René Arnoux, né il giro su tre ruote: la mente pensante che ha delineato la storyline deve avere dedotto che avevamo visto scene simili centinaia di volte e che ci voleva altro per non fare un copia e incolla di cose già viste e lungamente dibattute.
Nel frattempo mentre in occasione della pubblicità si vedevano spot di Masterchef, io e l'autore di MotorStories in chat scherzavamo sugli algoritmi che palesemente spiano i nostri discorsi, culminando nel momento in cui, ovviamente a pubblicità terminata, è arrivata in primo piano un'inquadratura gigante dello sponsor Candy sul casco di Pironi, sponsor che gli algoritmi dei social ci piazzano in bacheca in ogni dove dopo le nostre conversazioni passate sulla Tyrrell e su Derek Daly.

Ma sto divagando, quindi procediamo, perché si passa al mondiale 1982, ed è molto grossa come frase perché lo sciopero del Sudafrica neanche viene citato - e vi vorrei ricordare che Villeneuve ci ha suonato il pianoforte a quell'evento, a giudicare dalle foto della serata standosene praticamente in canottiera e mutande, non mi sembra un dettaglio da poco - così come non vengono citate gare né viene dato segno che il campionato sia in qualche modo iniziato, ma si vaneggia piuttosto della conquista del titolo mondiale.
A quel punto si parla della polemica di Imola - sì, finalmente si tornano a vedere delle monoposto, che già non si vedevano da un po' - citando anche il fatto che alcuni team non fossero presenti all'evento. Un po' più di alcuni, secondo i miei standard, essendo oltre la metà, ma va bene così.
Per quanto mi riguarda non entro nei dettagli della polemica in quanto 1) se avessi un euro a ogni polemica tra i piloti adesso sarei una ricca spettatrice del GP di Miami (no scherzo, Miami no, sarei spettatrice di quello di Montecarlo), 2) sto recensendo il film, non esprimendo giudizi su eventi in pista, che sinceramente riassumerei come in ogni epoca storica con un "che rottura le polemiche in Ferrari, datemi qualcosa di stylish tipo la Tyrrell sponsorizzata Candy". Ed effettivamente compare Michele Alboreto sul podio: gli algoritmi sempre con noi!

A questo punto siamo molto vicini alla morte di Gilles, che avverrà in qualifica a Zolder al gran premio seguente, e ho iniziato seriamente a chiedermi, se mancava ancora un'ora di film e gli eventi erano sfiorati e messi da parte ogni due minuti contati, come sarebbe stato possibile che un film incentrato su due piloti proseguisse ancora per un'ora dopo la morte di uno dei due.
Ero già pronta a una stroncatura, lo ammetto, ma ho dovuto tornare sui miei passi perché da quel momento in poi il documentario diviene estremamente coinvolgente e assume quell'atmosfera romantica del motorsport di un tempo che non tornerà mai (e c'è anche chi osa dire che chi non ha vissuto gli eventi vintage in diretta non può essere emotivamente coinvolto dal motorsport vintage).
La parte sulla morte di Gilles non è affatto frettolosa come la parte in cui era in vita, ed è molto toccante, specie quando parlano i suoi familiari, che già erano comparsi in precedenza e che hanno continuato a comparire in altri momenti fino alla fine, e il "dopo" mi sembra comunque ben amalgamato.
La narrazione procede con il proseguo del mondiale e non si fa in tempo a riprendersi dalla morte di Villeneuve che arriva di colpo un'altra disgrazia. Infatti in Canada, proprio dopo che la vettura di Pironi resta ferma sulla griglia, si innesca un incidente a catena in cui il povero Riccardo Paletti muore praticamente sul colpo, in una scena davvero agghiacciante.
Si arriva in seguito all'incidente in cui Pironi rimane gravemente infortunato in Germania e devo dire che a mio parere questa parte è stata realizzata benissimo considerato che non esiste nessun video dell'incidente di Didier, ma solo del prima e del dopo. Perfino l'abuso delle inquadrature di alberi, che ci tormenta fin dalle prime battute, stavolta è ben azzeccato.
L'unico piccolo appunto che posso fare, in generale, è che dopo avere mostrato disgrazie su disgrazie una dietro l'altra, mi stupisce che non ci sia un vero e proprio pensiero critico sulla sicurezza ancora molto discutibile degli early 80's. Ma forse sono io che chiedo troppo e dovrei riassumerla con un "al tempo dei very uominy non ci si preoccupava di tutto ciò".

Poi, all'improvviso, ecco comparire inaspettata una svolta romance: viene messa da parte la moglie di Pironi già apparsa in precedenza, la quale racconta che dopo l'incidente si sono allontanati e poi lasciati, e compare un'altra donna, un'amica di gioventù di Didier reincontrata in ospedale in quanto lei aveva seri problemi di salute, divenuta poi la sua fidanzata (o moglie? non mi pare sia stato specificato se si siano mai sposati o meno) la quale ha raccontato di serate passate insieme a guardare le stelle al telescopio. E c'è gente che perde tempo a guardare i film romantici, quando il motorsport offre molto di più!
In seguito il documentario si focalizza sulla nuova carriera di Pironi come pilota di motonautica, sull'incidente in cui è morto alcuni anni più tardi e sui due figli gemelli nati pochi mesi dopo che la signora del telescopio ha deciso di chiamare Didier e Gilles.
La parte conclusiva mostra infine Jacques Villeneuve durante la sua carriera di pilota - o per meglio dire, di pilota di Formula 1, di quanto accaduto oltreoceano non si parla affatto - che racconta di come abbia sempre cercato di allontanarsi dall'immagine del padre per costruirsene una personale. Infine compare uno dei figli di Pironi, divenuto ingegnere e che lavora per la Mercedes in Formula 1, che in un'occasione sale sul podio come rappresentante del team al fianco di Lewis Hamilton.

Giudizio complessivo: a mio vedere il documentario parte decisamente male, per poi riservare un plot twist e divenire improvvisamente ben fatto e coinvolgente quando finalmente abbandona la parte in cui i fatti vengono solo accennati e messi lì a random e inizia ad avere una struttura narrativa lineare.
Lo consiglio indubbiamente agli appassionati di Formula 1 vintage (e agli appassionati di alberi, perché questo film è pieno di alberi!), mentre sinceramente non so se consigliarlo a gente che conosce solo la Formula 1 contemporanea oppure a gente che la segue sporadicamente: finirebbero a mio parere per perdere il filo, non avere la più pallida idea di cosa il documentario stia raccontando e finire per lasciar perdere ben prima che il documentario inizi effettivamente a raccontare invece che ad accennare.
Concludo con un cordiale ringraziamento ad Antonio per la bella chattata fatta vedendo il film. Peccato per la linea e speriamo che i "sabotatori" decidano di darmi un po' di tregua.


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