In precedenza, in un altro post che non avevo commentato, avevo visto un altro utente criticare il fatto che ragazzine di undici o dodici anni vengano iniziate al motorsport, che non dovrebbe essere di loro competenza e che è troppo rischioso per loro. Si è anche lanciato in una lunga invettiva con commenti multipli - espressi in maniera civile, questo vorrei specificarlo - che non avevano niente a che fare con il post originale.
A mio parere questo è un chiaro indizio al fatto che molti di noi vedano - anche molte donne stesse - tutto come un continuo confronto uomini vs donne. Questa ottica viene utilizzata per dare risposte e scrivere commenti, al punto che i commenti stessi risultano non pertinenti a chi li legge senza il paraocchi (cosa che capita sempre più raramente).
Mettere una ragazzina di undici o dodici anni su un kart o su una minimoto è pericoloso? Assolutamente sì, sicuramente più pericoloso che farle praticare uno sport più tranquillo. La stessa considerazione, comunque, vale anche per i ragazzini. Ci si potrebbe chiedere se sia giusto abbassare sempre di più l'età in cui i piloti si avvicinano al motorsport. Si potrebbe discutere di quanto fosse più affascinante l'automobilismo quando i piloti erano uomini ricchi che facevano i piloti magari contro la volontà della famiglia, piuttosto che bambini ricchi messi su un kart dal padre quando avevano sei anni.
Tutto ciò ha qualche pertinenza con Maria De Villota? Basterebbe semplicemente visitare la sua pagina Wikipedia per scoprire che ha iniziato a gareggiare sui kart a sedici anni e sulle auto quando già aveva superato la ventina. In sintesi, sembra che nessuno l'abbia avviata al motorsport in giovane età.
Veniamo adesso alla questione "Maria De Villota non avrebbe dovuto stare al volante di una Formula 1 perché donna". Sinceramente mi sembra che, per guardare il fatto che fosse donna, si sia perso di vista un dettaglio fondamentale. Con tutto il rispetto possibile che posso provare per lei e per la sua carriera, non mi sembra così sbagliato dire che non avrebbe dovuto stare su una Formula 1. Ma la ragione per cui non avrebbe dovuto starci è che le sue uniche esperienze sulle monoposto erano qualche stagione in Formula 3 spagnola, un paio di stagioni in quella gloriosissima serie a sponsorizzazione calcistica e qualche ulteriore comparsa in campionati di basso livello. In aggiunta, non aveva nemmeno esperienze in campionati di alto livello a ruote coperte.
Per dire, se anche fosse stata una backmarker in GP2 o GP3, o avesse avuto esperienza nel WEC o nel DTM, il suo ingaggio da parte di un team di Formula 1 come tester avrebbe potuto avere un senso logico. Lo stesso discorso, tuttavia, si sarebbe applicato anche al fratello Emilio Jr, che peraltro quando gareggiavano insieme è sempre uscito perdente dal confronto diretto, e obiettivamente anche il padre Emilio non è che avesse tutto questo palmares (anche se due diverse pagine su Zuckerbook hanno detto che è stato un pilota Ferrari in Formula 1 negli anni '80). Il fatto che Maria fosse donna non significa che il fare "cose da uomo senza essere uomo" sia ciò che ha contribuito al suo incidente, who kers dell'inesperienza e che ciò che è successo a lei non sarebbe mai successo a un uomo.
Vorrei inoltre soffermarmi che ci sono state moltissime lacune anche nelle "cose da uomo" fatte almeno verosimilmente da uomini. Chi ha deciso che si potevano fare test privati in condizioni di sicurezza dubbie? O che era l'unico modo in cui era consentito farli? Chi ha deciso che lasciare un camion del team parcheggiato, con la sponda abbassata, fosse una buona idea? Sono tutte cose a cui si può soprassedere, perché tanto la De Villota era donna, quindi si sarebbe comunque ferita gravemente e, più di un anno dopo, sarebbe deceduta per i danni neurologici che aveva riportato? A mio parere sarebbe giusto guardare all'intera situazione, inesperienza compresa, invece a quello che le persone hanno in mezzo alle gambe.
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