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mercoledì 11 maggio 2022

Ho visto il documentario 'Gilles Villeneuve - l'Aviatore', le mie impressioni

Ieri sera ho visto il documentario su Gilles Villeneuve trasmesso su Raidue in prima serata e sono qui per condividere le mie impressioni in proposito. È durato circa due ore/ due ore e un quarto e c'erano diverse testimonianze, tra cui quelle di alcuni piloti vintage, ovvero Jody Scheckter, René Arnoux e Bruno Giacomelli. Il documentario ripercorreva di fatto tutta la carriera di Villeneuve in Formula 1, fin dall'esordio in McLaren sulla terza vettura nel GP di Gran Bretagna 1977, per poi proseguire con la sua carriera in Ferrari tra fine 1977 e 1982. L'ho trovato molto interessante, mi è sembrato ben fatto, sono felicissima che ci sia stato qualcosa a tematica motori sulla Rai... e niente, i momenti in cui parlava Arnoux sono stati i miei preferiti in assoluto. Peraltro mi è sembrato che avesse sempre gli occhi che gli brillavano e che parlare di Villeneuve lo facesse sorridere: Arneuve vibes.

Oltre ai dettagli su gare ed eventi particolari ci sono stati alcuni dettagli random a fare da contorno. Tipo si è parlato del fatto che durante i weekend di gara Villeneuve e Arnoux avessero l'abitudine di pranzare insieme. Oppure che Villeneuve alla guida del proprio elicottero ne combinasse di tutti i colori, guidandolo in maniera abbastanza discutibile: è stato raccontato un episodio piuttosto pittoresco in cui apparentemente si sarebbe messo a fare acrobazie sull'elicottero davanti alla finestra di una stanza d'albergo nella quale Niki Lauda dormiva insieme alla moglie, terrorizzando la signora Marlene. Sia un'ex addetta stampa della Ferrari sia Jody Scheckter hanno raccontato di esserci stati, a bordo del suo elicottero, e di essersi rifiutati di tornarci una seconda volta - di Scheckter lo sapevo, molti anni fa avevo letto che avevano rischiato di precipitare con l'elicottero.

Si è parlato del fatto agli albori della sua carriera di fatto vivesse a bordo di un camper insieme alla moglie, ai figli (che immagino avessero conoscenze soltanto molto vaghe del concetto di "frequentare la scuola") e al cane. Poi si è parlato del design del suo casco, rimasto inalterato per tutta la durata della sua carriera, e del fatto che un tempo i piloti non si cambiassero casco ogni tre per due. Purtroppo non è stato fatto alcun accenno ai colori creativi delle tute indossate ai tempi, comunque nel corso della sua carriera in Formula 1 sembra che Villeneuve ne abbia portate di tre colori diversi, inizialmente di un colore che non saprei definire con chiarezza, forse color salmone (o color mattone, o color terra di Siena), poi rossa, infine beige. Tra parentesi, troverei estremamente stylish se anche i piloti di oggi indossassero tute di colori creativi, come accadeva nei vecchi tempi, ma rimane soltanto un sogno proibito.


Veniamo adesso alla parte più strettamente legata a singole gare o episodi accaduti nelle gare stesse, perché sinceramente, se mi è concesso fare una piccola critica ai contenuti, credo che il punto dolente sia un po' questo. Non fraintendetemi, è stato tutto molto accurato, non mi sembra di avere notato nulla che fosse fuori posto, e può permettere tranquillamente di far conoscere la storia di Villeneuve in Formula 1 a chi ha le idee abbastanza vaghe in proposito e ha magari in mente dei singoli eventi, ma in maniera abbastanza decontestualizzata (ad esempio, chi è a conoscenza del famoso duello del GP di Francia 1979 o del giro su tre ruote al GP d'Olanda, ma che ha le idee ben poco chiare su tutto il resto). Lo dico in modo più chiaro e diretto: vedendo il documentario si possono scoprire tanti dettagli interessanti sul periodo 1977/1982... ma a una condizione: avere soltanto idee molto vaghe a proposito di cosa sia successo in quegli anni.

La prospettiva di noi "nerd" del motorsport, invece, qual è? Facendo due rapidi calcoli, credo di avere visto, in formato integrale o almeno a livello di extended highlight se la versione integrale era introvabile, *tutte* le gare di quell'epoca con l'eccezione di una che ancora mi manca, scrivendo nei mesi scorsi una recensione più o meno estesa di quasi tutte per questo blog (di quelle che ho visto, se ho fatto bene i calcoli, dovrebbero essercene tre che non ho ancora recensito, cosa che prima o poi farò). Ho seguito con attenzione e interesse il documentario, ma sempre immaginando, ogni volta che si parlava di uno specifico evento o argomento, dove si andasse a parare subito dopo. Si parla moltissimo di episodi ben noti (il mio preferito? probabilmente la faccenda del doppio alettone di Long Beach - non a caso l'ho inserito anche nel collage insieme alle tonalità delle tute e al podio del GP del Canada 1978), ma appunto, solo di quelli, senza vere e proprie curiosità meno note.

Ammetto che, pur avendo apprezzato molto questo documentario, probabilmente l'avrei apprezzato maggiormente se, dopo averlo visto, ne avessi effettivamente saputo qualcosa in più rispetto a prima, dal punto di vista strettamente attinente a quanto accaduto in pista, invece di assistere a una sorta di ripasso di fatti che già conoscevo, con una sola eccezione che penso non sapesse nessuno. L'unica cosa veramente "in più" (riferita mi pare dall'ex addetta stampa), infatti, è abbastanza inquietante e riguarda il GP del Giappone 1977 (quello che non ho ancora visto, per tornare al discorso di prima): nell'incidente in cui Villeneuve è decollato sulla vettura di Peterson, cappottando nell'area non autorizzata dove si trovavano vari fotografi, non ci sarebbero state solo due vittime come dai bilanci ufficiali, ma addirittura sette, realtà che sarebbe stata insabbiata a quanto ho capito dal circuito stesso.

Finisce così la mia recensione. Se avete visto il documentario spero che anche voi l'abbiate trovato interessante, se invece non l'avete ancora visto, ve lo consiglio. So che è presente su Raiplay, ma penso ci voglia un account per vederlo (non so esattamente come funzioni, una volta so che anche senza iscrizione era possibile vedere i programmi dell'ultima settimana, ma non so se sia ancora così, perché sono passati anni dall'ultima volta in cui l'ho fatto). Per oggi vi saluto, spero che abbiate apprezzato il mio post e direi che non ho più nulla da aggiungere. Anzi sì, effettivamente una cosa da aggiungere ce l'ho ed è che mi dispiace che non sia stato minimamente accennato al fatto che Villeneuve abbia suonato il pianoforte allo sciopero dei piloti a Kyalami. In realtà non si è parlato per niente dello sciopero di Kyalami, come se non fosse mai accaduto, il che mi è dispiaciuto ancora di più, perché è indubbiamente una delle cose più pittoresche che siano accadute non in pista in quegli anni!



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