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venerdì 15 aprile 2022

La penultima e l'ultima di Jacarepaguà // GP Brasile 1988 e 1989

Benvenuti a Jacarepaguà, oggi post "doppio", perché approfondiamo gli ultimi due eventi disputati sul circuito di Rio de Janeiro, prima del ritorno a Interlagos nel 1990. Partiamo quindi dal 1988, per proseguire nel 1989. Partiamo quindi da quando nel 1988 Ayrton Senna, alla prima in McLaren, ottiene la pole position e si appresta a partire davanti a tutti al cospetto del pubblico di casa, anche se casa sua in realtà è Sao Paulo quindi Interlagos. Affiancato a lui c'è Nigel Mansell, che in comune con Senna ha l'essere recentemente finito al centro di dichiarazioni invadenti da parte di Nelson Piquet. Secondo quest'ultimo, la moglie di Mansell è esteticamente poco attraente e Senna non è mai stato visto con una donna. Mauricio Gugelmin invece, è pronto ad affermare che la moglie di Piquet (che si presume anche essere un'ex fidanzata di Elio De Angelis), durante un periodo di separazione dal marito con cui si è rimessa insieme, abbia avuto una relazione con Senna. In sintesi, alla signora Sylvia piacciono i piloti: ha molto in comune con sua figlia Kelly!

Torniamo a Senna che si appresta a partire dalla pole. La sua vettura, però, forse traumatizzata dal fatto che Mansell si sia rasato i baffi prima della stagione (come osa???!!!) lo saluta agitando piume di pavone prima di un traumatico giro di formazione con anche la March/Leyton House di Ivan Capelli che emana fumo per i segreti del tracciato e l'Eurobrun di Oscar Larrauri che non parte. Si va in aborted start, Senna si precipita ai box e prende la partenza con il muletto dai box. Il problema è che la prima procedura di partenza è stata data ma interrotta. Se fosse una bandiera rossa sarebbe legale partire con il muletto, ma con l'aborted start non lo è: Senna rischia quindi seriamente di essere blackflaggato ma who kers, partito 20+esimo si destreggia tra backmarker e midfielder risalendo di numerose posizioni, mentre il suo compagno di squadra Alain Prost è in testa, davanti di parecchio rispetto alla Ferrari di Gerhard Berger che è secondo e alla Williams di Nigel Mansell, scivolato al terzo posto fin dalla partenza.

In quarta posizione c'è Piquet e fino al quinto posto risale Senna: questo succede fintanto che non sono ancora iniziati i cambi gomme. Poi Piquet rientra ai box e Senna è addirittura quarto. Il ritiro di Mansell lo conduce al terzo posto e la sosta di Berger addirittura secondo, anche se il ferrarista su gomme fresche sembra più veloce di lui. Potrebbe essere destinata a diventare una delle gare migliori della sua carriera, ma c'è ancora un grosso intoppo che pende sulla gara di Senna. No, non è il pitstop che deve fare, dal quale esce in sesta posizione (dietro ai primi tre ci sono la Ferrari di Michele Alboreto e la Benetton di Thierry Boutsen), ma la faccenda della partenza illegale con il muletto. Una volta che la direzione gara ritiene probabilmente che il pubblico sia già abbastanza appagato dalla sua rimonta, ecco la bandiera nera. Senna quindi è costretto a rientrare ai box e a parcheggiare. La sua prima gara in McLaren si conclude abbastanza mestamente, ma ha dimostrato di potere fare l'attention seeker anche con il team di Woking.

In una gara come al solito condizionata dell'affidabilità, con numerosi piloti costretti al ritiro (compreso Andrea De Cesaris che corre per la Rial, una delle tante squadre in cui milita nel corso della sua lunga carriera), Prost non ha comunque una gara molto facile nella parte conclusiva: diversamente da Berger e Piquet, è su un cambio gomme anziché su due e deve vedersela con un certo degrado nel finale, per di più il carburante sta per finire. Ce la fa comunque, vince davanti alla Ferrari e alla Lotus, mentre la zona punti viene completata dalla Arrows di Derek Warwick, dopodiché dall'altra Ferrari e dall'altra Lotus, guidate da Michele Alboreto e Satoru Nakajima. Completano la gara tre ulteriori vetture in totale, la Benetton di Thierry Boutsen, la Arrows di Eddie Cheever e infine la Ligier dell'ex ferrarista Stefan Johansson. È stato solo il primo gran premio della stagione e la McLaren sembra la vettura da battere. A stagione in corso arriverà la conferma che lo è, ma soprattutto la conferma che nessuno è in grado di batterla, ma questa è un'altra storia.

Sappiamo perfettamente come sia andato a finire il mondiale 1988, quindi possiamo passare al GP del Brasile 1989, seconda stagione in cui i "Prosenna" saranno compagni di squadra. I servizi di piatti del team se la vedranno brutta visti i numerosi lanci a cui saranno sottoposti, ma siamo ancora in Brasile e tutto è calmo dal loro punto di vista. La Formula 1, da parte sua, non vive un bel momento: da poco Philippe Streiff, pilota AGS, è stato vittima di un gravissimo incidente avvenuto proprio a Jacarepaguà in una sessione di test. A peggiorare la situazione, Streiff è a serio rischio di paralisi non solo per l'incidente in sé, ma anche per una pessima gestione dei soccorsi. Per intenderci, non è iniziata bene, come stagione, nel pre-stagione, si spera che possa andare meglio almeno la parte agonistica del 1989. Ayrton Senna conquista la pole position, affiancato da Riccardo Patrese. Seguono la Ferrari di Berger, la Williams di Boutsen (che ha cambiato team), la McLaren di Prost e la Ferrari di Mansell (anche lui ha cambiato team e porta il numero 27).

Si parte e Patrese, Berger e Senna arrivano tutti e tre affincati. Patrese riesce a non avere problemi, Berger e Senna invece ne hanno molti: si toccano, Berger fa un testacoda e Senna perde l'ala anteriore, venendo costretto a rientrare ai box, perdendo giri in corso d'opera. Quando torna in pista è stabilmente ultimo, mentre Patrese è leader inseguito da Mansell. Il ferrarista si ritrova secondo dopo essere stato brevemente dietro a Boutsen che però poi ha rotto il motore. Prost è quarto e dietro di lui si fa largo la March/Leyton House di Capelli, che a quanto pare conosce tutti i segreti del tracciato! Mansell, però, da parte sua, dopo essersi fatto ricrescere i baffi e rinvigorito dalla presenza del numero 27 riservato ai very fighy, osserva che non gliene importa un fico secco di Capelli e che dovrei piuttosto parlare del suo inseguimento a Patrese. Dopo un quarto di gara è il momento propizio: lo supera e si porta in testa, perdendola solo provvisoriamente nei momenti della gara in cui precede gli inseguitori nel fermarsi ai box.

È un destino ridente quello del baffuto ferrarista numero 27, molto meno per certi suoi colleghi: Capelli si ritira a un terzo di gara per la rottura di una sospensione e gli succede nella posizione il compagno di squadra Gugelmin, mentre più avanti Patrese è uno degli ultimi ritirati quando si trovava in zona podio. La gara la finiscono più piloti rispetto all'anno precedente, ma i ritirati sono comunque un buon numero e tra questi svetta De Cesaris che finisce la benzina prima che finisca la gara, in questa stagione al volante di una Dallara. Il ritiro più curioso è quello per incidente tra Eddie Cheever e Bernd Schneider. Quando il pilota della Zakspeed scende dalla propria monoposto (sfoggiando peraltro una tuta rossa), si reca verso la Arrows dell'americano di Roma, i due sembrano scambiarsi qualche parola e poi Cheever, che apparentemente ha perso il controllo della vettura per indisposizione fisica, stramazza a terra. Rialzato in piedi con l'aiuto dai commissari, cadrà un'altra volta prima che venga inquadrata di sfuggita altra gente che accorre sul posto portando una barella.

Mansell/ Prost/ Gugelmin, questo è il podio alla fine della giornata, mentre entrambe le Benetton arrivano a punti, quarta e sesta con in mezzo la Arrows di Derek Warwick. Se Thierry Boutsen porta a casa il punto del sesto posto, a giungere quarto è un simpatico esordiente britannico che fuori dall'abitacolo fatica a camminare per gli strascichi di un pesante infortunio in Formula 3, ma che in macchina va like a boss: è Johnny Herbert! Senna finisce solo undicesimo dopo l'incidente al primo giro e a svettare come già detto è il suo connazionale e amico Gugelmin che sale sul podio, dove aiuterà anche Mansell a sollevare il trofeo del vincitore, dato che il pilota britannico sembra avere difficoltà nel farlo da solo, forse per un crampo a una mano. Si conclude così la prima gara della stagione per l'ultima volta a Jacarepaguà. Il mondiale 1990 inizierà a Phoenix con il Brasile come secondo appuntamento a Interlagos, ma questa è un'altra storia che prima o poi avremo modo di approfondire. Per oggi ci salutiamo qui.


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Milly Sunshine