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martedì 26 aprile 2022

I diseredati vedono la luce // GP San Marino 1990

In questa giornata parliamo di kriminalihhhh che tornano sul luogo del delitto e di nonne che fanno la sfoglia invocando il nome di Pierluigi Martini. Il pilota della Minardi rimane sventuratamente infortunato nelle qualifiche dove peraltro ha ottenuto nientemeno che il decimo tempo ed è destinato a non andare in griglia. Nel frattempo Ayrton Senna e Alain Prost corrono per squadre diverse e, dopo i fatti del 1989 di cui vi ho parlato già qualche giorno fa, non fanno più accordi pregara allo scopo di rendere polemici sorpassi che senza accordi non lo sarebbero stati. Le loro fungirl non devono comunque essere soddisfatte della situazione e le loro speranze di vederli pomiciare come se fosse già il GP d'Australia 1993 non vanno in porto. La McLaren nel frattempo sembra svettare nelle qualifiche e si delinea una griglia di partenza così composta:

Senna - Berger
Patrese - Boutsen
Mansell - Prost
Alesi - Piquet
Nannini - Warwick
Donnelly - Gugelmin
Bernard - Modena
Suzuki - Alliot
De Cesaris - Capelli
Nakajima - Larini
Pirro - Grouillard
Foitek - Moreno
Lehto - Barilla

Mentre nelle retrovie la Eurobrun di Roberto Moreno non riesce neanche a prendere la partenza, davanti Gerhard Berger si invola in prima posizione davanti al compagno di squadra, ma Senna non ci sta e lo passa dopo poche curve. Berger si vede anche superare da una Williams, quella di Thierry Boutsen, mentre Riccardo Patrese si piazza al quarto posto. Senna, Boutsen, Berger, Patrese, McLaren, Williams, McLaren Williams. Nel frattempo c'è una collisione tra la Leyton House di Ivan Capelli e la Tyrrell di Satoru Nakajima e i due ci salutano subito. La gara è iniziata in maniera alquanto movimentata, ma un colpo di scena ben più sorprendente ci aspetta di lì a un paio di giri: vediamo infatti Senna andare a parcheggiare nella sabbia, causa una ruota non ben fissata. E questo è niente, perché il lato più pittoresco è che dal nulla adesso c'è Boutsen in testa al gran premio!

Boutsen, Berger, Patrese, seguiti da due vetture rosse, purtroppo nessuna Dallara (Emanuele Pirro è anche già uscito per un testacoda), ma solo le Ferrari di Nigel Mansell e Alain Prost, che si tengono dietro la Tyrrell di Jean Alesi e la Benetton di Alessandro Nannini, con l'italiano destinato a sopravanzare il francese star di Phoenix. La gara sembra stabilizzarsi e non succedono grandi cose per un terzo della sua percorrenza, il ritiro di Aguri Suzuki su Lola Larrousse non mi sembra tanto degno di nota. Peccato che negli stessi momenti si fermi anche Boutsen ai box e plot-twist, la sua gara finisce lì, dopo essere stato in testa in tutta la sua prima parte. Prende quindi il comando Berger, che vorrei ricordarvi è quasi andato a fuoco un anno prima in quella famosa gara in cui i Prosenna litigavano tra di loro per la faccenda del sorpasso al restart. Sembra improvvisamente una gara moooolto da diseredati.

Prost deve effettuare un pitstop, Mansell invece si avvicina a Patrese e lo supera portandosi secondo. Vari piloti si ritirano più o meno nell'anonimato e perdiamo per strada Mauricio Gugelmin (Leyton House), Andrea De Cesaris (Dallara), Stefano Modena (Brabham), Gregor Foitek (Onyx) e mi metto avanti con i lavori annunciando anche il futuro ritiro di Olivier Grouillard (Osella) ed Eric Bernard (Lola Larrousse) giusto per non doverlo fare più tardi e fuori contesto. Mansell da parte sua si avvicina progressivamente a Berger, perché a lui non interessa che sia una gara per diseredati, Mansell è Mansell e si comporta come tale. Infatti si porta negli scarichi di Berger e quando finalmente può lanciare l'attacco decisivo parte in una grande sbinnata. Gira su se stesso e si rimette in carreggiata così come se niente fosse. Non ha recuperato posizioni ma neanche perse. Mansell è uno degli idoli di Vettel. Chissà come mai...

Berger potrebbe vedersela brutta visto chi si ritrova dietro, ma il motore della vettura di Mansell decide che per oggi ne ha abbastanza e chiede al pilota di portare a letto la vettura. Berger, Patrese e Nannini sono i piloti della top-3 a questo punto con Prost che si fa sempre più vicino a Nannini. Berger si sente diseredato al punto da puntare alla vittoria, ma c'è chi gli si avvicina. Quel qualcuno è Patrese e Berger pensa "who kers, non è diseredato abbastanza per vincere questo gran premio". Invece Patrese, dall'alto dei fischi ricevuti su questa pista nel 1983 dai tifosi di Patrick Tambay, è forse il più diseredato di tutti. Quello che accadrà si delinea piuttosto chiaro: è più veloce, le sue gomme sono più performanti, ogni tanto è intoppato dai doppiaggi, ma non molla. Poi supera Berger ed è lui il nuovo leader. Hater imolesi, avete qualcosa da dire?

È la giornata degli happy ending, ma chiaramente c'è un solo pilota che si porta a casa l'happy ending. Tocca a Patrese, mentre Berger si deve accontentare della seconda piazza un po' come succede quando Senna è in pista. Nannini si procaccia il gradino più basso del podio tenendosi dietro Prost. La quinta piazza va all'altra Benetton, guidata dall'ex campione del mondo Nelson Piquet, che precede Jean Alesi ultimo pilota a punti. Seguono le Lotus di Derek Warwick e Martin Donnelly (in precedenza molto vicini tra loro durante i doppiaggi di Berger e Patrese) e le Ligier di Philippe Alliot e Nicola Larini, con a seguire la Minardi di Paolo Barilla e la Onyx di J.J.Lehto. Si chiude così il terzo evento della stagione 1990. Quello successivo è Montecarlo, che anni prima è stata proprio la sede della prima vittoria di Patrese.


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Milly Sunshine