CAPITOLO 3
Elena era consapevole di avere trascorso fin troppi minuti con lo smartphone in mano, impegnata nelle proprie ricerche. Avrebbe avuto ancora il tempo di infilare il telefono dentro il marsupio e di andare a chiudere il marsupio nell'armadietto, per poi arrivare puntuale al cospetto del gruppetto dei bambini urlanti e scatenati con i quali avrebbe dovuto trascorrere la giornata. In altri momenti, non aveva difficoltà, ma quel lunedì mattina tutto era diverso. Aveva sentito la notizia addirittura al telegiornale, il giorno precedente, e non riusciva a capacitarsene.
Digitò "Mirko De Rossi omicidio" nella speranza di trovare qualcosa di nuovo, ma senza risultati. O meglio, trovò articoli dai titoli clickbait che sostenevano di contenere grandi rivelazioni, così come qualche post di complottisti convinti che il delitto fosse tutta "una montatura dei poteri forti per distrarre le masse". Chiaramente non vi era alcun tentativo di spiegare da cosa dovessero essere distratte le fantomatiche masse, né che cosa si intendesse esattamente per poteri forti, ma soprattutto perché la morte di un tizio qualsiasi avrebbe dovuto essere usata come arma di distrazione.
Tentata di mettere via il cellulare, Elena esitò. Era davvero fare finta di niente la strada giusta?
Ci pensò, mentre entrava e si avviava verso la stanza nella quale, come gli altri animatori volontari, aveva l'abitudine di lasciare i propri effetti personali. Lo fece con il telefono in mano, invece di infilarlo nel marsupio. Aprì un articolo, per curiosità, senza trovarvi nulla di nuovo, soltanto le solite indiscrezioni ormai trite e ritrite.
Non c'era anima viva, mentre accendeva la luce e andava ad aprire l'armadietto. Slacciò il marsupio legato in vita e lo ripose. Attese un attimo prima di fare lo stesso con lo smartphone. Registrò un audio.
"Ehi, Nicky, ho saputo di quello che è successo a quel tale che abbiamo incontrato qualche settimana fa. Ti prego, dimmi che non ci siamo cacciati in un casino, che davvero non succederà niente come mi avevi garantito. Mi avevi assicurato che sarebbe andato tutto bene... e invece già vado in giro con il terrore che qualcuno mi riconosca, poi adesso questo. Ti prego, rispondimi, dimmi se c'è qualcosa che posso fare. Non potrò leggere il tuo messaggio fino all'ora di pranzo, credo, ma è importante che tu mi risponda."
Non lo riascoltò, sapeva che le sarebbe apparso patetico. Lo inviò a suo cugino Nicholas, sperando di non essere ignorata. Aveva bisogno di rassicurazioni, della certezza di non essere finita dentro a una storia più grande di lei e dei suoi vent'anni.
Mise via il telefono, chiuse l'armadietto, fece un profondo respiro e si disse che ce la poteva fare, che quella ciurma di bambini caotici con cui aveva a che fare da quando le scuole erano terminate ed erano iniziati i campi estivi l'avrebbe distratta dai brutti pensieri.
Uscì dalla stanza e imboccò il corridoio, per poi sussultare nell'udire una voce.
«Elena!»
Si girò lentamente, ritrovandosi faccia a faccia con Suor Giuliana.
«Buongiorno, mi scusi per il ritardo, ma...» Cercò una giustificazione, ma non gliene venne in mente nessuna e rimase a borbottare monosillabi. «Ma non...»
«Non sei in ritardo» la rassicurò la suora. «Piuttosto, hai lasciato accesa la luce!»
Elena fece quella che avrebbe dovuto essere una mezza risata, ma che venne fuori piuttosto malriuscita.
«Oh, che sbadata che sono!»
Sorrise forzatamente, pur sapendo che rischiava di sembrare un'ebete. Andò a spegnere l'interruttore, pronta ad andare a raggiungere i bambini. Suor Giuliana era già sparita in fondo al corridoio, era completamente sola.
Si appoggiò alla parete, ripensando a Mirko De Rossi. Cercò di ricordare se si fossero detti qualcosa di importante, se quel giornalista avesse mai avuto tra le mani qualcosa che potesse condurre alla sua vera identità. Le dispiaceva che quell'uomo fosse morto, ma aveva fatto parte della sua vita soltanto per pochi minuti. Non si sentì colpevole, se il suo pensiero andava alla tutela di se stessa. Nicholas le aveva promesso soldi che avrebbero potuto consentirle di coprire sia l'affitto di una stanza per l'intero anno accademico a venire, sia le principali spese che avrebbe avuto come studentessa fuori sede. Mancavano ancora tre mesi alla ripresa dei corsi, ma aveva già messo da parte una somma discreta, anche se, quando ci ripensava, provava vergogna per la sceneggiata alla quale si era prestata.
Senza sapere cosa ne sarebbe stato di lei, si decise. Si avviò finalmente lungo il corridoio, cercò di fare mente locale e di ricordare quali fossero le attività previste per quel giorno, poi si sforzò di mettere da parte le cattive sensazioni.
***
Dalila sembrava attendere da tempo, rigirandosi tra le dita una ciocca di capelli. Con l'altra mano fece un cenno, come a indicare a Oliver di avvicinarsi più in fretta che poteva. Non c'era bisogno di fargli pesare un ritardo inesistente, ma non era nemmeno opportuno farle notare che era arrivata in anticipo. Oliver si limitò a sedersi, sperando che Dalila arrivasse subito al sodo. La fotografa, invece, ritenne più opportuno lamentarsi del posto in cui le aveva suggerito di incontrarsi.
«Perché proprio qui?»
«Non hai fatto fatica a trovarlo, mi pare.»
«C'è un caldo micidiale» puntualizzò Dalila. «Ci saranno due alberi e...»
Oliver la interruppe: «Sabato sera sono venuto qui a parlare con Tina Menezes. Mi ha seguito per strada. Secondo lei era un posto riservato e ho pensato di proportelo.»
«Oh.» Dalila parve stupita. «Quindi tu e la Menezes...»
Si interruppe.
Oliver confermò, alla stessa maniera: «Io e Tina Menezes.»
«Prima che...»
«Prima che.»
«Penso che tu mi abbia capito. Non...»
Oliver annuì.
«Sì, Dalila, ho capito, ma ti sarei grato se completassi le frasi. Io e Tina Menezes ci siamo incontrati, prima che Mirko venisse ucciso. Era questo che intendevi, giusto?»
Dalila osservò: «Non puoi sapere con esattezza che non era ancora morto, a quell'ora. Per quanto sono certa che chi si occupa delle indagini sia al corrente dell'orario in cui è avvenuto il delitto, non mi risulta che sia stata in qualche modo divulgata.»
Oliver le confidò: «Mentre ero con Tina, Mirko mi ha telefonato dallo stesso numero con cui mi aveva chiamato qualche ora prima.»
«Oh.»
«Non ricominciare con le esclamazioni e con le frasi tagliate a metà. Quel telefono non era suo e, probabilmente, non è stato ritrovato sul luogo del delitto, è tutto quello che riesco a pensare.»
«Come fai a saperlo?»
«Nessuno ha parlato di una telefonata fatta poco prima della morte. Va bene, non possiamo sapere tutto, questo è poco ma sicuro, ma nessuno è venuto a suonare alla mia porta per chiedermi di rilasciare una deposizione a proposito della mia telefonata con Mirko. Questo significa che non sono stato collegato a lui, non ancora, quantomeno.»
«E temi che succeda?»
«Diciamo che, in ogni caso, mi sento abbastanza sicuro, abitando a quasi trecento chilometri di distanza dal luogo del delitto.»
Dalila azzardò: «Però la cosa non ti fa stare tranquillo. Dico bene?»
Oliver puntualizzò: «Ci sono tante cose che non mi fanno stare tranquillo, il fatto stesso che Mirko sia stato ammazzato. Poi tu, che sembri così impassibile e preoccupata soltanto dalle questioni pratiche...»
Dalila scosse la testa.
«Non è come dici. Va bene, ammetto di potere sembrare impassibile, ma non ho l'abitudine di sbandierare ai quattro venti le mie emozioni. Il fatto che io non ti sembri sconvolta, non significa che io non lo sia. Sto solo guardando avanti... e davanti vedo una grande distesa di merda.»
«Anch'io vedo più o meno la stessa cosa» la rassicurò Oliver. «Per quanto sia abbastanza chiaro che alcuni effetti personali sono spariti e tutto lasci pensare a una rapina, non mi fido molto di questa ricostruzione.»
«Perché?»
«Semplicemente perché, per derubare un uomo disarmato, difficilmente hai bisogno di ammazzarlo. In più, a causa del suo lavoro, Mirko potrebbe essersi intromesso in faccende che non lo riguardavano.»
Dalila obiettò: «Mirko non seguiva nulla di scomodo. Si occupava di competizioni motoristiche, tutto qui.»
«Anch'io» ribatté Oliver, «Ma ho rischiato comunque la vita, qualche anno fa. Basta un attimo per finire invischiati in qualcosa di troppo grande e ingestibile. Mirko potrebbe avere semplicemente incontrato una persona che avrebbe fatto meglio a non incontrare, tutto qui. E poi, so che mi ha contattato facendo da tramite alla Menezes.»
Dalila azzardò: «Non stai tacciando la Menezes di essere pericolosa, vero?»
Oliver puntualizzò: «Non ne ho mai avuto l'intenzione. Non so cosa tu sappia di lei, ma...»
Dalila tagliò corto: «So che c'è un presunto video intimo che la riguarda, o almeno così dice. Immagino ci sia di mezzo un ricatto, o qualcosa del genere.»
«Quindi ci allontaniamo dalle piste e ci ritroviamo ad avere a che fare con un reato» mise in chiaro Oliver. «È questo che ti dicevo: finire in mezzo a una brutta faccenda è un attimo, e temo sia quello che è successo a Mirko.»
«Capisco il tuo punto di vista.»
«Questo significa che anche io e te potremmo essere in pericolo.»
Dalila osservò: «Quindi abbandonerai la Menezes a se stessa. Mi sembra comprensibile, dopotutto. Adesso non c'è più Mirko che possa fare qualcosa per te.»
Oliver chiarì: «Sono profondamente dispiaciuto per quello che è successo a Mirko, credimi. Però non significa che, senza di lui, io non possa fare più nulla. Tina Menezes ha chiesto il mio aiuto e ho intenzione di aiutarla a scoprire chi ci sia dietro quel video. Lo farò, in ogni caso.»
«Come?»
«Troveremo un modo. Ne abbiamo già discusso, sabato sera.»
Con l'accenno al presunto filmato che immortalava Tina Menezes in atteggiamenti intimi con un collega, Oliver e Dalila si salutarono, dandosi appuntamento a quella sera per discutere di eventuali sviluppi.
«Va bene alle dieci a casa tua?» chiese Dalila. Oliver non ebbe nemmeno il tempo di pensarci. Fu la fotografa a decretare: «Passo da te per le dieci. Mi raccomando, se stai lavorando a qualcosa, per quell'ora metti via tutto.»
Pronunciate quelle parole gli diede un fugace bacio su una guancia, prima di andarsene.
In generale, non aveva tutti i torti: Oliver avrebbe dovuto lavorare, aveva già diverso articoli arretrati, che sarebbero dovuti uscire di lì a pochi giorni. Al di là del fatto che, alle dieci di quella sera, sarebbe stato meglio essere ancora davanti al computer, invece di incontrarsi con la Colombari, avrebbe dovuto darsi una mossa e non scontentare chi lo pagava per pubblicare pezzi senza la sua firma.
Andò dritto verso casa, senza fermarsi e cercando di non pensare troppo alla vicenda di Mirko De Rossi e alle sue implicazioni. Non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che fosse morto, né tantomeno si spiegava come qualcuno potesse essersi spinto così tanto in là da ammazzarlo.
Entrato nello stabile, salì le scale in fretta, senza aspettarsi di trovare Tina Menezes in tenuta da jogging seduta davanti alla sua porta. Non sembrava né affaticata né accaldata, quindi era poco probabile che fosse stata a correre. I suoi lunghi capelli neri erano legati nuovamente dal fermaglio con le finte ciocche fucsia che davano l'idea di extension.
Avrebbe dovuto accoglierla meglio, ma gli uscì soltanto uno spiazzato: «Cosa ci fai qui?»
Tina si alzò lentamente.
«Mi fai entrare?»
«Ti faccio entrare» accettò Oliver, «A condizione che ti sposti e mi lasci aprire la porta.»
Tina si fece da parte.
«Scusa se sono piombata qui all'improvviso.»
«Non fa niente. Ormai sono abituato alle cose improvvise. Anzi, mi ha stupito che tu non sia venuta a cercarmi ieri.» Oliver inserì la chiave nella toppa e la fece girare. Abbassando la voce, le domandò: «Hai saputo di quello che è successo a Mirko?»
«Come potrei non saperlo?»
«Appunto per questo mi immaginavo che passassi.»
«Avrei dovuto, ma avevo altro per la testa.»
Entrarono. Oliver richiuse la porta alle loro spalle e la invitò a seguirlo in cucina, stanza che utilizzava anche per lavorare.
«Non c'è molto da vedere» puntualizzò. «Non pensavo di dovere invitare gente, quindi ho scelto un appartamento piccolo, quando ho deciso di venire qua.»
«È la stessa scelta che ho fatto io.» Tina si affacciò alla finestra. «È da qui che mi guardi mentre mi spoglio?»
«Detto così suona malissimo. Mi fai passare per uno stalker.» Oliver si sedette e poco dopo Tina fece la stessa cosa. «Ti ascolto. Sei venuta da me per dirmi qualcosa, posso immaginare.»
Tina annuì.
«Non saprei da dove iniziare.»
«Se posso darti un suggerimento, dall'inizio» rispose Oliver. «Cosa ne dici?»
Tina abbassò lo sguardo.
«Sabato sera, mentre ero con te, il mio "amico" del video ha deciso di rifarsi vivo.»
«Questa sì che è una notizia!» esclamò Oliver. «Fammi indovinare, ha creato un altro account fasullo e ti ha scritto di nuovo. Poi ha cancellato l'account.»
«È proprio così» confermò Tina. «Mi sono salvata gli screenshot. Puoi vedere anche la data.» Alzò lo sguardo. «Mi devi credere, Fischer, non mi potrei mai inventare una storia simile.»
Oliver obiettò: «Non mi sembra di averti mai accusata di esserti inventata nulla. Ti credo.»
«Non metto in dubbio che tu mi abbia creduta prima, ma adesso è diverso. Il tizio con il profilo fasullo mi ha rivelato la propria identità.»
Oliver spalancò gli occhi.
«Che cosa?!»
Tina gli confidò: «È lo stesso tipo di reazione che ho avuto io.»
«Chi ti ha detto di essere?»
«Ovviamente chi non è.»
«Anch'io posso immaginare che non abbia detto la verità in proposito. A chi ha dato la colpa?»
Tina sospirò.
«Vedi, è proprio questa la cosa agghiacciante. Mi ha scritto, testualmente...» Si interruppe, prendendo fuori il cellulare. «Ti faccio vedere, perché questa storia ha dell'incredibile. Mi ha scritto "mi chiamo Mirko e mi conosci bene". Si è spacciato per De Rossi... e l'ha fatto la stessa sera in cui De Rossi è stato ammazzato!»
Oliver raggelò, nonostante le alte temperature di quel giorno d'estate e il fatto che in casa sua non ci fosse un condizionatore.
«Ma che cazz-...»
«Anch'io ho avuto la stessa reazione, quando ho scoperto che Mirko è morto» lo informò Tina, mettendogli davanti agli occhi uno screenshot del messaggio ricevuto. «Sto iniziando ad avere paura sul serio.»
«Paura che il video esca fuori?»
Tina scosse la testa.
«No, non può essere un caso se qualcuno ha finto di essere De Rossi proprio il giorno in cui l'hanno ucciso. Prendimi pure per una pazza, ma credo che le due cose siano correlate. Non vedo perché la persona che mi ha ripresa in quel filmato avesse qualche ragione per uccidere Mirko, oppure perché ne avesse qualcuno che conosce la storia di quel video, se non è stato l'autore stesso, ma non può essere tutto frutto del caso. Ci deve essere qualcosa di più di quello che credevo. Ero convinta si trattasse di qualcuno che ce l'aveva con me per qualche motivo banale - non so, magari uno di quei tipi fuori di testa che si ossessionano con persone famose - ma qui stiamo di gran lunga andando oltre.»
«Cosa pensi di fare?»
«Non lo so.»
«Non credi sia ora di denunciare?»
Tina scosse la testa.
«No, ne so troppo poco e potrebbe essere una faccenda troppo pericolosa. Se sporgessi denuncia, mi direbbero che si tratta di un mitomane e che ci sono questioni più importanti di cui occuparsi. Non servirebbe a molto, se non a rischiare di mettermi in pericolo da sola.»
«Quindi» obiettò Oliver, «Ritieni sia giusto fare finta di niente?»
Tina replicò: «Non è che sia giusto o sbagliato. È che non ho alternative e non voglio ritrovarmi nella merda. Per questo ho bisogno di te. Devi venire con me, questo fine settimana. Sarò ospite della Pink Venus al Redbullring e tu ci sarai, spacciandoti per il mio fidanzato.»
Quell'ipotesi era già stata paventata, ma Oliver non ci aveva riflettuto seriamente. Tanti dubbi si affacciarono alla sua mente, uno dei quali degno di essere condiviso per primo: «Come potremmo essere credibili?»
Tina alzò le spalle, con indifferenza.
«Perché non dovremmo risultare credibili?»
«Non abbiamo niente a che vedere l'uno con l'altra.»
«Su questo hai ragione» convenne Tina, «Ma credo ci sia un modo in cui possiamo uscirne.»
«Illuminami.»
«Dobbiamo seguirci su tutti i social.»
«E questo dovrebbe bastare?» Oliver trattenne una risata. «Va bene, ci sono degli impiccioni che si fanno delle fantasie immense a proposito di chi segue chi sui social, immaginandosi cose che non stanno né in cielo né in terra, per non farsi mancare niente, ma non sarà...»
Tina interruppe le sue proteste: «Dobbiamo anche condividere delle foto insieme.»
Oliver la informò: «Non uso attivamente i social da quando ho deciso di farmi da parte e di non stare più al centro dell'attenzione.»
«È arrivato il momento giusto per tornare a usarli: annunciare il nostro fidanzamento.»
«Non sono sicuro che...»
«Non con questi termini. Basta una foto in cui siamo avvinghiati l'uno all'altra, che non faccia dubitare di noi. Avvicinati, che iniziamo con un selfie insieme.»
«Qui? In casa?»
Tina gli indicò una parete piuttosto spoglia.
«Lì davanti. Mi sembra uno sfondo abbastanza anonimo, nessuno capirà che siamo a casa tua, anche perché non sanno nemmeno dove abiti.»
Oliver non era molto convinto, ma Tina si era già alzata in piedi e lo stava esortando a fare altrettanto. Controvoglia, la raggiunse.
«Forza, sorridi» lo esortò Tina, con lo smartphone già attivo sulla fotocamera. «Non vorrai che la gente pensi che la nostra sia una relazione infelice.»
Oliver si sforzò di sorridere. Attese che Tina facesse alcuni scatti, poi osservò: «Rimango sempre della stessa idea, è una pazzia enorme.»
«Una pazzia che farai» ribatté Tina. «Ho bisogno di te, lo sai. Sono davvero convinta che, con te, riuscirò ad arrivare in fondo a questa storia.»
«Io non ne sono affatto convinto» ammise Oliver, «Ma i soldi e il senso di giustizia prevalgono entrambi su tutto. Sarò lieto di incontrare di nuovo Veronica Young, tra una cosa e l'altra.»
Tina tornò a sedersi, guardando le foto sullo schermo.
«Cosa ne pensi di "voglio ricominciare da zero e voglio ricominciare con te"?»
«Come didascalia?»
«Mi pare bella.»
«A me pare pessima» replicò Oliver. «Ricominciare da zero proprio adesso che Mirko è morto? Qualcuno potrebbe vederci significati nascosti che potrebbero ritorcersi contro di noi.»
«Hai ragione, non ci avevo pensato» ammise Tina. «Cosa ne dici, invece, di "esattamente due mesi fa ci siamo incontrati e la mia vita è cambiata per sempre, grazie per avermi fatto riscoprire l'amore"?»
Oliver annuì.
«Questo ha già più senso. Solo, dovremmo inventarci il nostro primo incontro.»
«Non preoccuparti, non sarà difficile» lo rassicurò Tina. «Anzi, sarà la parte più facile in assoluto. La maggior parte delle coppie si conoscono in modo assolutamente banale.»
***
Gli animatori volontari del campo solare parrocchiale avevano l'abitudine di approfittare dei minuti liberi per andare a controllare i rispettivi telefoni cellulari, dentro l'armadietto dello stanzino in cui depositavano i propri effetti personali. Elena aveva l'abitudine di fare la stessa cosa, di solito, ma quello non era un giorno normale. Sperava che suo cugino Nicholas le avesse risposto al messaggio vocale, ma non avrebbe potuto ascoltare un'eventuale risposta audio davanti ai ragazzi che lavoravano insieme a lei.
Era abbastanza convinta che nessuno le avrebbe fatto domande, se si fosse recata a pranzo in ritardo, quindi doveva attendere pazientemente che tutti avessero abbandonato quella stanza. La soluzione migliore era recarsi in bagno mentre tutti gli altri smanettavano sui propri smartphone.
Rimase alla toilette per un periodo di tempo che le parve infinito, infine si diresse verso il proprio telefono. Sentiva il cuore rimbalzarle nel petto, un po' come se stesse spingendo per scappare fuori dalla cassa toracica. Per l'ennesima volta - in fondo, nonostante fosse impegnata nelle attività per i bambini, non aveva potuto fare a meno di tornare con la mente alla terribile notizia del delitto - si ritrovò a pensare a Mirko De Rossi, immaginandolo mentre apriva la porta e veniva colpito alla testa con una violenza tale da morire quasi all'istante.
Tirò fuori il cellulare dall'armadio. Nicholas aveva risposto con un breve testo: "è tutto a posto, non preoccuparti".
Elena non si fidava, non si fidava affatto. L'idea di potere frequentare un intero anno accademico senza doversi trovare un lavoro nel frattempo le era apparsa allettante, qualche tempo prima, ma se ne stava pentendo amaramente ogni singolo giorno. Si diceva che avrebbe fatto meglio a rimanere indietro con gli esami, piuttosto, o a rischiare di dovere chiedere ai genitori denaro che avrebbero faticato a mettere insieme, piuttosto che prestarsi alle richieste di suo cugino.
Fu tentata di mandargli un altro messaggio, magari di testo e non vocale, ma si rese conto che non avrebbe avuto molto senso: o Nicholas non era affatto preoccupato, oppure era molto bravo a nascondere le proprie preoccupazioni. In ogni caso, non sarebbe riuscita a ottenere una risposta diversa da quella già ricevuta.
Tornò a mettere il telefono dentro l'armadio e confezionò ad arte una scusa da propinare agli altri animatori o alle suore se le avessero chiesto che fine avesse fatto: era stata alla toilette, perché non si sentiva molto bene. Del resto aveva lo stomaco chiuso e dubitava di essere in grado di toccare cibo, non sarebbe stato difficile fingere un'indisposizione fisica.
***
Oliver faticava a tenere gli occhi sul monitor del computer. Stava guardando un video di highlights di una delle prime edizioni del Gran Premio di Singapore, sul quale avrebbe dovuto scrivere un articolo per una pagina web con la quale collaborava occasionalmente, ma non riusciva a prestarvi attenzione. Inutile dire che quel pezzo, che avrebbe dovuto terminare proprio in quei giorni, non esisteva ancora. Aveva lo schermo diviso in due parti, un lato occupato dal filmato e l'altro da un programma di videoscrittura, ma quest'ultimo era nient'altro che una pagina bianca, sulla quale non aveva scritto nemmeno poche parole.
Non poteva fare a meno di pensare a Tina e alla fretta che aveva avuto nel pubblicare post in cui fingeva di avere una relazione con lui. Non aveva idea di quanto quella decisione potesse avere o non avere successo, ma era meglio mettere le cose in chiaro - o confonderle maggiormente? - con una persona che avrebbe avuto modo di incontrare di nuovo di lì a pochi giorni. Accantonò, purtroppo, l'idea di lavorare sulla gara di Marina Bay, andò a prendere il cellulare e si mise a cercare un numero che avrebbe potuto essergli utile.
La team principal del team Pink Venus accettò la chiamata, invece di sbattergli il telefono in faccia come per un attimo Oliver aveva temuto.
«Fischer, cosa vuoi?»
Il suo tono non era molto gentile, ma non si aspettava altro.
«Hai il mio numero salvato in rubrica, quindi.»
«Non farmi perdere tempo, Fischer. Comunque, se ti può consolare, sì, ho il tuo numero in rubrica, ti ho memorizzato come "grandissima rottura di coglioni". Preferisco sapere cosa mi aspetta, quando mi suona il telefono.»
«Adesso sei tu che stai perdendo tempo, Veronica.»
«Meglio mettere le cose in chiaro» replicò la Young. «Pensi di spiegarmi che cosa vuoi?»
«Hai ragione, Veronica» convenne Oliver. «È giusto che tu sappia che cosa voglio da te. Ti ho cercata per una questione piuttosto seria. Conosci bene Tina Menezes, vero?»
«Da quello che ho sentito dire, la conosci anche tu.»
«Come fai a saperlo?»
«Devi stare al passo con i tempi, Fischer. Se qualcuno pubblica qualcosa sui social, questo diviene di dominio pubblico.»
«Perdonami, ma non riesco a immaginarti mentre fai continui refresh delle pagine social per non perderti gli ultimi gossip.»
«Infatti non lo faccio» mise in chiaro Veronica, «Ho visto per caso la foto pubblicata da Tina.»
Oliver insisté: «La conosci bene?»
«Non capisco la domanda.»
«Allora te la ripeto: la conosci bene?»
Dall'altro capo del telefono, ci fu soltanto silenzio. Invece di insistere, Oliver attese ancora. Non aveva dubbi che, prima o poi, Veronica Young avrebbe detto qualcosa.
Non si sbagliava. La team principal, infatti, gli ricordò: «Ci ho avuto a che fare, con Tina Menezes, la conosco molto bene.»
«E quindi?»
«Quindi cosa? Sei tu che devi spiegarmi qualcosa di più. Cosa vuoi sapere da me, sulla Menezes? Se non ho capito male, state insieme e oggi festeggiate i vostri primi due mesi insieme.»
«E cosa dovrei spiegarti? Sentiamo.»
«Il senso della tua domanda.»
«Ti ho chiesto se conosci bene Tina Menezes, tutto qui. Non mi pare una domanda molto difficile.»
«Perché non parli direttamente con lei?»
«Cosa dovrei chiederle? "Cosa ne pensi di te stessa?"»
«Quindi» dedusse la Young, «Vuoi sapere da me cosa penso di lei.»
«Complimenti, Veronica, sei molto perspicace. Non avrei mai creduto che potessi arrivarci da sola. Dunque, che cosa ne pensi di Tina Menezes?»
«La Menezes è stata la storia a lieto fine di cui il campionato aveva bisogno, anche se il campionato per come lo conoscevamo non esisteva più. Era veloce e sapeva cogliere le occasioni. Purtroppo in certi momenti era una testa calda e aveva la pessima abitudine di credere che tutto ciò che non andava in suo favore fosse fatto contro di lei. Però, lo ripeto, era molto veloce, e questo faceva sì che le si perdonasse tutto.»
Oliver chiarì: «Non ti sto chiedendo il tuo giudizio su di lei come pilota. Quello conta relativamente, anzi, non conta affatto.»
«Conta eccome, invece» replicò la Young. «O vogliamo continuare con la stupida teoria secondo cui, se nasci con una vagina, allora devi essere valutata sulla base della tua vagina e non delle tue capacità?»
Oliver sbuffò.
«Dai, Veronica, questi discorsi vai a farli a quelli che scrivono sulle community degli incel. Ti ho chiamata per una faccenda seria. Non devo scrivere un articolo sul talento di Tina Menezes come pilota. O meglio, può darsi che in futuro mi capiti di dovere fare anche quello, ma al momento la mia priorità è un'altra. Mi ha chiesto aiuto per una vicenda piuttosto spinosa e delicata. Vorrei capire fino a che punto posso fidarmi di lei e delle sue intuizioni.»
«Ma non state insieme? Mi sembra abbastanza scorretto che tu venga a farmi queste domande.»
«Ti assicuro che lo sto facendo per una giusta causa. Non tutto quello che viene scritto sui social è necessariamente vero.»
«Quindi non state insieme?»
«Preferisco non rispondere.»
«È una copertura!» dedusse Veronica. «Wow, non sei cambiato affatto, rispetto ai vecchi tempi! Va bene, mi hai convinto, posso dirti qualcosa. Come ti ho già accennato, Tina mi è sempre sembrata convinta che tutto ciò che non va a suo favore sia stato fatto contro di lei. Questo ha rovinato i suoi rapporti con persone anche importanti, o quantomeno ha contribuito a far sì che fosse messa da parte. La Menezes ha significato tanto per l'automobilismo a ruote scoperte, dopo la riunificazione dei due principali campionati, è assurdo che nessuno le abbia offerto un volante per questa stagione. Non parlo delle squadre di prima fascia, chiaramente non è al livello dei pluricampioni del mondo o di quelli che sperano di diventarlo, ma ci sarebbe sicuramente uno spazio per lei, sulla griglia.»
«Tu, però, hai scelto la Thompson, quando ti è stato imposto di continuare ad avere una donna al volante per ragioni di marketing. Anzi, la Thompson è più giovane, ha un sorriso che spacca lo schermo, i fan si sono affezionati alla sua love story con il suo manager Ryan Harvey...» Oliver fece una breve pausa, prima di decidere se infierire o meno, poi optò per farlo senza usare mezzi termini. «Amber Thompson è stata valutata per i suoi risultati o solo perché possiede una vagina?»
Veronica Young precisò: «Quando sei al comando di una squadra piccola che nuota in un mare di squali, sono gli sponsor a decidere chi devono essere i tuoi piloti, non certo una team principal che potrebbe essere destituita da un giorno all'altro. Sai benissimo che, se il nostro main sponsor ci abbandonasse, sarebbe la fine per noi. Anche se a lasciarci fosse uno sponsor tutto sommato minore, rischieremmo di passarcela male. Alla squadra è stato imposto l'ingaggio di Amber Thompson, per questa stagione, non quello di Tina Menezes. Ho dovuto adeguarmi. D'altronde, il fatto che non sia la Menezes non significa che sia la peggiore dei piloti. È valida anche lei, altrimenti non sarebbe arrivata così in alto, quindi abbi almeno la decenza di non fare insinuazioni sgradevoli. Lascia che io faccia il mio lavoro e pensa al tuo, possibilmente senza combinare guai e senza fingerti il fidanzato della Menezes.»
C'era un che di accusatorio, nella voce di Veronica, quindi Oliver preferì mettere in chiaro: «Non sono stato io a convincere Tina a fingere di avere una relazione con me.»
Veronica ribatté: «Questo è molto curioso. Se posso riconoscere a Tina un vero e proprio difetto, è quello di essere sincera e spontanea. Sarà difficile per lei fingere molto a lungo.»
Oliver ignorò quell'ultima osservazione, ma piuttosto chiese a Veronica: «Essere sinceri e spontanei è forse un male?»
«Mai detto che sia un male, ma bisognerebbe dosare la propria sincerità, specie quando si nota in una fossa di squali, come facciamo noi ogni giorno. Non sto dicendo che si debba essere falsi, quanto piuttosto che sia meglio evitare di dire tutto quello che si pensa. Per esempio, se penso che tu sia uno scocciatore estremamente irritante e che dovresti andare a cagare, te lo posso dire liberamente. Però con te ho abbastanza confidenza per farlo, con altri sarebbe meglio evitare. La Menezes non sapeva esattamente quando fermarsi e questo ha finito spesso per ritorcersi contro di lei.»
Oliver rifletté un attimo. Non c'era da stupirsi che una persona disposta ad apparire come una stalker pur di ottenere il proprio scopo non avesse mezze misure nemmeno con le parole.
«Credo che tu me la stia descrivendo proprio come mi è sembrata fin dal primo momento» confidò, quindi, a Veronica Young. «Ne verrebbe fuori che sì, ci si può fidare di lei e della sua buonafede, ma che, occasionalmente, potrebbe arrivare a farsi dei film.»
«A te la scelta, Fischer, non spetta a me decidere fino a che punto devi dare credito a Tina» ribatté la Young. «Io non voglio essere coinvolta nei tuoi loschi affari. Mi è bastato avere a che fare con te una volta ed è stato un autentico disastro.»
Oliver obiettò: «Non è certo stato un disastro per colpa mia. Gli scandali sepolti della Diamond Formula sarebbero venuti alla luce, prima o poi, anche se non mi fossi messo in mezzo io. Anzi, forse sarebbe stato peggio, se fossero stati scoperti dopo. Più il tempo passa e più la gente comune vuole giudicare questioni in cui non c'entra un cazzo e pretende a tutti i costi e dettare legge. Devi ritenerti fortunata se hai ancora un lavoro.»
«Anche tu.»
Quelle due parole trafissero Oliver come una lama.
«Hai ragione» concesse. «Non ce la siamo cavata proprio a buon mercato, nessuno dei due.»
«Va bene, Fischer» tagliò corto la Young, «Se non hai più bisogno di me, direi che possiamo salutarci. È stato un piacere.»
«Anche per me.»
«Buona fortuna, Fischer.»
«Buona fortuna anche a te, Veronica.»
La Young ridacchiò.
«Fortuna? E per cosa?»
«La fortuna può sempre servire» ribatté Oliver. «Grazie, Veronica, è stato un piacere parlare con te. Adesso so cosa fare.»
***
A Veronica non servì più di qualche istante per valutare il da farsi. Vi avrebbe messo ancora meno, se suo marito non avesse fatto irruzione nel suo studio, attirato da un'improvvisa curiosità, per sapere chi l'avesse cercata al telefono. Nonostante il tempismo di Scott fosse tutt'altro che perfetto, non poté fare a meno di lasciarsi andare a un lieve sorriso.
«Oliver Fischer.»
Scott sospirò.
«Ancora lui! Cosa voleva?»
Il sorriso di Veronica si fece più ampio.
«Non preoccuparti, è tutto sotto controllo. Anzi, ormai conosco i miei polli. Ti posso confermare che avevo ragione: non sta affatto insieme a Tina Menezes. Sarà interessante scoprire che cosa si siano messi in testa quei due.»
«Non mi dire» sbottò Scott, «Che vuoi ancora avere a che fare con quel tipo dopo tutti i casini che ha combinato, che il tuo invito rivolto a Tina e a un fantomatico fidanzato è ancora valido!»
«Fischer è sempre stato animato da ottime intenzioni» puntualizzò Veronica, «E stavolta non farà eccezione. Non so esattamente cos'abbiano in testa, ma non vedo l'ora di saperne di più.»
«Ma...»
Veronica interruppe sul nascere suo marito e le obiezioni che uscivano dalla sua bocca.
«Scott, ti ricordo che non hai più niente a che fare con queste faccende. Te ne sei tirato fuori tu, di tua spontanea volontà, dopo che la Diamond Formula è naufragata. Già prima, di fatto, gestivo tutto da sola. Ce la posso fare anche senza le tue preoccupazioni.»
Scott replicò, secco: «Ci hai messo tanto per tornare a farti prendere sul serio. C'è ancora chi storce il naso quando viene pronunciato il tuo nome. Ti sto solo pregando di essere accorta.»
Veronica riprese a sorridere, ma con sufficienza.
«È tutto sotto controllo, non c'è bisogno che ti preoccupi ogni volta in cui senti il nome di Oliver Fischer.»
Scott le voltò le spalle, preparandosi a uscire dalla stanza.
«Va bene, come vuoi tu. Io me ne torno di là a seguire la partita con una bottiglia di birra in mano, come secondo i tuoi standard dovrebbero fare tutti i mariti.»
Veronica ridacchiò, ma fu questione di un attimo. Aveva già deciso come comportarsi e non le restava che riprendere in mano il telefono che aveva posato poco prima sulla scrivania. Cercò in rubrica il numero della Menezes e sperò che le rispondesse.
Tina non le negò quella soddisfazione.
«Chi parla?»
La domanda era d'obbligo, Veronica aveva il telefono impostato a chiamare con numero anonimo.
«Young.»
«Oh, Veronica, sei tu. C'è qualche problema?»
«Non so, dimmelo tu» ribatté Veronica, in tono conciliante. «Ho appena ricevuto una telefonata dal tuo nuovo fidanzato Oliver Fischer.»
«Ti ha chiamata?!»
«Esattamente.»
«E ti ha detto tutto?»
«Non mi ha certo annunciato la vostra relazione» mise in chiaro Veronica. «Se ho ben capito vuoi portarlo con te in Austria, di qui a pochi giorni.»
«Sarebbe un problema, per te?»
«No, affatto.»
«Allora perché mi hai cercata?»
«Per informarti che Fischer mi ha chiesto se sei una persona affidabile, o se ti lasci trasportare troppo dalla fantasia» le spiegò Veronica. «Pur non sapendo esattamente che cosa tu abbia intenzione di fare, mi sembra che quel giornalista impiccione stia dubitando delle tue intenzioni. Mi ha accennato al fatto che sia stata tu a chiedergli di fingersi il tuo fidanzato.»
«Decisione forse azzardata, ma non avevo altre possibilità per portarlo con me senza destare sospetti.»
«Senza destare i sospetti di chi?»
«Stanne fuori, Veronica. Non faremo casini che ti riguardino.»
«Cerca di non farne nemmeno tu. Non so che cosa tu abbia raccontato a Fischer, ma devi averlo messo in allarme.»
Tina chiarì: «È successa una cosa abbastanza sconvolgente, negli ultimi giorni, e Oliver pensa che abbia lavorato un po' troppo d'immaginazione. Certo, non mi aspettavo che venisse a chiamarti per chiederti se sono una visionaria, ma lo accetto, è un rischio che dovevo permettermi di correre.»
Veronica le assicurò: «Non ha detto solo cose negative di te. Mi ha addirittura velatamente accusata di averti messa da parte senza ragione, preferendo Amber Thompson a te.»
«Oh.» Tina sembrava spiazzata. «Davvero ha detto che non avresti dovuto mettermi da parte?»
«Sì, ma ho messo in chiaro che non ho alcun potere decisionale su certe questioni e che gli sponsor facevano pressione per avere lei. Penso che abbia capito che anche il mio posto non è mai assicurato al cento per cento e che la Pink Butterfly, di fatto, ha il potere di mettermi alla porta quando vuole, a condizione di mettere mano al portafoglio.»
«Non pensavo che potesse parlare apertamente con te del fatto di ritenermi migliore della Thompson.»
«Non essere sciocca, Tina, tutti sanno benissimo che sei migliore di Amber e non si fanno problemi ad affermarlo.»
«Eppure ricevo un sacco di critiche, sui social media...»
Veronica non la lasciò finire.
«Sai cosa dovresti fare? Smetterla di fare caso a quello che scrivono su di te sui social media. Quei posti sono pieni di ciarpame, gente che sta lì solo ed esclusivamente per screditare altri. Più parlano di te e più significa che sei importante. Solo, alcuni avranno sempre paura della tua importanza e diranno tutto il male possibile di te. È la legge non scritta della nostra epoca.»
«Anche Oliver la pensa come te.»
«Non avevo dubbi. Tutto sommato non dovresti fartelo scappare. Così almeno anche tu avrai un partner accanto e potrai essere all'altezza di Amber e della sua grande storia d'amore.»
Tina minimizzò: «Amber sta con Harvey solo perché le conviene.»
Veronica azzardò: «Tu dici?»
«È il suo manager.»
«Non è un brutto uomo e ha anche una discreta eleganza.»
«Non è un brutto uomo, a condizione che ti piacciano quelli con l'aria da hipster» ribatté Tina. «Non pensavo fosse il tuo genere di uomo ideale. Credevo li preferissi rozzi, con la pancia e l'aria da camionisti.»
Veronica non fece una piega. Sapeva perfettamente che la Menezes stava descrivendo Scott, ma la cosa non le faceva né caldo né freddo. Per quanto avesse con suo marito un matrimonio relativamente felice, entrambi si erano sposati più perché fosse la scelta migliore per entrambi che per altro. Nessuno dei due inseguiva quel tipo di passione che veniva spesso narrata in toni altisonanti nei romanzi e nei film.
Fece finta di non avere compreso l'allusione e precisò: «Ryan Harvey sarebbe troppo giovane per me, ma è perfetto per Amber. Il fatto che sia anche il suo manager l'ha sicuramente aiutata, nel corso degli anni, ma non se l'è scelto male.»
«Sarà» borbottò Tina, «Ma a me non piace. Quelli come lui hanno segreti da nascondere.»
«E cantine piene di cadaveri?» la prese in giro Veronica. «Lo vedi, Tina? È vero che voli in alto con la fantasia. Al posto tuo, preferirei tenere i piedi per terra. Scopati Oliver Fischer e dimentica le tue assurde congetture!»
***
Dalila accese la luce all'improvviso e iniziò a raccattare gli indumenti sparsi sul pavimento.
«Dunque» borbottò in tono freddo e distaccato, «In teoria siamo qui per parlare di quello che è successo a Mirko.»
Mentre la fotografa si rivestiva, Oliver iniziò a fare lo stesso.
«Non sembrava proprio questa la tua intenzione, quando sei arrivata qui.»
Dalila gli strizzò un occhio.
«Volevo accertarmi che sapessi resistere al mio fascino, come mi hai fatto credere venerdì sera. Tentativo fallito, Fischer, mi dispiace, nonostante giri voce che stai insieme a Tina Menezes.»
Oliver chiarì: «È una copertura.»
Dalila ribatté: «Non c'era dubbio che lo fosse. Non ho mai pensato neanche per un attimo che tu potessi provare attrazione per lei. E poi ha scritto che state insieme da due mesi, non da due giorni. Vi siete conosciuti qualche giorno fa, questo lo so. E poi si tratta di lavoro, per te. Pensi davvero di potere arrivare a scoprire chi ci sia dietro a quel video?»
«Non lo so» ammise Oliver, «Però vedere la gente che le sta intorno, parlare con tutti loro, potrebbe essermi d'aiuto per capire qualcosa di lei. Sai, sto facendo un po' di ricerche, ma non c'è molto che io possa fare, senza ritrovarmi sul campo.»
«Che tipo di ricerche?»
«Sto verificando un po', sui social e sui siti web, che cosa pensa la gente di lei.»
Dalila obiettò: «Non ha molta importanza, temo. Alla fine per la gente comune è solo una tizia che vedono in TV o sui giornali, o più frequentemente sui social, appunto. Non hanno niente a che fare con lei, Tina non fa parte della loro realtà.»
Oliver chiarì: «Parto da un presupposto, ed è quello che sia Tina, sia i suoi tifosi, sia i suoi hater sono tutte persone in carne e ossa. Il confine tra parlare di lei online e il tormentarla nella realtà è molto labile, non perché chiunque possa riprenderla mentre fa sesso con un collega, ma perché chiunque l'abbia filmata in quel momento può fingersi un tifoso o un hater qualsiasi sui social media.»
«Mhm, interessante» borbottò Dalila, uscendo dalla camera da letto. «Andiamo a parlarne di là.»
Oliver la seguì, trovando Dalila già seduta al tavolo.
«Che cosa trovi interessante, nello specifico?»
«Le tue ricerche sulla Menezes e sul modo in cui è vista. Cos'hai scoperto?»
«Dire che ho scoperto qualcosa è una parola molto grossa» ammise Oliver, sedendosi di fronte a lei, «Ma mi sto schiarendo un po' le idee. Innanzi tutto, mi sembra sia un personaggio piuttosto divisivo.»
«Divisivo? E per cosa?»
«Davvero non lo sai?»
Dalila mise in chiaro: «Per lavoro, imprimo alla memoria collettiva immagini di auto da corsa che passano a tutta velocità davanti all'obiettivo della macchina fotografica. Non mi pongo enormi problemi su chi le guida, sui titolari delle squadre, su chi sta intorno a loro e quant'altro.»
«C'è chi vede Tina Menezes come un'eroina e chi la considera troppo importante» puntualizzò Oliver. «Ci sono poche donne che gareggiano nei campionati a ruote scoperte e la Menezes è spesso tacciata di distogliere l'attenzione dalle altre, con conseguenze negative sulle loro carriere. In più, c'è la questione della nazionalità: è nata in Brasile, cresciuta in Italia, ha cittadinanza italiana, ma gareggia con licenza brasiliana. In Brasile c'è chi la considera una sorta di traditrice della patria perché ha dichiarato di sentirsi più italiana che brasiliana, in Italia c'è chi la scredita perché gareggia come brasiliana.»
«Non sono tipicamente ragioni per cui qualcuno dovrebbe girare un filmato di lei mentre sta facendo sesso» replicò Dalila. «Senza contare quello che è successo a Mirko proprio dopo essersi messo in contatto con te per via di questa vicenda. Sei così sicuro che le tue ricerche servano a qualcosa?»
«No.»
«Eppure ti sei calato bene nella parte.»
«Non ho alternative.»
«Avresti quella di lasciare perdere» azzardò Dalila. «Va bene, anch'io mi sono prestata, quando Mirko mi ha chiesto di contattarti e di proporti di lavorare con noi, ma non immaginavo potesse essere un simile casino. Se ti vuoi tirare indietro, ti capisco. Io stessa non c'entro niente con questa storia, non saprei in che modo essere utile. Dovevo fare da punto di contatto tra te e Mirko, tutto qui.»
«Quindi» osservò Oliver, «Mi stai suggerendo di fregarmene di Tina e di quello che è successo a Mirko? Perdonami, ma non mi sembra un grande suggerimento.»
Dalila chiarì: «Non ti sto dicendo che dovresti sbattertene, ma semplicemente che esistono autorità competenti, per occuparsi sia di omicidi, sia di pornografia senza consenso. La Menezes dovrebbe sporgere denuncia e, se la sua vicenda personale ha a che vedere con il delitto, qualcosa verrà fuori. Non ha molto senso restare nell'ombra adesso.»
«Capisco il tuo punto di vista, ma non è quello di Tina» replicò Oliver. «Anch'io le ho chiesto di valutare altre possibilità. Al momento, però, crede che sia io la sua unica opzione.»
«E cosa potresti fare? Essenzialmente solo parlare con una ristretta cerchia di persone che le stanno intorno. Però tu stesso stai facendo delle ricerche, convinto che ci sia ben altro, che nulla ha a che vedere con le persone che le stanno intorno.»
«Ti sbagli, sono convinto che le persone che le stanno intorno siano un importante punto di partenza. L'informarmi su cosa pensi l'opinione pubblica di lei è solo una piccola parte del tutto. Le idee non nascono per caso, potrebbe esserci qualcuno che le traina. In fondo bastano solo pochi account molto popolari per dare vita a campagne mediatiche di un certo impatto. Quando si parla molto di qualcosa, c'è sempre qualcuno che ha iniziato il discorso.»
«Però gli unici discorsi che hai trovato riguardano o la sua nazionalità, o il fatto che i suoi risultati mettano in cattiva luce le sue colleghe con meno talento, perché adesso saranno paragonate a lei e criticate perché non altrettanto veloci. Torniamo allo stesso punto: mi sembrano perfette motivazioni per intavolare discussioni da bar, ma non certo per andare a piazzare una telecamera in una stanza in cui la Menezes deve trovarsi insieme a un uomo famoso del suo stesso ambiente. A proposito, ti ha detto chi è?»
«No, e anche se me l'avesse detto mi guarderei bene dal confidartelo.»
«Può esserci lui dietro al video?»
«Tina lo esclude.»
«Perché ne è convinta o perché è ancora innamorata di quel tale?»
Oliver puntualizzò: «Quel tipo è tornato insieme alla moglie, da cui era stato brevemente separato nel periodo della sua relazione con la Menezes. Dopo essersi rimesso insieme alla consorte, non credo abbia interesse a diffondere video in cui sta facendo sesso con un'altra persona. Su questo mi sento di condividere il parere di Tina.»
«Mhm.»
«Qualcosa non ti convince?»
«Che non abbiamo altro.»
«In realtà sì» ammise Oliver, «Anche se è una questione difficile da approfondire. Ho trovato un vecchio forum brasiliano, ormai non più frequentato, in cui ho letto cose abbastanza interessanti. O quantomeno ci ho provato, dovendo usare un traduttore.»
Dalila ridacchiò.
«Sono talmente abituata al fatto che parli quattro lingue, da non pensare a tutte quelle che non parli.»
«Già, il portoghese non è una di queste» confermò Oliver. «Comunque sia, quello è un forum in cui si discuteva delle future stelle del motorsport...»
Dalila lo interruppe: «Aspetta. Future stelle. Che cosa c'entra la Menezes con il futuro?»
Oliver sbuffò.
«Mi stai ascoltando? Ti ho detto che è un forum attivo in passato. Gli ultimi post risalgono a quasi dieci anni fa, ma il periodo di massima affluenza era precedente di parecchi anni. Sembra che Tina si sia conquistata l'odio di molti brasiliani che seguivano la Formula 3 del loro paese, ai tempi.»
Dalila azzardò: «Sui forum c'erano un sacco di ragazzini, posso immaginare. Immagino che tutta questa gente sia cresciuta, si sia trovata un lavoro, magari si sia sposata e abbia messo al mondo dei figli. Ciascuna di queste cose, presa di per sé, tende a farti dimenticare abbastanza in fretta il tuo odio adolescenziale per gli sportivi che sono stati avversari dei tuoi idoli.»
«Capisco il tuo discorso, ma ho letto commenti piuttosto forti nei suoi confronti.»
«Tina Menezes è una donna di successo in un ambiente prevalentemente maschile. Gli sfigati convinti che le donne siano esseri crudeli, solo perché non hanno una partner, potrebbero averla presa di mira.»
«No, non hai capito. Non parlo di commenti misogini. Anzi, c'erano molti utenti che dicevano di essere stati compiaciuti, in passato, che la Menezes tenesse alto il nome delle donne nell'automobilismo, salvo poi ricredersi su di lei come persona. Tina deve avere fatto qualcosa, a un certo punto, che le ha scatenato addosso il disprezzo di appassionati che in precedenza erano suoi sostenitori.»
«Appassionati di automobilismo.» Dalila rise, sprezzante. «Non so, magari sarà finita in aquaplaning durante una gara bagnata, quando i suoi fan avevano appena affermato che avrebbe portato a casa un grande risultato? O, peggio ancora, sarà stata coinvolta in un incidente con qualche pilota apprezzato più di lei? Non credo che tu stia seguendo la strada giusta. Stai perdendo tempo.»
Oliver annuì.
«Lo so. Dovrei lavorare, dato che non scrivo da giorni, invece sto pensando solo a questa storia. Poi, più avanti nella settimana, dovrò partire per l'Austria.»
«Insieme a Tina Menezes» dedusse Dalila. «Mi raccomando, non dimenticarti di me, se Tina dovesse farti delle avance.»
Oliver ribatté: «Tina non mi farà delle avance. E poi ce lo siamo sempre detti, anche una volta. Se uno di noi si fosse innamorato seriamente, l'altro si sarebbe fatto da parte senza ostacolarlo.»
Dalila puntualizzò: «Questo discorso non mi piace. Parli di innamorarti della Menezes come se fosse un'opzione plausibile.»
Oliver la rassicurò: «Stai tranquilla, non ho intenzione di farlo accadere... e nemmeno Tina, posso immaginare.»
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Milly Sunshine